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Diritti umani, informazione e comunicazione

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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 10/04/2013, 12:56

http://unicef.it/doc/4690/report-card-11.htm

Rapporto UNICEF su povertà e minori nei paesi ricchi: più ombre che luci sull'Italia

Oggi il Centro di Ricerca Innocenti (IRC) dell’UNICEF lancia "Il benessere dei bambini nei paesi ricchi. Un quadro comparativo", undicesimo della serie Report Card: un'indagine sul benessere dei bambini nei Paesi ricchi. Secondo il rapporto i Paesi Bassi e quattro paesi nordici – Finlandia, Islanda, Norvegia e Svezia – sono ai primi posti nella classifica sul benessere dei bambini; mentre quattro Paesi dell'Europa meridionale – Grecia, Italia, Portogallo e Spagna – si trovano nella metà inferiore della classifica.

«Preoccupa la situazione dell’Italia» dichiara il Presidente dell’UNICEF Italia Giacomo Guerrera «che nella classifica complessiva sul benessere dei bambini – costruita sulla media in 5 diverse aree di indagine – occupa il 22° posto su 29 paesi.

Nello specifico, l’Italia è al 23° posto nell’area del benessere materiale, al 17° posto nella salute e sicurezza, al 25° posto nell'istruzione; al 21° posto per quanto riguarda le condizioni abitative e ambientali.In Italia il 17% dei bambini – pari a circa 1.750.000 minorenni – vive sotto la soglia di povertà. L’Italia ha anche il più alto tasso “NEET” (Not in Education, Employment or Training) di tutti i Paesi industrializzati, dopo la Spagna, con l’11% dei giovani che non sono iscritti a scuola, non lavorano e non frequentano corsi di formazione.»

Leggi la scheda con tutti i dati sull'Italia

Mentre il dibattito continua a generare opinioni fortemente contrapposte sui pro e i contro delle misure di austerità e dei tagli alla spesa sociale, i dati della Report Card 11 mostrano i risultati di 29 economie avanzate nel garantire il benessere dei loro bambini durante il primo decennio di questo secolo.

Il confronto internazionale, si legge nel Rapporto, dimostra che la povertà infantile in questi Paesi non è inevitabile, ma dipende dalle scelte politiche – e che alcuni Paesi stanno facendo molto meglio di altri nel proteggere i bambini più vulnerabili.

«Sia in tempi di crisi economica che non, l'UNICEF esorta i governi e le parti sociali a mettere i bambini e i giovani al centro dei loro processi decisionali» ha detto il Direttore del Centro di Ricerca dell'UNICEF, Gordon Alexander.

«Per ogni nuova misura politica presa in considerazione o adottata, i governi devono esplicitamente valutarne l'impatto e gli effetti sui bambini, sulle famiglie con bambini, sugli adolescenti e sui giovani adulti. Questi gruppi non hanno voce nei processi politici e le loro opinioni vengono ascoltate troppo raramente.»

Nel rapporto si evidenzia che non c’è una stretta corrispondenza tra PIL pro capite e benessere generale del bambino. Per esempio, la Slovenia ha una posizione migliore del Canada, la Repubblica Ceca dell’Austria e il Portogallo degli Stati Uniti.

Il rapporto rileva, inoltre, che i Paesi dell'Europa centrale e orientale stanno iniziando a colmare il divario con le economie industriali più consolidate.

Nonostante le battute d'arresto subite da alcuni paesi su indicatori specifici, la storia generale degli anni 2000 registra un costante miglioramento in diversi campi del benessere dei bambini in tutto il mondo industrializzato.

Ogni Paese per il quale sono disponibili dati ha registrato una riduzione nella mortalità infantile e nei “livelli più bassi di reddito familiare”, mentre il tasso di iscrizione scolastico è ulteriormente aumentato.

Va sottolineata che, data la difficolta di avere costantemente dati aggiornati e comparabili a livello internazionale sulle condizioni di vita dei bambini, il rapporto mette in luce i risultati di politiche governative che sono state realizzate prima dell’acuirsi dell'attuale crisi economica.

Tuttavia, per la maggior parte, questi dati tracciano tendenze di lungo periodo e riflettono i risultati di investimenti a lungo termine nella vita dei bambini.

Livelli medi di rendimento scolastico, o tassi di vaccinazione, o prevalenza di comportamenti a rischio, per esempio, non sono suscettibili di essersi significativamente modificati nel breve termine dalla recessione degli ultimi tre anni. La dimensione relativa a comportamenti e rischi risulta quella dove si rilevano i progressi più accentuati.

E, se si considera la dimensione dei "comportamenti e rischi" ci sono buone notizie su tutta la linea. Per esempio: tra gli 11-15 anni nei 29 Paesi presi in esame solo l'8% dichiara di fumare sigarette almeno una volta alla settimana.

Solo il 15% ammette di essersi ubriacato almeno due volte nella vita, e il 99% delle ragazze non sono rimaste incinte in età adolescenziale.

inoltre circa due terzi degli adolescenti non sono mai state vittime di bullismo, né coinvolti in risse.

Al contrario, i livelli di attività fisica rimangono bassi: Stati Uniti e Irlanda sono i soli Paesi in cui più del 25% dei bambini fanno sport per almeno un'ora al giorno. E in questo aspetto, purtroppo, l'Italia risulta all'ultimo posto nella graduatoria.

Report Card 11 include anche le opinioni dei bambini e dei ragazzi sulla propria soddisfazione. Questi risultati – riportati nella classifica sulla soddisfazione di vita dei bambini – sono sostanzialmente in linea con i dati statistici sulla misurazione del benessere dei bambini, con alcune importanti eccezioni: i bambini in Estonia, Grecia e Spagna hanno dato ai loro Paesi un punteggio molto più alto, mentre Germania, Lussemburgo e Polonia un livello inferiore rispetto ai dati oggettivi.

«Abbiamo bisogno di saperne di più su come i bambini vedono e valutano la propria vita, ciò che conta per loro, e dobbiamo saperlo in modo più sistematico» ha affermato Gordon Alexander.

«Le voci dei bambini, anche quando sono piccoli, sono di vitale importanza. Ribadiscono il messaggio di questa e delle precedenti Report Card: che i governi devono guidare le politiche in modo tale da salvaguardare a lungo termine il futuro dei loro bambini e delle economie. Il clima attuale rende tutto ciò ancora più urgente di quanto non lo sia stato in passato.»


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 16/04/2013, 20:46



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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 19/04/2013, 6:31

Bahrain, rischia la vita l'attivista Zainab al-Khawaja
Sciopero della sete in carcere con il padre
La protesta di padre e figlia, esponenti di primo piano della dissidenza contro i regnanti, ha raggiunto il livello estremo del rifiuto dell'acqua, dopo il digiuno che dura dal 17 marzo. L'allarme delle associazioni umanitarie: pericolo di arresto cardiaco o coma

MANAMA - Figlia e padre in carcere in Bahrain per aver manifestato a favore della democrazia, e in sciopero della fame dal 17 marzo per protestare contro la detenzione, hanno iniziato a rifiutare anche l'acqua. Lo ha fatto sapere in una nota il gruppo per i diritti umani Freedom House, aggiungendo di essere "profondamente preoccupato" per Zainab al-Khawaja e per suo padre Abdulhadi al-Khawaja.

I due rifiutano l'acqua da domenica, quando gli è stata negata una visita dei famigliari. I medici, fa sapere il Bahrain Center for Human Rights, hanno avvertito Zainab al-Khawaja, dicendole che rischia una "insufficienza multiorgano, un arresto cardiaco o il coma" se continuerà lo sciopero. Al-Khawaja è stata condannata a tre mesi di carcere per aver insultato un funzionario pubblico, chiedendo il rilascio del padre e di altri otto attivisti dell'opposizione condannati all'ergastolo. L'anno scorso Abdulhadi al-Khawaja aveva proseguito uno sciopero della fame per tre mesi.

***

24 maggio 2012
"Io, innocente, in prigione nel Bahrain"
Su Twitter l'atto di accusa
MANAMA - Una lettera appassionata, dolorosa, di dura denuncia, divisa in frasi da 140 caratteri su Twitter. Sull'account della famosa attivista Zainab al-Khawaja, @AngryArabiya, agli arresti da alcune settimane, ieri sono cominciati a uscire i misteriosi tweet con l'avvertimento: "Non sono Zainab, lei è in carcere e mi ha pregato di far uscire questa lettera". Probabilmente il marito dell'attivista, o qualcun altro a lei vicino in possesso delle sue password, ha informato le migliaia di follower della sorte della giovane donna e delle sue parole di denuncia, e di umana sofferenza lontana dalla sua bambina. Zainab spiega di essere stata arrestata dalle autorità locali con l'accusa di aver commesso una serie di reati, tra cui l'aggressione a un poliziotto. Nella missiva, la donna non solo si dichiara innocente ma denuncia gli abusi che subiscono i dissidenti delegittimando anche l’attuale sistema legale vigente nel paese.

FOTO Il J'accuse di al Khawaja

La lettera. Nel documento, al-Khawaja - figlia del famoso Abdulhadi al-Khawaja, leader del movimento di protesta antigovernativo nel Bahrain, da mesi in sciopero della fame e in questi giorni comparso in tribunale in sedia a rotelle - ammette il desiderio di uscire dal carcere per poter riabbracciare la sua piccola di due anni. Tuttavia il solo pensiero di scendere a compromessi con le autorità del Bahrain la fa desistere. Motivo? Non pregiudicare la causa democratica per il suo paese e il sacrificio dei tanti compagni uccisi barbaramente con sentenze sommarie.

"Sì, sogno di mia figlia, mentre dormo, quando sono sveglia. Ma so già che se fossi da lei, non mi darei pace", dice la donna nella lettera. Poi riferendosi a un collega attivista che ha visto morire, Zainab scrive: "Un uomo innocente è stato condannato a morte in un processo che è durato meno di 15 minuti, senza avvocato e senza l'appoggio dei suoi familiari". E la sentenza è stata eseguita immediatamente.

La situazione in Bahrain. Il rapporto di una commissione internazionale governativa ha confermato l'uso diffuso della tortura nelle carceri del paese, così come gli abusi compiuti da parte delle forze di sicurezza. E nonostante l'esecutivo abbia condotto una serie di riforme, gli attivisti ribadiscono che poco o nulla è cambiato.

"Il mio avvocato mi ha detto che l'ultima volta il giudice avrebbe potuto considerare il mio rilascio se fossi stata in aula. Ora crederà che alla prossima udienza io ci sarò. Questa affermazione non ha alcun peso per me se pronunciata da un magistrato che sta a capo di un processo politico del tutto ingiusto. Ciò che cerco, in realtà, non è lasciare il carcere. Il mio caso è simile a quello di centinaia di innocenti prigionieri politici in Bahrain. Il mio rilascio, senza di loro, non significa niente per me", conclude Zainab nella lettera.

Le accuse di al-Khawaja escono proprio nel giorno in cui il Bahrain ha fatto sapere che terrà in considerazione le raccomandazioni delle Nazioni Unite sui diritti umani. Il Palazzo di vetro chiede alla monarchia sunnita di abbandonare la tortura, di rilasciare i prigionieri politici e di aderire alla Corte penale internazionale.


http://www.sinistrainrete.info/componen ... /2674.html


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 29/04/2013, 20:46

Papua Nuova Guinea: donne accusate di "stregoneria" rischiano la vita
Data di pubblicazione dell'appello: 23.04.2013
Status dell'appello: aperto
UA: 90/13 Index: ASA 34/001/2013

Una donna, gravemente ferita, e le sue due figlie sono nelle mani da un gruppo che le accusa di praticare la "stregoneria" in Papua Nuova Guinea. Si teme per la loro incolumità dopo che all'inizio di aprile una donna accusata di "stregoneria" era stata decapitata. La risposta della polizia si è dimostrata finora gravemente insufficiente.

Secondo fonti interne al paese, la donna avrebbe riportato gravi lesioni intorno al collo a causa di un'aggressione subito intorno al 2 aprile 2013. Gli abitanti hanno bloccato le strade per impedire alle tre donne di lasciare Lopele, distretto di Bana, sud di Bougainville, per sottoporsi a cure mediche specialistiche. Le donne sono ora trattenute in un centro sanitario rudimentale da membri della comunità che le accusano di praticare la "stregoneria". La polizia ha risposto finora solo inviando un funzionario a Lopele per negoziare la liberazione delle donne.

Intorno al 4 aprile, Helen Rumbali, attivista per i diritti delle donne e insegnante, è stata decapitata davanti all'intera comunità dopo essere stata accusata di "stregoneria". La polizia, presente sul posto, ha riferito di non esser stata in grado di intervenire a causa della ostilità della folla.

A marzo, la commissione per la riforma costituzionale della Papua Nuova Guinea ha chiesto al governo di abrogare l'atto sulla stregoneria del 1971, che attualmente riduce le pene per coloro che hanno aggredito o ucciso qualcuno accusato di stregoneria.

Appello da firmare su:

http://www.amnesty.it/papua-nuova-guine ... eria-morte


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Cina, oggi

Messaggioda flaviomob il 30/04/2013, 0:35

Nei giorni scorsi ha fatto il giro del web una foto di Liu Xia, moglie di Liu Xiaobo, mentre usciva di casa per andare in tribunale dove si celebrava il processo a carico di suo fratello. Liu Xia è agli arresti domiciliari senza condanna - e senza accuse specifiche - dall'ottobre del 2010, cioè da quando suo marito, in carcere per aver promosso un documento che chiede l'instaurazione in Cina di un sistema politico democratico, vinse il Nobel per la Pace (contestarono il suo premio Castro, Chávez e Ahmadinejad). Liu Xia sale in auto e dice a chi la fotografa poche parole: "Dite a tutti che non sono libera". Come non lo sarà Liu Xiaobo, detenuto in un laogai che produce prese elettriche...

(R. Saviano)

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Laogai

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.


Il termine laogai (勞改, abbreviazione di laodong gaizao, 勞動改造, in cinese "riforma attraverso il lavoro") si riferisce, propriamente, ad una particolare forma di lavoro forzato della Repubblica Popolare Cinese. Il termine è anche usato in modo generalizzato per indicare le diverse forme di lavoro forzato previste dal sistema giuridico e carcerario cinese, che include anche il laojiao ("rieducazione attraverso il lavoro") e il jiuye (letteralmente "personale addetto al lavoro forzato", ma viene da alcuni considerato una forma indiretta di reclusione). Lo stesso termine laogai, in senso invece restrittivo, viene talvolta usato per indicare un campo da lavoro. Secondo un'indagine del 2008 della Laogai Research Foundation, nella Repubblica Popolare Cinese sono presenti 1422 laogai.[1]

Le condizioni di vita dei forzati e il loro impiego come forza lavoro sono spesso indicati come lesivi dei diritti umani. A questo proposito occorre tener presente che la Convenzione 105[2] dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (ONU) del 25 giugno 1957 che chiede l'abolizione della condanna ai lavori forzati non è mai stata ratificata dalla Cina[3].

Diverse fonti sostengono che nei campi di lavoro vengano comunemente applicati la tortura, la rieducazione politica e che vi sia un alto grado di mortalità dei prigionieri riconducibile a maltrattamenti di vario tipo[4]. È anche altamente controverso il tema dell'uso che il governo cinese fa della manodopera a costo quasi nullo costituita dai carcerati, che secondo alcune fonti sarebbero sottoposti a ritmi di lavoro disumani e al limite dello schiavismo[senza fonte]. Documenti di condanna del sistema dei laogai sono stati prodotti da diversi governi e parlamenti (vedi paragrafo Denunce politiche internazionali).

Denunce molto gravi sono riportate anche nelle opere di Harry Wu (un dissidente cinese che ha passato molti anni in queste carceri, per poi fuggire negli Stati Uniti) e da altri dissidenti ed ex prigionieri. Tali denunce riguardano anche crimini come il traffico di organi dei reclusi.[5]


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 10/05/2013, 23:32

"A Gerusalemme un gruppo di donne ebree riformate si è recato al Muro del Pianto per pregare. Erano però abbigliate con alcuni paramenti che gli ebrei ortodossi consentono solo agli uomini e sono state oggetto di insulti e lanci di spazzatura" (Repubblica).

La larga intesa dei fanatismi religiosi è sempre contro le donne.


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 10/05/2013, 23:41

È venuto il momento di agire!

di Laura Renzi


Caroline Usikpedo-Omoniye, fondatrice del Movimento di donne per la pace e lo sviluppo nel delta del Niger (Niger Delta Women’s movement for Peace and Development – Ndwpd) ci parla delle lotte della popolazione del delta del Niger, in Nigeria, per imporre alle multinazionali petrolifere il rispetto dell’ambiente e dei loro diritti.

Qual è l’impatto delle attività delle multinazionali petrolifere nel delta del Niger?

L’esplorazione e la produzione di petrolio è il settore più grande e importante in Nigeria, rappresenta quasi l’85 per cento delle entrate pubbliche. Il danno ambientale che è stato fatto, e continua a essere fatto, come conseguenza della produzione di petrolio, ha causato gravi violazioni dei diritti umani. I problemi socio-economici includono tra gli altri la povertà, la disoccupazione, i danni ambientali, i pericoli per la salute e lo scarso sviluppo infrastrutturale. Tutto ciò porta a un basso tasso di aspettativa di vita. Il Programma di sviluppo delle Nazioni Unite descrive la regione come affetta da “negligenza amministrativa, fatiscenti infrastrutture e servizi sociali, alto tasso di disoccupazione, degrado sociale, povertà, sporcizia e squallore e conflitto endemico” La povertà della popolazione, in contrasto con la ricchezza generata dal petrolio, è diventata uno degli esempi più crudi e inquietanti della “maledizione delle risorse”.

(continua)

http://trimestrale.amnesty.it/category/interviste/


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Omofobia omicida in Russia

Messaggioda flaviomob il 13/05/2013, 10:46

Giovane gay fa coming out: branco lo tortura e uccide

È successo in Russia. Il giovane è stato ucciso brutalmente. Le associazioni alle autorità: non incoraggiate l'omofobia.

Una violenza spaventosa: seviziato a morte con cocci di bottiglia e pietre. È stato ucciso così, a Volgograd nel sud della Russia, un giovane omosessuale di 23 anni. Un omicidio per la polizia; un delitto a sfondo omofobo secondo le associazioni a difesa dei diritti umani, avvenuto in un Paese tradizionalmente ostile ai gay.

Il cadavere dell'uomo, svestito, è stato rivenuto venerdì mattina, all'interno di un cortile di un edificio della città, secondo le principali agenzie di stampa internazionali. Numerose le ferite presenti sul corpo del giovane, alcune addirittura sui genitali e inferte con tutta probabilita' con pezzi di vetro. Ma la violenza del branco non si è fermata solo a questo.

La «sua testa è stata fracassata con una pietra, e il giovane è stato anche sodomizzato con una bottiglia», hanno precisato gli investigatori alla France Presse, aggiungendo che due giovani, di 22 e 27 anni e con precedenti penali, sono stati fermati. Da una prima ricostruzione degli eventi la vittima conosceva i suoi aguzzini.

Con loro aveva deciso di festeggiare la ricorrenza del 9 Maggio, il Giorno della vittoria degli Alleati sui nazisti. Avevano preso da bere insieme, ma ad un certo punto tutto è cambiato, e dalla festa si sarebbe passati alla tragedia, quando il giovane ha deciso di fare coming out, scatenando la violenza bruta degli altri due.

L'omofobia e le aggressioni contro i gay sono frequenti in Russia, un Paese che fino al 1993 ha considerato l'omosessualità un reato e una malattia mentale fino al 1999. «L'isteria contro i gay è incoraggiata in Russia», ha lamentato Nikolai Alexeiev, leader del movimento Gay Russia. Non aiuta neanche la minaccia lanciata giorni fa dal presidente Vladimir Putin che, dopo il sì del Parlamento francese alle unioni tra coppie dello stesso sesso e alla possibilità di queste di adottare bambini, ha proposto di rivedere l'accordo sulle adozioni con Parigi.

http://www.globalist.it/Secure/Detail_N ... 29&typeb=0


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 16/05/2013, 11:22

http://appelli.amnesty.it/giustizia-per-noxolo-nogwaza/

Madre di due bambini, attivista per i diritti delle persone Lgbti, ha pagato con la vita il coraggio di vivere apertamente da donna lesbica in Sudafrica.


Il 24 aprile del 2011, Noxolo Nogwaza è stata assassinata mentre tornava a casa. Aveva 24 anni e due bambini che l’aspettavano.

I suoi aggressori l’hanno stuprata, picchiata ripetutamente e accoltellata, prima di scaricare il suo corpo in un canale di scolo.

Secondo le organizzazioni consultate da Amnesty International, Noxolo è stata presa di mira a causa del suo orientamento sessuale. Noxolo ha pagato con la vita il coraggio di vivere apertamente da donna lesbica in un paese, il Sudafrica, dove numerosi sono i crimini motivati dall’odio sulla base dell’orientamento sessuale o dell’identità di genere.

Si batteva per i diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuate (Lgbti), credeva nella necessità di educazione e informazione affinché ogni persona, a prescindere dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere, non fosse più discriminata.

A due anni da questo brutale omicidio, non ci sono stati progressi nelle indagini e gli assassini di Noxolo sono ancora liberi.

Nonostante i tentativi del governo sudafricano di affrontare l’impunità per i crimini d’odio, da giugno a novembre 2012, almeno sette persone sono state uccise a causa di omofobia e transfobia. La discriminazione verso le persone Lgbti è molto diffusa nella società e anche tra le forze di polizia, tanto che chi ne è vittima difficilmente sporge denuncia. La violenza, l’impunità e la discriminazione creano molta paura nella comunità Lgbti.

Anche contro tutto questo si batteva Noxolo.

Chiedi al generale Phiyega, comandante nazionale del Corpo di polizia sudafricano, di:

Far sì che le indagini sull'omicidio siano approfondite;

Condannare pubblicamente la violenza contro le persone Lgbti;

Stanziare maggiori risorse per formare il personale di polizia sugli obblighi che hanno di fornire servizi non discriminatori e professionali alle persone Lgbti, di prevenire la violenza nei loro confronti e di svolgere indagini;

Garantire che i commissariati mettano in pratica istruzioni chiare su questi obblighi e formino agenti di polizia per indagare adeguatamente sui crimini d'odio.

Amnesty International - Sezione Italiana


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 23/05/2013, 10:27

Diritti umani, governi ipocriti e social network: il rapporto annuale di Amnesty.

http://rapportoannuale.amnesty.it/

http://rapportoannuale.amnesty.it/2013/introduzione

In Italia: erosione dei diritti umani

http://www.repubblica.it/cronaca/2013/0 ... -59427169/


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