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La società che prepara il collasso

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: La società che prepara il collasso

Messaggioda ranvit il 17/02/2013, 9:22

Ho già detto mille volte che vorrei non solo mantenere l'euro ma anche fare gli Stati Uniti d'Europa (Svizzera compresa :D )!

Ma mi pare di poter dire...e in definitiva siamo tutti d'accordo.... che le cose non procedono nel modo giusto: sarà perchè i Pigs e l'Italia non si decidono a fare le riforme strutturali che sarebbero necessarie, oppure perchè gli altri Paesi egoisticamente preferiscono per il momento arricchirsi a spese dei deboli....

Meglio sarebbe per tutti, dico io, liberarsi dall'abbraccio (mortale secondo me) e rinviare l'unione a un momento migliore!

Ma non sono io che decido se uscire o meno dall'euro...e neanche voialtri di restarci.

E' una semplice discussione...vedremo nel prossimo futuro, chi avrà avuto ragione.

....ma poi non dite che non vi avevo avvertiti :D :D


Nel frattempo:


L'Eurozona a maggio può collassare: gli stati in agonia


15-02-2013

• Simona Pagliarini

Quando i mercati economici internazionali non forzeranno la situazione fino a giungere alla rottura dell’Eurozona.


Nonostante la BCE abbia concesso il secondo prestito di salvataggio alla Grecia, accompagnato dal obbligo d uscire dall’austerità, con un "pacchetto di misure suicide" in base alle quali ha ricevuto 100 miliardi a fronte pero' di un aggravio del suo debito di 130 miliardi, la situazione dell’Eurozona è catastrofica, e secondo informare.over-blog, a maggio ci sarà il collasso.

I prestiti concessi alla Grecia non sono riusciti a rilanciare l’economia e la situazione è al collasso, il Paese sembra avviato verso una spirale recessiva drammatica, la disoccupazione è del 20%, per i giovani arriva al 50%. Dopo 5 anni consecutivi di contrazione del PIL, forti tensioni interne sociali, politiche, ed estere con la Germania definita “nazista”, dalla popolazione greca, che a loro volta hanno definito la stessa agonizzante popolazione greca, un “pozzo senza fondo, dove i soldi vengono gettati",intanto il Pil della Grecia del 2011 è a -6,8%, e le previsioni per il PIL del 2012 sono drammatiche.

Nonostante questa imminente catastrofe di tutta l’Eurozona, e la creazione di un’altra Argentina, in Grecia, l’esperimento dell’Eurolandia rimane ancora in essere, poiché gli scienziati della UE e della FMI vedono il default totale come un incubo, per la loro banche europee. Ma se osserviamo il default dell’Islanda del 2008-2011 , con dati alla mano, dopo aver arrestato i banchieri responsabili di frodi, e dichiarato default della banche di 85 miliardi di dollari, il Pil è sceso del 13%, in neanche 2 anni, l’Islanda è tornata a crescere la crescita del PIL è del 2,9%, superiore al Pil di tutta l’Eurozona.

Lo stesso, è avvenuto per l’Argentina, che subisce ancora gli attacchi della FMI che vorrebbe “rimetterle il collare a strozzo”, mentre la Grecia, ha soltanto aumentato il suo debito con l’Eurozona ( nell’ultimo salvataggio in cambio di 100 miliardi di euro, hanno raggiunto il debito di 130 miliardi)

Qui sotto i numeri del disastro economico dell’Eurozona:



Islanda PIL 2011 2,9% PIL 2012 2,4%

EU (27 paesi) PIL 2011 1,5% PIL 2012 0,0%

EU (17 paesi) PIL 2011 1,4% PIL 2012 -0,38%

Fonte: dati EuroStat

Nonostante questo, si ipotizza un terzo piano di salvataggio per la Grecia, con nuovo pacchetto di misure di austerity; i vertici EU vogliono continuare con l’esperimento Eurolandia, e le loro banche, finchè i mercati economici internazionali non forzeranno la situazione fino a giungere alla rottura dell’Eurozona.

I leader europei hanno costituito la Eurogendfor, creata per proteggere dalla sommosse popolari europee, contro questa politica bancaria dei pochi, ma quando alla Grecia si aggiungeranno Spagna, Francia, Italia, e fattori politici, tecnici, e monetari internazionali, entro maggio si arriverà alla rottura totale dell’Eurozona, con la più grande crisi bancaria dal 1929, che produrrà una preoccupante instabilità sociale europea.
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Re: La società che prepara il collasso

Messaggioda ranvit il 17/02/2013, 9:34

http://www.forexinfo.it/Crisi-Eurozona-a-che-punto-ci

Crisi Eurozona: a che punto ci troviamo? Il ruolo delle esportazioni

Pubblicato il 15 02 2013 alle 12:49 da Erika Di Dio

La contrazione dello 0,6% nel quarto trimestre per l’Eurozona è stata peggiore del previsto e, in quei paesi che hanno pubblicato le proprie statistiche, ha mostrato grandi debolezze, che vanno dalla finora immune economia tedesca ai noti casi problematici, come quello del Portogallo.

Una continua e profonda recessione

Con il blocco intero in profonda recessione, l’economia della Germania, come previsto, è scivolata in retromarcia negli ultimi tre mesi dell’anno, registrando una contrazione dello 0,6%. L’altra grande economia della zona euro, la Francia, si è contratta dello 0,3% .L’Italia, a 10 giorni di distanza dalle elezioni, ha registrato una contrazione del Pil dello 0,9%, mentre il Portogallo si è ridotto dell’1,8% e anche le economie più forti dei Paesi Bassi e dell’Austria si sono contratte.

I dati sono tutti cosiddetti "stime flash" senza una spiegazione dettagliata di ciò che ha spinto la debolezza, anche se l’Ufficio Federale di Statistica della Germania ha detto che la contrazione tedesca è stata causata da un rallentamento delle esportazioni e da minori investimenti in impianti e macchinari, in quanto le aziende hanno iniziato a preoccuparsi per l’effetto sulla domanda della crisi del debito sovrano.

In paesi come il Portogallo, e, in misura minore, anche in Francia, le drastiche misure di austerità e l’elevata disoccupazione stanno colpendo la domanda e quindi la produzione.

In mezzo a tutto il buio, la grande speranza è sempre stata che l’austerità porterà sotto controllo i disavanzi di bilancio nazionali, mentre le riforme strutturali, in particolare nel mercato del lavoro, aiuteranno ad alimentare una graduale ripresa trainata dalle esportazioni, migliorando la competitività.

I dati di giovedì non sono ancora cambiati. La Germania, in particolare, con un record negativo di disoccupazione e, per i suoi standard storici, un mercato del lavoro relativamente flessibile, è pronta a beneficiare di una ripresa.

Christian Schulz, economista di Berenberg Bank, ha detto che la contrazione tedesca "potrà servire come trampolino di lancio per una ripresa a V in Germania", ma ha aggiunto che "i problemi di competitività e le esigenze di regolazione significano che la Francia rimane su di un pendio scivoloso verso la crisi finanziaria".

"Ottobre 2012 è stato probabilmente il solco della recessione", ha detto Schulz.

Il ruolo delle esportazioni

Ma le speranze riposte sulle esportazioni rendono il recente apprezzamento dell’euro, e le discussioni sulle svalutazioni valutarie competitive di tutto il mondo, tanto più preoccupanti per i responsabili politici. Un euro più forte colpirà le esportazioni e rischia così di tagliare un recupero prima ancora che inizi.

La Banca centrale europea ha sottolineato che l’euro rimane all’interno del suo tasso medio a lungo termine e che il mandato della banca è quello di colpire l’inflazione, non i tassi di cambio. Ma, accennando a possibili azioni da seguire, ha aggiunto l’apprezzamento dell’euro alla sua lista dei "rischi al ribasso" per l’inflazione.

Il tasso euro / dollaro in base al quale gli esportatori riescono a rimanere competitivi varia molto a seconda del settore e del paese, ma, in generale, le imprese della Germania, molte delle quali sono sorte sotto il sole di un forte marco tedesco, sono considerate in grado di tollerare un euro più forte rispetto alla maggior parte degli altri paesi.

Il vantaggio tedesco

Axel Weber, presidente della banca svizzera UBS ed ex capo della Bundesbank, ha sottolineato che le imprese tedesche non dovrebbero trascurare la misura in cui esse hanno guadagnato durante la crisi grazie ad un euro relativamente debole.

"Se si guarda alle esportazioni tedesche e le si confronta con quelle svizzere, per oltre 20 anni sono state curve completamente parallele", ha detto e ha aggiunto, "Quando la crisi finanziaria è iniziata nel 2007, le esportazioni svizzere sono rimaste stabili o sono un po’ cadute quando le esportazioni tedesche sono cresciute in modo sproporzionato. Questo è un vantaggio competitivo acquisito dal fatto di trovarsi in un’unione monetaria con membri più deboli, il che aiuta l’economia tedesca".

Mario Draghi, presidente della BCE, si è finora aggrappato alle previsioni della banca secondo cui la crescita riapparirà in tutta la zona euro nel secondo semestre dell’anno. Con il suo tasso di rifinanziamento principale al 0,75%, e il tasso di deposito allo 0%, il taglio dei tassi di interesse potrebbe comportare l’introduzione del suo primo tasso di interesse negativo.

Vitor Constâncio, vice-presidente della BCE, ha ribadito giovedì che la banca ha eseguito i preparativi tecnici necessari per adottare un tasso di interesse negativo, se decidesse di introdurne uno. "Non è chiaro, è una possibilità", ha detto a Bruxelles, mentre punta il dito all’esperienza dei tassi negativi in Danimarca che, invece di stimolare i prestiti bancari, hanno spinto le banche a pagare di più i mutuatari, al fine di compensare la propria necessità di pagare la banca centrale per riporre più denaro lì.

Tra i timori più elevati riguardanti un’imminente "guerra delle valute", la BCE probabilmente sentirà più pressione a intraprendere qualche tipo di misura.

Jonathan Loynes, economista di Capital Economics, ha detto, "I vincoli ideologici e istituzionali hanno fatto sì che essa in qualche modo essa avesse avuto sempre la tendenza ad operare "dietro la curva" fino a quando non si è trovata di fronte alla prospettiva di un disastro imminente o un’irresistibile pressione esterna ad agire".
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Re: La società che prepara il collasso

Messaggioda ranvit il 17/02/2013, 9:43

http://www.linkiesta.it/europa-usa-crisi-deficit-pil



18 Gennaio 2013

Analisi

La crisi dell’Eurozona? Non è ancora finita
Paolo Manasse.



Nonostante la calma apparente sui mercati finanziari, nessuna illusione che la tempesta stia per finire dovrebbe esser presa in considerazione. Al contrario, dovremmo esser proprio nell'occhio del ciclone.

La calma si è stabilita quando Mario Draghi ha ribadito che l'euro fosse un progetto irreversibile. Eppure, le forze che potrebbero alla fine mandare in pezzi l'Eurozona non solo sono incontrollabili ma si stanno anche rafforzando. In parte questo è dovuto a seri errori politici compiuti dai leader europei, “shock asimmetrici” sono cresciuti dall'inizio della crisi, e all'Eurozona ancora mancano strumenti credibili per affrontarli ex post.

Lezioni dall'esperienza americana ed europea

Un utile punto di inizio è comparare come gli Stati Uniti e l'Eurozona siano stati colpiti da e abbiano risposto alla recente crisi finanziaria. È utile comparare il mercato dei beni e del lavoro tra Usa ed Eurozona.

La chiave per queste comparazioni sono nozioni di:
conseguenze permanenti degli shock vs transitorie
risposte attive vs risposte passive
shock simmetrici vs shock asimmetrici

La figura sotto mette a confronto il pil statunitense (in rosso) con quello dell'Eurozona (in blu) dal 2006 al 2013. Ho stabilito i valori iniziali a cento per rendere più semplice il confronto. Poche cose devono esser precisate:
La recessione americana è cominciata prima (2007) di quella dell'Eurozona (2008);
La crisi finanziaria ha avuto origine negli Stati Uniti e più tardi si è diffusa nell'Eurozona e altrove


Nonostante l'origine della crisi, la caduta nella produttività è stata più ampia nel suo impatto nell'Eurozona;
L'economia americana ha cominciato a recuperare dal 2009, mentre nell'Eurozona il recupero è durato poco per poi appiattirsi nel 2010

Come risultato, il pil americano nel 2012 è sopra il suo livello del 2006 del 7%, mentre quello dell'Eurozona nel 2012 ha superato il suo livello del 2006 solo del 2%





La comparazione sul mercato del lavoro racconta anche una storia interessante: la figura sotto descrive il tasso di disoccupazione negli Stati Uniti (linea blu) e nell'Eurozona (linea rossa).





Come prima cosa, si nota che la crescita della disoccupazione negli Usa è nell'impatto molto maggiore che nell'Eurozona, nonostante il fatto che le esperienze più recenti mostrino una caduta maggiore della produzione in Europa. Il dato è dunque coerente con la presenza di una certa quota di disoccupazione nascosta nell'Eurozona rispetto agli Stati Uniti, probabilmente dovuta al maggior costo del licenziamento nell'Eurozona. Secondo, seguendo la grande crescita nel tasso di disoccupazione nel 2007-2008, il tasso di disoccupazione comincia a declinare nel 2010, nonostante ci sia una piccola crescita nel 2012. Terzo, per contrasto, il tasso di disoccupazione europeo cresce di più dal 2008, ma non mostra segnali di recupero.

Questa situazione mostra effetti contraddittori molto più persistenti nell'Eurozona che negli Stati Uniti. La crisi globale sembra che abbia provocato effetti quasi permanenti nell'Eurozona ma effetti transitori negli Stati Uniti. Sembra che in Europa siamo in un altro cerchio dell'“isteresi”, simile a quello che è accaduto dopo il primo shock petrolifero nel 1973. La questione a questo punto è: in quale misura questo è una conseguenza dei differenti atteggiamenti politici nell'Eurozona e negli Stati Uniti? O è dovuto ad altri fattori economici?



Deficit e debiti

Uno sguardo alle politiche fiscali e monetarie sulle due sponde dell'Oceano Atlantico rivela importanti differenze. La prossima figura mostra il rapporto deficit/pil negli Stati Uniti e nell'Eurozona. Questo rapporto non dovrebbe essere interpretato come un indicatore del discrezionale “stimolo fiscale” (tasse più basse e spesa pubblica più alta), ma ciononostante è interessante. Le differenze sono abbastanza impressionanti.
La crescita del rapporto deficit/pil negli Stati Uniti – un salto verso il basso della linea rossa - è più evidente che nell'Eurozona: 12 vs 5 punti percentuali di pil dal punto più alto a quello più basso.

Questo si verifica nonostante l'Europa abbia vissuto una recessione più profonda, con riduzioni di pil e crescite del deficit dovuti a stabilizzatori automatici.
L'atteggiamento espansivo nell'Eurozona ha avuto vita breve e si è invertito nel 2009 mentre il rapporto deficit pil negli Stati Uniti aumentava solo dal 2010.

Come conseguenza, il rapporto deficit/pil che era approssimativamente al 70% sia negli Stati Uniti sia nell'Eurozona ha cominciato a divergere dal 2007 con una crescita maggiore negli Usa (guarda figura 4).



Politica monetaria

La figura seguente compara l'acquisto di titoli rispetto al pil per la Fed (blu), la Banca d'Inghilterra (rosso), la Bce (verde). Ma se contare su un singolo indicatore per misurare le politiche monetarie potrebbe non essere del tutto appropriato, le differenze coinvolte sono di nuovo impressionanti:
La misura degli interventi della Bce è circa un quinto di quella della Fed, circa il 4% del pil comparato a più del 20 per cento



Assumendo moltiplicatori fiscali molto conservativi, la differenza negli atteggiamenti fiscali tra gli Stati uniti e l'Eurozona (sette punti di pil dall'alto al basso) si muove dalla performance peggiore dell'Eurozona comparata a quella statunitense (cinque punti di crescita), anche senza considerare la politica monetaria meno aggressiva adottata dall'Europa.

Questo suggerisce che i problemi dell'Eurozona sono in gran parte fatti in casa. Il che non implica però che l'euro sia a rischio. Non ancora, almeno. Per questo, bisogna tornare alle asimmetrie.



Asimmetrie

Oltre le risposte aggregate negli Usa e in Europa, la crisi ha amplificato le asimmetrie in Europa. Compariamo ad esempio l'Italia (in rosso) con la GermanIa (in blu) nella figura sotto. Il pil è stato normalizzato a 100 dal 2006, e la divergenza è ben marcata:


Nel 2012, il pil in Italia è del 6% sotto il suo livello del 2006, mentre in Germania è dell'8% sopra il suo livello del 2006, una differenza molto più ampia di quello che vediamo tra Usa ed Eurozona.

Sfortunatamente per l'Eurozona, questo pattern è generale. Per costruire una misura di sintesi della dispersione del pil, ho calcolato per ogni anno, dal 2006 al 2011, il coefficiente di variazione del pil tra gli stati americani e tra i paesi europei. La figura sotto mostra i risultati, con il valore iniziale normalizzato a uno.



Quello che vediamo è impressionante:
Crescita evidente dell'indice di dispersione in Europa. Tra il 2007 e il 2012 questo indice è cresciuto più del 2 per cento.
La dispersione tra i paesi americani è scesa dal 2007 al 2011 di quasi l'1%.

Ci sono poche spiegazioni possibili per questa cosa
shock asimmetrici

Al contrario degli Stati Uniti, i paesi dell'Eurozona sono fortemente colpiti da shock specifici: squilibri fiscali e monetari in Grecia, boom del credito e crisi bancaria in Irlanda e Spagna, e crescita produttiva in Portogallo e in Italia.
Risposte politiche asimmetriche

Al contrario degli Stati Uniti, nell'Eurozona la restrizione fiscale era più forte proprio nei paesi che soffrivano shock negativi più ampi.
Diverse istituzioni

Al contrario degli Usa, i paesi dell'Eurozona hanno eretto barriere intorno al mercato del lavoro con diversi gradi di protezione dell'occupazione, sistemi diversi di negoziazione salariale, e diversi sistemi bancari e di welfare. Questo di certo influenza le diverse risposte delle economie agli shock.

Conclusioni

La politica dell'Eurozona di risposta alla crisi - restrizioni fiscali e vincoli rinforzati sul sistema di prestiti nazionali per prevenire forme di azzardo - non solo crea un impatto recessivo sull'Eurozona ma aggrava anche il pericolo originale dell'Euro: le asimmetrie.

Così, in un contesto di scarsa mobilità lavorativa internazionale e mancanza di flessibilità nei salari e nei prezzi in alcuni paesi europei, la mancanza di uno schema assicurativo/di trasferimento operativo ex post diventa perfino più seria.

Il problema è molto difficile. Un sistema di trasferimento ex post è necessario, ma non sembra sia fattibile dal punto di vista politico. La procedura macroeconomica adottata, uno strumento di monitoraggio ex ante – come una sorta di tabellone dei punteggi – per registrare le asimmetrie è probabilmente controproduttiva. Così, invece di trasferire risorse ai paesi che soffrono a causa degli shock, li punisce.

Le prospettive di lungo termine per la sopravvivenza dell'euro non stanno crescendo ma stanno invece peggiorando...

Leggi il resto: http://www.linkiesta.it/europa-usa-cris ... z2L8kGlqYR
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Re: La società che prepara il collasso

Messaggioda trilogy il 17/02/2013, 11:24

ranvit ha scritto:http://www.linkiesta.it/europa-usa-crisi-deficit-pil

18 Gennaio 2013
Analisi
La crisi dell’Eurozona? Non è ancora finita
Paolo Manasse.
Leggi il resto: http://www.linkiesta.it/europa-usa-cris ... z2L8kGlqYR



Articolo interessante lungo da leggere. Il problema dell' eurozona è tutto in questo grafico, e nei motivi sottostanti.
Con questo trend, e questo tipo di risposte di politica economica, è superfluo discutere se restare o meno nell'euro.
La questione si risolverà da sola per implosione strutturale.


Immagine


Quello che vediamo è impressionante:
Crescita evidente dell'indice di dispersione in Europa. Tra il 2007 e il 2012 questo indice è cresciuto più del 2 per cento.La dispersione tra i paesi americani è scesa dal 2007 al 2011 di quasi l'1%.
Ci sono poche spiegazioni possibili per questa cosa
shock asimmetrici
Al contrario degli Stati Uniti, i paesi dell'Eurozona sono fortemente colpiti da shock specifici: squilibri fiscali e monetari in Grecia, boom del credito e crisi bancaria in Irlanda e Spagna, e crescita produttiva in Portogallo e in Italia.
Risposte politiche asimmetriche
Al contrario degli Stati Uniti, nell'Eurozona la restrizione fiscale era più forte proprio nei paesi che soffrivano shock negativi più ampi.
(la contrapposizione tra politica fiscale e monetaria di cui si parlava ieri) ;)
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Re: La società che prepara il collasso

Messaggioda franz il 17/02/2013, 12:06

trilogy ha scritto:Ci sono poche spiegazioni possibili per questa cosa shock asimmetrici

ma che shock asimmetrici d'egitto! :lol:
la germania con shroeder e poi col merkel ha saputo fare le riforme ed uscire dalla crisi che la attenagliava agli inizi del 2000 (era ridotta quasi come l'Italia) mentre l'Italia ha dormito sugli allori con 5 anni di governo berlusconi, 2 anni di insulso governo dell'unione e poi altri anni di governo berlusconi.
Qui diasimmetrico c'è solo la classe politica italiana rispetto a quella tedesca.
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Re: La società che prepara il collasso

Messaggioda flaviomob il 17/02/2013, 12:14

Già... chi sa le cose giuste?
Giannino? Siamo sicuri?

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/02 ... co/502144/

Caro Giannino, anche la tua austerità è un boomerang per il debito pubblico
di PierGiorgio Gawronski | 16 febbraio 2013


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
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Re: La società che prepara il collasso

Messaggioda franz il 17/02/2013, 12:59

flaviomob ha scritto:Già... chi sa le cose giuste?
Giannino? Siamo sicuri?

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/02 ... co/502144/

Caro Giannino, anche la tua austerità è un boomerang per il debito pubblico
di PierGiorgio Gawronski | 16 febbraio 2013

Il boomerang è mettere in bocca a Giannino concetti come questo: "Per FARE-FID, se l’austerità contenesse più tagli allo stato sociale funzionerebbe." che non sono mai stati detti o scritti da nessuna parte. Gawronski o c'è o ci fa. Basta leggere le proposte per capirlo. http://www.fermareildeclino.it/fermarei ... a-pubblica
Ma fa parte della normale propaganda politica e quindi possiamo farci la tara.
Torniamo alle discussioni serie?
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Re: La società che prepara il collasso

Messaggioda ranvit il 17/02/2013, 15:50

Torniamo alle discussioni serie?

Sospetto che siano solo quelle che dice franz... ;)



Comunque è ovvio che i tagli non dovrebbero riguardare il Welfare (dove si puo solo pensare ad eliminare qualche stortura ma senza recuperare alcunchè; eventuali risparmi dovrebbero essere investiti in altro ambito del welfare) ma l'eliminazione degli sprechi:


http://www.rischiocalcolato.it/2012/12/programma-politico-diamo-un-futuro-ai-nostri-figli.html

Programma Politico “diamo un futuro ai nostri figli”

14 dicembre 2012Di Gpg Imperatrice

Riproponiamo il PROGRAMMA POLITICO elaborato dagli Autori di Rischio Calcolato, includendo alcuni post di approfondimento. Siamo a disposizione nei Commenti per accogliere Proposte.


Parte 1 – Proposte per ridurre di 200 miliardi la Spesa Pubblica (cliccate sulla voce per vederli)

Proponiamo una riduzione della Spesa Pubblica per 200 miliardi. Il criterio di fondo non e’ il taglio dei servizi, ma quello degli sprechi e delle inefficenze. Abbiamo analizzato l’intero bilancio delle Amministrazioni pubbliche, e ne risulta, facendo confronti regionali, che in ogni settore si annidano forti sprechi. Adottando il criterio dell’imitare il Migliore in ogni settore di spesa (il territorio che da’ migliori servizi e spende meno) ne risulta che l’Italia potrebbe risparmiare circa 100 miliardi, avendo migliori servizi. L’altra meta’ della riduzione e’ rivolta a Spese che l’Italia non puo’ permettersi e che vanno razionalizzate. Le proposte hanno un’arco temporale di attuazione di 5-7 anni. Le Spese che non sarebbero soggette a riduzione, ma anzi verrebbero aumentate, sono quelle per Investimenti e per Protezione dalla Disoccupazione. Nella Parte 5 c’e’ una rappresentazione tabellare di tutti questi Post per Dummies.
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Re: La società che prepara il collasso

Messaggioda franz il 17/02/2013, 16:40

ranvit ha scritto:Proponiamo una riduzione della Spesa Pubblica per 200 miliardi. Il criterio di fondo non e’ il taglio dei servizi, ma quello degli sprechi e delle inefficenze. Abbiamo analizzato l’intero bilancio delle Amministrazioni pubbliche, e ne risulta, facendo confronti regionali, che in ogni settore si annidano forti sprechi. Adottando il criterio dell’imitare il Migliore in ogni settore di spesa (il territorio che da’ migliori servizi e spende meno) ne risulta che l’Italia potrebbe risparmiare circa 100 miliardi, avendo migliori servizi. L’altra meta’ della riduzione e’ rivolta a Spese che l’Italia non puo’ permettersi e che vanno razionalizzate. Le proposte hanno un’arco temporale di attuazione di 5-7 anni. Le Spese che non sarebbero soggette a riduzione, ma anzi verrebbero aumentate, sono quelle per Investimenti e per Protezione dalla Disoccupazione. Nella Parte 5 c’e’ una rappresentazione tabellare di tutti questi Post per Dummies.[/i]

Scusa ranvit, ma fammi capire una cosa, giusto per curiosità.
Prima dici che le riforme che io sostengo (non da solo, certo, ci sono anche e altri come Giannino e Monti) propongo nessuno le farà mai e che quindi siamo condannati alla dissoluzione valutaria ed all'uscita dall'Euro, poi proponi a pie' sospinto sbdodolate lunghissime da rischiocalcolato, che in buona sostanza propone sulla spesa pubblica gli stessi tagli che sono proposti da FID.
Non è chiaro perché sulla spesa pubblica (non dico sull'euro, parlamo di spesa) le stesse cose scritte da Jonny Cloaca e Funny King siano per te piu' credibili di quelle scritte da Zingales, Boldrin, Moro, Monti o Bersani (che sicuramente condivide molte di quelle proposte).
Ora forse va detto che FARE propone 80 miliardi in 5 anni e rischiocalcolato 200 in 5-7 anni e mi chiedo chi dei due sia piu' credibile: Topolino o Boldrin?
Bene, una prima prova possiamo averle qui:

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Prima o poi magari scenderanno in politica anche Topolino e Jonny Cloaca.
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Re: La società che prepara il collasso

Messaggioda ranvit il 17/02/2013, 16:59

Perchè? Perchè anch'io condivido il programma di FARE e quindi in buona parte anche quello di Rischio Calcolato....
E non vedo perchè quando se ne parla, io non possa dire la mia in proposito :roll:

Che poi tu non riesca a capire perchè in contemporanea io proponga l'uscita dall'euro, questo attiene probabilmente alla tua visione tecnocratica della faccenda. Eppure l'ho spiegato tente volte :roll:

Provo a ripetertelo...puo' darsi che questa volta ti sarà piu' chiaro: le riforme da fare sono quelle indicate da FARE (e da Rischio Calcolato....a proposito, non è bello nè ti fa onore che tu ti diverta a storpiare i nick degli autori...) e da me largamente condivise. Riforme che andrebbero fatte comunque, sia dentro che fuori dall'euro!!!

Ma, siccome tra i candidati ad andare al Governo non c'è nè FARE nè tantomeno gli autori degli scritti di Rischio Calcolato (nè tu nè io) e quindi quelle riforme non si faranno, ritengo che la cosa piu' ovvia per l'Italia sia di uscire dall'euro perchè i danni che ne deriverebbero, superiori nel primo anno, sarebbero alla lunga minori di quelli di restare nell'euro senza fare le riforme.
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