ranvit ha scritto: E' vero che anche con il potere c'è chi resta onesto. Ma le ecccezioni non fanno regola.
L'onestà e l'eticità non sono il patrimonio esclusivo di una sinistra di tempo fa....quando eri giovane...ma semmai quello di tante persone di qualsiasi fede politica e religiosa.
E' questo quello che contesto.
Credere come hanno fatto in tanti che essere di sinistra sia (o piu' correttamente sia stato...) sinonimo di onestà ed eticità era infantilismo puro, bellissimo quando si è ragazzi, grave patologicamente grave, quando si è adulti!
Ho contestato il sentirsi "diversi" a suo tempo, quando ne parlo' Berlinguer, non perchè desidero "tutti uguali" nel senso volgare e plebeo del termine, ma perchè è una grave forma di arroganza non supportata da alcun elemento.
Posso aggiungere che tutti i movimenti, di qualsiasi genere e specie, all'inizio del proprio agire sono animati da slanci di grande generosità, eticità, altruismo etc.
I problemi vengono sempre dopo.
Cosi' è stato per il cristianesimo, all'inizio i fedeli si facevano sbranare dalle belve per non abiurare la propria fede. Poi sono diventati a loro volta carnefici e depositari dei piu' atroci vizi e crudeltà (medioevo, colonialismo).
Cosi' è stato per i mussulmani, per i rivoluzionari francesi, per i comunisti sovietici...etc
Ma, indipendentemente da te e me, resta il grave problema morale della politica italiana che coinvolge tutti e non se ne vede soluzione. E che per la sinistra è ancora piu' grave! Gli elettori accettano che un malandrino faccia il malandrino....è normale. Ma non accettano che un "predicatore della diversità" sia poi un malandrino!
Vittorio
Vittorio, in parte sono d'accordo con te: l'illusione che a sinistra (e magari solo a sinistra) ci siano gli onesti, è un atto di presunzione, ed è purtroppo anche un fattore che finisce col proteggere i disonesti che sono tra noi.
La "leggenda" dell'onestà delle persone di sinistra è nata in un diverso periodo storico, quando "essere di sinistra" significava essere antifascisti in un regime fascista, e essere antifascisti non portava vantaggi, ma solo perdite: del lavoro, della libertà ... e anche di peggio.
Usciti dalla Resistenza, i veri antifascisti sono apparsi come eroi, disinteressati ed onesti, e forse così sono anche rimasti, ma solo per un breve periodo.
Sino agli anni '50, se non di più, i parlamentari dei partiti di sinistra, più di tutti quelli del PCI, contribuivano con circa la metà del loro stipendio al sostentamento del partito, sia perché il partito aveva bisogno di finanziamenti, sia per non creare troppe disparità interne tra i parlamentari (ben pagati, anche se molto meno di ora) ed i funzionari politici pagati pochissimo.
Ovvio che in queste condizioni solo un buon livello di idealismo poteva portare a scegliere di fare politica, dato che certo non ci si poteva arricchire.
Poi però è rapidamente cambiato tutto.
Si è cominciato a pensare che i parlamentari di sinistra "non dovessero sfigurare" rispetto a quelli degli altri partiti. Poi è arrivato il finanziamento pubblico ... ma soprattutto una cosa è cambiata: si è smesso di considerare l'onestà come una virtù primaria; la furbizia è stata prima tollerata, poi addirittura giudicata un valore, sino ad arrivare al punto in cui siamo.
Ricordiamoci, tra l'altro, che tra gli antifascisti che si sono sacrificati non c'erano solo le persone di sinistra (nel senso più ampio del termine, ovviamente) ma per esempio anche molti futuri democristiani.
Per fare un solo nome, non credo proprio che qualcuno possa sospettare De Gasperi di essersi arricchito con la politica!!!
Insomma, quello che sto cercando di dire è che l'onestà è solo in parte un valore individuale, la collettività ha una grande influenza sul livello di onestà media dei singoli, che abbiano o meno un potere, piccolo o grande che sia.
Perché l'onestà sia diffusa tra i governanti, l'onestà deve essere riconosciuta e premiata con la stima ed il riconoscimento che meritano.
Se questo "giudizio popolare" manca, se una persona colta con le mani nel sacco non si vergogna ma si vanta del proprio operato, se gli onesti vengono spesso giudicati degli ingenui, come pensare che non continuino a mantenersi onesti solo pochi "estremisti intransigenti", quando con un po' di disonesta ci si arricchisce, senza perdere la stima della gente?
Tonando a noi, penso che la "questione morale" debba essere posta al centro della nostra politica.
Il Pd è un partito sempre meno ideologico, e questo è un bene. Il Pd è riuscito a perdere alla grande le elezioni, e sta continuando a perdere consensi. Molti si stanno, più o meno malvolentieri, spostando verso Di Pietro.
E Di Pietro rappresenta un polo di attrazione per un unico motivo: lotta contro la corruzione.
Cerchiamo di far sì che la lotta alla corruzione sia la bandiera del Pd, la prima anche se non l'unica. Questo è tanto più necessario in questo momento di crisi, quando i soldi mancano e quindi appropriarsene indebitamente è particolarmente grave.
Si perderanno certo i voti di alcune clientele, ma si riguadagneranno i voti degli onesti. Ed è proprio di persone oneste che abbiamo bisogno. Oneste e competenti. Oneste e intelligenti: perché l'onestà è un valore che paga, paga al paese, ma anche ai singoli.
annalu