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Default Sicilia?

Re: Default Sicilia?

Messaggioda ranvit il 17/07/2012, 19:34

http://inchieste.repubblica.it/it/repub ... 8035594%2F


Ars, c'era chi telefonava gratis
spuntano 80 schede fantasma
Ars, c'era chi telefonava gratis spuntano 80 schede fantasma

La sede dell'assemblea della Regione Sicilia
Sono 700 i telefonini distribuiti con credito illimitato ai 90 deputati regionali siciliani nel 2001. Nessuno di loro però li ha restituiti a fine mandato. E molti onorevoli avevano dato indirizzi falsi per evitare di pagare le bollette. E la Tim presentò il conto di EMANUELE LAURIA e
SALVO PALAZZOLO
Qualcuno ha comunicato un cognome falso alla Tim. Oppure, una strada che nemmeno esiste a Palermo. Qualcuno ha saltato persino qualche cifra del suo conto bancario. Così, 80 persone che hanno in tasca il telefonino con la superconvenzione agevolata dell'Assemblea regionale siciliana non pagano da anni la bolletta del telefono. Probabilmente, c'è anche qualche ex deputato fra i titolari dei cellulari fantasma sui cui adesso indaga la Procura della Repubblica, ipotizzando il reato di truffa, commessa nei confronti del gestore telefonico.

Tre anni fa, come anticipato ieri da Repubblica, la Tim aveva chiesto conto e ragione di un buco di 316 mila euro all'assemblea regionale siciliana. Ma i vertici dell'Ars si sono ben guardati dal pagare: "Non abbiamo sborsato un solo euro", ha detto ieri il presidente Francesco Cascio, che nel 2008, davanti a quella maxi richiesta di risarcimento della Tim ha deciso che bisognava mettere ordine in un sistema in cui dal 2001 c'era stata sin troppa confusione: sulla carta, era una semplice convenzione, come quella di tante aziende, quella che consentiva ai deputati di avere un telefonino e una scheda a prezzi agevolati. Restava inteso che il traffico telefonico l'avrebbero dovuto pagare gli utilizzatori della scheda, circa 700 persone.

Sì, perché le schede telefoniche "privilegiate" dell'Ars, dal 2001 in poi, hanno permesso dialoghi low-cost non solo ai deputati dell'Assemblea, ma anche ai dipendenti e poi a uno stuolo di amici, segretarie, portaborse dei politici: il senatore Vladimiro Crisafulli, allora vicepresidente di Palazzo dei Normanni, ne aveva intestate 11. Santi Formica, uno dei "big" di An del Messinese (oggi Pdl) poteva disporne di 9. E l'ex carabiniere Antonio Borzacchelli, il parlamentare dell'Udc poi condannato a 8 anni per corruzione, ne possedeva sette. Anche deputati nazionali e senatori erano titolari delle vantaggiose schede convenzionate dell'Ars: negli elenchi finiti in mano agli inquirenti ci sono i nomi del sindaco di Palermo Diego Cammarata, che dal 2001 al 2006 sedeva alla Camera, come di Mario Ferrara, che tuttora ha uno scranno a Palazzo Madama. Il sindaco, attraverso il suo portavoce, ricorda: "È vero, avevo una scheda telefonica dell'Ars: non ricordo da chi mi fu fornita. Ma ho sempre pagato regolarmente la bolletta", fa sapere il sindaco attraverso il suo portavoce.

Di certo le tariffe, almeno nel 2002, erano allettanti: un abbonamento gratis, lo sconto dell'82 per cento sul prezzo di noleggio del cellulare, e un costo del traffico da cinque centesimi al minuto verso altri telefonini Tim, 15 nel caso di chiamate verso altri operatori. Inizialmente, la Tim inviava periodicamente un'unica bolletta all'Assemblea regionale, che poi provvedeva a trattenere le somme dalle buste paga dei deputati. Nel 2004, qualcuno si accorse che il numero delle schede era cresciuto a dismisura e che la contabilità cominciava ad essere un po' confusa.

Così, l'Ars chiese agli utilizzatori dei cellulari di intestarsi i contratti. Da quel momento in poi, in una situazione di "disordine contabile e amministrativo" raccontata il 13 maggio scorso ai carabinieri e ai magistrati dal capo dell'ufficio informatico dell'Ars Gaetano Savona, la Tim ha cominciato ad accumulare un credito via via crescente. Fino a una somma di 316 mila euro: fra i "morosi" gli attuali senatori Salvo Fleres e Sebastiano Burgaretta oltre all'ex governatore Totò Cuffaro. Le fatture contestate si riferiscono per lo più a piccole somme, inferiori a cento euro, e riguardano non solo il traffico telefonico: dentro, ci sono pagamenti non effettuati per servizi wap e sms interattivi. Accanto a disguidi e ritardi, la "furbata" di un'ottantina di persone divenute irreperibili che, secondo i magistrati, disporrebbero ancora delle vecchie sim e le utilizzerebbero senza pagare alcunché. Fra loro, potrebbe esserci qualche politico. Un comportamento che configurerebbe il reato di truffa ma in un rapporto fra privati - gli utenti - e la Tim.

Visto che l'Ars, dopo avere presentato ampia documentazione, ha dimostrato che il debito della Tim è da attribuire ai singoli possessori delle schede: è quanto risulta dal verbale di una riunione tra Savona e due dirigenti dell'azienda telefonica, risalente al giugno del 2010. "Abbiamo fatto presente all'azienda che si doveva rivalere sugli intestatari delle schede e non sull'amministrazione e la vicenda si è poi chiusa senza nessun esborso dell'Ars", afferma ancora Savona. Negli ultimi anni è cambiato il sistema di "copertura" delle spese telefoniche dei deputati dell'Assemblea: i parlamentari regionali dispongono oggi di una somma annua di 4.150 euro inclusi i servizi di connettività. Ed entro quel budget devono muoversi, scegliendo da soli contratti e gestori. Intanto, le spese per i telefonini di servizio, concessi a dipendenti e dirigenti degli uffici, si sono ridotte, passando dagli 8.270 euro del 2010 ai 7.156 del 2011. Ma sulla vecchia convenzione, e sui beneficiari-fantasma, rimangono accesi i riflettori della magistratura.

13 gennaio 2012
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Re: Default Sicilia?

Messaggioda franz il 18/07/2012, 7:44

mauri ha scritto:qualcuno mi spiega perchè quando un gruppo di politici alla guida di un comune, una provincia, una regione, un ente..., nel caso di cattiva gestione o fallimento non venga perseguito penalmente ed economicamente come avviene nel privato?

È il "primato della politica", portato alle sue estreme conseguenze.
Uno è stato "votato dal popolo" oppure "unto dal signore" oppure ha speso piu' delle entrate tributarie per "dare lavoro" (in cambio di voti) ma la radice comune è la omnipotenza e la supremazia della politica su ogni cosa: sull'economia, sulla responsabilità. I numeri non contano, le ragioni della politica contano di piu'.
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Re: Default Sicilia?

Messaggioda ranvit il 18/07/2012, 10:50

http://palermo.repubblica.it/cronaca/20 ... -39242227/

Il personaggio
Il sistema di don Raffaele Lombardo
califfo di Sicilia, la regione Bengodi
Il governatore esordì da "moralizzatore" dopo Cuffaro, ma poi lo ha superato in clientelismo. Nel 2011 ingaggiati 13 nuovi consulenti al mese, dieci volte più del Lazio: è uno dei tanti record di ATTILIO BOLZONI

Il sistema di don Raffaele Lombardo califfo di Sicilia, la regione Bengodi Raffaele Lombardo
PASSERÀ alla storia come il siciliano che ha dato il colpo di grazia alla Sicilia. Un po' se l'è meritato, però la colpa non è tutta di questo governatore che ha sempre giocato col fuoco.

Fin da quando è diventato padrone dell'isola. Lui, Raffaele Lombardo, ci ha messo di suo un'antica furbizia di democristiana origine, il resto l'hanno fatto sessantasei anni di malintesa autonomia che hanno trasformato la Sicilia nel Paese di Bengodi. Don Raffaele è stato solo l'erede naturale dei califfi che l'hanno preceduto, in tempi di dura crisi si è ritrovato con il sedere per terra e di fatto sta conquistando la poca lusinghiera fama di commissario liquidatore della Regione Siciliana.

E' la resa dei conti dopo decenni e decenni di scialo, è il crollo di quella diga costruita nel "parlamento" di Palermo per difendere improbabili diritti dei siciliani e garantire privilegi e dispensare prebende, la Sicilia che con "mamma regione" distribuisce ogni mese 144 mila stipendi, che paga 27 mila forestali (più di quanti ce ne sono nello Stato canadese del British Columbia che ha una superficie boschiva immensamente più grande), dove i deputati si chiamano "onorevoli" e la loro busta paga supera anche se di poco quella dei senatori della Repubblica, dove nella formazione professionale sono stati assunti in 8 mila - metà alla vigilia di campagne elettorali - che costano 250 milioni di euro l'anno.

La Sicilia orgia del potere dove tutto
può accadere. Pure che l'ex segretario generale della Regione - Pier Camillo Russo - vada in pensione a 47 anni nel 2009 per diventare qualche mese dopo assessore all'Energia nella stramba giunta "indipendentista" del governatore Lombardo. Misteri tutti siciliani.

Dalle abbuffate all'Agricoltura e nella Sanità dell'era Cuffaro ai tempi d'oro dei presidenti come Mario D'Acquisto voluto da Salvo Lima e dai suoi compari delle borgate, dal "governo parallelo" del catanese Rino Nicolosi a quelli telecomandati - soprattutto per tasse e tributi - dai cugini mafiosi di Salemi, gli esattori Nino e Ignazio Salvo. E' uno scandalo infinito che è cominciato nel 1946 con la proclamazione con decreto reale di quella maledetta-benedetta autonomia e che ha portato ai siciliani gioie e dolori, sofferenze e ricchezze, paure e speranze. Un mondo alla fine del mondo. Sino a ieri, sino a oggi.

Il governatore "tutto di un pezzo" Raffaele Lombardo, che tanto ingenerosamente ha sferrato attacchi al suo ex amico Totò Cuffaro dimenticando tutto quello che l'attuale detenuto di Rebibbia aveva fatto per lui, si è rivelato in tutto e per tutto uguale ai suoi predecessori. Anche al povero Totò tanto criticato per le clientele e per i favori elargiti agli amici e agli amici degli amici. Il 26 aprile don Raffaele ha annunciato le sue dimissioni e poi che cosa ha fatto? Intanto non si è dimesso, nel frattempo ha provveduto a "miracolare" almeno altri 110 siciliani.

Ha trasformato in manager della Sanità (più soldini) commissari straordinari e direttori di aziende ospedaliere, ha nominato il suo capo di gabinetto segretario generale della Regione, ha nominato perfino un nuovo assessore alla vigilia della sua (annunciata) uscita di scena. Nel 2011, il Lombardo moralizzatore ha ingaggiato 13 nuovi consulenti al mese, dieci volte di più di quelli alla Regione Lazio.

Così la Regione è andata verso la bancarotta. Fra i tanti record neri di questa macchina mangiasoldi e questo luogo simbolo di dilapidazione, c'è anche il risvolto vergognoso dell'Europa. Denaro succhiato da sempre. E sempre mal utilizzato. Dal 2000 al 2013, iniziando quindi con il primo goveratorato Cuffaro e finendo con questo inglorioso governatorato Lombardo, sono arrivati in Sicilia fondi comunitari per 20 miliardi di euro. Quanti se ne sono spesi? Appena il 9 per cento.

(18 luglio 2012)
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Re: Default Sicilia?

Messaggioda Iafran il 18/07/2012, 12:47

ranvit ha scritto:Il 26 aprile don Raffaele ha annunciato le sue dimissioni e poi che cosa ha fatto? Intanto non si è dimesso, nel frattempo ha provveduto a "miracolare" almeno altri 110 siciliani.


Bisogna garantirsi il futuro ... tenendo presente che "una mano lava l'altra", tanto il sapone e l'acqua sono a spese dei cittadini (i quali aspettano che venga il loro turno ... alla fontana). ;)

A questo e agli altri "politici-scialacquatori" (dappertutto in Italia) bisogna fare tanti monumenti ... per aver spinto i cittadini ad aprire gli occhi (se, poi, questi ultimi s'intestardiscono a tenerli chiusi ... che continuassero a pagare!).
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Lombardo: «Ho scritto a Monti per chiarire»

Messaggioda franz il 19/07/2012, 7:39

«Noi sullo stesso piano del Veneto, del Comune di Milano e meglio del Piemonte»
Lombardo: «Ho scritto a Monti per chiarire»
Il governatore siciliano: «Nell'incontro con il premier gli dirò che mi dimetterò. Sui nostri conti chiacchiere e menzogne»

«A Monti dirò che mi dimetto, se non mi sarò già dimesso il 24 mattina». Raffaele Lombardo incontra i giornalisti. E a loro regala la sua versione dei fatti. A cominciare dal default, dai conti in rosso. Solo «chiacchiere e menzogne», assicura. Anzi rilancia: «Tre agenzie qualificano i nostri conti con il rating BAA2, sullo stesso piano del Veneto, del Comune di Milano e un passo avanti rispetto al Piemonte»

L'INCONTRO CON MONTI- Ma il governatore siciliano vuole, soprattutto, spiegare quello che sta succedendo a Monti. «Anch'io sto scrivendo una lettera a Monti che incontrerò il 24 alle 12 a Palazzo Chigi, nella quale faremo emergere la massa enorme di equivoci e menzogne contro la Sicilia». In ogni caso, durante il vertice, «gli dirò che mi dimetterò, ammesso che non mi sia giá dimesso il 24 mattino». ma la verità, secondo Lombardo, è «vogliono che non mi dimetta e in Sicilia non si vada ad elezioni anticipate ma io è come mi fossi già dimesso».

DEFAULT- Poi il governatore assicura: «La Regione Siciliana non è a rischio default. Tutto il resto sono chiacchiere per nulla disinteressate. Il bilancio è certificato dalla Corte dei conti, e i nostri conti sono qualificati come il comune di Milano e di Venezia. Dietro di noi ci sono il Lazio, la Campania e il Molise».

LO BELLO E UDC- Poi il presidente della Sicilia attacca: «Vorrei che taluni imprenditori facessero davvero il bene della Sicilia. Lo Bello l'ho incontrato alcune volte nel caso di inaugurazione di impianti fotovoltaici, tipo di investimenti che si è visto essere nelle mani dei mafiosi. Perchè non fanno le cose positive invece di dire certe cose?». Per poi aggiungere: «In questo quadro c'è anche l'Udc che vuole rimettere le mani sulla Sicilia. Sono pronto a confrontarmi con Casini, anche sui sette anni precedenti ai miei in Sicilia, fatti di termovalorizzatori e quant'altro».

FORMIGONI- Poi risponde anche a Formigoni che su Twitter aveva ironizzato sulla situazione della Sicilia a rischio default. «Io sto qui ad affrontare la situazione, e non faccio il bagno seminudo sugli yacht degli amici». E spiega: «Mi dispiace attaccare Formigoni che più volte ho difeso ma se la è cercata».

Redazione Online 18 luglio 2012 | 21:11 http://www.corriere.it


SECONDO FONTI GOvERNATIVE RIPORTATE DALL'ANSA
Sicilia contrordine: «Non c'è rischio default»
Il bilancio della Regione sarebbe stato attivo nel 2001 e 2011
E la mancanza di liquidità risolta con 400 milioni


Sicilia contrordine. Parole "tranquillizzanti" di fonti governative le riporta l'agenzia Ansa. «Non c'è rischio default per la Sicilia», l'affermazione contraddice le parole del numero due della Confindustria siciliano, Ivan Lo Bello, aveva denunciato che la Sicilia è «sull'orlo del fallimento» e che aveva spinto Mario Monti a scrivere a Lombardo per avere conferma dell'intenzione - dichiarata pubblicamente - di dimettersi il 31 luglio. Il problema non è strutturale ma di «temporanea mancanza di liquidità ed è stato risolto con trasferimenti per 400 milioni di euro già programmati» continua l'Ansa riportando fonti governative secondo le quali il bilancio della Regione Sicilia è stato in attivo nel 2011 e nel 2010 e i fabbisogni delle Regioni non sono automaticamente garantiti dall'Amministrazione centrale dello Stato. La spending review, spiega la fonte, prevede inoltre interventi di ottimizzazione per la spesa pubblica anche per le Regioni. Per le Regioni a Statuto speciale sono previsti interventi per complessivi 600 milioni già nel 2012.

LA POLEMICA - Ma la Sicilia non ha pace. E nel frattempo si fomenta la polemica tra il presidente Raffaele Lombardo e Ivan Lo Bello. E nasce un piccolo giallo che ha tenuto banco per tutto il pomeriggio. «È la smentita di quanti, non disinteressatamente, hanno parlato di default e di rischio fallimento per la Sicilia con articoli, interviste e prime pagine di quotidiani nazionali». È stata la reazione del presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo. «Vorrei che taluni imprenditori facessero davvero il bene della Sicilia. Lo Bello - avrebbe sibilato Lombardo - l'ho incontrato alcune volte nel caso di inaugurazione di impianti fotovoltaici, tipo di investimenti che si è visto essere nelle mani dei mafiosi. Perché non fanno le cose positive invece di dire certe cose?».

CRITICHE - Ed è polemica anche
per un'affermazione («può andare a morire ammazzato») che Lombardo avrebbe diretto verso il numero due della Confindustria Siciliana. Il governatore ha smentito ma che ha scatenato egualmente una pioggia di reazioni. Lombardo ha precisato di aver voluto criticare uno «pseudo imprenditore secondo cui la ricetta per salvare le casse della Regione è quella di licenziare i dipendenti regionali. Nessun riferimento a Lo Bello». Ma tra i suoi «nemici» l'inquilino di Palazzo d'Orleans annovera anche l'Udc che proprio domenica scorsa aveva annunciato la presentazione in Parlamento di una mozione per chiedere il commissariamento dell'amministrazione siciliana. Pierferdinando Casini, leader dello scudocrociato rincara la dose: «Sollevando il problema della spesa in Sicilia, che è un grande nominificio, Monti ha compiuto un gesto di grande responsabilità istituzionale».

VETRIOLO - Lombardo, fondatore del Mpa, rimanda al mittente le critiche con parole al vetriolo: «l'Udc vuole rimettere le mani sulla Sicilia. Sono pronto a confrontarmi con Casini, anche sui sette anni precedenti ai miei fatti di termovalorizzatori e quant'altro». Ad alzare le barricate contro un eventuale esborso da parte dello Stato per risanare i conti in rosso della Regione c'è anche la Lega Nord. Il segretario Roberto Maroni lancia un «avviso» a Monti e Napolitano: «non pensate di far pagare ancora una volta al nord i debiti folli della Sicilia: ha già dato, ora basta!».

BILANCIO - Accuse respinte da Lombardo che contesta anche l'analisi sulle risorse finanziare della Regione snocciolando alcune cifre: «Il bilancio della Sicilia è di 27 miliardi, il debito di 5,5 miliardi, il Pil di 85 miliardi di euro. Se confrontiamo il nostro Pil con quello nazionale capiamo meglio: lo Stato ha un Pil di 1600 miliardi e duemila miliardi di euro di debito. Inoltre, lo Stato ci deve circa un miliardo». Dati che stridono con un'analisi resa nota stamane dalla Cgia di Mestre: «La Regione Sicilia ha costi per la politica e per l'acquisto di beni e di servizi, in termini pro capite, circa il doppio rispetto alla media di tutte le altre regioni d'Italia; quelli relativi agli stipendi del personale addirittura più del triplo». Ma Lombardo allarga le braccia: «Certo il numero dei dipendenti, sono circa 26 mila - è alto, ne basterebbero la metà ma ce li siamo trovati e cosa dobbiamo fare? Sparargli?». E liquida seccamente chi lo accusa di volere ancora prendere tempo, esorcizzando al contempo l'ipotesi di un commissariamento: «Per quanto mi riguarda è come se mi fossi dimesso ieri. Non voglio però che la Sicilia diventi merce di scambio, in caso di elezioni contemporanee con le politiche, per un ministero in più. Si deve votare prima».

VISTI DA FUORI - Chi non sembra proprio accorgersi di una Sicilia sull'orlo del fallimento, sono gli stranieri. Emanuele Spurny, un giovane turista austriaco in coda per visitare la Cappella Palatina all'interno di Palazzo dei Normanni, sede del più antico parlamento d'Europa, domanda: «Siete davvero ad un passo dal default? Vista da fuori la situazione non sembra così drammatica»

Redazione Online18 luglio 2012 | 22:40 www.corriere.it
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Re: Default Sicilia?

Messaggioda Iafran il 19/07/2012, 17:56

franz ha scritto:continua l'Ansa riportando fonti governative secondo le quali il bilancio della Regione Sicilia è stato in attivo nel 2011 e nel 2010 e i fabbisogni delle Regioni non sono automaticamente garantiti dall'Amministrazione centrale dello Stato.

Sono tanto in attivo che pagano lo straordinario per spalare la neve in agosto, a Palermo, ed elargiscono una pensione superiore al lauto stipendio di quando il dirigente della NU era in servizio.
Ma queste sono solo le punte dell'iceberg, il sommerso è tutta un'altra cosa: il bilancio è in attivo e si deve azzerare!
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Re: Default Sicilia?

Messaggioda trilogy il 26/07/2012, 11:30

Sicilia, stipendi da 13mila euro in ritardo. Scoppia la protesta dei 90 deputati

Casse della Regione al verde: in ritardo i pagamenti sia ai 90 parlamentari sia ai 293 dipendenti. Il presidente dell'Assemblea Cascio: "Trattati come un qualunque fornitore". Non era mai successo nei 66 anni di autonomia statutaria.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/07 ... ri/306079/
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Re: Default Sicilia?

Messaggioda flaviomob il 26/09/2012, 19:52

http://palermo.repubblica.it/cronaca/20 ... ef=HRER2-1

Parlamento siciliano, casse pignorate
domani niente stipendio ai dipendenti
Il provvedimento promosso da un gruppo di 76 impiegati dell'Assemblea regionale ai quali non sono stati riconosciuti sette anni di scatti d'anzianità. La somma congelata ammonta a venti milioni di euro
di ANTONIO FRASCHILLA
Palazzo dei Normanni, sede dell'Assemblea regionale

I dipendenti dell'Assemblea regionale siciliana domani, giorno di pagamento delle retribuzioni, non percepiranno lo stipendio. I conti di Palazzo dei Normanni sono stati pignorati dai legali di un gruppo di 76 funzionari ai quali il giudice del lavoro ha riconosciuto scatti di anzianità a partire dal 2005.

L’avvocato dei ricorrenti ha presentato una richiesta di pignoramento per ben 20 milioni di euro e, in attesa della decisione del giudice con udienza fissata per il 16 ottobre, l’Ars deve accantonare le somme. Così mancano adesso i fondi per coprire tutti gli stipendi dei dipendenti, equiparati a quelli del Senato: all'Ars un segretario generale ha uno stipendio netto tabellare di 13.145 euro al mese in 16 mensilità, mentre un consigliere parlamentare con incarico di direttore guadagna 9.257 euro netti al mese. E, ancora, un commesso ha uno stipendio di 3.736 euro.

Il presidente dell’Assemblea, Francesco Cascio, assicura che gli stipendi saranno comunque pagati: "Ci sarà qualche giorno di ritardo, ma non ci dovrebbero essere problemi a garantire comunque tutte le buste paga". (26 settembre 2012)


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Re: Default Sicilia?

Messaggioda flaviomob il 07/10/2012, 14:45



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Re: Default Sicilia?

Messaggioda franz il 07/10/2012, 20:51

Il termine default qui è usato impropriamente, come quando lo si cita a proposito della California (che ha un debito del 5% del PIL) o altri stati usa. Default è quando uno non riesce a ripagare i debiti. Vedi Grecia, Argentina e Russia. Il caso di alcuni stati americani o della sicilia invece è quello di chi ha una crisi di contante e non riesce a pagare stipendi e pensioni (per evitare alla lunga di fare default). Proprio per evitare che vada in rosso (a causa di amministrazioni "allegre") si bloccano i conti ed i pagamenti. Perché succede? Perché in passato i governi nazionali ripianavano i dissesti creadi dai loro compari di merende. Oggi con la crisi non si può più e i vari imperatori locali si mostrano come sono: nudi.
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