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La Politica in Italia dopo Monti

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

La Politica in Italia dopo Monti

Messaggioda franz il 26/09/2012, 12:10

Pubblicato: Mar, 25/09/2012 - 16:45 • da: Alberto Saravalle

Questo articolo è stato originariamente pubblicato sul Wall Street Journal del 24 settembre 2012.

Ringraziamo MF/Milano Finanza per la gentile concessione alla traduzione e pubblicazione

Un nuovo movimento denominato Fermare il Declino sta emergendo dal vuoto di idee a Roma.

La buona notizia è che l’Italia è al sicuro. Anche Moody’s, in un rapporto del mese scorso, ha affermato che se l’Italia continua sulla strada delle riforme in programma, può tornare ai livelli di PIL precedenti alla crisi già nel 2013. Ma evitare il disastro, e rimanere nell’euro, non è abbastanza.

La cattiva notizia è che l’Italia non ha ancora un piano di lungo periodo per far ripartire la crescita e gli investimenti, al di là delle misure di breve termine legate alla gestione della crisi. Se, comunque, un piano del genere fosse sull’agenda del governo, sarebbe reso vano dai politici italiani che hanno dimostrato nel tempo di essere incapaci di sollevarsi al di sopra degli interessi di parte e delle risse politiche di piccolo cabotaggio, come invece sarebbe necessario per avviare serie riforme di lungo termine.

L’apertura di una parentesi tra governi politici rappresentata dal governo tecnico presieduto da Mario Monti è iniziata nel Novembre scorso, quando l’attuale primo ministro ha ricevuto la fiducia necessaria da un (riluttante) Parlamento, con il mandato di attuare misure economiche di emergenza. Monti ha però ribadito ripetutamente la propria intenzione di non candidarsi alle prossime elezioni politiche, in programma per la primavera del 2013. E’ una minaccia da prendere sul serio. Il rischio è che, dopo le elezioni, il fragile consenso verso le riforme crolli completamente.

Il governo Monti ha già attuato riforme importanti. Ma i picchi raggiunti dai rendimenti dei titoli di Stato italiani negli ultimi mesi sono la dimostrazione che i mercati temono un ritorno al solito modo di governare non appena Monti dovesse lasciare Palazzo Chigi. Se queste paure fossero fondate, non sarebbe un problema solo italiano: l’Italia è un paese troppo grande per divenire insolvente. La sopravvivenza dell’eurozona dipende in misura consistente dalla capacità dell’Italia di affrontare i suoi problemi. E sarebbe difficile pensare a un’economia americana in salute, se l’Europa fosse travolta dal tracollo italiano.

I “soliti sospetti” dell’arena politica italiana si stanno già preparando per le prossime elezioni. A destra, il PdL di Silvio Berlusconi, che ha avuto le principali responsabilità nel dissesto fiscale italiano, con il leader che ipotizza il proprio ritorno in campo. A sinistra, il moderato Partito Democratico, in una possibile fragile alleanza con il più radicale movimento Sinistra Ecologia e Libertà: questa coalizione propone soluzioni obsolete che potrebbero mettere in discussione i risultati positivi del governo Monti (ad esempio, indebolendone la riforma delle pensioni, o imponendo una patrimoniale).

Al centro si trova una al momento disomogenea aggregazione di ex democristiani e di ex alleati delusi di Berlusconi con scarso peso politico, fiduciosi di poter diventare l’ago della bilancia in una corsa elettorale dall’esito incerto. Infine, l’aspetto più preoccupante della politica italiana è l’apparente ascesa di movimenti anti-sistema, demagogici, sostenitori di politiche disastrose come l’uscita dall’euro o un’ulteriore stretta sull’immigrazione.

Un nuovo attore, chiamato Fermare il Declino, sta emergendo da questo vuoto di idee con nuovi volti e nuove proposte. Il movimento attrae accademici, imprenditori, professionisti, giornalisti e in generale italiani preoccupati del futuro del loro Paese. Dal momento in cui Fermare il Declino ha pubblicato un appello su sei quotidiani nazionali, più di 22000 persone hanno aderito al movimento.

Sebbene molti dei suoi primi firmatari siano professori di economia, questa non è un’iniziativa utopistica di qualche “testa d’uovo” alla ricerca di visibilità in giornali, blog e conferenze. Questo movimento rappresenta un punto di rottura nella scena politica italiana. Recenti sondaggi indicano che più del 50% degli italiani sentono la necessità di voltare pagina ma non sanno a chi dare il loro voto. Una nuova forza politica come Fermare il Declino potrebbe conquistare i l 20% dei seggi nel prossimo parlamento e avere quindi un forte impatto sulle scelte politiche future.

Laddove altri partiti propongono interventi definiti in modo vago e comunque da attuarsi in un futuro imprecisato, l’approccio di Fermare il Declino è netto, chiaro e coerente. Uno degli ispiratori del movimento è Luigi Zingales, professore alla Booth School of Business della University of Chicago. Queste sono le 10 riforme strutturali che proponiamo per dare una scossa all’economia italiana:

1. Ridurre il debito pubblico.

2. Ridurre la spesa pubblica di almeno il 6% del PIL in cinque anni.

3. Ridurre la pressione fiscale complessiva di almeno cinque punti in cinque anni.

4. Liberalizzare settori quali trasporti, energia, telecomunicazioni, e privatizzare la televisione pubblica.

5. Sostituire un sistema di sussidi alle imprese inefficienti con contributi volti a sostenere i livelli di reddito di chi perde il lavoro.

6. Regolamentare i conflitti d’interesse; migliorare la trasparenza nel sistema fiscale e regolatorio; fornire meccanismi premianti per chi denuncia reati di corruzione.

7. Assicurare una giustizia efficiente e rapida; riformare la progressione delle carriere nella magistratura in senso meritocratico; rendere dignitosa la condizione dei detenuti nelle carceri.

8. Accrescere la flessibilità del mercato del lavoro in modo da creare nuovi posti di lavoro per donne e giovani.

9. Incoraggiare concorrenza e meritocrazia nel settore dell’istruzione; assegnare i fondi per la ricerca sulla base di criteri esclusivamente meritocratici.

10. Delegare maggiori poteri e responsabilità agli enti locali, assicurandone però l’accountability.

Alcuni di questi provvedimenti potrebbero sembrare ovvi ai cittadini di altri paesi, ma in Italia sarebbero rivoluzionari. Altri potrebbero sembrare avere una matrice ideologica che si richiama a una piattaforma politica conservatrice di stampo anglosassone. Ma la verità è che si tratta, semplicemente, di misure concrete di cui l’Italia necessita per evitare che la propria economia perda ancora terreno.

L’Italia ha una delle economie che sono cresciute meno al mondo negli ultimi vent’anni, e sopporta una pressione fiscale tra le più alte d’Europa. Il suo gigantesco settore pubblico è affetto da fenomeni di lottizzazione e clientelismo. Il suo rigido mercato del lavoro ha portato ad uno dei tassi più elevati di disoccupazione per i giovani fino a 30 anni tra le economie sviluppate. Il sistema giudiziario è notoriamente lento e inefficiente.

Un lettore scettico si chiederà se tutte le buone intenzioni di Fermare il Declino saranno vanificate dai veti incrociati dei vari gruppi di interesse colpiti da questa o quell’altra riforma. Dopotutto, avvocati, tassisti, farmacisti, giusto per citarne alcuni, hanno sostenuto l’azione del governo Monti solo fintanto che questa non ha toccato i propri interessi.

L’unico modo per ottenere risultati, in questo senso, è quello di colpire equamente le varie categorie interessate, rifiutandosi di capitolare di fronte alla pressione politica delle lobbies. Molte misure puntuali possono essere attuate rapidamente – non tutte, infatti, richiedono laboriose modifiche della legislazione vigente, ma solo una seria determinazione ad adottarle. Le privatizzazioni sono un esempio: per più di vent’anni si è parlato in Italia di vendere settori del patrimonio immobiliare dello Stato, ma nulla è stato messo in pratica. Lo stesso si può dire del sistema giudiziario. Invece di riforme ad personam come quelle adottate dai vari governi Berlusconi, l’Italia avrebbe dovuto concentrarsi sulla riorganizzazione del proprio sistema giudiziario e introdurre misure per arrestare la valanga di cause che ingolfano i tribunali.

Da adesso alle elezioni ci sarà una dura lotta per creare un nuovo ordine politico dopo il governo Monti. Nel frattempo, i mercati continueranno a mettere in dubbio la capacità della classe politica italiana di affrontare e gestire la crisi economica che affligge il paese da ormai vent’anni.

Fermare il Declino ha l’opportunità unica di cogliere il momento e mietere nuovo consenso popolare tra gli italiani che temono il ritorno alla vecchia politica e ai suoi metodi gattopardeschi. L’Italia ha bisogno di cambiare. Se non ora, quando?

Mr. Saravalle, un componente di Fermare il Declino, è un professore di Diritto dell’Unione Europea nell’Università di Padova e il Presidente di uno Studio Legale a Milano.

https://www.fermareildeclino.it/articol ... dopo-monti
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