Cavolo....ha parlato (ma nell'ultima frase sembra di leggere Checco Zalone quando imita Vendola ):
http://www3.lastampa.it/cronache/sezion ... tp/464168/
Cronache
31/07/2012 - intervista
Vendola: "Impresa arrogante, ma ambientalisti con troppi pregiudizi"
Nichi Vendola è presidente della giunta regionale pugliese dal 2005
+ La procura rifiuta la trattativa: "Avanti nello spegnimento dell'Ilva" GUIDO RUOTOLO
Il governatore pugliese: paradossale non riuscire
a comporre questo conflitto
RICCARDO BARENGHI
roma
Può essere il più grande lutto industriale della nostra epoca oppure un’occasione storica di rinascita e non solo di Taranto». Nichi Vendola, governatore della Puglia oltre che leader di Sinistra ecologia e libertà, non cede al pessimismo mentre la magistratura chiude i reparti più inquinanti dell’Ilva. Anzi, semmai punta sulla speranza che qualcosa possa cambiare.
Scusi Vendola, ma come fa a essere ottimista mentre c’è il rischio più che concreto che migliaia di persone restino senza lavoro e che alla fine dei giochi la più grande industria siderurgica d’Europa sia costretta a chiudere?
«Proprio perché penso che non può finire così. Penso invece che con uno sforzo di buona volontà possiamo salvare la fabbrica e salvaguardare la salute, ossia la vita di chi ci lavora e di chi vive in città».
Eppure ieri sono stati messi i sigilli in fabbrica...
«Ma questo atto non muta di una virgola il quadro che i procuratori hanno dipinto nella loro conferenza stampa. Manda ovviamente un messaggio molto forte all’Ilva».
Quale messaggio?
«L’azienda non può più tirare a campare, non può più continuare nel suo atteggiamento contemporaneamente assente e arrogante, visto che non si è mai presentata alla fase dibattimentale del processo. Ma deve ragionare concretamente su una questione gigantesca: come si rimuovono tutti gli elementi che determinano una lesione al diritto alla salute e alla vita».
Questione gigantesca e anche molto lunga...
«Ovviamente. Ma qui nessuno pensa che il problema si risolva da un giorno all’altro. Gli stessi magistrati hanno chiaramente detto che sono disposti a rimodulare, modificare o addirittura a sospendere il provvedimento di fronte a un impegno concreto dell’Ilva».
Visto il comportamento tenuto finora dall’azienda cosa le fa pensare che le cose cambieranno?
«Per esempio perché il nuovo amministratore delegato, ossia il prefetto Bruno Ferrante, ha tutt’altro stile, è un interlocutore di grande serietà e equilibrio che ha subito cercato di aprire il dialogo con le istituzioni, con la città e con la magistratura. Anche lui, come il Papa e come il Presidente Napolitano, dice che bisogna salvare il lavoro e la salute. Si deve partire da questa sacrosanta dichiarazione di principio».
Un principio che tuttavia non si è quasi mai concretizzato fin dai primi conflitti tra ambiente e lavoro, per esempio l’Acna di Cengio negli anni Ottanta. Tra ambiente e lavoro uno dei due ha sempre perso.
«A parte che negli ultimi trent’anni non sono stati pochi i passi avanti che in Italia e nel mondo sono stati fatti. Ma io dico che sarebbe paradossale che questo conflitto non potesse comporsi oggi, proprio quando abbiamo a disposizione tali e tante innovazioni tecnologiche che consentono di abbattere l’inquinamento».
Innovazioni che costano però e le aziende, come è noto, tendono a risparmiare il più possibile.
«Risparmiare sulla vita delle persone è aberrante e questo è accaduto per decenni e ancora accade. Tuttavia oggi siamo di fronte a una possibile svolta, anche perché l’Ilva non è un problema di Taranto ma è una questione nazionale. Produce 10 milioni di tonnellate di acciaio all’anno, è il pilastro di tutta l’industria meccanica italiana. Non è una partita che può chiudersi con la penalizzazione di questi lavoratori che spesso hanno nella loro storia familiare malati di cancro e oggi rischiano la povertà».
Lei chiama in causa lo Stato nazionale?
«E’ già in causa, non lo chiamo io. La questione riguarda tutta la classe dirigente italiana, politica e non politica. Che spesso e volentieri ha fatto finta di non vedere cosa stava succedendo a Taranto. Oggi per fortuna sembra che qualcosa si stia muovendo, dopodomani in Regione ci sarà un incontro con tutti gli attori del dramma, noi, l’Ilva, i sindacati, il ministro Clini...».
Però c’è chi, nel mondo ambientalista, sostiene che è meglio chiudere l’azienda.
«Penso che siano mossi da un pregiudizio reazionario nei confronti dell’industria. Se seguissimo la loro strada che dovremmo fare, riconvertire in pastorizia 20 mila lavoratori? Pensiamo sul serio che l’economia italiana possa fare a meno dell’industria per dar vita all’epoca del bricolage?
Invece Vendola, come se ne esce?
«Abolendo la scelta tra lavoro e salute, perché in quel dilemma c’è la sconfitta della civiltà».