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Una lettura keynesiana della crisi

Forum per le discussioni sulle tematiche economiche e produttive italiane, sul mondo del lavoro sulle problematiche tributarie, fiscali, previdenziali, sulle leggi finanziarie dello Stato.

Re: Una lettura keynesiana della crisi

Messaggioda Robyn il 22/07/2012, 15:33

Lo spread sale perche sono i tassi di interesse che paga la Germania che scendono ed è normale,ad un tasso di interesse del 3.6% dei Btp italiani più o meno stabili,che la differenza Btp/Bund aumenta .Invece per quel che riguarda il collocamento dei nostri Btp questi anziche essere posseduti dagli investitori stranieri,con il meccanismo Esm si trasferiscono sulla Bce.Quindi non c'è nessun pericolo per l'Euro.Più che altro sono gli investitori stranieri che ritirano i loro titoli per effetto della speculazione determinata dalle lobbyes
ciao robyn
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Re: Una lettura keynesiana della crisi

Messaggioda franz il 22/07/2012, 18:03

Robyn ha scritto:Lo spread sale perche sono i tassi di interesse che paga la Germania che scendono

Verissimo. Qui è spiegato bene: http://archeo-finanza.blogspot.it/2012/ ... verni.html
Ma come spesso accade la speculazione viene citata a vanvera perché se oggi tutti (investitori oculati e speculatori d'assalto) convergono nel ritirarsi da certi titoli pubbilci (greci, spagnoli, italiani) per comprarne altri (tedeschi o di altri paesi AAA) è solo buon senso. Nell'incertezza generale (ed attenzione che non è un'incertezza economica ma politica) avere asset tedeschi pare la scelta piu' prudente, quindi non speculativa.
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Re: Una lettura keynesiana della crisi

Messaggioda Robyn il 22/07/2012, 18:52

I Btp hanno un rendimento che cresce al decrescere del tasso di interesse per cui la Bce deve acquistare ad un tasso di interesse tale che il debito pubblico italiano non cresca.Ma il debito sono tutti Btp?non credo,e probabilmente la dotazione dell'Esm è stata pensata per assorbire tutti i Btp dei paesi eurodeboli.Fatta fuori la speculazione bisogna fare tutte le riforme ciao robyn
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Re: Una lettura keynesiana della crisi

Messaggioda flaviomob il 03/08/2012, 21:16



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Re: Una lettura keynesiana della crisi

Messaggioda franz il 03/08/2012, 22:51

flaviomob ha scritto:Che ne pensate?

ciao
f
http://www.ilgrandebluff.info/2012/02/e ... lismo.html

Menziona un post di phastdio che ho introdotto qui il tre di giugno.
viewtopic.php?p=48473#p48473
Dice cose sensate ma commette un errore:

Se in Eurozona non vi fosse un’unica moneta, il problema degli squilibri commerciali si sarebbe risolto con una svalutazione della moneta dei paesi in deficit. Il marco si sarebbe apprezzato, la lira, la peseta e l’escudo deprezzati. I tedeschi avrebbero compensato comprando aziende italiane, come già fecero nel 1992, con l’uscita della lira dallo SME.

Gli squilibri commerciali sono legati a differenze di produttività. Un paese poco produttivo ha poco da offrire come export.
Quelli piu' produttivi producono beni di ottima qualità ad un prezzo interessante e riescono a venderli anche se la loro valuta viene rivalutata. La soluzione per i paesi poco produttivi, come l'Italia, non è svalutare la moneta. Non risolve il problema. Lo rimanda nel tempo ed anzi ci si avvita nella spirale inflazionistica. Inoltre il debito diventa uan voragine perché gli nvestitori, vista la svalutazione, chiedono interessi piu' alti, aumentando le spese dello stato. La soluzione è la produttività, sul campo privato, ed un allegerimento dei conti pubblici sul lato statale (strada scelta dalla Svezia, dalla Svizzera e dalla Germania con agenda 2010).
L'errore di phastidio e di chi riprende il suo testo è che la svalutazione non risolve gli squilibri commerciali. Solo un'aumento di produttività nazionale li risolve veramente.
Sentiamo cosa ne pensa Trilogy.
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Re: Una lettura keynesiana della crisi

Messaggioda ranvit il 04/08/2012, 8:55

E' indubbiamente cosi' Franz.
In teoria...
In pratica le cose sono un po' piu' complicate, perchè non è sempre vero che la produttività consente di esportare comunque; ci sono livelli di prezzo superati i quali la tendenza s'inverte. E anche il Paese poco produttivo ma molto piu' economico in termini di prezzi sbaraglia la concorrenza.

La produttività di un Paese non è cosa che si maneggia a piacimento: tante le cause che la determinano; non ultima le caratteristiche (belle o brutte) del popolo, inteso nella sua globalità (dal primo all'ultimo della scala sociale).
In alcuni casi ci vuole tempo; forzare la mano oltre un certo limite puo' portare allo scontro sociale: in tal caso si va....indietro.

Insomma la tendenza a svalutare per compensare la minore produttività è indispensabile in certi casi ed in certi momenti.
Sta alle classi dirigenti di un Paese "gestirla"...nel senso di ridurre sempre piu' il ricorrervi, attuando nel frattempo le riforme e le azioni per renderla sempre meno necessaria.
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Una lettura keynesiana della crisi

Messaggioda franz il 04/08/2012, 16:57

ranvit ha scritto:Insomma la tendenza a svalutare per compensare la minore produttività è indispensabile in certi casi ed in certi momenti.
Sta alle classi dirigenti di un Paese "gestirla"...nel senso di ridurre sempre piu' il ricorrervi, attuando nel frattempo le riforme e le azioni per renderla sempre meno necessaria.

Fatto sta che in pratica (non in teoria) il fatto di essere nell'euro ci impedisce di avere svalutazioni locali.
Quindi sta nelle classi dirigenti saperlo, capire che la scorciatoria svalutativa non è possibile, e che la partita si gioca tutta sull'innovazione e sulla produttività, compreso il comparto pubblico visto quanto "pesa" sul PIL.
Cosa che non è stata fatta. Io ricordo che ai tempi del primo governo Prodi queste cose erano dette chiaramente. Finita la pacchia delle svalutazioni, bisognava per forza iniziare la stagione delle riforme.

Chi le ha viste?
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Re: Una lettura keynesiana della crisi

Messaggioda trilogy il 04/08/2012, 17:51

ranvit ha scritto:E' indubbiamente cosi' Franz.
In teoria...
In pratica le cose sono un po' piu' complicate, perchè non è sempre vero che la produttività consente di esportare comunque; ci sono livelli di prezzo superati i quali la tendenza s'inverte. E anche il Paese poco produttivo ma molto piu' economico in termini di prezzi sbaraglia la concorrenza....


In pratica avete ragione entrambi (giudizio salomonico :mrgreen: )
Se c'è una squilibrio nell'interscambio tra paesi, e si è costretti a riequlibrare i conti, ci sono tre modalità principali:

1.il paese in deficit commerciale svaluta e quello in attivo rivaluta. Questo nell'eurozona non si può fare perchè abbiamo una valuta unica.
2. il paese in deficit riesce a far crescere la produttività più dei paesi concorrenti e modifica il suo sistema produttivo. Operazione lunga e complessa, che può durare decenni;
3. Scendono i redditi e i prezzi del paese in difficoltà. Operazione dolorosa e anche questa lenta, con ricadute sociali a macchia di leopardo.
In Europa attualmente è in corso un riaggiustamento che si fonda su un mix di 2 e 3
Ultima modifica di trilogy il 04/08/2012, 23:40, modificato 1 volta in totale.
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Re: Una lettura keynesiana della crisi

Messaggioda flaviomob il 04/08/2012, 21:44

And what about this?

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/08 ... ca/316961/

..."Viene nascosto all’opinione pubblica che, lungi dall’essere un’evidenza, tale rappresentazione riflette un punto di vista ben definito (quello della teoria economica neoliberale), oggetto di severe critiche da parte di economisti non meno autorevoli dei suoi sostenitori."...


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Re: Una lettura keynesiana della crisi

Messaggioda franz il 05/08/2012, 0:24

Francesco Sylos Labini, che economista non è, continua a ripetere sempre gli stessi concetti triti e ritriti contro l'economia e contro gli economisti (tra cui sta storia che gli economisti non hanno previsto la crisi).
Su nFA hanno risposto piu' volte a lui ed alle teorie piu' o meno simili
Per esempo qui http://noisefromamerika.org/articolo/pl ... not-planet ed anche qui http://noisefromamerika.org/articolo/le ... economisti
Tra l'altro nella nidificazione del dibattito appare un testo del padre Paolo (che economista invece era) sui keynesiani http://dspace.unitus.it/bitstream/2067/ ... 201949.pdf
lettura piacevole che raccomando a tutti (meglio poi se qualcuno sa trovare l'originale in italiano)
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