Assemblea Pd, tensione su diritti e primarie
Odg sulle coppie gay fa scoppiare le polemiche
Bersani: «Basta beghe». E su Berlusconi: «Agghiacciante»
Contestata Rosy Bindi che non mette ai voti il documento sui diritti civili
L'area laica insorge: stracciamo la tessera
MILANO - Tensione alle stelle all'assemblea del Pd sabato mattina a Roma. Su nozze gay e data delle primarie la contestazione si è fatta sentire fin sul palco. Sui diritti delle coppie omosessuali, la spaccatura si è consumata con la presentazione di due differenti testi. Il primo, messo a punto dal Comitato per i diritti, è passato con 38 voti contrari. Il secondo, più netto e con un'esplicita apertura alle nozze gay, non è stato neppure messo in votazione dalla presidente Rosy Bindi. Decisione che ha sollevato critiche e contestazioni. Enrico Fusco, attivista gay, responsabile diritti della segreteria pugliese, ha preso la parola per annunciare che darà indietro la tessera del Pd: «Il documento della Bindi è vergognoso».
SCONTRO ANCHE SULLE PRIMARIE - Stessa situazione sulle primarie: Civati, Gozi e altri hanno chiesto di fissare data e regole per la consultazione, con il limite dei tre mandati per i parlamentari. In entrambi i casi Marina Sereni ha provato a spiegare: «Sono ordini del giorno che contrastano con i voti che abbiamo già effettuato, chi sta in Parlamento dovrebbe saperlo».
BERSANI: BASTA CON LE BEGHE - Mentre la contestazione montava, il segretario Pierluigi Bersani ha preso la parola per cercare di riportare la calma:«Attenzione noi siamo il primo partito del Paese, dobbiamo dire con precisione all'Italia che cosa vogliamo, il Paese non è fatto delle beghe nostre». E riguardo alle nozze gay: «Nel momento in cui per la prima volta il partito prende l'impegno ad una regolamentazione giuridica delle unioni, vedo gente che dice vado via».
IL SEGRETARIO E BERLUSCONI - La prima parte dell'assemblea era stata monopolizzata dal discorso del segretario. Che pur senza farne il nome, ha parlato lungamente del rientro in pista di Berlusconi. Definito un «agghiacciante ritorno».
I DUBBI SUL FUTURO - «Perché mai - si chiede Bersani -, non dico uno speculatore, ma un onesto risparmiatore del mondo dovrebbe prestarci soldi se in Italia prendesse voti chi dice (un giorno sì e l'altro no) che bisogna uscire dall'euro, scherzando con la prospettiva di un drammatico impoverimento di milioni e milioni di persone, o se prendesse voti chi dice che non dobbiamo pagare i debiti?».
LEALTA' A MONTI E PRIMARIE - Le idee di Bersani sono chiare. Si continua con il governo in carica fino a fine legislatura: «Noi diciamo lealtà verso il governo Monti: è una parola amichevole, che dice anche di autonomia di pensiero, e qui confermiamo lealtà al governo con la nostra identità, con la nostra personalità e con un nostro progetto per il futuro dell'Italia». La legge elettorale? «Davanti alle preclusioni della destra non ci arrendiamo davanti all'idea di tenerci il porcellum che, lo abbiamo ripetuto mille volte, è una causa principe del discredito della politica». L'antidoto sarebbero «le primarie per le candidature». E si mettono in cantiere le primarie: «Possiamo certamente dire quali criteri proporrà il Pd per delle primarie da tenersi, come è logico, in una ragionevole distanza dalle elezioni, e cioè entro la fine dell'anno».
RENZI: NON FAREMO LA FINE DI ALFANO - Il discorso di Bersani non è del tutto spiaciuto al suo principale avversario interno, il sindaco di Firenze Matteo Renzi: «La notizia è che la data del 14 ottobre per le primarie è saltata. Ma a ottobre o a novembre non cambia, io cerco di vedere il bicchiere mezzo pieno». Ovvero che le primarie ci saranno: «Di certo non faremo la fine del Pdl con Alfano».
Antonio Castaldo
@gorazio 14 luglio 2012 | 17:13 www.corriere.it