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Diritti umani, informazione e comunicazione

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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 20/10/2011, 22:35

Cari amici,


Le squadre della morte siriane uccidono i dissidenti nei loro letti d’ospedale, mentre la Russia fornisce armi al regime e impedisce un’azione internazionale che ponga fine al massacro. Ma la pressione nella regione sta crescendo e se riusciremo a far sentire la nostra voce potremo persuadere la Turchia e la Germania a usare il loro peso politico per convincere la Russia a non appoggiare più questo regime criminale. Unisciti a me, firma questa urgente petizione e fai il passaparola con tutti:


Non riesco a togliermi dalla mente questa immagine: un giovane dissidente siriano che entra in ospedale con una ferita a una gamba e ne esce con un proiettile in testa. La sua famiglia ha descritto in lacrime il modo in cui il regime ha restituito loro il corpo, e ha aggiunto: “Non è rimasto alcun posto sicuro in Siria, nemmeno gli ospedali”.

Per sei mesi ho parlato con i sopravvissuti a torture e stupri, e ho compianto alcuni dei miei più cari amici, pacifisti impegnati nella difesa dei diritti umani. Ma ora la pressione nella regione sta crescendo, e c’è qualcosa che tutti noi possiamo fare per mettere fine alla carneficina e fermare questi delitti: convincere urgentemente l'alleato chiave e fornitore di armi della Siria, la Russia, a smettere di frapporsi a un'azione mondiale.

Finora nessuno ha chiesto alla Russia di rendere conto dei rifornimenti d’armi destinati a queste atrocità, ma insieme potremo cambiare le cose se ti unirai a me adesso. Sia la Cancelliera tedesca Merkel che il Presidente turco Erdogan sostengono il movimento siriano per la democrazia ed esercitano grande influenza sulla Russia: chiediamo loro di agire insieme alla Lega Araba per fare pressione sulla Russia per farle smettere di bloccare l'azione dell'ONU in Siria. Firma questa urgente petizione rivolta alla Germania e alla Turchia: la consegnerò questa settimana ai loro Ministri degli esteri:

http://www.avaaz.org/it/stop_the_horror_in_syria_a/?vl

In Siria sono state uccise almeno 5.500 persone, tante quante durante l’intera guerra in Kosovo. Secondo il personale ospedaliero e alcuni testimoni intervistati da Avaaz, le forze di sicurezza siriane si sono servite di ospedali e mezzi di trasporto della Croce Rossa per arrestare, uccidere e torturare decine di dissidenti democratici e per trattenere in stato di fermo i medici, violando palesemente il diritto internazionale.

Due settimane fa la Russia ha vergognosamente indotto il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a bloccare un’azione globale per fermare il massacro di innocenti da parte del regime siriano. E contemporaneamente ha consegnato armi di grossa potenza a questi macellai.

Ma ora la pressione su Assad sta crescendo: le sanzioni economiche hanno lasciato il suo esercito senza risorse sufficienti e allo stremo delle forze e la Lega Araba gli ha concesso due settimane per incontrarsi con i leader dell’opposizione. Ci sono due paesi chiave che possono fare la differenza per fermare il bagno di sangue: la Turchia, paese confinante della Siria nonché potenza emergente della regione, e la Germania, il secondo partner commerciale della Russia e suo tradizionale mediatore.

Sia la Turchia che la Germania sono sensibili all'opinione pubblica mondiale e stanno emergendo come paladini del movimento pro-democrazia siriano. Una forte pressione da parte nostra potrebbe spingerli a convincere la Russia a smettere di sostenere il regime. Firma la petizione ora: la consegnerò ai Ministri degli esteri della Turchia e della Germania questa settimana:

http://www.avaaz.org/it/stop_the_horror_in_syria_a/?vl

Mentre alcuni governi non sanno come muoversi, i membri di Avaaz stanno facendo la differenza in Siria. Siamo stati in grado di supportare le forti sanzioni al petrolio che hanno gettato le basi per la disfatta di Assad. Abbiamo fatto breccia nel silenzio dei media e lavorato senza sosta per documentare le sparizioni di persone e gli altri numerosi crimini, smontando le bugie del regime. Ora è il momento di mantenere accesa la fiamma della speranza e di illuminare il cammino verso una Siria pacifica e democratica.

Con speranza,

Wissam Tarif e il resto del team di Avaaz

PIU' INFORMAZIONI:

Così l'Occidente arma Siria e Yemen (Terra):
http://www.terranews.it/news/2011/10/co ... en-e-siria

Il veto della Russia all'ONU e le relazioni finanziarie con la Siria (New York Times, in inglese)
http://www.nytimes.com/2011/10/06/world ... syria.html

Siria, sanzioni turche dai primi di ottobre, no misure contro popolazione (Adnkronos International):
http://www.adnkronos.com/IGN/Aki/Italia ... 98646.html

Siria, stop all'Onu da Russia e Cina (Il Sole 24Ore):
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... d=Aa7IWOAE

La Germania è il secondo partner commercial della Russia (sito del Ministero degli esteri tedesco, in tedesco):
http://www.avaaz.org/german_foreign_ministry


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 25/10/2011, 21:31

Se si suicidassero tutti i dittatori (+1) domani... come sarebbe bello!


===

Iran: ‘Giulietta e Romeo moderni’, blogger si suicidano dopo sevizie in carcere

Sul web ormai si parla di loro come di ‘Giulietta e Romeo moderni’ dell’Iran. Due blogger iraniani, la ventottenne Nahal Sahabi e il ventiduenne Behnam Ganji, si sono suicidati a quattro settimane di distanza dopo essere stati imprigionati nel carcere di Evin e aver subito torture e sevizie, riportano tra gli altri il Guardian e il Corriere. Sono stati arrestati perché amici di un altro attivista per i diritti umani e membro del Committee for Human Rights Reporters (CHRR), il ventiseienne Koohyar Goudarzi. Questi era stato arrestato durante le manifestazioni contro la rielezione del presidente Ahmadinejad nel 2009 e condivideva la casa con Ganji. Tenuto in carcere per un anno, era tornato in libertà ma poi prelevato a fine luglio da agenti dei servizi segreti iraniani, mentre Ganji era presente. Per questo anche l’amico è stato condotto nel carcere e con lui la sua fidanzata, Nahal Sahabi. Subiscono interrogatori e torture, secondo alcuni anche stupri, per ottenere una confessione sul presunto collegamento di Goudarzi con il Mek. Questo gruppo (i Mujaheddin del popolo iraniano, detto anche Esercito di Liberazione Nazionale dell’Iran) è attivo nell’opposizione al regime iraniano. E’ stato considerato per molto tempo una organizzazione terroristica, ma la Corte di Giustizia Europa si è pronunciata contro questa definizione.
Ganji, uscito dal carcere, è caduto in depressione e si è suicidato all’inizio di settembre con una overdose di farmaci. La sua fidanzata, Nahal, ha deciso quindi di compiere lo stesso gesto a distanza di un mese, dopo aver lasciato diversi messaggi sul suo blog.
Valentino Salvatore

http://www.uaar.it/news/2011/10/03/iran ... n-carcere/


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 26/10/2011, 0:51

http://www.hiddenfromhistory.org/

http://www.nativiamericani.it/?p=561

...Vi lasciamo alla visione del video, che, per chi non lo sapesse, descrive la storia personale di Kevin Annett quando, nelle veste di reverendo, si è scontrato con la Chiesa Unita per il suo interessamento ai fatti accaduti nelle scuole residenziali canadesi e il genocidio commesso dai responsabili religiosi di queste scuole, dove centinaia di migliaia di bambini Nativi sono stati rinchiusi, dopo essere stati rapiti alle famiglie, e costretti a parlare solo inglese, a dimenticare la propria cultura e a professare la religione cristiana e cattolica. [in Canada ndr]
Qui hanno subito violenze fisiche e sessuali, elettroshock, sterilizzazioni e, in molti casi, la morte. Il film ha ricevuto numerosi premi, al New York Independent Film and Video Festival nel 2006 e come miglior documentario al Los Angeles Independent Film Festival nel marzo 2007. ....


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 30/10/2011, 12:47

http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/10 ... za/167278/

...
La prima ricerca – “La zingara rapitrice Racconti, denunce, sentenze (1986-2007)” – è stata condotta da Sabrina Tosi Cambini e muove dall’analisi di 29 casi di presunti rapimenti di bambini gagé da parte di rom e di 11 casi di sparizioni di minori per cui sono state indagate o accusate persone di etnia rom. Tutti casi a cui le cronache locali e nazionali hanno dato a suo tempo ampio spazio. Attraverso la consultazione dei fascicoli dei tribunali, interviste a testimoni e avvocati, la ricerca ha rivelato come non esista nessun caso in cui sia avvenuta una sottrazione del bambino.
...


Informazione italiana razzista e vergognosa...


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 30/10/2011, 13:35

Frammenti dal letto 14
di Franco Bomprezzi

“Bentornato, come va? Tutto bene”: la domanda non è ironica, è naturale da parte di chi lavora qui, in reparto, tutti i giorni, a contatto con persone di ogni età e di ogni provenienza, unite dalla comune esperienza di un evento traumatico serio, quasi sempre para o tetraplegia. Io sono un po’ borderline, con la mia snobissima osteogenesi imperfetta, ma ormai sono di casa, all’Unità spinale di Niguarda.

Due anni fa qui mi hanno rimesso in condizione di vivere da capo, dopo aver visto la morte da vicino, con l’asportazione totale del colon. Medici e infermieri sanno in pratica tutto di me, del mio corpo, ma anche del mio modo di reagire, di relazionarmi con loro.

Il mondo visto dal letto 14 non è poi così balordo, né ristretto. Stamani, mentre un bravissimo infermiere mi stava lavando dappertutto, parlavamo di politica, di giovani, di speranze, di tasse, di computer. Accettare di affidare se stessi agli altri, che non sono estranei, ma semplicemente persone che hanno a loro volta accettato un lavoro duro, con tanti aspetti gradevoli, crudi, è uno scambio di reciprocità.

Mi viene a trovare qui, nella mia nuova dimora, C., era il mio compagno di stanza a ortopedia, nello stesso ospedale. Siamo stati tre giorni insieme. C. ha 29 anni, romeno di origine, vive a Milano da tanti anni. “Ho la carta d’identità” mi ha detto subito, orgoglioso, in un italiano nitido e ben scandito. Mi ha fatto vedere le foto della sua bimba di dieci mesi. E’ qui per riparare un polso, non una cosa tremenda, ma per lui fondamentale per non perdere il lavoro. Lo pagano a cottimo, fa il gruista, il muratore, qualunque cosa. Per una ditta italiana, ovviamente. Senza contributi, senza assegni familiari, senza ferie, senza diritti. Lo sa benissimo. O così o niente lavoro. Ci siamo scambiati idee, esperienze, speranze.

Accanto a me, qui all’unità spinale, c’è un altro lavoratore, egiziano. Caduto da una scala, come succede nei piccoli lavori di edilizia. Anche lui non sa adesso quale potrebbe essere il suo futuro, con la paraplegia, la perdita della funzionalità delle gambe, e la famiglia in Egitto. Parla coi suoi, fitto fitto, usando skype, la sera, con il suo piccolo computer portatile. E’ sempre triste e preoccupato, e lo capisco.

Ho la sensazione che stia cambiando la tipologia dei ricoverati, qui si vedono finalmente gli italiani nuovi, quelli che fanno i lavori che non ci piacciono o che non rendono abbastanza per vivere. L’assistenza sanitaria resta forse l’ultimo baluardo della nostra civiltà di welfare, e ha pure un costo, forse maggiore se confrontata al rispetto delle regole sul lavoro. Questo costo ci riguarda, ma noi stiamo pensando quasi solo ai tagli.

Guardo la televisione e improvvisamente il dibattito asfissiante attorno alla politica mi pare insopportabile, antico e malato. Provo a pensare che stiamo davvero arrivando a un momento di svolta, qualcosa sta succedendo, magari proprio mentre io, qui, cerco di tornare almeno a sedermi su una sedia a rotelle.

E’ curioso sentirsi vivi e in relazione con il mondo anche qui, nel letto 14. E’ un’occasione irripetibile per sospendere i giudizi, per fare luce dentro di me, per ripensare le modalità di un impegno morale e sociale. Ho la sensazione che oggi la scelta fondamentale sia fra continuare a far finta di niente, oppure dedicare ogni giornata a un pensiero attivo, e magari anche solidale. A costo zero.

http://blog.vita.it/francamente/2011/10 ... -letto-14/


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 30/10/2011, 16:06

http://www.ilmanifesto.it/archivi/fuori ... colo/2568/

Intervista a Kevin Annet, ex sacerdote della Chiesa Unita del Canada, che mercoledì 7 aprile 2010 è stato a Roma, in Parlamento, con due testimoni aborigeni delle Residential Schools
di Marco Cinque
"il manifesto", 4 aprile 2010

Sono ormai diversi anni che Kevin Annet denuncia gli abusi e le stragi dei nativi canadesi nelle cosiddette "scuole residenziali" cattoliche. Prima col libro The Canadian Holocaust, poi col film documentario Unrepentant, diretto da Louie Lawless, Annet sta cercando di scuotere l'opinione pubblica internazionale sulle sistematiche violenze fisiche, sugli abusi sessuali, gli elettroshock, le sterilizzazioni di massa e gli omicidi perpetrati ai danni delle popolazioni native nella seconda metà del XX secolo.

«È necessario che il mondo sappia quello che è successo», recitava una donna nativa in lacrime all'inizio di Unrepentant, ma bisogna vedere se il mondo a cui viene rivolto questo drammatico appello abbia davvero voglia di sapere.

Sia il governo canadese che il capo della Chiesa Cattolica hanno ammesso i crimini commessi nelle scuole residenziali. Infatti, l'11 giugno 2008 il Presidente del Consiglio dei Ministri canadese, Stephen Harper, ha chiesto ufficialmente scusa per il genocidio e per gli abusi inflitti agli aborigeni.
Dal canto suo papa Ratzinger, durante un'udienza con Phil Fontaine, leader discusso e non riconosciuto dalle First Nation, ha espresso «il proprio dolore per l'angoscia causata dalla deplorevole condotta di alcuni membri della Chiesa», che ha causato sofferenza ad «alcuni bimbi indigeni, nell'ambito del sistema scolastico residenziale canadese». Queste scuse però, oltre a sminuire il senso delle proporzioni, somigliano a una sorta di confessione che in un sol colpo pretenderebbe di cancellare le responsabilità dei peccatori e di redimerne automaticamente i peccati. Se dei crimini sono stati commessi ed ammessi, si presume che debbano esistere anche i criminali che li hanno compiuti e risulta strano che gli stessi non vengano né identificati né perseguiti a norma di legge.

Ammontano almeno a 50 mila i bambini morti nelle scuole residenziali cattoliche, senza contare tutti coloro che resteranno segnati per sempre, fisicamente e psicologicamente, dalle torture e dalle violenze subite. Ma la situazione attuale nelle riserve indiane canadesi continua ad essere tragica e i nativi sono ancora vittime di deprivazioni, violenze razziste, discriminazioni e misteriose sparizioni. Negli ultimi 20 anni, circa 500 donne native americane sono svanite nel nulla in tutto il Canada. Annet ha denunciato la scomparsa di molte ospiti aborigene del centro di Vancouver Eastside e il coinvolgimento di agenti della Royal Canadian Mounted Police (RCMP), della Chiesa e dello stesso governo. Tale coinvolgimento, supportato da prove documentali e da dichiarazioni di testimoni oculari, farebbe capo a una rete di pedofili e a un traffico di film porno e di pedopornografia.

Più volte Annet, attraverso il suo programma radiofonico Hidden from History, trasmesso dalla Vancouver Co-op Radio, ha rivelato l'esistenza di luoghi di sepoltura di massa per occultare i resti delle donne assassinate nell'area intorno a Vancouver. Un esame necroscopico sui resti di ossa riesumate, rinvenute nella riserva degli Indiani Musqueam, vicino all'Università della British Columbia nel 2004, ha rivelato infatti che queste appartengono a giovani donne mischiate ad ossa di maiale.

L'11 ottobre 2009, Annet si è recato a Roma per consegnare le richieste dei parenti delle vittime native ai vertici vaticani. A tutt'oggi, nessuna risposta è arrivata dalla Santa Sede. Annet ha ufficialmente richiesto che il 15 aprile venga celebrato come giorno della memoria per l'olocausto dei nativi in Canada. L'autore di Unrepentant sarà di nuovo a Roma per presentare il suo documentario presso la Camera dei deputati, mercoledì 7 aprile, alle ore 14,30. Lo accompagneranno anche due anziani che hanno frequentato le Boarding School, in rappresentanza delle vittime native.

In attesa della sua visita gli abbiamo rivolto alcune domande:

Signor Annet, dall'inizio della sua denuncia pubblica, che sviluppi ci sono stati e quali le reazioni del governo canadese e del Vaticano?

La mia campagna è cominciata nel 1996, ma solo dal 2008 la Chiesa e il Governo canadese hanno cominciato a rispondere all'evidenza delle morti avvenute nelle scuole residenziali. I cattolici e le altre chiese ancora si rifiutano di restituire i resti dei bambini che morirono sotto la loro responsabilità o di indicare i nomi dei responsabili. Le chiese si nascondono dietro i loro avvocati e alle cosiddette «scuse» fatte dal Governo a nome di tutti. Nessuno è stato ancora processato o arrestato per quelle morti, anche se noi abbiamo dimostrato che più di 50.000 bambini indiani morirono lì.

Che risalto è stato dato a questa tragedia dai media canadesi, internazionali ed anche italiani?

I media hanno generalmente ignorato questa storia, specialmente in Canada, dove questi crimini e le prove di questo genocidio sono deliberatamente censurati. In altri paesi, i media ancora non si stanno occupando di questa storia, forse perché il Canada dal punto di vista dei diritti umani ha la reputazione di paese attento ed evoluto, cosa che non è. Ho inviato prove documentate e testimonianze dei crimini accaduti ai media per più di 10 anni, ma raramente le hanno pubblicate e tantomeno trasmesse su radio o televisioni.

Ha mai ricevuto intimidazioni o minacce?

Ricevo regolarmente minacce di morte e di attentati. Ho perso il mio lavoro come pastore, la mia famiglia, il sostentamento. Sono stato aggredito fisicamente, picchiato, minacciato di azioni legali, sottoposto a campagne diffamatorie, censurato e molestato ad ogni livello. In Europa e in Italia c'è una visione edulcorata, turistica e un po' new-age dei nativi canadesi.

Qual è la situazione reale nelle riserve e tra le comunità native?

Lavoro con diversi aborigeni a Vancouver e altre città canadesi, e nelle riserve indiane di tutto l'ovest canadese. La situazione è da terzo mondo: continue morti per malattia, malnutrizione, violenza, suicidi, e gli effetti delle scuole residenziali. C'è gente che muore e scompare tutti i mesi. È un piano per sterminare più indiani possibile e costringerli fuori dalle loro terre per arricchire le multinazionali.

In un documento, dodici anziani del Consiglio, in rappresentanza delle nazioni Cree, Haida, Metis, Squamish e Anishinabe hanno fatto una serie di richieste al Papa Ratzinger ed ai vertici vaticani, tra cui quella di presentarsi davanti al Tribunale Internazionale sui Crimini di Guerra e sul Genocidio in Canada. Che ne pensa?

Io sostengo le richieste di questi capi tribali al Papa e credo che Joseph Ratzinger debba presentarsi davanti al Tribunale per i crimini di Guerra per rispondere alle accuse di genocidio rivolte alla sua chiesa. Il Papa è direttamente implicato nella copertura dei crimini contro quei bambini, sin da quando scrisse la lettera al Vescovo del Nordamerica ordinando di celare le aggressioni sessuali da parte di preti sui fedeli delle loro diocesi. Questo insabbiamento è lo stesso motivo per cui il mondo ancora conosce poco gli omicidi, le torture e le sterilizzazioni perpetrate per decenni nelle scuole residenziali indiane cattoliche in Canada.

VEDI:
canadiangenocide.nativeweb.org
hiddenfromhistory.org
nativiamericani.it
hunkapi.com
associazioneilcerchio.it
video su Arcoiris TV - «Unrepentant»
["Unrepentant" è sottotitolato in italiano]
"il manifesto"
video: "Pedofilia: i segreti di Ratzinger"


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 08/11/2011, 7:28

http://inchieste.repubblica.it/it/repub ... 25620/?rss

"Ecco come hanno lasciato morire Saidou"
in video l'agonia in caserma del senegalese

Un fotogramma del video
L'uomo venne ucciso da un attacco d'asma: "Nessuno lo ha soccorso". L'avvocato chiede di riaprire le indagini dal nostro inviato PAOLO BERIZZI


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 10/11/2011, 13:48

Amnesty International, Campagna per la riforma della Banca Mondiale (CRBM) e Aktivamente promuovono una serata-evento dedicata ai diritti umani e all’ambiente nel Delta del Niger, la regione della Nigeria più ricca di petrolio, ma anche la più povera e degradata dal punto di vista ambientale.

Il programma della serata prevede:
- Letture di brani e poesie di Ken Saro Wiwa e Nnimmo Bassey, a cura di Blas Roca Rey

- Proiezione video:
“OIL FOR NOTHING”, di Luca Tommasini
“POISON FIRE”, di Lars Johansson Maweni

- Screening di un reportage fotografico realizzato da Luca Tommasini

- Presentazione del rapporto “Il Delta dei veleni” redatto da CRBM.

Seguirà un dibattito con le organizzazioni promotrici e altri ospiti.

Media Partner della serara: AmisNet e Ecoradio

Per informazioni:
Luca Manes (CRBM): 335 57 21 837 – 06 78 26 855 - www.crbm.org
Laura Renzi (Amnesty International) 347 1330687 - 06 4490238 - l.renzi@amnesty.it

22 novembre

Nuovo Cinema Aquila
via L'Aquila, 66
Roma (Rome, Italy)

http://www.facebook.com/event.php?eid=157177747714938


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 20/11/2011, 12:04

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20 novembre, giornata dei diritti del bambino.


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 29/11/2011, 22:37

http://www.mistic.it/storiediconfine/di ... eattle.htm

Il Manifesto dei Diritti della Terra

Gli indiani d’America, vivevano riuniti in tribù lungo i fiumi e i laghi: erano spesso nomadi e dediti alla caccia e alla pesca. Ebbero i primi contatti con gli Europei dopo che iniziarono le migrazioni di inglesi nel continente americano. A poco a poco il numero dei bianchi aumentò sempre più costringendoli a ritirarsi in zone sempre più ristrette, per i massacri che subivano ad opera degli invasori, fino ad essere confinati nelle riserve. Ma questo non impedì all'uomo bianco di continuare a sterminarli fino alla quasi estinzione. Difatti attualmente i nativi d' America sono circa 500 mila.

Questa lettera fu scritta dal capo dei Pellirossa Capriolo Zoppo nel 1854 al Presidente degli Stati Uniti Franklin Pirce.

Il documento qui integralmente riprodotto è senz’altro una delle più elevate espressioni di sintonia dell’uomo col creato ed esprime la ricchezza universale dei “popoli nativi”, dei veri “indigeni” di ogni luogo della terra ed è la risposta che il Capo Tribù di Duwamish inviò al Presidente degli Stati Uniti che chiedeva di acquistare la terra dei Pellerossa.

Il grande Capo che sta a Washington ci manda a dire che vuole comprare la nostra terra. Il grande Capo ci manda anche espressioni di amicizia e di buona volontà. Ciò è gentile da parte sua, poiché sappiamo che egli ha bisogno della nostra amicizia in contraccambio. Ma noi consideriamo questa offerta, perché sappiamo che se non venderemo, l’uomo bianco potrebbe venire con i fucili a prendere la nostra terra. Quello che dice il Capo Seattle, il grande Capo di Washington può considerarlo sicuro, come i nostri fratelli bianchi possono considerare sicuro il ritorno delle stagioni.

Le mie parole sono come le stelle e non tramontano. Ma come potete comprare o vendere il cielo, il colore della terra? Questa idea è strana per noi. Noi non siamo proprietari della freschezza dell’aria o dello scintillio dell’acqua: come potete comprarli da noi?
Ogni parte di questa terra è sacra al mio popolo. Ogni ago scintillante di pino, ogni spiaggia sabbiosa, ogni goccia di rugiada nei boschi oscuri, ogni insetto ronzante è sacro nella memoria e nella esperienza del mio popolo. La linfa che circola negli alberi porta le memorie dell’uomo rosso. I morti dell’uomo bianco dimenticano il paese della loro nascita quando vanno a camminare tra le stelle. Noi siamo parte della terra ed essa è parte di noi. I fiori profumati sono nostri fratelli. Il cervo, il cavallo e l’aquila sono nostri fratelli. Le creste rocciose, le essenze dei prati, il calore del corpo dei cavalli e l’uomo, tutti appartengono alla stessa famiglia.

Perciò. Quando il grande Capo che sta a Washington ci manda a dire che vuole comprare la nostra terra, ci chiede molto. Egli ci manda a dire che ci riserverà un posto dove potremo vivere comodamente per conto nostro. Egli sarà nostro padre e noi saremo i suoi figli. Quindi noi considereremo la Vostra offerta di acquisto. Ma non sarà facile perché questa terra per noi è sacra. L’acqua scintillante che scorre nei torrenti e nei fiumi non è soltanto acqua ma è il sangue dei nostri antenati. Se noi vi vendiamo la terra, voi dovete ricordare che essa è sacra e dovete insegnare ai vostri figli che essa è sacra e che ogni tremolante riflesso nell’acqua limpida del lago parla di eventi e di ricordi, nella vita del mio popolo.
Il mormorio dell’acqua è la voce del padre, di mio padre. I fiumi sono i nostri fratelli ed essi saziano la nostra sete. I fiumi portano le nostre canoe e nutrono i nostri figli. Se vi vendiamo la terra, voi dovete ricordare e insegnare ai vostri figli che i fiumi sono i nostri fratelli ed anche i vostri e dovete perciò usare con i fiumi la gentilezza che userete con un fratello.
L’uomo rosso si è sempre ritirato davanti all’avanzata dell’uomo bianco, come la rugiada sulle montagne si ritira davanti al sole del mattino. Ma le ceneri dei nostri padri sono sacre.

Le loro tombe sono terreno sacro e così queste colline e questi alberi. Questa porzione di terra è consacrata, per noi. Noi sappiamo che l’uomo bianco non capisce i nostri pensieri. Una porzione della terra è la stessa per lui come un’altra, perché egli è uno straniero che viene nella notte e prende dalla terra qualunque cosa gli serve. La terra non è suo fratello, ma suo nemico e quando la ha conquistata, egli si sposta, lascia le tombe dei suoi padri dietro di lui e non se ne cura. Le tombe dei suoi padri e i diritti dei suoi figli vengono dimenticati. Egli tratta sua madre, la terra e suo fratello, il cielo, come cose che possono essere comprate, sfruttate e vendute, come fossero pecore o perline colorate.
IL suo appetito divorerà la terra e lascerà dietro solo un deserto.
Non so, i nostri pensieri sono differenti dai vostri pensieri. La vista delle vostre città ferisce gli occhi dell’uomo rosso. Ma forse ciò avviene perché l’uomo rosso è un selvaggio e non capisce.
Non c’è alcun posto quieto nelle città dell’uomo bianco. Alcun posto in cui sentire lo stormire di foglie in primavera o il ronzio delle ali degli insetti. Ma forse io sono un selvaggio e non capisco. Il rumore della città ci sembra soltanto che ferisca gli orecchi. E che cosa è mai la vita, se un uomo non può ascoltare il grido solitario del succiacapre o discorsi delle rane attorno ad uno stagno di notte?
Ma io sono un uomo rosso e non capisco. L’indiano preferisce il dolce rumore del vento che soffia sulla superficie del lago o l’odore del vento stesso, pulito dalla pioggia o profumato dagli aghi di pino.
L’aria è preziosa per l’uomo rosso poiché tutte le cose partecipano dello stesso respiro.
L’uomo bianco sembra non accorgersi dell’aria che respira e come un uomo da molti giorni in agonia, egli è insensibile alla puzza.
Ma se noi vi vendiamo la nostra terra, voi dovete ricordare che l’aria è preziosa per noi e che l’aria ha lo stesso spirito della vita che essa sostiene. Il vento, che ha dato ai nostri padri il primo respiro, riceve anche il loro ultimo respiro. E il vento deve dare anche ai vostri figli lo spirito della vita. E se vi vendiamo la nostra terra, voi dovete tenerla da parte e come sacra, come un posto dove anche l’uomo bianco possa andare a gustare il vento addolcito dai fiori dei prati.
Perciò noi consideriamo l’offerta di comprare la nostra terra, ma se decideremo di accettarla, io porrò una condizione. L’uomo bianco deve trattare gli animali di questa terra come fratelli. Io sono un selvaggio e non capisco altri pensieri. Ho visto migliaia di bisonti che marcivano sulla prateria, lasciati lì dall’uomo bianco che gli aveva sparato dal treno che passava. Io sono un selvaggio e non posso capire come un cavallo di ferro sbuffante possa essere più importante del bisonte, che noi uccidiamo solo per sopravvivere.
Che cosa è l’uomo senza gli animali? Se non ce ne fossero più gli indiani morirebbero di solitudine. Perché qualunque cosa capiti agli animali presto capiterà all’uomo. Tutte le cose sono collegate.
Voi dovete insegnare ai vostri figli che il terreno sotto i loro piedi è la cenere dei nostri antenati. Affinché rispettino la terra, dite ai vostri figli che la terra è ricca delle vite del nostro popolo. Insegnate ai vostri figli quello che noi abbiamo insegnato ai nostri, che la terra è nostra madre. Qualunque cosa capita alla terra, capita anche ai figli della terra. Se gli uomini sputano sulla terra, sputano su se stessi.
Questo noi sappiamo: la terra non appartiene all’uomo, è l’uomo che appartiene alla terra. Questo noi sappiamo. Tutte le cose sono collegate, come il sangue che unisce una famiglia. Qualunque cosa capita alla terra, capita anche ai figli della terra. Non è stato l’uomo a tessere la tela della vita, egli ne è soltanto un filo. Qualunque cosa egli faccia alla tela, lo fa a se stesso. Ma noi consideriamo la vostra offerta di andare nella riserva che avete stabilita per il mio popolo. Noi vivremo per conto nostro e in pace. Importa dove spenderemo il resto dei nostri giorni.
I nostri figli hanno visto i loro padri umiliati nella sconfitta. I nostri guerrieri hanno provato la vergogna. E dopo la sconfitta, essi passano i giorni nell’ozio e contaminano i loro corpi con cibi dolci e bevande forti. Poco importa dove noi passeremo il resto dei nostri giorni: essi non saranno molti. Ancora poche ore, ancora pochi inverni, e nessuno dei figli delle grandi tribù, che una volta vivevano sulla terra e che percorrevano in piccole bande i boschi, rimarrà per piangere le tombe di un popolo, una volta potente e pieno di speranze come il vostro. Ma perché dovrei piangere la scomparsa del mio popolo? Le tribù sono fatte di uomini, niente di più. Gli uomini vanno e vengono come le onde del mare. Anche l’uomo bianco, il cui Dio cammina e parla con lui da amico a amico, non può sfuggire al destino comune.
Può darsi che siamo fratelli, dopo tutto. Vedremo.
Noi sappiamo una cosa che l’uomo bianco forse un giorno scoprirà: il nostro Dio è lo stesso Dio. Può darsi che voi ora pensiate di possederlo, come desiderate possedere la nostra terra. Ma voi non potete possederlo. Egli è il Dio dell’uomo e la sua compassione è uguale per l’uomo rosso come per l’uomo bianco. Questa terra è preziosa anche per lui. E far male alla terra è disprezzare il suo creatore. Anche gli uomini bianchi passeranno, forse prima di altre tribù. Continuate a contaminare il vostro letto e una notte soffocherete nei vostri stessi rifiuti.
Ma nel vostro sparire brillerete vividamente, bruciati dalla forza del Dio che vi portò su questa terra e per qualche scopo speciale vi diede il dominio su questa terra dell’uomo rosso. Questo destino è un mistero per noi, poiché non capiamo perché i bisonti saranno massacrati, i cavalli selvatici tutti domati, gli angoli segreti della foresta pieni dell’odore di molti uomini, la vista delle colline rovinate dai fili del telegrafo. Dov’è la boscaglia? Sparita. Dov’è l’aquila? Sparita. E che cos’è dire addio al cavallo e alla caccia? La fine della vita e l’inizio della sopravvivenza.
Noi potremmo capire se conoscessimo che cos’è che l’uomo bianco sogna, quali speranze egli descriva ai suoi figli nelle lunghe notti invernali, quali visioni egli accenda nelle loro menti, affinché essi desiderino il futuro. Ma noi siamo dei selvaggi. I sogni dell’uomo bianco ci sono nascosti. E poiché ci sono nascosti noi seguiremo i nostri pensieri.
Perciò noi considereremo l’offerta di acquistare la nostra terra. Se accetteremo sarà per assicurarci la riserva che avete promesso. Lì forse potremo vivere gli ultimi nostri giorni come desideriamo. Quando l’ultimo uomo rosso sarà scomparso dalla terra ed il suo ricordo sarà l’ombra di una nuvola che si muove sulla prateria, queste spiagge e queste foreste conserveranno ancora gli spiriti del mio popolo.
Poiché essi amano questa terra come il neonato ama il battito del cuore di sua madre. Così, se noi vi vendiamo la nostra terra, amatela come l’abbiamo amata noi. Conservate in voi la memoria della terra com’essa era quando l’avete presa e con tutta la vostra forza, con tutta la vostra capacità e con tutto il vostro cuore conservatela per i vostri figli ed amatela come Dio ci ama tutti.
Noi sappiamo una cosa, che il nostro Dio è lo stesso Dio. Questa terra è preziosa per Lui. Anche l’uomo bianco non fuggirà al destino comune. Può darsi che siamo fratelli, dopo tutto. Vedremo!
Capriolo Zoppo, 1854


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