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"Il tarlo del cemento che divora il Belpaese" di S. Settis

Dall'innovazione tecnologica alla ricerca, vogliamo trattare in particolar modo i temi legati all'ambiente ed alla energia, non solo pero' con uno sguardo puramente tecnico ma anche con quello politico, piu' ampio, di respiro strategico

Re: "Il tarlo del cemento che divora il Belpaese" di S. Settis

Messaggioda lucameni il 12/09/2011, 0:20

Articolo piuttosto coerente all'argomento:

http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/09 ... ta/156669/
"D' Alema rischia di passare alla storia come il piu' accreditato rivale di Guglielmo il Taciturno" (I. Montanelli, 1994)
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Re: "Il tarlo del cemento che divora il Belpaese" di S. Settis

Messaggioda flaviomob il 27/10/2011, 13:49

dal Fatto di oggi:

Tozzi e Mercalli contro il governo: “Al posto del Tav metta in sicurezza il territorio”

I due conduttori televisivi: "L'esecutivo fa finta che il cambiamento climatico non esista". Al posto delle mega-opere chiedono mille piccoli cantieri per fermare il dissesto idrogeologico. Ma non sono fiduciosi: "Tornerà il sole e ancora una volta ci si dimenticherà di tutto fino alla prossima tragedia"

“L’unica grande opera infrastrutturale della quale l’Italia ha bisogno non è il Tav o il ponte sullo Stretto, ma è un piano per la messa in sicurezza del territorio”. I due volti televisivi del pensiero ambientalista italiano, Mario Tozzi e Luca Mercalli parlano a una voce sola per commentare quanto accaduto in Liguria e Toscana, dove il maltempo ha messo in ginocchio le regioni provocando morti, dispersi e interi paesi evacuati.

Secondo i due esperti, sul banco degli imputati ci sono cinquant’anni di edilizia selvaggia, nessun piano serio per prevenire il dissesto idrogeologico né tantomeno uno straccio di programma per informare la popolazione sui rischi connessi a questo tipo di fenomeni. “Sono nato il 4 novembre del 1966, il giorno dell’alluvione di Firenze – dice Mercalli – Anche allora ci si fece trovare impreparati. Quarantacinque anni dopo non è cambiato niente. Si piange e si contano i morti quando piove e si fa finta di niente quando torna il sole”.

Negli ultimi 45 anni non solo non è andati avanti a cementificare il territorio come se niente fosse, ma il clima impazzito ha aggredito quei terreni resi negli anni fragili e impermeabili alle bordate d’acqua sempre più forti che piovono dal cielo. Un fenomeno che in molti paesi rappresenta una realtà con cui fare i conti, mentre in Italia viene derubricato a superstizione di qualche cassandra travestita da scienziato.

La quantità d’acqua che prima cadeva in un mese, oggi cade in un’ora. E questo è uno dei principali effetti dell’innalzamento della temperatura terrestre, perché l’aria è più calda e l’energia termica che viene sprigionata è maggiore. E questo è un fatto, non un’opinione”, sostiene Tozzi.

Parole che dovrebbero fare fischiare le orecchie ai vari Marcello Dell’Utri, Adriana Poli Bortone, Antonio D’Alì e alla pattuglia di senatori della maggioranza protagonisti, poco più di un anno fa, di una serie di mozioni che negavano l’esistenza del cambiamento climatico come conseguenza dell’azione umana. Secondo loro, il climate change è figlio di non meglio precisati fenomeni astronomici e, nel caso esista realmente, porterà “maggiori benefici” che danni. Come gli scenari apocalittici descritti dagli scienziati dell’Ipcc, l’International panel on climate change delle Nazioni unite. Il loro corposo dossier, considerato dal centrodestra italiano come una iattura anti-sviluppista, valse agli esperti dell’Onu il premio Nobel per la Pace nel 2007.

“Eppure la tropicalizzazione del clima ci sta presentando il conto – sostiene Tozzi – A iniziare dalle flash flood (le bombe d’acqua, alluvioni istantanee, ndr) che sono figlie del clima che si surriscalda e si estremizza. Basti pensare alla Liguria dove nei giorni scorsi sono caduti metà dei centimetri d’acqua che in quel territorio cadono in un anno”.

Una posizione condivisa da Mercalli che ricorda quando durante una recente puntata di Che tempo che fa descriveva in diretta i contenuti del dossier sugli scenari climatici messo a punto dalla Svizzera: “Il governo elvetico ha messo in conto al primo punto gli eventi alluvionali intensi e improvvisi che sono scatenati dall’aumento della temperatura, da noi invece si fanno spallucce e scongiuri per poi dichiarare lo stato di calamità naturale”.

Infatti a differenza di Berna in Italia si preferisce costruire gigantesche opere infrastruturali, giudicate inutili dagli esperti e invise alle popolazioni locali, invece che mettere a punto un piano organico per fronteggiare il dissesto idrogeologico. Un settore che “a partire dal 2006 ha visto i fondi dimezzati, mentre si trovano, o si dice di trovare, i soldi per la Torino-Lione o per il ponte sullo Stretto di Messina”, fa notare Tozzi. “Ma la prevenzione – continua il geologo – non solo salva le vite umane – conviene anche dal punto di vista economico: per un euro speso oggi se ne risparmiano sette in futuro”. Al posto di faraonici ponti e gigantesche gallerie, secondo i due conduttori, bisognerebbe aprire mille piccoli cantieri che mettano in sicurezza colline, paesi e letti di fiumi. “Invece noi siamo il paese delle grandi opere che non vedranno mai la luce del sole, degli sciagurati piani casi, della cementificazione selvaggia e soprattutto dei condoni”, sottolinea amareggiato Tozzi.

A fianco della prevenzione l’altro grande assente dal dibattito è l’informazione, che “è morta” secondo Mercalli per lasciare il campo alla semplice emotività nel commentare emergenze e catastrofi. Il meteorologo cita il caso di New York, quando a fine agosto si è trovata a dover fronteggiare la tempesta Irene. Il piano di evacuazione e le informazioni date alla cittadinanza da parte dell’amministrazione Bloomberg hanno fatto sì che in città non si registrasse nessuna vittima. “Quello che sarebbe successo nel Levante ligure si sapeva con 48 ore di anticipo – attacca Mercalli – Se si fosse messo a punto un serio piano di educazione-informazione per i cittadini, come nella Grande Mela, magari non si sarebbero salvati gli edifici, ma di sicuro le vite umane”.

Tuttavia i due conduttori televisivi guardano al futuro con disillusione e quasi all’unisono dicono: “Dopo la tragedia tornerà il sole e anche questa volta ci si dimenticherà di tutto”. In attesa della prossima alluvione o frana accompagnata dalla solita litania giustificatoria. “Che suonerà ancora più grottesca perché eventi di questa portata non sono più né eccezionali né tantomeno imprevedibili”.


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Re: "Il tarlo del cemento che divora il Belpaese" di S. Settis

Messaggioda cardif il 27/10/2011, 14:37

Quello che si vede nelle catastrofi è il fango che scorre e travolge tutto nei canaloni su cui si è costruito (e fatto costruire).
Basta un'occhiata al territorio per vedere dove ci sono queste situazioni di rischio.
Però si aspetta che succeda, e poi si cercano i responsabili per metterli sotto inchiesta per omicidio colposo.
E' questione di soldi, ovviamente. Ma un po' alla volta qualcosa si potrebbe fare prima. E soprattutto impedire l'aggravamento di queste situazioni, impedendo ulteriori costruzioni e intervenendo sul territorio.
Ma mo' mi so' capito bene?
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Re: "Il tarlo del cemento che divora il Belpaese" di S. Settis

Messaggioda Iafran il 27/10/2011, 17:01

flaviomob ha scritto:ai vari Marcello Dell’Utri, Adriana Poli Bortone, Antonio D’Alì e alla pattuglia di senatori della maggioranza protagonisti, poco più di un anno fa, di una serie di mozioni che negavano l’esistenza del cambiamento climatico come conseguenza dell’azione umana. Secondo loro, il climate change è figlio di non meglio precisati fenomeni astronomici e, nel caso esista realmente, porterà “maggiori benefici” che danni.

Questa non la sapevo ... ma non ne sono meravigliato!
Qualche cornetto, amuleto o altro quando piove e tutto può ... rientrare, quando non piove ... uno bravo shamano ... basta ed avanza
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Re: "Il tarlo del cemento che divora il Belpaese" di S. Settis

Messaggioda ranvit il 27/10/2011, 18:25

Io ho sempre pensato che Tozzi e Mercalli (non lo conosco ma lo associo) sono due imbonitori che vivono raccontando al popolo bue un mare di stupidaggini :D

Questo non toglie che i cambiamenti climatici sono reali....ma probabilmente molto meno gravi di quello che un po' di iettatori vogliono far credere :D

Quando ero piccolo (un bel po' di anni fa) c'erano le stesse abbondanti piogge che ogni tanto facevano strage di uomini e cose. Per esempio, proprio ieri sera uno storico locale ricordava come già nel 1910 a Salerno c'era stata un'alluvione del tutto simile a quella del 1954.

Resta comunque il problema criminale della cementificazione selvaggia nei pressi dei fiumi e dei mari.
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: "Il tarlo del cemento che divora il Belpaese" di S. Settis

Messaggioda flaviomob il 28/10/2011, 1:38

Ma per favore ranvit! ricordati come dileggiavi chi era contro il nucleare e poi, sull'onda emotiva della paura scatenata da Fukushima, hai immediatamente cambiato bandiera! :lol:


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Re: "Il tarlo del cemento che divora il Belpaese" di S. Settis

Messaggioda Iafran il 28/10/2011, 8:45

flaviomob ha scritto:Ma per favore


La scienza è conoscenza, ricerca ... fatica.
Per esempio, i carotaggi nei ghiacciai dell'Antartide (3.800 metri di spessore), confermati da altri in depositi sui margini continentali (Golfo del Leone e Adriatico Centrale, http://www.dta.cnr.it/dmdocuments/pubbl ... ncardi.pdf), hanno rivelato che negli ultimi 800mila anni ci sono state variazioni climatiche ogni 100.000 anni, attribuite a fenomeni astronomici.
Se si dava credito a qualche "shamano" si risparmiavano tempo e denaro (e conoscenza).
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Re: "Il tarlo del cemento che divora il Belpaese" di S. Settis

Messaggioda franz il 28/10/2011, 8:54

flaviomob ha scritto:Ma per favore ranvit! ricordati come dileggiavi chi era contro il nucleare e poi, sull'onda emotiva della paura scatenata da Fukushima, hai immediatamente cambiato bandiera! :lol:

Piccola mozione d'ordine: ma perché ogni volta che si inizia a discutere seriamente, dobbiamo metterla sul personale (critica ridanciana alle scelte personali presenti, passate e future degli interlocutori?)

Ranvit ha ragione. Le alluvioni ed il dissesto in Italia sono endemici da tutto il 1900 ed anche durante il "regno". Ben prima che si parlasse di riscaldamento globale o di cambiamento climatico. O qualcuno che non sia del luogo ha dimenticato il polesine o l'alluvione di Salerno (318 morti nel '54). Per chi volesse rinfrescare .... http://it.wikipedia.org/wiki/Lista_di_a ... _in_Italia
In pratica basta una pioggia intensa che i fautori delle teorie climatiche buchino il video ma il vero problema è il dissesto idrogeologico, del territorio. Le piogge non potremo fermarle per i prossimi 50 anni (amemesso che la causa sia la CO2 e che noi riusciamo a porci rimedio invertendo la tendenza) mentre al dissesto è possibile porre rimedio in un paio di decenni.
Cosa occorre? Per prima cosa la volontà di farlo ed in secondo luogo, molto piu' importante, i soldi. I quali sono il vero punto debole del sistema economico italiano. Debiti tanti, capitali pochi ed in fuga (tranne le case, che non possono certo scappare). Soprattutto non ci sono soldi pubblici e non ne avremo per molto tempo. Questo è noto.
Quindi iniziamo a ipotizzare che i capitali per sistemare il territorio devono venire dai privati. Dagli stessi privati che poi beneficeranno delle misure prese per mettere in sicurezza il territorio. Quindi servono piani locali (l'idea di Tozzi sui microcantieri è ottima) ma il problema è il reperimento dei fondi. È possibile obbligare i privati (ditte e persone fisiche) di un territorio a costituire consorzi privati di bonifica sostituendosi all'inesistente ente pubblico?
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Re: "Il tarlo del cemento che divora il Belpaese" di S. Settis

Messaggioda Iafran il 28/10/2011, 9:50

franz ha scritto:Le piogge non potremo fermarle per i prossimi 50 anni ...

E non potremo mai fermarle ... (le piogge) si dovrebbero solo considerare in fase di progettazione delle opere civili, che dovrebbero essere eseguite ... come progettate.
Il dissesto idrogeologico è connesso all'effetto delle piogge.
Se ci si ricorda di considerare le piogge dopo che è piovuto, si provvede solo all'emergenza ... quando si invoca sempre la prevenzione (... a posteriori), che quando c'è (la prevenzione) fa effetto ma ... non fa "notizia"!
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Re: "Il tarlo del cemento che divora il Belpaese" di S. Settis

Messaggioda franz il 28/10/2011, 11:40

Iafran ha scritto:Il dissesto idrogeologico è connesso all'effetto delle piogge.

... e dal disboscameento e dall'estensione delle superfici edifcate.
In realtà piove da milioni di anni (quando eravamo pochissimi sulla Terra) ma ora siamo sette miliardi e tendiamo ad occupare ogni posto del pianeta, anche quelli piu' pericolosi. E siccome ci sono pochi soldi in giro, quando costruiamo lo facciamo al risparmio, senza considerare i principali rischi. Basterebbe un'assicurazione obbligatoria sul rischio danno della natura (alluvioni, terremoti etc). Il premio , in funzione del rischio, allarmerebbe il proprietario sulla natura del posto in cui sta costruendo. La presenza di opere efficaci di difesa e bonifica abbasserebbe il premio. A questo punto uno si chiede dove sia meglio spendere. Opere di difesa (costose) e poi premi assicurativi bassi oppure niente difesa ma premi assicurativi elevatissimi?
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