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Diritti umani, informazione e comunicazione

Informazioni aggiornate periodicamente da redattori e forumisti

Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 07/04/2011, 21:35

http://www.amnesty.it/elenco-appelli-firma-online.html


07/04/11 - Serbia: il diritto all'alloggio dei rom

In Serbia i rom che vivono in insediamenti informali sono stati sgomberati dalle loro case senza alcuna forma di tutela giuridica. Amnesty International chiede al governo serbo di introdurre una nuova legge che protegga i loro diritti. Unisciti a noi, firma l'appello anche tu!

06/04/11 - Italia: I bambini rom e le loro famiglie devono potere vivere in vere case

A un anno dal lancio dell'azione La risposta sbagliata. Italia: il "Piano nomadi" viola il diritto all'alloggio dei rom a Roma, i sostenitori di Amnesty International in tutto il mondo continuano a chiedere alle autorità italiane di tutelare i diritti dei rom in Italia. Unisciti a noi e chiedi maggiori diritti per i rom in Italia!

06/04/11 - Yemen: è il momento della verità

La situazione dei diritti umani in Yemen si è rapidamente deteriorata nell'ultimo anno. Lo dimostra la brutalità con cui sono state represse le proteste contro il presidente Ali Abdullah Saleh. chiedi l'apertura di un indagine sulle morti dei manifestanti, firma l'appello!

06/04/11 - Azione urgente Libia: quattro uomini detenuti in incommunicado

Una giornalista siriana e suo fratello sono detenuti in isolamento, in Libia, dal 28 marzo. Rischiano torture e altri maltrattamenti. La giornalista è accusata di "comunicare con organismi nemici in tempo di guerra". È prigioniera di coscienza e deve essere rilasciata immediatamente e senza condizioni.

05/04/11 - Azione urgente Libia: arrestata una giornalista siriana

Una giornalista siriana e suo fratello sono detenuti in isolamento, in Libia, dal 28 marzo. Rischiano torture e altri maltrattamenti. La giornalista è accusata di "comunicare con organismi nemici in tempo di guerra". È prigioniera di coscienza e deve essere rilasciata immediatamente e senza condizioni.

01/04/11 - Brasile: tutelare i diritti della comunità guarani kaiowà!

Trentacinque famiglie native guarani-kaiowà della comunità Laranjeira Ñanderu, tra cui circa 85 bambini, vivono in rifugi improvvisati lungo la trafficata strada statale Br-163, a Mato Grosso do Sul. Vivono in condizioni di vita pessime e sono sottoposti a continue minacce. Chiedi al governo di risolvere tutte le questioni relative alle rivendicazioni delle terre dei nativi!

01/04/11 - Azione urgente Libia: rilasciata Eman al-Obaidi, arrestata dopo aver denunciato uno stupro

Aggiornamento Eman al-Obaidi, arrestata dopo aver denunciato di esser stata violentata da membri delle forze del colonnello Mu'ammar Gheddafi, è stata rilasciata. Ora teme per la sua incolumità. Firma l'appello e chiedi giustizia per Eman!

31/03/11 - La Lituania deve respingere la legge omofoba!

Il parlamento lituano (Seimas) ha in programma di votare una proposta di legge che prevede multe da 580 a 2900 euro per le attività di "promozione delle relazioni omosessuali". Aiutaci a fermarli!

28/03/11 - Iran: Ahmad Zeidabadi

Ahmad Zeidabadi è un prigioniero di coscienza, in carcere dal 21 giugno 2009. Durante la sua detenzione è stato picchiato e tenuto in stato di isolamento.

28/03/11 - Usa: salviamo la vita di Troy Davis!

Aggiornamento La Corte suprema non ha accolto la richiesta di appello di Troy Davis che, da quasi 20 anni, è nel braccio della morte. È probabile, pertanto, che venga fissata per la quarta volta la data della sua esecuzione. Chiedi la clemenza!

28/03/11 - Azione urgente Iran: un uomo messo a morte, un altro a rischio di esecuzione

Farzad Alizadeh Mohajer, noto anche come Abu Abbas, è stato messo a morte il 12 gennaio 2011 nel carcere di Evin, a Teheran. Mohammad Zafari, che è stato condannato insieme Farzad Alizadeh Mohajer, rischia l' esecuzione. Opponiti alla pena di morte, firma il nostro appello!

25/03/11 - Bahrein: chiamare a rispondere chi ha usato forza eccessiva e proteggere i manifestanti!

Grazie alle 2259 persone che hanno firmato questo appello, vi terremo aggiornati sull'evoluzione della situazione.

25/03/11 - Azioni Urgenti - Nord Africa e Medio Oriente: non si ferma la richiesta di libertà

Libia, Sudan, Yemen, Siria: centinaia di migliaia di persone sfidano repressione, arresti e tortura per chiedere libertà e riforme. I governi devono porre fine alla repressione violenta delle manifestazioni pacifiche! Firma gli appelli! Aggiornamento 6 aprile

24/03/11 - Azione urgente Siria: manifestanti rilasciati, ma molti sono ancora a rischio

Aggiornamento Cinque delle 92 persone arrestate in Siria tra l'8 e il 23 marzo sono state liberate il 24 marzo; altri due restano in carcere, ma non sono più tenuti in isolamento contrariamente ad altri sei. Non è ancora chiaro lo status dei restanti 79 prigionieri e non è noto il luogo in cui sono detenuti. Chiedi il loro rilascio immediato, firma l'appello!

23/03/11 - Azione urgente Libia: giornalisti detenuti rischiano la tortura

Quattro giornalisti di Al Jazeera che lavorano nella Libia occidentale sono tenuti in isolamento da due settimane. Sono ad alto rischio di tortura e altri maltrattamenti. Chiedi il loro rilascio, firma l'appello!


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 08/04/2011, 21:57

Denuncia torture e si impicca in cella. “Alfano risponda su Carlo Saturno”

L’inascoltato


Patrizio Gonnella*

Angelino Alfano è il ministro della giustizia di Berlusconi. Ma è anche il ministro delle carceri italiane, mai così sovraffollate nella storia d’Italia. Tra le sue tante incombenze ci piacerebbe si occupasse di una vicenda non piccola che riguarda un ragazzo, Carlo Saturno, 22 anni, che sta lottando tra la vita e la morte. La sua vita oramai è appesa a un filo. Ha tentato di suicidarsi nel carcere di Bari.

Nella sua giovane esistenza ha conosciuto le asprezze del carcere, prima quello minorile di Lecce e poi quello per adulti di Bari. Saturno è originario di Manduria e oggi si sarebbe dovuto presentare al tribunale di Lecce come parte lesa in un processo per maltrattamenti. Purtroppo il processo continuerà senza di lui. Nei mesi scorsi aveva avuto il coraggio di costituirsi parte civile contro 9 agenti di polizia penitenziaria accusati di abusi e vessazioni.

I fatti risalgono al 2003, quando – secondo il pm – nell’istituto minorile di Lecce un gruppo di agenti avrebbe costruito una «squadretta» col compito di governare l’istituto con la violenza, trasformando la vita dei ragazzi in un inferno e quella degli altri operatori in un incubo.

Dalle testimonianze raccolte tra i ragazzi e tra gli operatori – tra l’altro dall’ex magistrato e sottosegretario oggi senatore Pd Alberto Maritati – si evincono violenze, abusi, vere e proprie sevizie. Si riferiscono episodi di «ragazzini denudati e pestati in cella», fino a «far uscire sangue da entrambe le orecchie» o «spezzargli tre denti». O ancora, di un ragazzo lasciato «per un’intera notte completamente nudo a dormire in isolamento senza materasso». Uno di quei ragazzi era Carlo Saturno.

Il Gup non ha avuto dubbi nel rinviare a giudizio i 9 imputati poliziotti, ossia l’intera «squadretta». A proposito di prescrizione breve, il processo purtroppo viaggia lentamente, troppo lentamente. Si teme che tutto finisca in nulla. Mentre un giovane coraggioso versa in condizioni disperate: si è impiccato, tentando – praticamente riuscendoci – di ammazzarsi una settimana prima che il processo riprendesse. Non è facile che un detenuto decida di denunciare un poliziotto e di costituirsi parte civile. Teme ripercussioni e ulteriori violenze. Nel buio del carcere di Bari qualcosa è successo anche a Carlo Saturno.

A questo punto due domande chiedono una risposta immediata:
1) dove prestavano servizio i 9 agenti sotto processo al momento del gesto tragico di Carlo Saturno?
2) quali misure sono state prese a sua protezione?

Chiediamo al ministro e ai giudici baresi di procedere aprire un’inchiesta rapida che accerti responsabilità e legami tra il gesto estremo di Saturno e il suo essere parte lesa in un processo per maltrattamenti.

Chiediamo alla magistratura salentina di procedere speditamente verso la fine del processo per le violenze nell’istituto minorile di Lecce in modo da evitare la prescrizione.

Il processo va portato avanti nel nome di Carlo Saturno, coraggiosa parte civile in un procedimento per fatti che non possiamo chiamare tortura solo a causa della mancanza di questo odioso reato nel nostro codice penale.

* Presidente dell’Associazione Antigone

(5 aprile 2011)

http://www.linkontro.info/index.php?opt ... &Itemid=79


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 12/04/2011, 0:29

“Un Paese abbandonato alla morte”, il genocidio dimenticato del Rwanda


”I massacri non furono il frutto di una immediata, estemporanea follia. Le radici di quest’odio sprofondano nel passato della storia coloniale”
(Scritto per noi da Marco Migliorelli).

Insieme per ricordare un milione di vittime. Da 17 anni aprile è per il Rwanda il mese della commemorazione del Genocidio dei Tutsi, consumato con orrida sistematicità dagli Hutu. Decenni di rivalità etnica sfociavano, il 6 aprile del 1994, nei cento giorni più duri della storia contemporanea dell’Africa.
In una sala spoglia della Basilica del Sacro Cuore, isolati dal caos della stazione Termini, il Gruppo degli studenti sopravvissuti al genocidio (Gaerg) e l’organizzazione Dispora Ruandese in Italia in collaborazione con il Consolato onorario del Rwanda in Italia hanno dato corpo al ricordo di quella che difficilmente può essere considerata una semplice guerra civile. Attraverso immagini e racconti i sopravvissuti di ieri, i protagonisti di oggi.
L’Italia è presente nelle parole e nella persona di Maria Pia Fanfani, da sempre impegnata in prima persona sul fronte umanitario ed in quei giorni del 94 fra i pochi a sfidare l’indifferenza e l’indecisione dell’Occidente passando il confine della morte e portando in salvo i bambini di un orfanotrofio: “Ogni volta che dovevamo attraversare un fiume, intorno a noi scorrevano ovunque cadaveri” racconta; e a chi allora la invitava a rinunciare ad entrare in un paese abbandonato alla morte, rispondeva: “e allora portatemi a morire”. Insieme a Pierantonio Costa, il console italiano che contribuì attivamente al salvataggio di duemila tutsi dai massacri, la Fanfani rappresenta la volontà di singole personalità che sono riuscite ad operare positivamente in Africa, nonostante gli oltre cinquant’anni di discutibile e mal pianificata politica estera italiana dalla fine del colonialismo ad oggi.
L’occasione è buona per una serie di riflessioni sul ruolo dell’Occidente nella Storia dell’Africa quanto mai attuale in questi giorni di guerra in Libia e rinnovati massicci sbarchi a Lampedusa. Uno spunto viene dalle parole di Claudileia Lemes Dias, scrittrice brasiliana ed editore presso la Compagnia delle Lettere, realtà editoriale emergente attenta alla cultura della migrazione. Ricorda la Dias che quei massacri non furono il frutto di una immediata, estemporanea follia. Le radici di quest’odio sprofondano nel passato della storia coloniale del Belgio. Nella seconda metà dell’800 i primi coloni belgi effettuarono un censimento della popolazione del Rwanda che grazie all’apporto dell’antropologia razzista, allora crescente baluardo teorico di ogni rispettabile politica coloniale, trasformò una distinzione di tipo sociale ed economico in una netta divisione etnica. Tanto netta da generare una frattura quanto in realtà basata sulla pura osservazione di tratti somatici ed in secondo luogo sul livello di ricchezza. L’impero insegna: divide et impera. Dove c’è una crepa, crea una breccia, una frattura: prendeva corpo il mito della migrazione Camitica, che vuole i tutsi, alti snelli e slanciati come discendenti degli etiopi del Corno d’Africa. I tutsi, minoranza elitaria e interlocutori privilegiati del Regno Belga di Leopoldo II, il tramite fiduciario fra il centro del potere e la periferia del dominio coloniale. Gli hutu la maggioranza silenziosa e asservita.
Si trattava davvero di due etnie distinte? Non è stato mai determinato. Nulla di concreto avvalora lo scientismo della rigorosa aristotelica tendenza dell’Occidente alla categorizzazione compulsiva e finalizzata al controllo. La frattura coloniale si è imposta ad una tradizione fitta di matrimoni misti che non si è mai veramente interrotta e che ha portato, durante il genocidio, all’uccisione di migliaia di hutu moderati e vincolati ai tutsi.
Nella sala sono presenti due donne. Una giovane rwuandese, ebano nel bianco della veste, ricorda i compagni perduti nella selva dei machete. L’altra, una donna anziana, è scampata all’Olocausto e ricorda l’arbitrio della follia che avvicina i due popoli. Una, tutsi, l’altra, ebrea. A vederle non si direbbe: potere della parola. Fabulazione dell’etnicità.

Fonte: http://www.dirittodicritica.com/2011/04 ... utu-17929/


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 12/04/2011, 0:54

https://secure.avaaz.org/it/bradley_man ... 866&v=8817

In questo momento, l'informatore di WikiLeaks Bradley Manning è vittima di torture in una prigione militare americana. Manning è tenuto in totale isolamento, intervallato ogni giorno da momenti in cui viene spogliato, abusato e deriso dagli altri detenuti.

Manning è in attesa di giudizio per aver rivelato documenti contenenti segreti militari a WikiLeaks, incluso un video di soldati americani che massacrano civili iracheni. E il trattamento brutale a lui riservato sembra far parte di una campagna intimidatoria per silenziare eventuali informatori e reprimere WikiLeaks. Il governo americano sull'argomento è diviso, con alcuni esponenti che hanno criticato pubblicamente i militari per il trattamento riservato a Manning, ma finora il Presidente Obama non si è espresso.

Obama ha a cuore la reputazione globale degli Stati Uniti, e noi dobbiamo dimostrargli che ora è in pericolo. Costruiamo un appello globale enorme al governo americano per fermare le torture a Manning, mettendoci così dalla parte della legge. Firma la petizione: il nostro messaggio sarà consegnato attraverso una cartellonistica d'impatto e azioni forti a Washington DC non appena raggiungeremo le 250.000 firme.


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 13/04/2011, 1:40

COMUNICATO STAMPA
CS038-2011

LIBIA: LE UCCISIONI DI PRIGIONIERI DA PARTE DELLE FORZE GOVERNATIVE COSTITUISCONO CRIMINI DI GUERRA, DENUNCIA AMNESTY INTERNATIONAL

I ricercatori di Amnesty International presenti nella Libia orientale hanno rinvenuto le prove di esecuzioni extragiudiziali apparentemente commesse dalle forze del colonnello Gheddafi nella zona di Ajdabiya: il 10 aprile hanno visto i cadaveri di due combattenti dell’opposizione, con le mani dietro la schiena e uccisi con un colpo d’arma da fuoco alla nuca; il giorno dopo, un ulteriore corpo di una persona uccisa con mani e piedi legati.

‘Sulla base di quanto riscontrato dai nostri ricercatori nelle ultime sei settimane, le modalita’ di queste uccisioni fanno supporre che siano state commesse dalle forze leali al colonnello Gheddafi’ – ha dichiarato Malcolm Smart, direttore per il Medio Oriente e l’Africa del Nord di Amnesty International. ‘L’uccisione deliberata di combattenti fatti prigionieri e’ un crimine di guerra. Tutti i responsabili di questi crimini, chi li ha ordinati e consentiti cosi’ come chi li ha eseguiti, devono sapere che saranno chiamati a rispondere del loro operato’.

I delegati di Amnesty International hanno esaminati i primi due corpi nell’obitorio di Bengasi, il 10 aprile. Entrambi avevano ancora le mani legate dietro alla schiena con un filo metallico e mostravano segni di colpi di arma da fuoco sulla nuca e su altre parti del corpo. Erano arrivati da est di Bengasi per aggregarsi alle forze anti-Gheddafi.

Il personale dell’obitorio ha dichiarato ad Amnesty International che un terzo corpo, ucciso con le stesse modalita’, era stato gia’ riconsegnato ai familiari per la sepoltura.

L’11 aprile, nell’ospedale di Ajdabiya, i delegati di Amnesty International hanno visto il corpo di un altro uomo, coi polsi legati dietro la schiena da manette di plastica da cui partiva una corda che le collegava al filo metallico con cui erano bloccate le caviglie. Questo corpo, insieme a quello di un quarto uomo gia’ consegnato ai familiari, era stato rinvenuto all’entrata orientale di Ajdabiya, fino a poco prima sotto il controllo delle forze leali al colonnello Gheddafi.

Non e’ chiaro se questi ultimi due cadaveri fossero di combattenti dell’opposizione oppure di abitanti del luogo fatti prigionieri e poi uccisi.

Amnesty International ha inoltre ricevuto credibili resoconti relativi ad altri quattro casi di combattenti fatti prigionieri e i cui cadaveri sono stati ritrovati con le mani legate dietro la schiena e con molteplici segni di arma da fuoco sulla parte superiore del corpo.

All’indomani della decisione del Consiglio di sicurezza, adottata all’unanimita’ il 26 febbraio, di riferire la situazione della Libia alla Corte penale internazionale, il Procuratore capo della Corte ha aperto un’indagine formale su presunti crimini contro l’umanita’.

‘Le forze del colonnello Gheddafi hanno ripetutamente violato il diritto internazionale e queste nuove uccisioni paiono costituire l’ultimo esempio. Gli autori di questi crimini devono essere chiamati a risponderne di fronte alla Corte penale internazionale’ – ha commentato Smart.

‘La responsabilita’ penale individuale va esercitata nei confronti di tutte le persone coinvolte in questi crimini e a ogni livello della catena di comando, dagli alti vertici militari e della politica fino ai soldati che hanno aperto il fuoco. Agire su ordini superiori non puo’ essere considerato una difesa da parte di chi ha commesso crimini di guerra’ – ha precisato Smart.

Nel corso delle sei settimane di ricerche in Libia, la delegazione di Amnesty International ha rinvenuto ampie prove che le forze del colonnello Gheddafi hanno deliberatamente ucciso manifestanti disarmati, hanno lanciato attacchi diretti contro i civili in fuga dai combattimenti e si sono rese responsabili di sparizioni forzate e torture nei confronti dei detenuti.

La protezione dei civili e di altre persone quali i combattenti che non stanno piu’ prendendo parte alle ostilita’ perche’ si sono arresi, sono stati feriti o sono stati catturati, e’ una pietra miliare del diritto internazionale umanitario. Uccidere deliberatamente combattenti fatti prigionieri e che sono ‘fuori combattimento’ e’ un crimine di guerra ai sensi delle Convenzioni di Ginevra.

FINE DEL COMUNICATO
Roma, 12 aprile 2011


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Senza parole...

Messaggioda flaviomob il 19/04/2011, 16:15

http://milano.corriere.it/milano/notizi ... 2428.shtml

BRESCIA
Morto il piccolo sinti rimasto
senza ossigeno nel campo nomadi


Non ce l'ha fatta Tommaso, 17 mesi: era diventato un simbolo. Soffriva di una rarissima malattia genetica

NOTIZIE CORRELATE
Il bimbo senza ossigeno nella roulotte (17 febbraio 2011)


BRESCIA - Tommaso non ce l'ha fatta. Piccolo e malato, il bambino di 17 mesi, diventato suo malgrado il simbolo della lotta tra sinti e Comune di Brescia, è morto ieri pomeriggio agli Spedali Civili dove era ricoverato da due mesi. Il 14 febbraio scorso, dopo il blitz della polizia locale e la sospensione della corrente alle roulotte del campo, Tommaso era stato ricoverato d'urgenza. Dimesso dopo due giorni, il piccolo si era poi di nuovo aggravato tanto da dover tornare in ospedale. Tommaso soffriva di una malattia genetica rarissima (solo 14 casi al mondo) che si chiama H-ABC: un sondino fissato a una narice e a una macchina per l'ossigeno gli permettevano di sopravvivere, con mamma Fenni ad accudirlo e papà Samuel sempre pronto a qualsiasi emergenza.
Come la notte di San Valentino, quando dopo gli scontri con la polizia, mancata l'elettricità, ha dovuto procurarsi con le buone o con le cattive un generatore portatile per tenere in vita il suo bambino. «È nato così - spiega lo zio, Giovanni Tonsi, allargando le braccia -. Per malattie come la sua non c'è guarigione. Certo, quel giorno che il Comune ha staccato la corrente è stato tutto più difficile...». Al campo di via Orzinuovi, dove l'amministrazione di Palazzo Loggia non ha ancora riattivato i bagni perché aspetta di sgomberare gli ultimi abusivi, non accusano nessuno. Anzi, i sinti tendono la mano al sindaco, Adriano Paroli, perché la morte di Tommy serva a sancire una tregua.

Giuseppe Spatola
19 aprile 2011


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 20/04/2011, 21:59

http://www.amnesty.it/elenco-appelli-firma-online.html

14/04/11 - Azioni Urgenti Kids

È on line la nuova Azione Urgente Kids! Iscriviti e attivati subito in favore Cendy Torres Vergara e sua madre Ingrid!Chiedi che possano continuare a combattere per i diritti umani in Colombia!

14/04/11 - Azione urgente Camerun: scrittore detenuto in durissime condizioni

Bernard Zepherin Teyou, scrittore camerunese, è stato arrestato per aver scritto un libro sulla moglie del presidente ed è un prigioniero di coscienza. Chiedi il suo rilascio immediato, firma l'appello!

13/04/11 - Attivati per il diritto all'alloggio adeguato dei rom a Roma

Partendo dal pregiudizio che tutti i rom sono nomadi, il "Piano nomadi" li condanna a subire sgomberi forzati, interrompe la frequenza scolastica e distrugge ogni possibilità di integrazione. Deve essere rivisto!

13/04/11 - Azione urgente Bahrein: continua la detenzione di manifestanti

Aggiornamento Il 9 marzo è stato arrestato un noto attivista dei diritti umani insieme ai suoi due generi. Questi si aggiungono agli oltre 400 attivisti attualmente in carcere per aver partecipato alle proteste iniziate il 14 febbraio o per averle sostenute. Chiedi il loro riulascio, firma l'appello!

13/04/11 - Stati Uniti: la Corte suprema apre la via all'esecuzione

Aggiornamento La Corte suprema non ha accolto la richiesta di appello di Troy Davis che, da quasi 20 anni, è nel braccio della morte. È probabile, pertanto, che venga fissata per la quarta volta la data della sua esecuzione. Chiedi la clemenza!

12/04/11 - Azione urgente Iran: una legge minaccia le ong

L'Assemblea consultiva islamica, ossia il parlamento dell'Iran anche chiamato majles, sta per far approvare un progetto di legge che annulla la registrazione di tutte le organizzazioni non governative che attualmente operano in Iran. Chiedi di modificare della legge, firma l'appello!

11/04/11 - Azione urgente Iran: torturato l'avvocato di Sakineh Ashtiani

Il figlio di Sakineh Mohammadi Ashtiani, Sajjad Qaderzadeh, e i due giornalisti tedeschi, che avevano cercato di intervistarla, sono stati liberati. Javid Houtan Kiyan, l'avvocato della donna, potrebbe essere stato condannato. Si teme che sia stato torturato o maltrattato. Chiedi l'apertura di un' indagine, firma l'appello!

07/04/11 - Serbia: il diritto all'alloggio dei rom

In Serbia i rom che vivono in insediamenti informali sono stati sgomberati dalle loro case senza alcuna forma di tutela giuridica. Amnesty International chiede al governo serbo di introdurre una nuova legge che protegga i loro diritti. Unisciti a noi, firma l'appello anche tu!

06/04/11 - Yemen: è il momento della verità

Grazie alle 7391 persone che hanno firmato questo appello, vi terremo aggiornati sull'evoluzione della situazione.

06/04/11 - Azione urgente Libia: quattro uomini detenuti in incommunicado

Una giornalista siriana e suo fratello sono detenuti in isolamento, in Libia, dal 28 marzo. Rischiano torture e altri maltrattamenti. La giornalista è accusata di "comunicare con organismi nemici in tempo di guerra". È prigioniera di coscienza e deve essere rilasciata immediatamente e senza condizioni.

05/04/11 - Azione urgente Libia: arrestata una giornalista siriana

Una giornalista siriana e suo fratello sono detenuti in isolamento, in Libia, dal 28 marzo. Rischiano torture e altri maltrattamenti. La giornalista è accusata di "comunicare con organismi nemici in tempo di guerra". È prigioniera di coscienza e deve essere rilasciata immediatamente e senza condizioni.

01/04/11 - Brasile: tutelare i diritti della comunità guarani kaiowà!

Grazie alle 1907 persone che hanno firmato questo appello! Vi terremo aggiornati sull'evoluzione della situazione.

01/04/11 - Azione urgente Libia: rilasciata Eman al-Obaidi, arrestata dopo aver denunciato uno stupro

Aggiornamento Eman al-Obaidi, arrestata dopo aver denunciato di esser stata violentata da membri delle forze del colonnello Mu'ammar Gheddafi, è stata rilasciata. Ora teme per la sua incolumità. Firma l'appello e chiedi giustizia per Eman!

31/03/11 - La Lituania deve respingere la legge omofoba!

Il parlamento lituano (Seimas) ha in programma di votare una proposta di legge che prevede multe da 580 a 2900 euro per le attività di "promozione delle relazioni omosessuali". Aiutaci a fermarli!

28/03/11 - Iran: Ahmad Zeidabadi

Ahmad Zeidabadi è un prigioniero di coscienza, in carcere dal 21 giugno 2009. Durante la sua detenzione è stato picchiato e tenuto in stato di isolamento.


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 21/04/2011, 21:28

Sei gay? Allora muori

David Kato era un militante omosessuale ugandese. Lavorava per l’organizzazione Sexual Minorities Uganda. Insegnante, diplomato in un istituto del Sudafrica post-apartheid, Kato aveva lasciato la professione per dedicarsi unicamente alla difesa dei diritti delle persone gay e lesbiche ugandesi, minacciati da una proposta di legge (depositata in Parlamento nel 2009) che mirava a introdurre la pena di morte per il reato di rapporti omosessuali – una legge delirante, anzi, abominevole di per sé, che tra le altre cose disporrebbe il rimpatrio in Uganda dei cittadini ugandesi che avessero commesso atti omosessuali in altri Stati.

Nel 2010, la rivista locale Rolling Stone indicava Kato e altri 100 attivisti come omosessuali, riportando anche i loro indirizzi. “Impiccateli!”, diceva il titolo. Kato intentò allora causa alla rivista per violazione della privacy, e vinse. Ma non gli servì a nulla: il 26 gennaio 2011, Kato veniva brutalmente assassinato a casa sua.

L’episodio ha avuto vastissima eco. Sul governo ugandese sono piovute durissime critiche ed appelli da tutto il mondo, in particolare da Human Rights Watch e Amnesty International. Ma a turbare oggi non sono solo le blande risposte della polizia, che finora non ha svolto alcuna indagine accurata sull’omicidio, dando credito ad ipotesi inverosimili, bensì una lettera dell’ambasciatore ugandese al presidente del Parlamento europeo, resa nota lo scorso 18 aprile. Nella lettera, l’ambasciatore dichiara che quanto diffuso all’estero sarebbe falso: Kato è stato assassinato da un tizio cui non voleva pagare favori sessuali.

Peccato che delle circostanze specifiche dell’assassinio si sa poco proprio perché sono in atto costanti depistaggi da parte della polizia e del governo ugandesi. Si aggiunga, inoltre, che dietro alla campagna omofobica realizzata da Rolling Stone – insieme alle decine di dichiarazioni, anch’esse omofobiche, di ministri, segretari e sottosottosegretari – si nasconde una chiesa evangelica statunitense, che in una conferenza del 2009 aveva ribadito che “le associazioni gay vengono dall’inferno e costituiscono una minaccia all famiglia e alla società”.

Nulla di nuovo sotto il sole. Da sempre gli omosessuali sono oggetto di violenze e discriminazioni d’ogni tipo. E la risposta tipica l’abbiamo già sentita: se la sono cercata.

E’ la logica perfettamente cristiana della redenzione, che vuole ricondurre tutto ciò che accade non alla violenza di altri contro un individuo o un gruppo, ma alle scelte di quell’individuo e di quel gruppo. La vittima diventa carnefice, responsabile della propria rovina. Come Matthew Shepard, assassinato all’età di 21 anni da due coetanei in Wyoming nel 1998. E’ stata colpa sua – dicevano – perché ci aveva provato con uno dei due. Come il sindaco di Mosca, che in occasione del Gay Pride del 2006 disse ripetutatmente che esso non si sarebbe potuto tenere perchè altrimenti la polizia avrebbe dovuto proteggere i manifestanti dagli attacchi violenti della popolazione.

Tutta gente, questa, che si dichiara religiosa praticante. Bisognerebbe riflettere sul ruolo (primario e, in negativo, indispensabile) del discorso religioso nel convogliare messaggi omofobici e violenti. Succede anche da noi, comunque. Proprio ieri l’onorevole Paola Concia è stata oggetto dell’ennesimo attacco verbale omofobico per strada. Anche lei se l’è cercata – a qualcuno sarà venuto in mente – perché stringeva la mano della sua compagna.

Queste accuse fanno sorridere, ma c’è ben poco di cui sorridere. David Kato avrebbe compiuto 47 anni entro tre settimane e la sua storia dimostra incontestabilmente che di omosessualità si muore ancora. E se non ti uccidono fuori, ricoprono la tua anima d’insulti.

BLOG | di Matteo Winkler - Il fatto quotidiano


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 11/05/2011, 21:43

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La tecnica degli appelli da oltre 40 anni mostra la sua efficacia nel lavoro di Amnesty. Il cammino è stato lungo e il lavoro di AI in favore delle persone a rischio di violazioni dei diritti umani si è andato modificando insieme al cambiamento dei tipi di violazioni dei diritti umani. La nostra storia dimostra che gli appelli e le azioni urgenti funzionano. Farid Tukhbatullin è venuto in Italia a ringraziare Giobbe Covatta per aver firmato l'appello in suo favore. Guarda il video!


Ultimi appelli:

http://www.amnesty.it/flex/cm/pages/Ser ... DPagina/74


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 18/05/2011, 13:31

Messico: attivista Lgbt ucciso in un attacco omofobo
Data di pubblicazione dell'appello: 17.05.2011
Status dell'appello: aperto
UA: 137/11 Index: AMR 41/028/2011


Quetzalcoatl Leija Herrera, attivista per i diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender(Lgbt), è stato ucciso nello stato del Guerrero, in quello che sembra essere stato un attacco a carattere omofobo. Altri membri dell'organizzazione per la quale lavorava e attivisti per i diritti delle persone Lgbt rischiano di essere aggrediti.

Il 4 maggio, Quetzalcoatl Leija Herrera, direttore del Centro studi e progetti per lo sviluppo umano integrato (Centro de Estudios y para el Desarrollo Proyectos Humano Integral, Ceprodehi), è stato aggredito e ucciso a Chilpancingo, capitale dello stato del Guerrero (sud del Messico) da uomini non identificati. Sembra che stesse tornando a casa a piedi dopo aver trascorso una serata con altre persone.

Quetzalcoatl Leija Herrera è stato un fervente difensore dei diritti delle persone Lgbt. Insieme ai suoi colleghi ha organizzato ogni anno a giugno la marcia del Gay Pride a Chilpancingo. Negli anni scorsi, lui e altri membri del Ceprodehi erano stati minacciati telefonicamente di non tenere la marcia altrimenti avrebbero rischiato la morte. A seguito delle loro denunce, la polizia avevano fornito loro protezione durante le marce.

Restano da chiarire le circostanze della morte di Quetzalcoatl Leija Herrera, ma Amnesty International teme che possano essere collegate al suo lavoro presso Ceprodehi e alle sue attività in difesa dei diritti delle persone gay.

La polizia dello stato del Guerrero, che sta indagando sull'uccisione, ha riferito di aver trattenuto per due giorni un suo amico della comunità Lgbt, che è stata l'ultima persona ad averlo visto in vita. Successivamente è stato rilasciato. Altri membri della comunità Lgbt sono stati interrogati, e tra questi anche precedenti partner di Quetzalcoatl Leija Herrera. Sebbene sia essenziale che le autorità seguano tutte le piste, anche in casi analoghi verificatesi in altre regioni del Messico la polizia e i pubblici ministeri hanno sempre incentrato le ricerche unicamente sulle relazioni personali delle vittime, piuttosto che indagare sui possibili moventi a carattere omofobo.

Le persone Lgbt e gli attivisti continuano a subire aggressioni e intimidazioni in Messico, in particolare al di fuori di Città del Messico. L'impunità per questo tipo di crimini rimane diffusa e le misure adottate dalle autorità per proteggere da attacchi omofobici e per rendere efficace la legislazione antidiscriminazione sono insufficienti, soprattutto nei piccoli centri urbani.

http://www.amnesty.it/messico_attivista_lgbt_ucciso

altri appelli

http://www.amnesty.it/flex/cm/pages/Ser ... DPagina/74


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