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Diritti umani, informazione e comunicazione

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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 11/03/2011, 16:15

http://www.youtube.com/watch?v=7f90PJf7 ... r_embedded

Carmen Consoli e i Lautari - Omaggio a Peppino Impastato


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 17/03/2011, 17:51

http://www.repubblica.it/salute/medicin ... f=HREC1-11

La vergogna degli Ospedali psichiatrici
"Condizioni disumane per gli internati"

La denuncia della commissione del Senato che ha visitato le sei strutture giudiziarie italiane: "Muri cadenti, malati lasciati senza cure e nella sporcizia; tre Opg sarebbero da chiudere subito". C'è chi è dentro per essersi travestito da donna 25 anni fa. Domenica sera tutte le immagini a "Presa Diretta"
di ADELE SARNO

[..]


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 20/03/2011, 19:55

L’ECATOMBE DEI TESTIMONI

- di Luigi Grimaldi -

Diciassette anni fa a Mogadiscio venivano uccisi Ilaria Alpi e Milan Hrovatin. Da quel 20 marzo soltanto silenzi, menzogne e troppe morti sospette

Ricorre oggi il 17° anniversario dell’assassinio a Mogadiscio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. 17 anni di silenzi, di menzogne, di conclamati depistaggi e insistiti insabbiamenti. Uno sforzo permanente, di proporzioni mai viste ad eccezione della strage di Ustica o del caso-Moro. Uno impegno orchestrato da mani invisibili alla giustizia, sintomatico del fatto, ormai certo, che questo duplice delitto non possa essere considerato “normale” per quanto la parola “normale” mal si adatti a qualunque fatto di sangue.
Stranezze, calunnie, segreti e delitti a distanza di 17 anni affollano ancora uno dei più intricati misteri d’Italia. In questo contesto c’è un aspetto poco noto, mal sondato, ma gravissimo e del tutto ignorato dai media che, con una certa fatica e spesso con riluttanza, cercano di seguire la vicenda e le piste di questa brutta storia che talvolta si affaccia alla finestra della informazione nazionale. Sono le vicissitudini di tutti i testimoni più importanti del delitto Alpi Hrovatin che immancabilmente, per chi ha la pazienza di scavare tra le carte, si concludono con altrettante morti misteriose. La cosiddetta “donna del the”, che ha testimoniato sulle manovre preparatorie dell’agguato mortale ai due reporter della Rai davanti all’Hotal Amana, è scomparsa e di lei non c’è traccia. L’autista di Ilaria, Ali Abdi, venuto in Italia ha poi rinunciato al programma di protezione accordatogli nel nostro Paese: pochi giorni dopo il suo ritorno in Somalia è stato trovato morto (non si sa se per droga o avvelenamento, il termine somalo usato nei giornali di Mogadiscio che hanno dato la notizia ha entrambi i significati). Starlin Arush, una buona conoscente di Ilaria, presidente dell’associazione delle donne somale e impegnata anche a livello politico, dopo l’agguato del 20 marzo 1994 si era incontrata nella sua abitazione con l’autista di Ilaria, dopo aver rilasciato una nota intervista a Isabel Pisano (buona amica di Francesco Pazienza) e autrice di un documentario sul caso per la trasmissione Rai Format, andata in onda col titolo “Chi ha paura di Ilaria?”, è stata uccisa in circostanze misteriose, nel febbraio 2003, nel corso di una rapina lungo la strada che dall’aeroporto di Nairobi porta in città.
E ancora. Il colonnello Awes: capo della sicurezza dell’albergo Amana, nei pressi del quale avviene l’agguato mortale ai due giornalisti della Rai: è deceduto non si sa in quali circostanze né in quale periodo preciso. È stato forse l’ultimo che ha visto Ilaria e Miran vivi. Altri testimoni, o per lo meno persone ritratte nei filmati girati dalla Tv Abc nell’immediatezza del delitto, sono morte. Come, ad esempio, «l’uomo con la maglia gialla e grigio-azzurra» che si vede durante il trasporto del corpo di Ilaria sulla macchina di Giancarlo Marocchino (l’imprenditore italiano che per primo arriva sulla scena del delitto), mentre passa nelle mani dello stesso alcuni oggetti: un taccuino, una macchina fotografica, una radio trasmittente o un registratore. Di costui si sa che era un uomo della scorta di Marocchino, il quale ha riferito trattarsi di una persona (di cui non ha fornito il nome) deceduta «sparandosi accidentalmente».

C’è poi Carlo Mavroleon, l’operatore della Tv americana Abc, che ha girato le immagini: è stato assassinato in Afghanistan nel 1997. Anche Vittorio Lenzi, operatore della televisione svizzera, presente nei primi momenti dopo il delitto è morto qualche anno dopo in uno strano incidente stradale. Il colonnello Ali Jirow Shermarke ha firmato un rapporto investigativo per le Nazioni Unite che accusava Giancarlo Marocchino, a seguito di una indagine che aveva svolto in quanto capo della Divisione investigativa criminale di Mogadiscio. Anch’egli è morto senza che si sappia quando e come. Il suo rapporto, pervenuto nel dicembre 1994 al dottor De Gasperis della procura di Roma, ipotizzava un coinvolgimento di Giancarlo Marocchino (definito da Carlo Taormina ai tempi della Commissione parlamentare di inchiesta come «il principale collaboratore per la ricerca della verità») e sosteneva che Ilaria e Miran sarebbero stati visti uscire, prima dell’agguato, da un garage dello stesso faccendiere italiano.
Shermarke è stato sentito a verbale dal giudice Pititto il 26 luglio 1996: in quell’occasione ha confermato il rapporto e aggiunto che: «Appena Ilaria arrivò in albergo, ancora prima che lei potesse lavarsi, ricevette una telefonata… una chiamata del Marocchino, al che lei uscì fuori dall’albergo chiedendo chi ci fosse dei guardiani perché doveva andare subito a casa del Marocchino… io credo che a uccidere i due giornalisti sia stato il Marocchino».
Marocchino, collegato da un lato a personaggi oggetto della archiviata inchiesta Sistemi Criminali di Palermo (che vedeva indagati nell’ambito di un progetto eversivo tendente a minare l’unità nazionale anche la cupola dei mafiosi stragisti insieme a personaggi come Licio Gelli e Stefano Delle Chiaie), e dall’altro ai protagonisti del cosiddetto progetto Urano (un piano di traffico e smaltimento di scorie tossiche e radioattive in Somalia in cambio di armi, coordinato da un uomo del gruppo di lavoro organizzato nel 1992 da Marcello Dell’Utri per la creazione di Forza Italia) non è mai stato iscritto nel registro degli indagati della procura di Roma per il duplice delitto.
C’è poi il nipote della fonte Gargallo. Il somalo da una vita in Italia, ex collaboratore di Marocchino, che ha consentito alla Digos di Udine di ricostruire nei dettagli la vicenda dell’omicidio dei due giornalisti della Rai rintracciando in Somalia testimoni oculari poi fatti arrivare in Italia e accompagnati nel nostro Paese proprio dal nipote: è stato ucciso da un gruppo di uomini armati a Mogadiscio, in un agguato, secondo quanto riferito dallo stesso Gargallo.
Insomma, accanto agli omicidi di Ilaria e Miran, c’è un ecatombe di testimoni, un tasso di mortalità spropositato: anche per coprire traffici di armi e di rifiuti.

http://www.cadoinpiedi.it/2011/03/20/le ... imoni.html


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 22/03/2011, 13:43

Appelli on line

http://www.amnesty.it/flex/cm/pages/Ser ... DPagina/74

21/03/11 - Kenya: diritto all'acqua e ai servizi igienici negli insediamenti abitativi precari di Nairobi

Più della metà della popolazione di Nairobi vive in insediamenti abitativi precari. Vivono senza accesso all'acqua, agli ospedali, alle scuole e agli altri servizi pubblici essenziali.
Chiedi giustizia per tutto loro, firma l'appello!

18/03/11 - Azione urgente Messico: attiviste dei diritti umani minacciate di morte!

Marisela Ortiz e Maria Luisa García Andrade, attiviste dei diritti umani, sono dovute fuggire da Ciudad Juarez a seguito di numerose minacce. Le loro vite e quelle dei loro familiari sono in pericolo. Chiedi al governo messicano di difendere le attiviste per i diritti umani!

16/03/11 - Iraq: Walid Yunis Ahmad imprigionato dopo ingiusto processo

Aggiornamento - Walid Yunis Ahmad è stato condannato a cinque anni di prigione dopo un ingiusto processo. Chiedi giustizia per Walid!

14/03/11 - Azione urgente Sudan: ancora molti detenuti dopo le proteste

Aggiornamento Circa 20 persone, arrestate dopo le manifestazioni del 30 gennaio e 2 febbraio di Khartoum, capitale del Sudan, sono ancora in carcere e rischiano tortura o altri maltrattamenti. Chiedi il rilascio immediato di tutti i detenuti!

11/03/11 - L'Italia deve agire per porre fine alle violenze in Libia!

Aggiornamento Decine di migliaia di persone sono in fuga dalla violenza e dalla persecuzione in Libia e in cerca di sicurezza nei paesi vicini. Chiedi al governo italiano di intervenire in prima linea in difesa dei diritti dei diritti umani. Firma subito l'appello!

10/03/11 - Azione chiusa Usa: l'Illinois a un passo dalla fine delle esecuzioni!

Grazie alle 4208 persone che hanno firmato l'appello. Buona notizia: il 9 marzo 2011, dopo una moratoria sulle esecuzioni durata 11 anni, l'Illinois è diventato il sedicesimo stato degli Usa ad abolire la pena di morte. Il governatore Pat Quinn, nel prendere la decisione, ha anche commutato le condanne a morte degli ultimi 15 prigionieri in attesa di esecuzione.

08/03/11 - Iran: Hengameh Shahidi deve essere rilasciata!

Hengameh Shahidi è una prigioniera di coscienza detenuta solo per il pacifico esercizio del suo diritto alla libertà di espressione e associazione. Aiutaci a liberarla!

08/03/11 - Nicaragua: fermiamo la violenza sessuale contro donne e ragazze!

In Nicaragua, stupri e abusi sessuali sono molto diffusi. Molte giovani ragazze scoprono inoltre di essere rimaste incinte in seguito a uno stupro. Il divieto assoluto di aborto non lascia loro molte alternative e contribuisce di fatto all'aumento della mortalità materna.

03/03/11 - Azione urgente Iran: condannato attivista iraniano per i diritti umani!

Navid Khanjani, membro di due organizzazioni iraniane per i diritti umani, è stato condannato a 12 anni di carcere il 31 gennaio 2011. Ha presentato appello, ma la data dell'udienza non è stata ancora fissata. Chiedi la revisione della condanna, firma l'appello!

03/03/11 - Azione urgente Iran: scomparsi i due leader Mousavi e Karroubi e le rispettive mogli

I leader dell'opposizione iraniana Hossein Mousavi e Mehdi Karroubi, e le rispettive mogli Fatemeh Zahra e Rahnavard Karroubi, sono stati prelevati nelle loro abitazioni dalle forze di sicurezza il 24 febbraio 2011. Chiedi il loro rilascio, firma l'appello!

01/03/11 - Georgia (Usa): Troy Davis, una vita senza la pena di morte

Aggiornamento Troy Davis si trova nel braccio della morte da quasi 20 anni e per ben tre volte è arrivato a un passo dall'esecuzione. Dì no alla pena di morte, chiedi alle autorità della Georgia di concedere la clemenza!

01/03/11 - Azione chiusa Iran: si teme l'avvenuta esecuzione di un curdo iraniano

Grazie alle 1579 persone che hanno firmato per questo appello, vi terremo aggiornati sull'evoluzione della situazione.

01/03/11 - Azione urgente - Bielorussia: due uomini in attesa di esecuzione

Le domande di grazia di Aleh Gryshkautstou e Andrei Burdyka, detenuti nel braccio della morte in Bielorussia, sono state respinte. Potrebbero essere messi a morte nelle prossime settimane. Ferma la pena di morte, firma l'appello!

25/02/11 - Azione urgente Iran: arrestati studenti che manifestavano

Iman Sedighi è stato rilasciato dopo 20 giorni di isolamento. La'zione è chiusa in attesa di aggiornamento sulle condizioni degli altri studenti. Grazie alle 3225 persone che hanno firmato questo appello.

21/02/11 - Appello chiuso Cina: ancora nessuna giustizia per Mao Hengfeng!

Aggiornamento 21 febbraio 2011 Mao Hengfeng è stata liberata stamattina alle 6 con sei mesi d'anticipo dalla fine della sua condanna. Grazie alle 2309 persone che hanno firmato in suo favore.


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 24/03/2011, 11:10

GIOVEDI 24 MARZO 2011

Home » Cultura » Diritti » La violenza contro le detenute: nelle caserme, nelle carceri e nei Cie


La violenza contro le detenute: nelle caserme, nelle carceri e nei Cie


- di Sonia Sabelli -


Abbiamo sempre detto che «per ogni donna stuprata e offesa siamo tutte parte lesa». Ma cosa cambia se chi subisce una violenza sessuale è una donna o una transessuale? Se è bianca o nera? Migrante o cittadina? Imprenditrice, operaia o disoccupata? Lbera o detenuta? “Santa” o “puttana”? Vorrei suggerire qui alcuni spunti di riflessione sulla necessità di utilizzare le categorie di genere, razza e classe, per reagire alla violenza sessuale oggi in Italia.
Nelle aule dei tribunali, le donne che denunciano uno stupro sono spesso trattate come imputate e i difensori degli stupratori si affannano a demolire la loro credibilità, facendo leva sulla loro presunta immoralità e disponibilità. Niente di più facile se la vittima eccede la norma morale ed eterosessuale, se attraversa i confini dell’identità nazionale o infrange la linea del colore. Meglio ancora – per distruggere la sua credibilità – se lei è una detenuta, una lavoratrice del sesso o una “clandestina”, e se lo stupratore è anche il suo carceriere. Infatti, sia che si trovi in carcere per aver commesso un reato, sia che si trovi in un Cie perché non ha i documenti in regola, lei è considerata “illegale” e rappresenta una “minaccia” per la sicurezza pubblica che lui, invece, dovrebbe tutelare.

La donna che ha denunciato di essere stata violentata dai carabinieri che l’avevano in custodia, in una caserma a Roma, è stata subito dipinta dalla stampa come una ragazza madre, senza casa e lavoro: una ragazza giovane e bella ma «dalla vita complicata». Mentre il comando generale dei carabinieri si affrettava a sottolineare che i militari coinvolti possono vantare un «foglio disciplinare immacolato», loro si difendevano sostenendo che lei era «consenziente». Come se una persona privata della propria libertà potesse essere libera di scegliere.

Inoltre, il sindaco di Roma ha assicurato che le «eventuali mele marce» saranno immediatamente isolate; ma c’è chi si domanda se marce siano solo alcune mele, oppure tutta la piantagione. A partire da questo interrogativo, alcune femministe hanno compilato una lista dei più recenti episodi di violenze sessuali compiute dagli uomini delle forze dell’ordine, da distribuire l’8 marzo in diverse città. Nella maggior parte dei casi si tratta di violenze subite da donne e transessuali recluse nelle caserme, nelle carceri e nei Cie. Violenze che si consumano proprio a partire dalla relazione di potere che si instaura tra carcerate e carcerieri (così come nei secoli scorsi avveniva nelle colonie, tra colonizzate e colonizzatori, o nelle piantagioni, tra schiave e padroni).

In particolare, sembra che le molestie e i ricatti sessuali nei confronti delle recluse nei Cie siano all’ordine del giorno: ogni necessità legata alla loro sopravvivenza quotidiana (dal pacchetto di sigarette alla scheda telefonica) può essere soddisfatta in cambio di una prestazione sessuale fornita ai rappresentanti delle forze dell’ordine o agli operatori degli enti gestori.

Nel 2009 noinonsiamocomplici – uno slogan con cui è stato avviato un percorso di donne, femministe e lesbiche contro i Cie, come luoghi privilegiati della violenza contro le migranti – ha diffuso un Dossier sulle violenze fuori e dentro i Cie contro le donne migranti, che fa risalire al 1999 le prime testimonianze di molestie sessuali nei confronti delle detenute.

Emerge così una realtà in cui i carcerieri sono liberi di disporre dei corpi delle recluse, coperti dalla connivenza istituzionale, perché quello che avviene all’interno delle “gabbie” rimane confinato in questi luoghi remoti e invisibili, veri e propri campi di internamento in cui vige un perenne stato di eccezione. E se qualcuna reagisce, difficilmente trova ascolto e sostegno.
L’esperienza di Joy – la donna nigeriana che ha denunciato un ispettore di polizia per la violenza subita mentre era detenuta nel Cie di via Corelli a Milano – dimostra che, in un’aula di tribunale, la parola di una “straniera” conta decisamente meno di quella di un uomo in divisa. Infatti, durante il processo, non solo il suo racconto non è stato ritenuto “attendibile”, ma per di più Joy è stata ripagata con una denuncia per calunnia.

Le motivazioni dell’assoluzione dell’ispettore Vittorio Addesso sono una summa dei peggiori stereotipi razzisti, al servizio di una strategia che mira a demolire la credibilità di Joy. Come si legge nel documento, in un processo per stupro le dichiarazioni della vittima «possono costituire da sole prova sufficiente per l’affermazione della responsabilità penale» dello stupratore, ma ciò può avvenire «solo dopo avere doverosamente e rigorosamente vagliato l’attendibilità della persona offesa».

Ecco che allora – nella peggiore tradizione dei processi per stupro, in cui la vittima si trasforma in imputata – si sottolineano (anche graficamente) le «numerose incongruenze» delle dichiarazioni di Joy; la si dipinge come colei che capeggia la protesta delle recluse nigeriane, che nel Cie si distinguono per «comportamenti particolarmente violenti e scomposti»; e si fa notare che nessun’altra detenuta, né nigeriana, né di «razza bianca» (sì, sembra incredibile ma c’è scritto proprio così) ha testimoniato a suo favore. Dimenticando che le altre ragazze presenti sono state «deportate in Nigeria prima di poter parlare».

Inoltre Hellen, l’unica teste a suo favore, che però si esprimerebbe «in modo un po’ disordinato», non sarebbe attendibile perché condivide con Joy la nazionalità, la condizione di “irregolarità” e l’accusa di aver partecipato alla rivolta contro la legge che ha prolungato la detenzione nei Cie fino a sei mesi. Così, dimostrata l’«inattendibilità delle dichiarazioni delle due donne», e dimostrato che il loro racconto è illogico e inverosimile semplicemente perché descrive una situazione «assurda» (!), il giudice conclude con certezza che il fatto non sussiste.

Sono invece considerate attendibili le dichiarazioni dell’ispettore Addesso, che respinge «con fermezza» le accuse, suggerendo che la denuncia è uno strumento per ottenere un permesso di soggiorno e sfuggire così all’espulsione, e quelle di Mauro Tavelli, l’altro ispettore in servizio a via Corelli, poi condannato a sette anni e due mesi di reclusione per aver violentato una transessuale brasiliana reclusa nello stesso Cie. Ma di questo non si fa cenno nel testo, così come non si accenna nemmeno al fatto che Joy, come tante altre ragazze nigeriane rinchiuse nei Cie, è una vittima di tratta e in quanto tale ha diritto a un permesso di soggiorno.

Non è un caso che, a parte poche eccezioni, la stampa non abbia dedicato alcuna attenzione a questa vicenda: la reazione dei media e dell’opinione pubblica italiana di fronte alla violenza sessuale è fortemente condizionata dall’etnicità degli stupratori e delle vittime; le prime pagine della cronaca sono riservate allo “stupratore immigrato” e una donna nera violentata da un uomo bianco non fa notizia.

Stupisce invece che – nonostante alcuni collettivi di femministe e lesbiche abbiano avviato un percorso di lotta con Joy, che è riuscito a bloccare i numerosi tentativi di chiuderle la bocca rispedendola in Nigeria – le donne non si siano mobilitate in massa al suo fianco. Se la grande manifestazione femminista del novembre 2007, all’indomani dell’omicidio di Giovanna Reggiani, era stata capace di denunciare la strumentalizzazione della violenza sessuale a fini razzisti, oggi non siamo state in grado di fare altrettanto. E invece, davanti al rischio che Joy si trovi ancora in un’aula di tribunale a dover fronteggiare, stavolta nel ruolo di imputata, un procedimento per calunnia, è necessario continuare a mantenere alta l’attenzione, allargando la mobilitazione e moltiplicando le iniziative a suo favore.

Mentre le leggi che dovrebbero contrastare la violenza sessuale sembrano spesso orientate solo a proteggere i corpi delle donne bianche e di classe media dalla minaccia dello “straniero stupratore” (giustificando provvedimenti xenofobi e securitari), la lotta contro le violenze subite dalle migranti recluse nei Cie rimane confinata solo a una parte del movimento femminista e/o antirazzista. Invece dovrebbe essere una priorità per tutte noi. Una strategia efficace contro lo stupro non può prescindere, infatti, dal riconoscimento dell’intersezione di genere, razza, classe e dalla necessità di contrastare sia il sessismo che il razzismo, non solo sostenendo le donne migranti che subiscono la violenza sessuale, ma soprattutto lottando insieme per smascherare la manipolazione razzista e classista dello stupro.

Per maggiori informazioni: noinonsiamocomplici

http://www.zeroviolenzadonne.it/index.p ... 5&Itemid=0


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda ranvit il 24/03/2011, 13:45

Premesso che una donna anche se consenziente non puo' essere oggetto di sesso in sedi istituzionali, comunque!

Ben vengano tutte le iniziative a tutela delle donne...e dei bambini in generale.
La violenza contro chiunque va esecrata. Per esempio, sono almeno altrettanto i maschietti adolescenti molestati e violentati (che le donne)...per non parlare del fenomeno del "nonnismo" tra adolescenti che anche quando non arriva alla violenza sessuale è terribilmente "marchiante".

Bisogna inoltre, comunque, fare attenzione agli eccessi :
- ormai un uomo adulto che vuole fare una carezza ad un bambino...deve stare molto attento (viene immediatamente guardato con sospetto).
- ormai un uomo puo' essere messo nei guai con troppa faciltà da una donna (dispetto o ritorsione o ricatto...).

Vittorio
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda flaviomob il 26/03/2011, 16:14

Vittorio, per favore, manteniamo fermo il dato di realtà e i termini generali del problema.

La violenza subita dal partner, marito, fidanzato o padre che sia, è la prima causa di morte e invalidità permanente per le donne fra i 16 e 44 anni, ancora prima del cancro, incidenti stradali e la guerra. E' quanto emerge da un'indagine del Consiglio d'Europa, resa pubblica in occasione della presentazione dell'"Osservatorio criminologico e multidisciplinare sulla violenza di genere".


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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda ranvit il 26/03/2011, 16:35

flaviomob ha scritto:Vittorio, per favore, manteniamo fermo il dato di realtà e i termini generali del problema.

La violenza subita dal partner, marito, fidanzato o padre che sia, è la prima causa di morte e invalidità permanente per le donne fra i 16 e 44 anni, ancora prima del cancro, incidenti stradali e la guerra. E' quanto emerge da un'indagine del Consiglio d'Europa, resa pubblica in occasione della presentazione dell'"Osservatorio criminologico e multidisciplinare sulla violenza di genere".


Dando per condivisa l'affermazione del Consiglio d'Europa...anche se resta la mancanza di un'analisi senza fumisterie intellettualistiche e isterie femministe (perchè se vera in assoluto non resterebbe che ammazzare tutti i maschi della Terra)...quanto da me affermato nel post precedente non confligge affatto e costituisce un reale problema che mina profondamente il vivere di tutti.

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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda annalu il 26/03/2011, 16:56

ranvit ha scritto:Dando per condivisa l'affermazione del Consiglio d'Europa...anche se resta la mancanza di un'analisi senza fumisterie intellettualistiche e isterie femministe (perchè se vera in assoluto non resterebbe che ammazzare tutti i maschi della Terra) [...]

Certo che il tuo modo di discutere, caro amico, sta diventando irritante e provocatorio.
Non solo metti in dubbio analisi molto serie del Consiglio d'Europa, avvalorate da studi dell'OMS a livello mondiale, ma ti permetti di citare le fantomatiche "fumisterie intellettualistiche e isterie femministe", che solo tu sei in grado di riconoscere in ogni opinione che non ti piace.
Forse un maggior rispetto per gli altri ti aiuterebbe a vedere meglio la realtà, in questo come in altri casi.
Comunque, eviterei una strage indiscriminata di maschi: una migliore educazione, a cominciare dalla tua personale, mi sembra un provvedimento più efficace!

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Re: Diritti umani, informazione e comunicazione

Messaggioda ranvit il 26/03/2011, 18:02

annalu ha scritto:Certo che il tuo modo di discutere, caro amico, sta diventando irritante e provocatorio.
Non solo metti in dubbio analisi molto serie del Consiglio d'Europa, avvalorate da studi dell'OMS a livello mondiale, ma ti permetti di citare le fantomatiche "fumisterie intellettualistiche e isterie femministe", che solo tu sei in grado di riconoscere in ogni opinione che non ti piace.
Forse un maggior rispetto per gli altri ti aiuterebbe a vedere meglio la realtà, in questo come in altri casi.
Comunque, eviterei una strage indiscriminata di maschi: una migliore educazione, a cominciare dalla tua personale, mi sembra un provvedimento più efficace!

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Siamo pari....anche tu da un po' di tempo, cara amica, mi irriti e provochi avendo, evidentemente, ereditato la pessima ed offensiva abitudine di un altro "amico" che pure tu hai contestato, di andare pesantemente sul personale.
Il maggior rispetto per gli altri è un invito che va rivolto a te.

Nel merito, non ho messo in dubbio un bel niente anzi ho detto di condividere l'analisi! Ho solo osservato che manca, per quanto mi risulti, un'analisi scevra da "fumisterie intellettualistiche e isterie femministe"....cosa che confermo e pazienza se tu non sei d'accordo.

Vittorio
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