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Cosa succede senza il nucleare.

Dall'innovazione tecnologica alla ricerca, vogliamo trattare in particolar modo i temi legati all'ambiente ed alla energia, non solo pero' con uno sguardo puramente tecnico ma anche con quello politico, piu' ampio, di respiro strategico

Re: Cosa succede senza il nucleare.

Messaggioda trilogy il 17/03/2011, 13:26

pianogrande ha scritto:Con una parte di quella energia elettrica, se così abbondante e per diversificare e per linearizzare le punte, si potrebbe produrre idrogeno dall'acqua.
Sempre se lo staccaggio ed il trasporto di questo idrogeno fosse semplificato, come sembra, da nuove tecnologie.

Insomma.
Lo scenario potrebbe cominciare a cambiare.


questa è la roadmap europea elaborata dai ricercatori del settore. Per produrre idrogeno in grandi quantità, sulla base delle tecnologie disponibili, si dovrebbe utilizzare o l'energia nucleare o centrali a carbone con sequestro di CO2. La produzione diretta di idrogeno da rinnovabili è prevista a partire dal 2050.

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Re: Cosa succede senza il nucleare.

Messaggioda flaviomob il 17/03/2011, 13:58

Contributo molto interessante, grazie trilogy!

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http://www.corriere.it/cronache/11_marz ... c808.shtml

PERCHÉ SONO CONTRARIO
L'atomo e i costi troppo alti: non conviene
Nell'ultima valutazione del Dipartimento dell'Energia Usa, l'elettricità da nucleare risulta la più cara

Il nucleare, questo nucleare, non convince per diversi motivi. Innanzitutto non sono escludibili eventi catastrofici a causa di fattori esterni o di errori umani. Si spera nella quarta generazione che, verso il 2030, dovrebbe portare a reattori intrinsecamente sicuri. C'è poi una valutazione economica, in quanto i costi tendono costantemente ad aumentare. Nell'ultima valutazione del Dipartimento dell'Energia Usa (Energy Outlook 2010) sugli impianti da costruire nei prossimi due decenni, l'elettricità da nucleare risulta la più cara. È il motivo per cui negli Stati Uniti sono previsti dei meccanismi di incentivazione per le nuove centrali, altro che riduzione della bolletta... Infine pesa una considerazione etica. A quasi cinquant'anni dalla prima centrale, non esiste un solo Paese al mondo che abbia realizzato un deposito definitivo per le scorie altamente radioattive. Per tutti gli oggetti che noi conosciamo - un frigorifero, un'automobile, una bottiglia - è prevista la chiusura del ciclo. Per i rifiuti nucleari, la cui pericolosità ha tempi di dimezzamento di decine di migliaia di anni, non abbiamo ancora trovato una soluzione, lasciando in questo modo alle generazioni future un velenoso regalo.

I fautori di questa tecnologia sostengono che però consente di ridurre i consumi di combustibili fossili e le emissioni dei gas serra. Vero, ma è possibile ottenere lo stesso risultato in modo più efficace e meno rischioso. Le fonti rinnovabili, considerate marginali fino a poco tempo fa, stanno crescendo a ritmi imprevedibili e i loro costi si stanno rapidamente riducendo. L'elettricità producibile dagli impianti solari ed eolici installati nel mondo tra il 2005 e il 2010 è tre volte maggiore rispetto a quella dei reattori nucleari entrati in servizio negli stessi anni. La metà della potenza elettrica installata in Europa lo scorso decennio è rinnovabile. E l'accelerazione della crescita è formidabile. La potenza fotovoltaica globale installata nel 2010 è, ad esempio, aumentata del 120% rispetto all'anno prima.

Grazie al contesto energetico così drasticamente mutato, la riflessione internazionale che seguirà all'incidente di Fukushima avrà un decorso diverso rispetto all'impatto che si ebbe dopo Chernobyl. Allora l'effetto fu quello di bloccare la crescita del nucleare senza innescare però una vera alternativa. Le fonti rinnovabili erano all'inizio del loro sviluppo e non rappresentavano un'opzione credibile, anche se le esperienze californiane, danesi, giapponesi già facevano intuire le enormi potenzialità di queste tecnologie. La potenza eolica oggi è cento volte superiore, quella solare addirittura mille volte più ampia. E i costi sono scesi drasticamente.

Tutto ciò fa ritenere che altri Paesi seguiranno la strada della Germania che aveva deciso, già prima dell'incidente giapponese, di uscire dal nucleare puntando a soddisfare nel 2050 almeno l'80% della richiesta elettrica con le rinnovabili. Una strategia lungimirante che negli ultimi anni ha consentito di raddoppiare l'elettricità verde grazie a un milione di impianti solari, eolici, a biomassa e di creare un comparto che conta 340.000 addetti, un pilastro ormai dell'economia tedesca.
Dunque, le riflessioni dopo la tragedia giapponese possono portare ad un drastico ripensamento delle strategie energetiche con un rilancio delle politiche dell'efficienza energetica e dell'utilizzo delle rinnovabili. Una strada fortemente innovativa che garantisce maggiore sicurezza energetica, riduce i rischi di cambiamenti climatici, crea imprese ed occupazione. L'Italia, che ultimamente ha ottenuto risultati interessanti nelle rinnovabili, farebbe bene a seguire questa strada.

Gianni Silvestrini

17 marzo 2011


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
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Re: Cosa succede senza il nucleare.

Messaggioda trilogy il 17/03/2011, 15:46

Al link sotto potete trovare il rapporto sulle rinnovabili in Europa 2010. E' in inglese e francese. Ci sono le tabelle comparative di tutti i paesi europei, compresi I dati sull'occupazione creata dalle varie filiere tecnologiche: solare, eolico, biomasse ecc. E' interessante.

10th EurObserv’ER Report: http://www.eurobserv-er.org/pdf/barobilan10.pdf
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Re: Cosa succede senza il nucleare.

Messaggioda ranvit il 17/03/2011, 19:22

http://www.iltempo.it/adnkronos/?q=YTox ... htbCI7fQ==


Esteri
Nucleare: fonti, Netanyahu cancella programma costruzione reattore
Gerusalemme, 17 mar. - (Adnkronos/Dpa) - Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha deciso di cancellare il programma per lo sviluppo di un reattore nucleare civile, in seguito a quando sta accadendo a Fukushima in Giappone. Lo anticipano ''fonti del governo'' israeliano citate da Radio Israele.
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Cosa succede senza il nucleare.

Messaggioda ranvit il 17/03/2011, 19:28

http://qn.quotidiano.net/politica/2011/ ... schi.shtml



Nucleare, Romani: "Fermarsi e riflettere" Bossi: "Sulle centrali decide il territorio"
Comunicato un elenco dei centri di riferimento in grado di prestare assistenza ai cittadini italiani o stranieri provenienti dal Giappone. Il Senatur: "Il Veneto non le vuole". Fazio: "Più controlli sui cibi importati"


Roma, 17 marzo 2011 - "Quello che è successo in Giappone, un momento di riflessione lo deve dare". Lo ha detto il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, parlando della scelta nucleare e invitando il "sistema Paese, il governo, i tecnici a fermarsi un attimo e capire cosa sia meglio fare".

"Resto un nuclearista convinto - ha proseguito Romani - ma di fronte a un evento così eccezionale come quello in Giappone noi non possiamo occuparci quasi esclusivamente di sicurezza. Dobbiamo capire cosa si possa fare perchè quello che sta succedendo in Giappone, e ancora non sappiamo cosa possa accedere, non possa riprodursi in Europa".

Si tratta, ha aggiunto, "di un problema non nazionale ma europeo, perchè siamo immersi in un mare di centrali nucleari anche di prima generazione". Sugli stress test sulle centrali ha spiegato che "questi si applicano ai vecchi impianti. Da questi speriamo di capire qual è la situazione e che ci diano sicurezza".

Per il ministro, inoltre, aprire una dibattito adesso sull’ipotesi di rimettere in discussione la scelta nucleare del governo è "fuori tempo e inappropriato".

BOSSI: "DECIDE IL TERRITORIO" - Sulle centrali nucleari "è il territorio che decide". Lo dice Umberto Bossi parlando con i cronisti alla Camera. A proposito del no del governatore veneto, Luca Zaia, a centrali nel suo territorio, il Senatur aggiunge: "Il Veneto non vuole il nucleare. È autosufficiente".

CONTROLLI SUI CIBI - Intanto il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, spiega che non ci sarà uno ‘stop’ alle importazioni di cibo dal Giappone, ma “solo un maggiore controllo delle partire che arrivano per nave e per aereo”. In una intervista a Repubblica, Fazio sottolinea che non c’è alcuna “posizione drastica” da parte dell’Italia sull’import dal Giappone, colpito da un terremoto e da uno tsunami che hanno danneggiato le centrali nucleari scatenando un allarme radioattività.

Ieri sera il ministero della Salute, ha emanato in via cautelativa un provvedimento che prevede il rafforzamento dei controlli alle frontiere da parte dei Pif, i posti di ispezione frontaliera e degli Usmaf, gli uffici di sanità marittima, area e di frontiera sui prodotti di origine animale e non animale provenienti dalle aree colpite. Il ministero, specificando ancora una volta che l’Italia non corre “nessun pericolo” per dagli incidenti alle centrali nucleari giapponesi, ammette che gli unici rischi teorici potrebbero venire dai prodotti alimentari importati dal Giappone: per questo è stato disposto l’aumento dei controlli su questi prodotti, soprattutto pesci, crostacei, caviale, soia, alghe, tè verde, confezionati dopo l’11 marzo, data del terremoto.

Il provvedimento emanato prevede che tutti i prodotti provenienti dal Giappone possano essere importati solo se provvisti di documentazione che comprovi che la loro produzione e confezionamento sia avvenuto in data antecedente all’11 marzo 2011. In assenza di questa condizione, o nel caso di alimenti prodotti dopo l’11 marzo 2011, l’importazione potrà essere consentita solo dopo aver superato uno specifico controllo per la ricerca di radionuclidi.

Di fatto, le importazioni dal Giappone di alimenti di origine animale sono limitate a poche categorie merceologiche, costituite in particolare da prodotti della pesca e dell’acquacoltura, che rappresentano una percentuale minima rispetto al totale delle importazioni da Paesi Terzi e che analoghe minime percentuali riguardano gli alimenti di origine vegetale rappresentati soprattutto da preparazioni alimentari e non da prodotti freschi.

REGIONE PER REGIONE - Per gli italiani al rientro dal Giappone dopo il terremoto dell’11 marzo è stato comunicato dal ministero anche un elenco dei centri di riferimento, individuati dalle Regioni, in grado di prestare, se necessario, assistenza ai cittadini italiani o stranieri che, provenienti dal Giappone, volessero sottoporsi a controlli.

In Emilia Romagna il riferimento sono gli Ospedali Riuniti di Parma, il S. Orsola-Malpighi di Bologna e l’Ospedale Bufalini di Cesena. In Lazio a Roma l’Azienda ospedaliera San Camillo, il Policlinico universitario A. Gemelli, l’Azienda ospedaliera Sant’Andrea, il Policlinico Umberto I e l’Ifo. In Liguria l’Azienda Ospedaliera universitaria S. Martino di Genova.

Ancora, in Lombardia l’Ospedale Niguarda Ca’Granda di Milano, l’Ospedale di Circolo Macchi di Varese, l’Ospedale di Circolo di Busto Arsizio (Varese), gli Ospedali Riuniti di Bergamo, gli Spedali Civili di Brescia, gli Istituti Ospitalieri di Cremona. Infine, in Toscana l’Azienda Ospedaliera di Careggi a Firenze e l’Ospedale Santa Chiara di Pisa.
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Re: Cosa succede senza il nucleare.

Messaggioda ranvit il 17/03/2011, 19:37

http://www.repubblica.it/ambiente/2011/ ... -13739593/



IL CASO
Veronesi: "Riflettiamo su sicurezza del nucleare"
Prende posizione il celebre oncologo, presidente dell'Agenzia per la sicurezza nucleare. Il ministro Romani: "Non obbligheremo nessuno a ospitare centrali"

ROMA - Nucleare, ora la parola d'ordine è "riflessione". Per giorni il governo ha insistito sulla bontà della politica delle centrali, soprattutto per bocca del ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo. Ma a poco a poco sono affiorati i distinguo, anche sull'onda delle resistenze dei Governatori. Ma il vero punto di svolta è arrivato nel giorno della festa dei 150 anni, a firma di Umberto Veronesi. E cioè del celebre oncologo ed ex senatore del Pd, che ha lasciato Palazzo Madama per diventare presidente dell'Agenzia per la sicurezza nucleare.

Veronesi ha dettato una lunga dichiarazione: "Le gravi vicende dei quattro reattori giapponesi impongono inevitabilmente a chi, come me, ha deciso di occuparsi di sicurezza degli impianti nucleari e di salvaguardia della popolazione, di mettere da parte lo sgomento e prendersi una pausa di riflessione profonda. Le caratteristiche di eccezionalità degli eventi giapponesi, dove al terremoto si è associato lo tsunami e poi l'incidente atomico, ha risvegliato in tutti noi paure ataviche e visioni apocalittiche, oltre che dolore e solidarietà sincera per la gente e per gli eroi, tecnici e scienziati, che tentano in ogni modo di salvarla. Io rimango convinto che il mondo non può fare a meno del nucleare per sopravvivere, tenendo conto che petrolio, carbone e gas hanno i decenni contati e che sono nelle mani di pochissimi Paesi, che stiamo avvicinandoci ai 7 miliardi sul Pianeta con bisogni sempre maggiori di energia, e che le altre fonti di energia non sono attualmente sfruttabili in modo tale da assicurare la copertura del fabbisogno.

Dopo l'incidente delle centrali nipponiche tuttavia non posso evitare di pormi degli interrogativi. A cominciare dai sistemi di sicurezza delle centrali di Fukushima: perché non sono stati in grado di essere attivati con efficacia? Dobbiamo concludere che erano insufficienti? Mi domando poi se i modernissimi reattori di terza generazione avanzata di cui vorremmo dotarci avrebbero resistito a uno tsunami di quella portata, e se siamo sicuri che sia più opportuno e più sicuro avere pochi reattori di grande taglia, piuttosto che dotarci di una rete di minireattori. Per rispondere a queste e ad altre domande, vorrei personalmente approfondire e riesaminare i piani ( che peraltro ho sempre ritenuto eccellenti) di sviluppo nucleare del nostro Paese, anzi dell'Europa. Noi abbiamo il vantaggio di ripartire da zero e di poter fare scelte libere da vincoli e siamo quindi nelle condizioni migliori per decidere con coscienza, prudenza, intelligenza, e senza fretta".

E prima della parola dello scienziato, è arrivata quella del politico. "Non obbligheremo nessun territorio ad ospitare una centrale nucleare, anche se la legge lo consentirebbe" ha affermato il ministro allo Sviluppo Economico, Paolo Romani. "Il tema della riflessione sul nucleare - ha spiegato il ministro - deve contemplare anche la condivisione delle scelte. Maggioranza, opposizione e comunita' locali devono condividere il processo e devono essere informate sui processi di sicurezza. Nessuno, quindi sara' obbligato ospitare eventuali centrali. C'è ovviamente una grande preoccupazione, ma mi pare prematuro parlare di uno stop definitivo". Per il presidente dei Verdi Bonelli, le parole di Romani sono un inganno: "Solo per far calmare le acque".


(17 marzo 2011)
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Re: Cosa succede senza il nucleare.

Messaggioda ranvit il 17/03/2011, 19:39

Molto bene...parola di un neo anti-nuclearista...

http://www.repubblica.it/ambiente/2011/ ... -13664651/

ENERGIA
La Germania ha scelto "Puntiamo su sole e vento"
Nel 2050 l'80% dell'energia tedesca arriverà da eolico e fotovoltaico. I reattori danno lavoro a 30mila persone, la green economy ne occupa 340 mila
dal nostro corrispondente ANDREA TARQUINI

BERLINO - Li vedi spuntare ovunque, quando viaggi in autostrada dalla capitale verso Monaco e il Sud o Hannover e l'Ovest: col loro sommesso ronzio, le pale dei grandi mulini eolici rompono appena il silenzio della campagna tedesca. Oppure ovunque, sulle villette dei ricchi bavaresi o sui palazzoni in prefabbricato alla sovietica che Berlino ovest ha ereditato dal comunismo, vedi i pannelli fotovoltaici. L'energia rinnovabile vola in Germania. Non solo in Borsa, dove nelle ultime ore i titoli di Solarworld, Q-Cells, Nordex o della branca energie pulite di Siemens hanno registrato balzi dal 20 al 40 per cento. La vedi dietro ogni angolo, è diventata un fattore costitutivo del quotidiano. La Germania conservatrice di Angela Merkel, che dice "nel dubbio, siamo per la sicurezza" e ferma per almeno tre mesi sette dei suoi 16 reattori, è anche la potenza economica che più di ogni altra si è lanciata a pensare e progettare strategicamente il mondo nuovo dell'energia.

Come restare prosperi e competitivi dopo l'atomo e dopo il petrolio. E intanto, efficienza energetica, produttività e competitività del sistema-paese decollavano, mentre quelle di molti Stati votati all'atomo, Francia in testa, cominciavano a non tener più testa al global player tedesco nel grande gioco dei mercati mondiali.
"La politica ecologica è la politica del futuro, anche per l'economia" ha spiegato il ministro dell'Ambiente Norbert Roettgen, democristiano come la cancelliera. I dati ufficiali del suo dicastero, che né le imprese né tantomeno i Verdi contestano, parlano chiaro: l'efficienza nell'uso delle materie prime nell'economia tedesca è aumentata del 46,8% tra il 1994 e il 2009, cioè nello stesso periodo in cui il prodotto interno lordo cresceva del 18,4%. I costi del sistema economico Germania sono calati di 100 miliardi di euro. Proprio mentre, parallelamente, la percentuale di energia prodotta dal nucleare scendeva dal 27,3% del 1991 a una cifra attorno al 20% (fino alla chiusura dei sette reattori decisa ieri), e quella delle rinnovabili volava nello stesso arco di tempo dal 3,2 al 17%. E solo dal 2004 al 2009 è raddoppiata.

"Lo spegnimento delle sette centrali, deciso dal governo, non dovrebbe produrre contraccolpi né per l'economia, né per il consumatore, né caro-bolletta né problemi di produzione d'elettricità", spiega Aribert Peters, dell'Unione dei consumatori d'energia: dopo la svolta della Merkel sul nucleare i mercati secondo lui scommettono su prezzi stabili. Forse hanno le loro ragioni, non aspettatevi militantismo per l'ambiente o voglia di prati fioriti alla Borsa di Francoforte. Per il sistema Germania, spiegano Dietmar Edler e Marlene O'Sullivan in un rapporto per l'istituto economico DIW, le energie rinnovabili e alternative sono diventate un affare. Come con le Bmw e le Mercedes, con gli Airbus e gli Eurofighter, anche qui il made in Germany è il meglio sul mercato.

Dal 2007 al 2009, gli investimenti nelle energie rinnovabili sono passati da 11,4 a 20,4 miliardi di euro. Il fatturato del comparto, export incluso, è sui 21 miliardi di euro, quindi in tre anni è cresciuto di quasi il 40%. Anche attraverso il 2009 della grande crisi economica e finanziaria internazionale. Fondi pubblici e sgravi fiscali aiutano la crescita. Una produzione di energia elettrica affidata al 100% alle rinnovabili è possibile entro il 2050, dice il ministero di Roettgen, e il governo si è posto l'obiettivo di arrivare all'80%. "La maggioranza di centrodestra dovrebbe fare di più e non solo chiudere centrali prima di elezioni difficili", nota Baerbel Hohn, una delle più ascoltate leader dei Verdi. Ma cela appena la soddisfazione per come il centrodestra e l'establishment stanno facendo propri i valori costitutivi del movimento ecologista. Consenso trasversale non dichiarato, in nome delle cifre: mentre i reattori nucleari tedeschi danno lavoro, secondo i Gruenen, a circa 30mila persone, gli occupati nel comparto delle rinnovabili sono aumentati dai 277mila del 2007 ai circa 340mila attuali. Continueranno a crescere a lungo, prima che il comparto diventi saturo come auto o siderurgia. "L'addio al nucleare potrà essere un processo lungo, discutiamo apertamente se ci vorrano dieci o vent'anni o quanti, ma è possibile", pensa il leader dei Verdi europei, Daniel Cohn-Bendit.
(16 marzo 2011)
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Re: Cosa succede senza il nucleare.

Messaggioda trilogy il 17/03/2011, 19:50

Obama a capo del dipartimento per l'energia ha messo un premio Nobel per la Fisica, noi....Romani e prestigiacomo.
Anche Veronesi, grandissimo medico, ma che cosa centra con la sicurezza nucleare? Può un oncologo avere le competenze per gestire una ipotetica situazione di crisi nucleare come quella giapponese?
Un domani, per ragioni di equilibri nella maggioranza ti ci mettono lo Scilipoti a capo della sicurezza atomica.
Mi spiace ma in Italia mancano completamente le premesse di serietà e competenza per gestire una cosa seria e complessa come il nucleare.

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Re: Cosa succede senza il nucleare.

Messaggioda ranvit il 18/03/2011, 13:53

17/03/2011

ATTUALITA'

STOP AL NUCLEARE
Ecco in assoluta anteprima il testo del disegno di legge antinucleare che verrà depositato nei prossimi giorni alla Camera dei Deputati a firma di un esponente della maggioranza di governo. Il ddl presentato dal parlamentare salernitano PASQUALE VESSA è destinato a creare una vasta discussione non solo a Roma ma anche sul territorio della provincia di Salerno dove è tornata di attualità la questione delle centrali nucleari. Il disegno di legge, in base a quanto si apprende da ambienti romani, è composto di soli tre articoli, una struttura snella e rapida. Il primo articolo per stabilire le finalità di politica energetica fondata sulle fonti rinnovabili, escludendo, ed è questo la notizia piu' clamorosa, l'uso del nucleare. Il secondo articolo per definire il piano energetico nazionale e la sua adozione ed infine l'articolo 3 per promuovere, anche tramite incentivi, lo sviluppo delle fonti rinnovabili ed il risparmio energetico. Insomma la proposta è di quelle destinate a far discutere, anche a dividere, ma sicuramente capace di attirare le attenzioni dei sindaci della Piana del Sele che, guidati dal primo cittadino di Eboli MARTINO MELCHIONDA si apprestano ad una alzata di scudi e manifestazioni popolari per fermare, sin dal nascere, l'ipotesi di una centrale nucleare da realizzare nei pressi della foce del fiume SELE, nel territorio proprio del comune di Eboli, a ridosso dell'area militare che si trova lungo la litoranea. Il disegno di legge di VESSA non è escluso che possa ricevere anche le firme di sostegno di altri parlamentari, anche in maniera trasversale, perchè pare chiaro che il clima è cambiato, l'attenzione verso il tema del nucleare cresce e, all'orizzonte c'è il referendum fissato per il 12 giugno.

da www.agendapolitica.it
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Re: Cosa succede senza il nucleare.

Messaggioda ranvit il 18/03/2011, 13:53

17/03/2011

ATTUALITA'

STOP AL NUCLEARE
Ecco in assoluta anteprima il testo del disegno di legge antinucleare che verrà depositato nei prossimi giorni alla Camera dei Deputati a firma di un esponente della maggioranza di governo. Il ddl presentato dal parlamentare salernitano PASQUALE VESSA è destinato a creare una vasta discussione non solo a Roma ma anche sul territorio della provincia di Salerno dove è tornata di attualità la questione delle centrali nucleari. Il disegno di legge, in base a quanto si apprende da ambienti romani, è composto di soli tre articoli, una struttura snella e rapida. Il primo articolo per stabilire le finalità di politica energetica fondata sulle fonti rinnovabili, escludendo, ed è questo la notizia piu' clamorosa, l'uso del nucleare. Il secondo articolo per definire il piano energetico nazionale e la sua adozione ed infine l'articolo 3 per promuovere, anche tramite incentivi, lo sviluppo delle fonti rinnovabili ed il risparmio energetico. Insomma la proposta è di quelle destinate a far discutere, anche a dividere, ma sicuramente capace di attirare le attenzioni dei sindaci della Piana del Sele che, guidati dal primo cittadino di Eboli MARTINO MELCHIONDA si apprestano ad una alzata di scudi e manifestazioni popolari per fermare, sin dal nascere, l'ipotesi di una centrale nucleare da realizzare nei pressi della foce del fiume SELE, nel territorio proprio del comune di Eboli, a ridosso dell'area militare che si trova lungo la litoranea. Il disegno di legge di VESSA non è escluso che possa ricevere anche le firme di sostegno di altri parlamentari, anche in maniera trasversale, perchè pare chiaro che il clima è cambiato, l'attenzione verso il tema del nucleare cresce e, all'orizzonte c'è il referendum fissato per il 12 giugno.

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