http://qn.quotidiano.net/politica/2011/ ... schi.shtmlNucleare, Romani: "Fermarsi e riflettere" Bossi: "Sulle centrali decide il territorio"Comunicato un elenco dei centri di riferimento in grado di prestare assistenza ai cittadini italiani o stranieri provenienti dal Giappone. Il Senatur: "Il Veneto non le vuole". Fazio: "Più controlli sui cibi importati"
Roma, 17 marzo 2011 - "Quello che è successo in Giappone, un momento di riflessione lo deve dare". Lo ha detto il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, parlando della scelta nucleare e invitando il "sistema Paese, il governo, i tecnici a fermarsi un attimo e capire cosa sia meglio fare".
"Resto un nuclearista convinto - ha proseguito Romani - ma di fronte a un evento così eccezionale come quello in Giappone noi non possiamo occuparci quasi esclusivamente di sicurezza. Dobbiamo capire cosa si possa fare perchè quello che sta succedendo in Giappone, e ancora non sappiamo cosa possa accedere, non possa riprodursi in Europa".
Si tratta, ha aggiunto, "di un problema non nazionale ma europeo, perchè siamo immersi in un mare di centrali nucleari anche di prima generazione". Sugli stress test sulle centrali ha spiegato che "questi si applicano ai vecchi impianti. Da questi speriamo di capire qual è la situazione e che ci diano sicurezza".
Per il ministro, inoltre, aprire una dibattito adesso sull’ipotesi di rimettere in discussione la scelta nucleare del governo è "fuori tempo e inappropriato".
BOSSI: "DECIDE IL TERRITORIO" - Sulle centrali nucleari "è il territorio che decide". Lo dice Umberto Bossi parlando con i cronisti alla Camera. A proposito del no del governatore veneto, Luca Zaia, a centrali nel suo territorio, il Senatur aggiunge: "Il Veneto non vuole il nucleare. È autosufficiente".
CONTROLLI SUI CIBI - Intanto il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, spiega che non ci sarà uno ‘stop’ alle importazioni di cibo dal Giappone, ma “solo un maggiore controllo delle partire che arrivano per nave e per aereo”. In una intervista a Repubblica, Fazio sottolinea che non c’è alcuna “posizione drastica” da parte dell’Italia sull’import dal Giappone, colpito da un terremoto e da uno tsunami che hanno danneggiato le centrali nucleari scatenando un allarme radioattività.
Ieri sera il ministero della Salute, ha emanato in via cautelativa un provvedimento che prevede il rafforzamento dei controlli alle frontiere da parte dei Pif, i posti di ispezione frontaliera e degli Usmaf, gli uffici di sanità marittima, area e di frontiera sui prodotti di origine animale e non animale provenienti dalle aree colpite. Il ministero, specificando ancora una volta che l’Italia non corre “nessun pericolo” per dagli incidenti alle centrali nucleari giapponesi, ammette che gli unici rischi teorici potrebbero venire dai prodotti alimentari importati dal Giappone: per questo è stato disposto l’aumento dei controlli su questi prodotti, soprattutto pesci, crostacei, caviale, soia, alghe, tè verde, confezionati dopo l’11 marzo, data del terremoto.
Il provvedimento emanato prevede che tutti i prodotti provenienti dal Giappone possano essere importati solo se provvisti di documentazione che comprovi che la loro produzione e confezionamento sia avvenuto in data antecedente all’11 marzo 2011. In assenza di questa condizione, o nel caso di alimenti prodotti dopo l’11 marzo 2011, l’importazione potrà essere consentita solo dopo aver superato uno specifico controllo per la ricerca di radionuclidi.
Di fatto, le importazioni dal Giappone di alimenti di origine animale sono limitate a poche categorie merceologiche, costituite in particolare da prodotti della pesca e dell’acquacoltura, che rappresentano una percentuale minima rispetto al totale delle importazioni da Paesi Terzi e che analoghe minime percentuali riguardano gli alimenti di origine vegetale rappresentati soprattutto da preparazioni alimentari e non da prodotti freschi.
REGIONE PER REGIONE - Per gli italiani al rientro dal Giappone dopo il terremoto dell’11 marzo è stato comunicato dal ministero anche un elenco dei centri di riferimento, individuati dalle Regioni, in grado di prestare, se necessario, assistenza ai cittadini italiani o stranieri che, provenienti dal Giappone, volessero sottoporsi a controlli.
In Emilia Romagna il riferimento sono gli Ospedali Riuniti di Parma, il S. Orsola-Malpighi di Bologna e l’Ospedale Bufalini di Cesena. In Lazio a Roma l’Azienda ospedaliera San Camillo, il Policlinico universitario A. Gemelli, l’Azienda ospedaliera Sant’Andrea, il Policlinico Umberto I e l’Ifo. In Liguria l’Azienda Ospedaliera universitaria S. Martino di Genova.
Ancora, in Lombardia l’Ospedale Niguarda Ca’Granda di Milano, l’Ospedale di Circolo Macchi di Varese, l’Ospedale di Circolo di Busto Arsizio (Varese), gli Ospedali Riuniti di Bergamo, gli Spedali Civili di Brescia, gli Istituti Ospitalieri di Cremona. Infine, in Toscana l’Azienda Ospedaliera di Careggi a Firenze e l’Ospedale Santa Chiara di Pisa.
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.