Francia e Italia contrarie al giro di vite europeo sulle politiche di bilanciodi Antonio Pollio
Questo articolo è stato pubblicato il 18 ottobre 2010 alle ore 12:41.
LUSSEMBURGO -
Francia, Italia e Spagna si oppongono a stringere le corde della supervisione europea delle politiche di bilancio fino al punto di prevedere delle sanzioni contro i paesi dell'Eurozona che non rispettano gli impegni di consolidamento senza una netta decisione dei ministri invece che semplicemente sulla base di una procedura semi-automatica avviata dalla Commissione europea.
È ormai chiaro che il negoziato sulle nuove regole del patto di stabilità è tutto in salita e una conferma la si è avuta questa mattina a Lussemburgo dove si riuniscono prima l'Eurogruppo, poi la ‘task force' sulla riforma della ‘governance economica' messa in piedi dal presidente Ue Herman Van Rompuy (ne fanno parte i ministri finanziari dei 17 paesi membri), ancora nel pomeriggio l'Eurogruppo e domani l'Ecofin. Due ministri del ‘nord', il finlandese Jyrki Katainen e l'olandese Jan Kees de Jager hanno detto che «occorrono regole precise per imporre sanzioni, regole che siano il più automatiche possibile». E il commissario europeo agli affari economici Olli Rehn: «È il momento della verità», di sapere se i governi vogliono fare sul serio oppure no.
È la linea tedesca: rendere più vincolanti le procedure per deficit eccessivo, un sistema di sanzioni che scatta al momento dell'avvio di tali procedure (prima un deposito fruttifero di 0,2% rispetto al prodotto, poi il deposito diventa infruttifero se non ci sono correzioni del bilancio), maggiore potere alla Commissione europea rendendo più difficile all'Ecofin bocciarne le decisioni (occorre che i ministri mettano in piedi una maggioranza qualificata per respingerle), massima concentrazione sul debito pubblico (con tagli obbligatori quantificati anno per anno in condizioni economiche normali) , il cui andamento viene considerato fondamentale nella valutazione della stabilità finanziaria nel tempo degli stati e degli obiettivi di deficit pubblico. E' questo il conto chiesto dalla Germania al momento di salvare la Grecia: più vincoli per i paesi a moneta unica per portare i bilanci pubblici il più possibile verso il pareggio contro solidarietà in caso di rischio fallimento. E sostanzialmente questo ha proposto la Commissione europea.
Il fronte dei ‘flessibilisti' è formato da Francia, Italia, Spagna e Belgio.Non tutti dicono proprio le stesse cose. Per esempio, oggi la ministra dell'economia spagnola Elena Salgado si è dichiarata soddisfatta perché per l'avvio delle sanzioni si guarderà solo al debito pubblico, posizione opposta a quella del ministro Giulio Tremonti, che difende l'idea di una valutazione complessiva della stabilità finanziaria non limitata al solo debito pubblico ma estesa ad altri fattori tra cui la valutazione dell'andamento del debito privato. E' un principio già approvato dalla Ue, ma ora si tratta di metterlo in pratica e il diavolo, come sempre, sta nei dettagli. L'Italia ritiene che la riforma del patto di stabilità debba entrare in vigore nel 2016 e non nel 2013 (al 2016 ha fatto riferimento Tremonti in un recente intervento al Parlamento italiano) come vorrebbe la Commissione europea per poter riferire le procedure all'andamento del debito pubblico già a partire dal 2011. La questione non è peregrina: più avanti si sposta nel tempo l'attuazione della regola sul debito pubblico (taglio di un ventesimo l'anno della differenza della parte compresa tra il 60% del pil e il livello effettivo) più tardi partono le misure per ridurlo se si vuole evitare in futuro la procedura europea. Secondo calcoli della Commissione europea che circolano in questi giorni nelle sedi Ue, in condizioni economiche normali per rispettare la regola del ‘ventesimo' l'Italia dovrebbe avere un deficit/pil attorno o sotto l'1% e non solo poco sotto al 3%.
La Germania dovrebbe averlo attorno all'1,5%, la Francia sopra il 2%. Il fronte dei ‘flessibilisti' è unitissimo nella difesa di un principio base: deve essere la politica, cioè i ministri, ad avere l'ultima parola sulle proposte e sulle decisioni della Commissione europea. Dunque, niente automatismi né semiautomatisimi per le sanzioni.
Lo scontro è piuttosto duro e non si può dire se entro fine mese potrà esserci un accordo politico quantomeno sui principi nel momento in cui della questione saranno investiti i capi di stato e di governo. Intanto, la Bce si sta spendendo molto per forzare una decisione il più "rigorosa" possibile, a sostegno della linea tedesca e del ‘fronte' del Nord. Temendo che questa linea non passi, il presidente Jean-Claude Trichet ha perfino fatto appello all'Europarlamento perché difenda le scelte più ambiziose in nome della stabilità dell'unione monetaria quando il ‘pacchetto' arriverà sui suoi tavoli.
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... d=AYaVPQbC
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)