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flaviomob ha scritto:Quello che scrivi, Franz, è vero per le economie più evolute del sistema occidentale. Del resto le libertà individuali, i diritti della persona sono una caratteristica dell'Occidente, forse la più importante. E' però anche evidente che questo modello è in crisi e che le responsabilità della crisi stanno nell'eccessiva finanziarizzazione e nelle delocalizzazioni, entrambi processi peculiare della globalizzazione in corso. Ci illudiamo troppo che, finita la burrasca, passata la crisi, ritorneremo agli standard di vita a cui ci eravamo abituati ma non è così scontato. Se gran parte della produzione si sposta verso l'Europa orientale, l'India, la Cina e altri paesi emergenti senza alcuna riflessione è chiaro che il nostro sistema non tornerà agli standard precedenti alla crisi. Soprattutto in quei paesi come l'Italia che avevano un patrimonio di piccole e medie imprese conpletamente falcidiate dalle delocalizzazioni e dalla concorrenza di paesi che producono gli stessi beni per costi più che dimezzati. Le delocalizzazioni riportano la produzione proprio in paesi in cui il lavoratore è ancora alienato e non gode di adeguati diritti individuali, ma deve sottomettersi a condizioni durissime 'per il pane'. Torna quindi a predominare un tipo di lavoratore debole, privato della dignità, alienato e relegato a far parte di una massa indistinta, impotente e spesso inconsapevole di poter generare un cambiamento della propria condizione attraverso il conflitto sociale (che peraltro viene impedito con la forza in paesi non certo 'liberali'!!!) e la democrazia.
A mio avviso è sano che i modelli entrino in crisi, che si cerchino nuove soluzioni. In passato sono crollati imperi, assiri, babilonesi, egiziani, romani ...
Comunque crisi a parte, la francia esporta il 30% del suo PIL, la germania esporta il 35% del suo PIL, la Svizzera il 42%. Segno che chi è sano e si impegna non teme delocalizzazioni e ha meno disoccupazione.
flaviomob ha scritto:F
Il capitalismo è entrato in crisi profonda per la seconda volta in meno di ottant'anni (1929-2008). La prima crisi ci ha regalato il consolidamento del fascismo in Italia e l'ascesa di Hitler in Germania... va bene, l'ideogramma cinese, però sarebbe meglio non ricaderci.
Ma la causa principale della crisi economica sta nella chiusura delle economie nazionali e coloniali. Così come nella Grande depressione del 1873-95, le colpe principali vanno addebitate ai dazi doganali. Alcuni stati producevano beni in surplus che però importatori di altri stati non potevano acquistare a causa dei dazi che venivano imposti dai produttori interni per non vedere diminuito il valore dei propri prodotti. Quindi quando in un paese produttore un dato bene raggiunge livelli di saturazione il suo prezzo scende sotto un livello che non è più conveniente per il produttore produrre e trasportare, se non trovando nuovi mercati dove continuare a vendere a prezzi appetibili. In assenza di tali nuovi mercati la produzione pur mantenendo un potenziale valore, si ferma. Per fare un esempio riguardo la crisi degli anni 1873-95 il grano è il bene ideale: negli Stati Uniti vi era una sovrapproduzione di grano dovuta all'ampiezza degli spazi coltivati estensivamente e alla bassa densità di popolazione. I progressi nei trasporti consentivano sempre più i trasporti a lunghe distanze cosicché gli USA divennero esportatori di grano in Europa. L'Europa di bocche da sfamare ne aveva e quindi acquistava il grano americano a prezzo più basso rispetto alla produzione locale. Questo danneggiava i proprietari terrieri europei, i quali imposero ai governi i dazi per bloccare le importazioni dall'America
La Scuola austriaca ha elaborato una teoria in merito alle cause della Grande Depressione che si discosta nettamente dalla visione comune, e che sta prendendo sempre più piede nel mondo economico.
L'economista appartenente a tale scuola che più di tutti ha trattato questo argomento è stato Murray N. Rothbard, che, nella pubblicazione La Grande Depressione datata 1963, ha esposto la sua teoria.
Secondo l'economista statunitense, la crisi del '29 fu causata non dall'eccessivo libero mercato come da molti economisti sostenuto, bensì dall'eccessivo interventismo statale nell'economia a partire dagli anni Dieci con il presidente Woodrow Wilson.
La causa principale secondo Rothbard sarebbe stata la politica monetaria tenuta dalla Federal Reserve a partire dalla sua creazione, proprio nel 1913. La continua espansione del credito ottenuta attraverso tassi tenuti artificialmente bassi e il successivo inevitabile rialzo dei tassi avrebbe causato una reazione a catena che ha portato poi al famoso giovedì nero.
In sintesi possiamo dire che secondo la Scuola austriaca le cause della crisi del '29 furono la politica inflazionistica (permessa anche dall'abbandono del sistema aureo classico) della Federal Reserve iniziata negli anni Dieci (ossia all'inizio della Prima guerra mondiale) combinata con un eccessivo peso dello Stato culminato poi nel New Deal roosveltiano, che secondo gli austriaci non fu altro che la continuazione dell'interventismo del suo predecessore, Herbert Hoover.[1]
flaviomob ha scritto:Sì ma ancora una volta non mi hai risposto nel merito
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