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Il lavoro

Forum per le discussioni sulle tematiche economiche e produttive italiane, sul mondo del lavoro sulle problematiche tributarie, fiscali, previdenziali, sulle leggi finanziarie dello Stato.

Il lavoro

Messaggioda pierodm il 01/08/2010, 15:40

Negli ultimi dieci-quindici anni hanno fatto a pezzi la sicurezza del lavoro (quella normale, dignitosa, non il posto fisso a vita), senza che la disponibilità dei posti di lavoro aumentasse (anzi) o che aumentassero gli stipendi.
Senza vergogna, hanno chiamato questo scempio "riforma", però in compenso non è una disgrazia solo italiana e questo ci riempie di orgoglio.

Questa e altre cose non "temiamo" che possano avvenire, ma sono già avvenute.
Però, a sinistra (?), si parla come se fossimo solo in pericolo, ma ancora in tempo a rimediare.
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Re: Il lavoro

Messaggioda Giorgio Graffieti il 01/08/2010, 16:28

oggi guardavo le immagini... mi sembra della Thailandia... dove ci sono scontri perché il salario medio è arrivato a 33 euro al mese... o una roba simile...

Quando sento certe sirene, Marchionne compreso, mi sembra che siano tutti colpiti dalla sindrome di "Maria Antonietta"... dicono di percepire più di altri la realtà (per tanto si sentono in diritto di dare lezioni) ed invece ne sono totalmente fuori... salvo svegliarsi una mattina e stupirsi che qualcuno li ha messi sul patibolo e gli vuole tagliare la testa.

Ma come, perché questa violenza... si domanderanno a quel punto... sono finite le brioches?
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sicurezza del lavoro

Messaggioda franz il 01/08/2010, 19:01

sicurezza del lavoro ... termine assai ambiguo.
Può voler dire due cose (in senso positivo):
1) che il lavoro che fai è sicuro (non rischi incidenti, cose che ti fanno male fisicamente)
2) che il lavoro che fai è sicuro e durevole (non rischi di essere licenziato, o cose che ti fanno male economicamente)

In entrambi i casi la situazione italiana non è migliorata, anzi è peggiorata.
Nel primo caso per la carenza endemica di controlli (statali) e per la mancanza di una cultura della prevenzione (a cura dei singoli soggetti, impresa e lavoratori).
Nel secondo caso per l'assenza di ammortizzatori sociali universali (che sono imposti dalla legge in ogni nazione civile a noi vicina).

Pur essendo messi meglio della Lybia e della Tainlandia, siamo tuttavia messi peggio della Svezia e della Danimarca.
Eppure in qualche modo si tira avanti.
Visto che da noi imperversano le difese (vedi clientelismi, legalismi, rendite, pasassitismi, mafie, corporazioni, statalismo) e scarseggiano i momenti di produzione di reddito in attacco (merito, competizione, innovazione, ricerca) cio' che si osserva è per me del tutto normale (nella norma), Mi meraviglierei del contrario. Si tira avanti perché qualcuno paga per i "pasti gratis".

Ma per me vale una considerazione: nulla è cambiato rispetto a 15 o 20 anni fa. Allora il trucco (il pasto gratis!) era mascherato da un 20% di inflazione e svalutazione della lira. Si credeva (illudendoci) di essere potenti ed al riparo da ogni perdita ma in realtà il potere di acquisto era inficiato da una inflazione galoppante al 15-20%.
Oggi per me a conti fatti si perde meno di 20 anni fa ma oggi viene meno l'illusione e quindi qualcuno finamente toglie la testa dal guscio della testugine e nota (solo ora) il peggioramento.

Bye,
Franz
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Re: Il lavoro

Messaggioda pierodm il 02/08/2010, 19:49

Se Franz si sforza ancora un po' sono sicuro che riuscirà a trovare anche altri significati - diciamo più politici e anche leggermente umanoidi - alla "sicurezza del lavoro".

Nel frattempo vorrei far notare che tutto ciò di cui parliamo ha una sua storia: vent'anni fa, trent'anni fa, cinquant'anni fa e quindi una concatenazione di cause.
Solo che, qualche volta, questo commendevole storicismo finisce per confondore un dato di fatto: nel caso in oggetto, per esempio, che la carota è finita dritta dritta nel culo dell'ortolano.
Qui non si tratta di valutare il potere d'acquisto d'uno stipendio, o l'esistenza delle manfrine clientelari, o l'assistenzialismo di stato, ma del fatto che il lavoro è diventato uno straccio: ha perduto la propria dignità, è diventato uno strumento per ingaggiare a due soldi dei disgraziati, etc etc etc - inutile ripetere cose già dette e già note, inutilmente note.

Un intero popolo, più o meno, ricattato e ridotto a saltellare tra un lavoro di merda e un altro, con scarsissime possibilità di influire sul proprio futuro: è questo il "popolo sovrano" sul quale si fonda la "democrazia"?
Che cosa pensano di questo dettaglio le folle di "liberali" che da qualche anno sono sorte tra i monti e le valli della seconda repubblica?
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Re: Il lavoro

Messaggioda franz il 02/08/2010, 20:44

pierodm ha scritto:Se Franz si sforza ancora un po' sono sicuro che riuscirà a trovare anche altri significati - diciamo più politici e anche leggermente umanoidi - alla "sicurezza del lavoro".

Nel frattempo vorrei far notare che tutto ciò di cui parliamo ha una sua storia: vent'anni fa, trent'anni fa, cinquant'anni fa e quindi una concatenazione di cause.
Solo che, qualche volta, questo commendevole storicismo finisce per confondore un dato di fatto: nel caso in oggetto, per esempio, che la carota è finita dritta dritta nel culo dell'ortolano.
Qui non si tratta di valutare il potere d'acquisto d'uno stipendio, o l'esistenza delle manfrine clientelari, o l'assistenzialismo di stato, ma del fatto che il lavoro è diventato uno straccio: ha perduto la propria dignità, è diventato uno strumento per ingaggiare a due soldi dei disgraziati, etc etc etc - inutile ripetere cose già dette e già note, inutilmente note.

Un intero popolo, più o meno, ricattato e ridotto a saltellare tra un lavoro di merda e un altro, con scarsissime possibilità di influire sul proprio futuro: è questo il "popolo sovrano" sul quale si fonda la "democrazia"?
Che cosa pensano di questo dettaglio le folle di "liberali" che da qualche anno sono sorte tra i monti e le valli della seconda repubblica?

Questa è la realtà, o comunque è un affresco che la rappresenta in modo adeguato.
Mancano tuttavia le analisi sulle cause e mancano anche le soluzioni. Che sono il sale dalla politica.
Quindi persone concrete come me hanno poco da obiettare al tuo discorso.
Se fossi un tipo Sgarbi potrei elogiare o dissacrare la tua visione pittorica, tra merde e carote nel culo.
Ma non mi interessa un simile approccio.
Io invece mi inteesso del perchè si è arrivati a questo punto e come cambiare.
Il resto è solo una perdita di tempo, che rende la penetrazione carotifera prolungata e piu' dolorosa.
A chi piace, va bene cosi'.

Franz
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Re: Il lavoro

Messaggioda ranvit il 02/08/2010, 20:55

Il mondo cambia....molti restano alla propria adolescenza.
E' umano....ma terribilmente palloso.

Vittorio
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Il lavoro

Messaggioda Giorgio Graffieti il 02/08/2010, 22:05

ranvit ha scritto:Il mondo cambia....molti restano alla propria adolescenza.
E' umano....ma terribilmente palloso.

il dramma è che il mondo non cambia affatto, si ripete, questo sì, con estenuante pallosità...
I ricchi vogliono essere sempre più ricchi e i poveri dovrebbero (secondo loro) accettarlo.
Quando ci si accorgerà di questo saranno dolori... come è già stato e come sarà, perché il mondo è sempre quello.
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Re: Il lavoro

Messaggioda pianogrande il 02/08/2010, 22:16

C'è un pallosissimo parametro che, nonostante il tempo passi, ha la sua determinante influenza.
Si chiama potere contrattuale.
Potere contrattuale tra parti sociali.
Ultimamente, i lavoratori non solo hanno perso quasi tutto questo potere ma già si esagera a definirli parte sociale.
Il benessere li ha divisi e le difficoltà non li hanno ancora riuniti.
Ne è rimasto uno di potere contrattuale; quello al ribasso.
Naturalmente, c'è sempre la professionalità ma quella è sempre meno in mano ai singoli e sempre più alle aziende.
Le domande per fare una analisi possono essere, essenzialmente, due.
Come riacquistare potere contrattuale (in senso migliorativo)?
Domanda delle domande:come far sì che qualcuno sia motivato a contrattare e non vada, invece, a contrattare con altri?
Le domande non sono geniali.
Potrebbe sempre esserlo qualche risposta.
Fotti il sistema. Studia.
pianogrande
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Re: Il lavoro

Messaggioda franz il 03/08/2010, 8:57

Giorgio Graffieti ha scritto:
ranvit ha scritto:Il mondo cambia....molti restano alla propria adolescenza.
E' umano....ma terribilmente palloso.

il dramma è che il mondo non cambia affatto, si ripete, questo sì, con estenuante pallosità...
I ricchi vogliono essere sempre più ricchi e i poveri dovrebbero (secondo loro) accettarlo.
Quando ci si accorgerà di questo saranno dolori... come è già stato e come sarà, perché il mondo è sempre quello.

Vero: per qualcuno il mondo non cambia affatto ed è rimasto al confitto tra ricchi e poveri.
A me pare che i "poveri" invece abbiano capito che se si danno da fare possono stare bene anche loro, anche se ci sarà sempre qualcuno piu' ricco degli altri e qualcuno piu' povero degli altri (anche in Svezia, per dire).
E noto che i ricchi di oggi (penso a Bill Gates e vari altri nuovi arrivati) sono persone che non sono ricche di famiglia ma lo sono diventati, grazie al fatto che si sono dati da fare inventando le cose che ci circondano da una ventina di anni.
Poi ovviamente non tutti possono diventare come Carlos o Bill (vedi: http://it.wikipedia.org/wiki/Lista_degl ... sta_Forbes ) ma vedo che sono tutti proprietari di industrie che hanno creato loro e danno lavoro a milioni di persone (i primi 4 hanno aziende con un totale di mezzo milione di dipendenti).
Vedo anche nei primi posti anche messicani, brasiliani ed indiani.
Che il mondo in realtà sia cambiato?

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Re: Il lavoro

Messaggioda franz il 03/08/2010, 9:19

pianogrande ha scritto:C'è un pallosissimo parametro che, nonostante il tempo passi, ha la sua determinante influenza.
Si chiama potere contrattuale.
Potere contrattuale tra parti sociali.
Ultimamente, i lavoratori non solo hanno perso quasi tutto questo potere ma già si esagera a definirli parte sociale.
Il benessere li ha divisi e le difficoltà non li hanno ancora riuniti.
Ne è rimasto uno di potere contrattuale; quello al ribasso.
Naturalmente, c'è sempre la professionalità ma quella è sempre meno in mano ai singoli e sempre più alle aziende.
Le domande per fare una analisi possono essere, essenzialmente, due.
Come riacquistare potere contrattuale (in senso migliorativo)?
Domanda delle domande:come far sì che qualcuno sia motivato a contrattare e non vada, invece, a contrattare con altri?
Le domande non sono geniali.
Potrebbe sempre esserlo qualche risposta.

In effetti mi dai l'occasione di riflettere sul fatto che forse da noi si pensa che il lavoro sia creato dal potere contrattuale (sociale) e dalla attuazione di un diritto, anch'esso sociale. Una esasperazione di questa visione per me ha depresso il lavoro, invece di incentivarlo. Ed il lavoro scappa (come scappano i lavoratori dai posti in cui non c'è per andare dove c'è).
Ritengo che senza lavoro sia illusorio pensare di avere o riguadaganere potere contratttuale.
Come a dire che se non c'è trippa per i gatti, se il pentolone è semivuoto, non puoi contrattare nulla.
Per riacquistare potere contrattuale ci vuole la materia prima: il lavoro (questo sconosciuto).
Il lavoro non è frutto di contrattazione o di rivendicazione.
Il lavoro va coltivato, come un fiore prezioso, con mille attenzioni.
Servono le condizioni giuste (il terreno, l'acqua) e le giuste condizioni di temperatura, umidità e soleggiamento.
Poi si sviluppa da solo. Ed allora si possono godere i frutti e ridistribuire.
Ma senza esagerare, altrimenti il terreno si inaridisce.
Come siamo arrivati alla situazione attuale?
Mah, penso che da decenni qualcuno sia finito in una buca ed invece di smettere di scavare abbia continuato a scavare sempre piu' in fondo.
Non escludo pero' che in questa situazione di disagio ci siano molti (o non pochi) che stanno benone, dalle caste di priviegiati (politici di ogni livello in testa) ai potenti delle varie corporazioni, a chi gestisce e dispensa clientele, a chi gestisce quel 52% di PIL tramite lo Stato, a chi sfrutta le rendite parassitarie, ai milioni di dipendenti statali in esubero, ai pensionati di anzianità, ai percettori di finte invalidità. Insomma tutti si arrangiano come possono, compresi alcuni milioni di lavoratori in nero. Ai privati rimane solo quel 48% di PIL da creare ed è verameente poco per creare lavoro. Molto meglio anche per loro fare la gara per mungere la grande vacca che si chiama stato e che dispensa sussidi, rottamazioni, incentivi, assunzioni clientelari. Qualcuno si illude che lo faccia per "stimolare l'economia" ma credo sia piu' realistico concludere che lo fa per giustificare la propria mole elefantiaca e rimandare le indispensabili cure dimagranti.

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