Pyongyang mette in allerta l'esercito
stop a tutte le relazioni con Seul
Aumenta la tensione tra i due Paesi. Il leader nordcoreano Kim Jong-il accusa il Sud di violare le acque territoriali: "Pronti a combattere se attaccati". Pechino: "Il dialogo è preferibile allo scontro"
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SEUL - Spirano sempre più forti i venti di guerra intorno al 38esimo parallelo. La Corea del Nord ha accusato la marina sudcoreana di avere violato la propria frontiera marittima, penetrando nelle sue acque territoriali, e ha minacciato una risposta militare per ritorsione. Minaccia lanciata dal leader nordcoreano Kim Jong-il che ha ordinato ai suoi militari di mettersi sul piede di guerra, scrive l'agenzia sudcoreana Yonhap, citando fonti della Corea del Nord. Poi arriva l'annuncio che Pyongyang romperà tutti i rapporti con Seul e non si impegnerà nel dialogo intercoreano fino a quando rimarrà in carica il presidente sudcoreano Lee Myung-bak. Tutto il personale sudcoreano impiegato nella regione industriale di Kaesong sarà espulso, così come verranno bandite la navi e gli aerei di Seul dalle acque e dai cieli territoriali.
A Seul, un portavoce del ministero della Difesa ha smentito che le navi sudcoreane abbiano attraversato il controverso confine nel mar Giallo, la cosidetta Northern Limit Line. La tensione ha avuto un'improvvisa escalation con le sanzioni decise ieri dalla Corea del Sud 1 contro Pyongyang, accusata dell'affondamento 2 di una corvetta sudcoreana che ha causato la morte di 46 persone.
L'altolà dell'esercito di Pyongyang è contenuto in un messaggio alle forze armate di Seul, riferisce l'agenzia di notizie: negli ultimi dieci giorni, si legge, decine di mezzi navali sudcoreani hanno violato le acque territoriali nordcoreane. "Si tratta di una provocazione deliberata che punta a scatenare un altro conflitto militare nel mar Giallo e spingere così a una fase bellica le relazioni, che hanno toccato il livello più basso". Se le intrusioni dovessero continuare, il Nord "metterà in atto misure militari concrete per difendere le sue acque, come ha già chiarito, e la Corea del Sud sarà ritenuta pienamente responsabile delle relative conseguenze".
La Cina, uno dei pochi alleati della Corea del Nord, ha evitato di unirsi al coro internazionale di condanna contro Pyongyang, spiegando di volere procedere a una propria, indipendente, "valutazione" del naufragio della corvetta Cheonan. Ma ha espresso l'auspicio che si possa trovare una soluzione negoziata. "Pensiamo che il dialogo sia preferibile allo scontro", ha detto oggi Jiang Yu, portavoce del ministro degli Esteri. "Speriamo sinceramente che tutte le parti in causa mantengano la calma e diano prova di moderazione", ha aggiunto. La crisi coreana è stata tra i temi trattati dal segretario di Stato Usa Hillary Clinton durante la sua visita a Pechino.
L'ordine del 'caro leader' Kim Jong-il di massima allerta alle truppe nordcoreane, con tanto "di pronti a combattere se attaccati", è stato riferito dal gruppo di rifugiati del Nord a Seul, North Korea Intellectuals Solidarity (Nkis), secondo cui "le disposizioni sono state trasmesse pubblicamente a tutta la nazione".
Il gruppo ha precisato che la disposizione è stata impartita il 20 maggio scorso, lo stesso giorno in cui la Corea del Sud ha diffuso i risultati delle indagini condotte dalla commissione internazionale che ha attribuito a un siluro di Pyongyang l'affondamento della corvetta Cheonan 3, avvenuto il 26 marzo scorso.
L'assetto da combattimento è stato quindi deciso prima che la Corea del Sud annunciasse le pesanti contromisure verso il Nord, con il blocco, tra l'altro, dell'interscambio commerciale e degli altri rapporti a eccezione del distretto di Kaesong.
"Non speriamo nella guerra, ma se la Corea del Sud, con gli Stati Uniti e il Giappone alle spalle, cerca di attaccarci, Kim Jong-il - secondo quanto detto nel messaggio da un altro ufficiale - ci ha ordinato di portare a termine il processo di riunificazione della penisola, abbandonato nel corso della guerra di Corea".
L'affondamento della Cheonan è stato l'incidente più grave avvenuto nella frontiera marittima tra i due Paesi del Mar Giallo dopo la fine della guerra di Corea (1950-1953), terminata con un armistizio invece che con un trattato di pace. La Northern Limit Line è il confine marittimo tracciato alla fine del conflitto, un limite che Pyongyang non riconosce e vorrebbe fosse spostato più a sud e che è stato teatro di scambi di colpi tra le Marine anche nel 1999, nel 2002 e il 10 novembre scorso.
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