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Rischio fallimento: Grecia e non solo Grecia

Discussioni su quanto avviene su questo piccolo-grande pianeta. Temi della guerra e della pace, dell'ambiente e dell'economia globale.

Re: Rischio fallimento: Grecia e non solo Grecia

Messaggioda franz il 05/05/2010, 10:04

pianogrande ha scritto:E se dovessimo scoprire che ha anche il terzo?

Quale sarebbe il terzo che non abbiamo? ;)
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Re: Rischio fallimento: Grecia e non solo Grecia

Messaggioda franz il 05/05/2010, 15:43

Salvare Atene? Non funzionerà
Ciascuno risponda dei propri errori

Il sole ha brillato per 24 ore dopo l’annuncio del piano definitivo-definitivo per «salvare la Grecia» e prevenire il contagio. Non male. Molti di noi erano scettici già domenica, quando il piano è emerso, e molti si sono preoccupati ancora di più quando la Bce ha comunicato che avrebbe assorbito qualunque quantità di titoli greci le banche volessero presentare in garanzia nelle operazioni di pronto contro termine. Se servono 110 miliardi per tirar fuori la Grecia dai guai, quanto servirà per la Spagna? E per il Portogallo? E per l’Italia? E per tutti gli altri? Se la Germania inizia a indebitarsi per salvare uno a uno tutti i Paesi della zona-euro, anche lei fallirà. Così non può funzionare e i mercati lo capiscono, ma i responsabili politici non sembrano affatto capire i mercati. Questi ultimi, simultaneamente, sono preda del panico e speculano per guadagnare. Chiunque abbia bond spagnoli ha buone ragioni per il panico e chi non li ha può realizzare grandi profitti puntando sulla loro caduta.

Coloro che dettero vita al Trattato di Maastricht quasi 20 anni fa lo avevano capito. Videro che uno Stato con le finanze in dissesto avrebbe chiesto aiuto e, con ammirevole lungimiranza, temettero che altri Paesi avrebbero risposto favorevolmente. Il loro timore era che ciò avrebbe incoraggiato ulteriore indisciplina di bilancio e che alla fine la Bce si sarebbe sentita obbligata a assorbire i debiti: è così che sono nate anche le fasi di iperinflazione. Quindi i fondatori di Maastricht hanno inventato la regola contro i salvataggi, che è stata violata dai governi lo scorso week-end e lunedì dalla Bce. Ed eccoci qua, davanti all’abisso. L’unione monetaria è minacciata. Molti commentatori ritengono che ciò riveli un errore di concezione e i responsabili di politica economica promettono già la linea dura sul Patto di stabilità. Sarebbe stato meglio adottare un vero assetto federale, con veri trasferimenti di sovranità nell’autorità di bilancio, ma politicamente non è stato possibile.Tuttora non lo è, dunque rendere più duro il Patto di stabilità non ci porterà da nessuna parte: nessuno può dire a un governo e al suo parlamento cosa fare. L’unica possibilità è dire a un governo che la sua sovranità implica che esso è il solo responsabile per le conseguenze delle sue azioni. Questo sarebbe perfettamente coerente e dunque non c’è nessun errore di concezione nel sistema. A meno che non vogliamo accettare il principio che la violazione della regola contro i salvataggi è un’implicita componente dell’accordo.

Charles Wyplosz,
The Graduate Institute, Ginevra
05 maggio 2010 http://www.corriere.it
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Giù le Borse, euro a nuovi minimi

Messaggioda franz il 05/05/2010, 16:08

Il Portogallo rischia la riduzione del rating
Oscillazioni sopra e sotto la pari ma nel pomeriggio si orientano decisamente al ribasso. La moneta unica ancora più giù a 1,2884 dollari, greggio sotto quota 80. Nuovo record per cds greci

Giù le Borse, euro a nuovi minimi Il Portogallo rischia la riduzione del rating
ROMA - Giornata di forti oscillazioni per le Borse europee, che hanno iniziato in lieve rialzo per le ricoperture dopo il tracollo della vigilia. Ma dopo meno di un'ora gli indici tornano a puntare decisamente verso il basso. Piazza Affari arriva a perdere oltre l'1,7%, ma poco dopo si riprende e torna a -0,3, mentre Francoforte e Londra scendono di circa lo 0,7 e Parigi di oltre l'1,%. Verso fine mattina i mercati si riaffacciano addirittura in positivo, ma nel pomeriggio tornano a scendere nettamente sulle notizie dei disordini in Grecia. A circa due ore dalla fine della seduta Milano perde oltre il 2%, Londra l'1,35, Francoforte lo 0,80 e Parigi l'1,49%, Intanto l'euro scende al nuovo minimo da un anno a 1,2884 dollari.

Un'altra causa del ribasso è la notizia che Moody's ha posto i rating sul debito governativo del Portogallo, pari a 'AA2', sotto osservazione per un possibile downgrade, mentre quello di breve, 'P-1', è confermato. Il periodo di osservazione dovrebbe concludersi entro tre mesi. La decisione - spiega Moody's - riflette il recente deterioramento delle finanze pubbliche del Portogallo e le sfide per l'economia nel lungo termine.

Il credit default swap della Grecia ha reagito alla situazione allargando a un nuovo massimo storico di 850 punti base, mentre quello del Portogallo ha segnato un massimo a 407 pb da 334 pb ieri, secondo dati Cma Datavision. Il future bund, utilizzato come investimento rifugio, ha segnato un nuovo massimo di seduta a 125,28, che rappresenta il livello più alto da inizio marzo dello scorso anno. Il petrolio a New York è sceso sotto gli 80 dollari al barile

Anche Wall Street ha aperto in calo di oltre mezzo punto dopo il pesante ribasso di ieri sera (con il Dow Jones a -2,02% e l'S&P500 a -2,38), il cui effetto si è fatto sentire anche sulle Borse asiatiche. Chiuse Tokyo, Seul e Bangkok, Hong Kong è scesa dell'1,49% toccando il minimo da nove settimane, mentre Shanghai, pur restando intorno alla pari, è sui minimi da sette mesi.

Intanto, il direttore dell'Fmi, Dominique Strauss-Kahn, in una intervista ha sottolineato che bisogna evitare il rischio contagio al resto dell'Europa, anche se il rischio non è presente per grandi paersi come la Francia e la Germania. Si attendono oggi alcuni dati macroeconomici chiave per gli Stati Uniti, ma la tensione si fa sentire anche in vista della riunione della Bce domani.

(05 maggio 2010) www.repubblica.it
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Re: Rischio fallimento: Grecia e non solo Grecia

Messaggioda franz il 05/05/2010, 17:27

Merkel: «Con la Grecia si gioca il futuro dell'Europa». Critiche da Sarkozy
di Riccardo Barlaam

«Siamo a un bivio della nostra strada. Da questa crisi dipenderà niente di meno che il futuro dell'Europa e della Germania». Lo ha detto oggi il cancelliere tedesco Angela Merkel, parlando ai deputati del Bundestag. «Non c'è nessuna alternativa - ha spiegato - all'aiuto che abbiamo deciso per la Grecia se vogliamo assicurare la stabilità finanziaria dell'area euro. Dobbiamo evitare una reazione a catena nel sistema finanziario europeo ed internazionale e un rischio di contagio verso altri paesi membri dell'Eurozona». «Oggi l'Europa - prosegue il cancelliere - guarda alla Germania. Senza di noi, o contro di noi non ci può essere nessuna decisione economicamente sostenibile».

Il leader dell'opposizione socialdemocratica, Frank-Walter Steinmeier, ha accusato Merkel di aver ritardato le decisioni sugli aiuti: «Nessun governo tedesco ha mai perso tanto rispetto e tanta fiducia in così poco tempo». «Dov'è finita la nostra leadership? Dov'è stata la gestione della crisi, signora Merkel? Noi non abbiamo visto niente».

Regole per le banche. Sulla scia della crisi che ha colpito la Grecia, le banche non possono sottrarsi a un'ulteriore regolamentazione. precisando che il governo non ammorbidirà la tassa sui rischi sistemici (la cosidetta levy) o altre misure. Merkel ha apprezzato la decisione annunciata ieri da istituti di credito e società finanziarie di contribuire volontariamente per sostenere la Grecia. «Dovessero le banche credere che in cambio di un simile contributo volontario saremo più morbidi su una bank levy (la tassa sulle banche contro i rischi sistemici) o altre misure», ha però avvertito il cancelliere tedesco, «commetterebbero un grave errore».
Gli istituti di credito in Francia e Germania sono tra i più esposti con i bond greci.

Calo nei sondaggi. La concessione di aiuti alla Grecia da parte della Germania provoca un clamoroso tonfo di Angela Merkel nei sondaggi. La rilevazione dell'Istituto Forsa per il settimanale 'Stern' mette in evidenza che la maggioranza dei tedeschi (48%) assegna una cattiva pagella al cancelliere, mentre solo il 41% ritiene che abbia agito bene. Ancora più drammatico è il fatto che a giudicare negativamente l'operato della Merkel sulla crisi greca è un elettore su tre dei partiti della coalizione di governo. Se fossero chiamati ad eleggerla direttamente, solo il 48% dei tedeschi riporterebbe la Merkel alla Cancelleria, con un crollo di 6 punti nel giro di una sola settimana.

Critiche anche da Sarkozy. Non usa mezzi termini il presidente francese Nicolas Sarkozy che confidandosi con alcuni parlamentari durante il suo viaggio in Cina ha duramente criticato il modo «tardivo» con cui la cancelliera tedesca Angela Merkel ha reagito alla crisi finanziaria della Grecia. La notizia è stata riportata da le Canard Enchaine. «Avremmo potuto bloccare la speculazione all'inizio, ma Merkel ha tardato», ha detto il capo di Stato francese parlando con una delegazione di parlamentari francesi che lo accompagnavano nella sua missione a Pechino. «Non reagendo subito, abbiamo insinuato i dubbi sulla determinazione della zona euro ad aiutare di uno dei suoi membri. Se solo fossi stato ascoltato, avremmo reagito, dall'inizio, e avremmo smorzato ogni speculazione. Oggi ci costerà più caro a causa della reazione tardiva di Merkel».

http://www.ilsole24ore.com


Il ritardo dell'azione germanica ha indebolito l'euro e questo secondo alcune ... malelingue sarebbe un effetto voluto, per migliorare le esportazioni di tutta l'eurozona ed in parte svalutare il debito greco.
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fallimenti

Messaggioda franz il 05/05/2010, 22:43

Stavo pensando che come al solito ci sarà il classico rimpallo delle responsablità.
La crisi dei subprime (2007-2008) ha origini dubbie. Da un lato c'è chi dice che rappresenta il fallimento del mercato; altri invece evidenziano che i subprime sono il risultato dell'azione politica sull'economia per l'accesso alla prima casa di starti di popolazione potenzialmente insolventi, che il mercato non avrebbe mai accettato. Qiuesto ha generato una bolla immobiliare che è scoppiata. Credo che le posizioni rimarranno contrapposte a lungo.

MA sulla crisi dei PIGS credo che ci siano pochi dubbi.
I greci (soprattutto quelli di estrema sinistra) dicono che è colpa dell'europa, della germania, del FMI e quindi manco a dirlo degli americani. Dei loro organismi politici. A me pare chiaro che il debito pubblico, quando eccessivo, è responsabilità della politica, non del mercato. Il mercato si limita ad apprezzare, comprando, stabilendo un prezzo piu' alto per i casi a maggior rischio. Le turbolenze valutarie sono conseguenze delle politiche economiche delle banche centrali. I tentennamenti dalla cancelliera tedesca implicano una responsabilità politica, cosi' come le resistenze iniziali della BCE all'intervento del FMI (americano) per evitar eingerenze. Insomma il malato è grave per incuria politica (dei greci) e si è aggravato perché i politici europei non hanno saputo trovare in fretta una decisione unanima e rapida.

Franz
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Crisi greca Moody's lancia allarme: rischio anche per Italia

Messaggioda franz il 06/05/2010, 11:49

ma nei vari paesi rischi a livello diverso
Crisi greca, Moody's lancia l'allarme: rischio contagio anche per l'Italia
Per l'agenzia di rating a rischio i sistemi bancari anche di Portogallo, Spagna, Gran Bretagna e Irlanda


Per l'agenzia di rating a rischio i sistemi bancari anche di Portogallo, Spagna, Gran Bretagna e Irlanda

MILANO - L'agenzia di rating Moody's lancia l'allarme. C'è il rischio che la crisi finanziaria greca possa contagiare anche i sistemi bancari di alcuni dei principali paesi europei. Per Moody's secondo cui i paesi più a rischio di contagio sono il Portogallo, la Spagna, l'Italia, l'Irlanda e la Gran Bretagna.

IL RAPPORTO - La posizione di Moody's Investors Service è contenuta in un commento speciale intitolato «Sovereign Contagion Risk», parte 1 in cui si fa riferimento all'impatto sulle banche dell'Europa meridionale, dell'Irlanda e della Gran Bretagna. L'agenzia di rating riconosce che le banche di questi paesi hanno di fronte diverse sfide di diverso livello ma avverte che «il rischio di contagio potrebbe diluire queste differenze e rappresentare una minaccia molto reale e comune a tutti».

Redazione online
06 maggio 2010



PS: mi hanno segnalato questo grafico:
http://www.dailyreckoning.com.au/images/dr20100505a_lge.jpg
Trilogy, cosa ne pensi?


Moody's: a rischio altri 5 paesi
anche l'Italia è nella lista

L'agenzia di rating parla di "potenziale contagio" dei rischi di debito sovrano ai sistemi bancari di Portogallo, Spagna, Irlanda e Gran Bretagna e nostro. Bene collocamento di bond spagnoli

MILANO - Alla luce del recente downgrade delle banche greche, il "potenziale contagio" dei rischi di debito sovrano al sistema bancario potrebbe diffondersi ad altri paesi come Portogallo, Spagna, Italia, Irlanda e Gran Bretagna.

E' la posizione di Moody's Investors Service contenuta in un commento speciale intitolato "Sovereign Contagion Risk", parte 1, in cui si fa riferimento all'impatto sulle banche dell'Europa meridionale, dell'Irlanda e della Gran Bretagna.

L'agenzia di rating riconosce che le banche di questi paesi hanno di fronte diverse sfide di diverso livello ma avverte che "il rischio di contagio potrebbe diluire queste differenze e rappresentare una minaccia molto reale e comune a tutti".

"L'Italia è uno dei paesi dove il sistema bancario è stato sino a oggi relativamente robusto", ma c'è comunque un rischio di contagio se "le pressioni dei mercati sui rating sovrani aumenteranno'', afferma Moody's.

Intanto il governo spagnolo ha collocato bond a 5 anni per 2,345 miliardi di euro a un tasso medio del 3,532%. Anche se il tasso è più alto di quello del 2,81% del marzo scorso, quando ha piazzato titoli pubblici per 4,5 miliardi di euro, un buon segnale è che la domanda è stata di 5,522 miliardi. Quello di oggi è il primo grosso collocamento dopo il taglio del rating da parte di Standard & Poor's.

(06 maggio 2010) http://www.repubblica.it


ma per via nazionale il risparmio delle famiglie è alto e il loro livello di debito basso
Moody's: «Banche italiane a rischio»
Bankitalia: «Nostro sistema è robusto»

Per l'agenzia di rating a rischio i sistemi bancari anche di Portogallo, Spagna, Gran Bretagna e Irlanda

MILANO - L'agenzia di rating Moody's lancia l'allarme. C'è il rischio che la crisi finanziaria greca possa contagiare anche i sistemi bancari di alcuni dei principali paesi europei. Per Moody's secondo cui i paesi più a rischio di contagio sono il Portogallo, la Spagna, l'Italia, l'Irlanda e la Gran Bretagna.

IL RAPPORTO - La posizione di Moody's Investors Service è contenuta in un commento speciale intitolato «Sovereign Contagion Risk», parte 1 in cui si fa riferimento all'impatto sulle banche dell'Europa meridionale, dell'Irlanda e della Gran Bretagna. L'agenzia di rating riconosce che le banche di questi paesi hanno di fronte diverse sfide di diverso livello ma avverte che «il rischio di contagio potrebbe diluire queste differenze e rappresentare una minaccia molto reale e comune a tutti».

« L'Italia - scrive ancora Moody's - è un altro di quei paesi dove il sistema bancario è stato sino ad ora relativamente robusto», ma dove vi è comunque un rischio di contagio «qualora le pressioni di mercati sui rating sovrani dovesse aumentare». L'agenzia di rating osserva infatti come il nostro sistema bancario non abbia risentito come altri dello scoppio della bolla sull'immobiliare e di quella sui derivati.

BANKITALIA - Immediata la replica della Banca d'Italia all'allarme lanciato dall'agenzia di rating. «Il sistema bancario italiano è robusto, il deficit di parte corrente è basso, il risparmio è alto, il debito complessivo di famiglie, imprese e Stato è basso rispetto ad altri Paesi, il debito netto nei confronti dell'estero è basso. Tutto ciò rende il caso dell'Italia diverso da quello di altri Paesi» sottolineano fonti di Via Nazionale.

PASSERA - Il sistema bancario italiano «può affrontare in condizioni migliori di altri la situazione» commenta invece l'amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Corrado Passera.

FRANCIA E GERMANIA - Intanto in una lettera di cui il quotidiano Le Monde pubblicherà un estratto venerdì il presidente francese Nicolas Sarkozy e la cancelliera tedesca Angela Merkel dichiarano di voler rafforzare la sorveglianza sui conti pubblici della zona euro e dotare i sedici membri di un «robusto quadro» di gestione della crisi.

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Re: Crisi greca Moody's lancia allarme: rischio anche per Italia

Messaggioda trilogy il 08/05/2010, 22:01

franz ha scritto:


PS: mi hanno segnalato questo grafico:
http://www.dailyreckoning.com.au/images/dr20100505a_lge.jpg
Trilogy, cosa ne pensi?


Moody's: a rischio altri 5 paesi
anche l'Italia è nella lista



Non capisco bene cosa rappresentano le cifre, sono le quote di debito estero detenute dai vari paesi?
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Re: Crisi greca Moody's lancia allarme: rischio anche per Italia

Messaggioda franz il 08/05/2010, 22:48

trilogy ha scritto:Non capisco bene cosa rappresentano le cifre, sono le quote di debito estero detenute dai vari paesi?

No, sono le quote di debito pubblico detenute dai vari paesi.

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Potesse la Grecia fare la svalutazione...

Messaggioda franz il 08/05/2010, 23:34

Potesse la Grecia fare la svalutazione...
di Paul Krugman

C'è ancora qualcosa da dire sulla crisi del debito greca? Secondo me, sì. Molti osservatori sottolineano che difficilmente la Grecia riuscirà ad applicare le misure di risanamento prescritte dal piano di salvataggio. Come dice senza giri di parole Charles Wyplosz, del Graduate Institute of International Studies di Ginevra, «il piano non funzionerà».
È il caso di osservare, però, che anche una ristrutturazione del debito non sarebbe granché utile per alleviare il fardello che pesa sul governo di Atene.

Per capire perché, immaginiamo che cosa succederebbe se la Grecia smettesse semplicemente di pagare il suo debito. A quel punto, tutto quello che dovrebbe fare sarebbe tenere a zero il disavanzo primario: in altre parole, dovrebbe incassare, attraverso le tasse, tanto quanto spende (dove per spesa si intende tutto quello che non sono gli interessi sul debito).
Ma ricordiamo che la Grecia in questo momento presenta un disavanzo primario enorme, pari complessivamente, nel 2009, all'8,5 per cento del prodotto interno lordo. Perciò, anche se il Governo greco dichiarasse la totale insolvenza sul suo debito, sarebbe comunque tenuto a imporre misure di austerità.
Ne consegue, dunque, che una ristrutturazione del debito servirebbe a poco, a meno di non pensare (cosa che sembra inverosimile) che ottenendo il condono del debito esistente il Paese ellenico sia in grado di accedere a nuovi e consistenti prestiti. L'unica strada per alleviare in modo significativo le pene della Grecia sarebbe quella di trovare un modo per limitare i costi dell'austerità di bilancio, e in questo senso la ristrutturazione non sarebbe utile.

Sarebbe utile invece una svalutazione. Ma uno studio (ormai diventato un classico) realizzato nel 2007 da Barry Eichengreen di Berkeley, che ha fortemente influenzato le mie opinioni sull'euro, descrive in dettaglio i motivi che rendono pericolosa una svalutazione. Eichengreen sostiene che qualsiasi tentativo di lasciare la zona euro esige tempo e preparazione, e che nel periodo di transizione vi sarebbero assalti agli sportelli dagli effetti devastanti.
In questi giorni, tuttavia, sto riconsiderando la faccenda. Più nello specifico, mi sembra probabile che la Grecia sia destinata a precipitare in una crisi politica interna, oltre che economica. La sua situazione attuale è simile a quella dell'Argentina nel 2001. Allora, l'Argentina aveva introdotto un piano di convertibilità (che nelle intenzioni avrebbe dovuto ancorare in via permanente il peso al dollaro) che sembrava irreversibile per le stesse ragioni per cui oggi sembra irreversibile l'euro. Le autorità temevano che per abrogare quel provvedimento sarebbe stato necessario un prolungato dibattito legislativo, e che un dibattito del genere avrebbe innescato devastanti assalti agli sportelli. Vi ricorda qualcosa?

Ma alla fine del 2001, l'economia argentina era allo sfascio. Il governo impose misure d'emergenza nel tentativo di contenere la situazione, fra cui una serie di restrizioni sui prelievi bancari. La conseguenza fu che la tesi contraria all'abrogazione del cambio fisso con il dollaro perse di validità, e nel 2002 l'Argentina passò a un tasso di cambio fluttuante.
È davvero impossibile che qualcosa di simile possa succedere in Grecia? E se accadesse, non si rischierebbe di mettere in discussione l'appartenenza alla zona euro anche di altri Paesi?
Questo dramma è ancora lontano dalla conclusione.

Backstory/Per approfondire- Europa al salvataggio

Il 2 maggio, l'Unione Europea ha approvato il pacchetto di aiuti da 110 miliardi di euro che punta a impedire il default greco. Gli Stati membri della zona euro hanno accettato di contribuire con 80 miliardi di euro, mentre il resto verrà dal Fondo monetario internazionale.
Il Governo tedesco, che aveva manifestato grande riluttanza ad accorrere in aiuto della Grecia, ha accettato di mettere a disposizione 22 miliardi di euro. In una dichiarazione al parlamento, la cancelliera tedesca Angela Merkel ha detto che il piano di salvataggio rappresenta «niente di meno che il futuro dell'Europa e il futuro della Germania in Europa», aggiungendo che la Germania aveva «una responsabilità speciale per l'Europa e oggi l'eserciterà».

In cambio, la Grecia ha accettato di applicare una serie di rigide misure di austerità, che includono l'obbligo di ridurre il disavanzo nell'ordine dell'11 per cento del prodotto interno lordo, l'aumento delle tasse, la stabilizzazione del debito pubblico e drastici tagli al settore pubblico, compresi tagli alle pensioni e l'eliminazione delle gratifiche per i dipendenti pubblici.
I tagli hanno scatenato la rabbia in tutta la Grecia, dove un cittadino su tre lavora per lo Stato. Il 4 maggio, i dipendenti pubblici, inclusi gli insegnanti e il personale ospedaliero, sono scesi in sciopero, e da quel momento sono seguiti altri scioperi e manifestazioni. Il 5 maggio, i disordini sono sfociati in tragedia con la morte di tre persone ad Atene a seguito dell'incendio appiccato a una banca dai manifestanti.

Le turbolenze politiche hanno prodotto ripercussioni sui mercati finanziari, unitamente alla paura degli investitori di un allargamento del contagio ad altri Paesi della zona euro, in particolare la Spagna e il Portogallo. Il 5 maggio, l'euro ha toccato il livello minimo sul dollaro negli ultimi 12 mesi, attestandosi a 1,2886 dollari.

© 2010 NYT – distribuito da The NYT Syndicate

(Traduzione di Fabio Galimberti) www.ilsole24ore.com
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Rating e hedge falsi bersagli

Messaggioda franz il 08/05/2010, 23:53

Rating e hedge falsi bersagli
di Roberto Perotti

In questi giorni di turbolenza dei mercati, politici e gran parte dei media si sono lanciati contro i soliti colpevoli: agenzie di rating e speculatori. Mai come ora questi bersagli sono errati. Le agenzie di rating hanno indubbiamente fallito in modo spettacolare durante la crisi finanziaria, ma a lungo andare le loro decisioni sui paesi sovrani (diverso è il caso di strumenti finanziari quali i Cdo) sono quasi irrilevanti per i mercati: le informazioni necessarie per farsi un'idea sono accessibili a chiunque abbia una connessione internet (eccetto ovviamente quando un paese trucchi i conti).

I politici accusano Moody's di avere scatenato i ribassisti con il rapporto sulle banche dell'Europa meridionale: davvero pensano che migliaia di analisti di tutto il mondo aspettassero questo report per essere preoccupati per le banche europee? Tanto più che esso, a leggerlo bene, era perfettamente sensato: per restare a casa nostra, il sistema bancario italiano è fondamentalmente stabile, ma se (ed è ovviamente un grosso se) il contagio sui titoli pubblici si dovesse estendere all'Italia, le banche italiane ne risentiranno pesantemente, perché posseggono più titoli pubblici italiani, perché la crescita diminuirà, e perché il disavanzo pubblico salirà.

Solo i politici europei potevano proporre seriamente come soluzione un'agenzia di rating europea, finanziata dall'Unione europea; quale credibilità può avere nel valutare i titoli di stato dei paesi Ue?
Il secondo capro espiatorio sono gli speculatori. Politici, commentatori, e persino Ceo di alcune aziende non lesinano aggettivi: «incredibile», «ingiustificabile», «inaccettabile», «immorale». Secondo El País, addirittura i servizi segreti spagnoli starebbero investigando gli attacchi degli investitori e dei «media anglosassoni». In un rigurgito di internazionalismo, l'autorità francese di controllo dei mercati finanziari ha appena annunciato un'inchiesta sulla diffusione di notizie «infondate» sul debito pubblico di Spagna e Italia. Chi stabilisce l'infondatezza o meno delle notizie? Basta fare due calcoli per capire che il debito pubblico spagnolo e italiano è più rischioso di quello tedesco, il che non significa che il default sia dietro l'angolo.

Politici, media, e purtroppo molti operatori di mercato dimenticano anche che i prezzi degli assets possono scendere senza che nessuno speculi al ribasso, semplicemente perché in molti decidono di vendere. Ogni volta che il mercato scende, c'è chi afferma con sicurezza che «ancora una volta gli hedge funds cavalcano la speculazione» (ma dove prendono i dati sulle operazioni degli hedge, quando le loro strategie sono segretissime?) Questa affermazione riflette il luogo comune secondo cui gli hedge per vocazione speculano al ribasso, ed è profondamente errata: la grande maggioranza di essi comprano e tengono azioni. È possibile tuttavia che in questi giorni qualcuno abbia cominciato a ribilanciare il proprio portafoglio, sia per normali scelte di gestione, sia perché costretto dalle regole interne del fondo in presenza di forti ribassi, sia per far fronte a qualche liquidazione. Forse i politici vogliono proibire anche tutto questo, o lo ritengono immorale o cospiratorio?

Questi ultimi giorni hanno anche probabilmente emesso il verdetto finale sulla Grecia. Il 20 aprile, più o meno quando si cominciò a parlare del nuovo pacchetto di aiuti da 110 miliardi, i tassi sui titoli di stato greci a due e dieci anni erano il 7,3% e il 7,88%; giovedì hanno toccato il 16,36% e l'11,31%, rispettivamente. Assumendo una stima conservativa di un aumento medio del 6%, su un debito totale di circa 300 miliardi questo significa un aumento della spesa per interessi di quasi 20 miliardi all'anno. Più della metà del pacchetto di aiuti se ne è dunque andato in pochi giorni solo per la maggiore spesa per interessi, e un default è ora quasi inevitabile.

roberto.perotti@unibocconi.it
08 Maggio 2010 www.ilsole24ore.com
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