da franz il 02/04/2010, 17:28
dopo le dichiarazioni dei neo governatori leghisti cota e zaia
La maggioranza si spacca sulla Ru486
E Cota frena: tutto colpa di una battuta
Il ministro Fazio: «C'è una legge, se la leggano».
Tosi si smarca da Zaia che ribadisce: no a pillola come a Ogm
MILANO - All'indomani delle elezioni regionali la maggioranza trova un primo grosso ostacolo: la pillola abortiva. Dopo le dichiarazioni dei neo governatori leghisti Cota e Zaia, che hanno annunciato di non voler distribuire il farmaco, dal governo si levano diverse voci fortemente critiche. In primo luogo quella del ministro della Salute Ferruccio Fazio, che ricorda: «C'è una legge, se la leggano. E, anche se sembra ovvio dirlo, tutte le leggi vanno rispettate». In un'intervista a Repubblica il ministro invita tutte le Regioni ad «attenersi alle indicazioni del Consiglio superiore di sanità che prevedono, nel rispetto della legge 194, che la pillola Ru486 venga data in ricovero ordinario fino all'avvenuto aborto».
LA «FRENATA» DI COTA - Lo stesso Roberto Cota oggi ha precisato il senso delle sue parole: «Ho sempre avuto una posizione chiara, mai contro la legge. Quello che ho detto in questi giorni sono le stesse cose che ho detto in campagna elettorale». Eppure proprio le sue dichiarazioni avevano fatto pensare ad una crociata della Lega contro la pillola abortiva, soprattutto per quel passaggio secondo cui le pillole potevano restare a marcire nei magazzini. «Tutto è partito - ha ricostruito Cota durante la prima conferenza stampa dopo l'elezione a presidente della giunta piemontese - da una domanda di Belpietro a Mattino 5. Mi ha chiesto cosa avrei fatto delle confezioni del farmaco in arrivo. Alla domanda se avrei lasciato gli scatoloni nei magazzini io ho risposto affermativamente. Da questa mia affermazione è poi nato tutto il dibattito». E ancora: «Io ho detto che la mia posizione è per la difesa della vita e che, per quanto riguarda la Ru486, non la pensavo come la precedente presidente Bresso a favore di un impiego disinvolto di questa pillola, ossia senza ricovero. E ho aggiunto che intendevo affiancare in ospedale delle associazioni pro vita. Successivamente ho motivato il perchè di queste mie dichiarazioni che è legato al fatto che l'uso di questa pillola è potenzialmente molto pericoloso per la donna e per questo necessita di molta cautela». «Confermo - ha proseguito Cota - le mie dichiarazioni e dato che siamo in attesa delle linee guida da parte del ministero della Salute ho detto ai direttori generali delle Asl piemontesi di aspettare la mia entrata in carica e di affrontare poi insieme il problema». Nei giorni scorsi invece Cota aveva spiegato che, essendo per la vita, avrebbe fatto di tutto per contrastarne la distribuzione.
ROCCELLA: SEGUIRE CSS - Anche il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella interviene con una nota a proposito del pronunciamento del Consiglio superiore della sanità che ha indicato la necessità del ricovero ospedaliero per l'uso della pillola Ru486. «Il Consiglio superiore di sanità è la massima autorità scientifica istituzionale in ambito sanitario: i suoi pareri non sono strettamente vincolanti ma chi decidesse di seguire comportamenti difformi dovrebbe motivarli adeguatamente assumendosene una completa responsabilità - spiega -. A chi oggi attacca la posizione dei neo governatori leghisti Cota e Zaia ricordo che la diffusione della pillola abortiva in Italia è avvenuta innanzitutto a seguito di votazioni favorevoli di Consigli regionali e comunali, guidati da giunte di sinistra, che si sono espressi per l'uso di un farmaco quando ancora non era autorizzato in Italia, e hanno stilato protocolli e linee guida senza tenere conto dei pareri già espressi dal Consiglio superiore di sanità». Stabilire la compatibilità della pillola con la legge 194, conclude, «è questione di competenza del governo e del Parlamento».
PRESTIGIACOMO - Sulla stessa linea di Fazio la collega dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo, secondo cui «quando si assumono ruoli da governatore bisogna rispettare la legge. Nessuna Regione può pensare di poter proibire ciò che è concesso e regolato dalla 194. Le dichiarazioni di Zaia e Cota? Euforia da vittoria elettorale». Anche Alessandra Mussolini (Pdl), intervistata dal quotidiano Affaritaliani.it, ricorda che «abbiamo una legge che deve essere rispettata. Su questa questione rischiamo di diventare guelfi e ghibellini». Ma una critica arriva anche dall'interno della Lega, e in particolare dal sindaco di Verona Flavio Tosi, che si smarca dal governatore veneto Luca Zaia: «Non sono d'accordo né con chi sbandiera la Ru486 come un rimedio a problemi legati a rapporti sessuali facili, ma neanche con chi dice che non bisogna assolutamente utilizzarla». Un'altra voce fortemente contraria è quella del deputato pidiellino Benedetto Della Vedova: «Inseguire la Lega nelle crociate propagandistiche sulla Ru486 significa consegnare al Carroccio l'egemonia culturale della coalizione». Ironica Margherita Boniver (Pdl): «Ignoravo che Cota e Zaia fossero anche ginecologi».
«ASSE LEGA-CHIESA» - La polemica è scoppiata mercoledì, quando Roberto Cota ha detto che le scorte ordinate dall'ex presidente piemontese Mercedes Bresso potranno «benissimo restare nei magazzini». Il giorno dopo è arrivato il duro intervento di Luca Zaia: «Studieremo il modo per non farla arrivare negli ospedali veneti». Posizioni che hanno incassato il plauso di monsignor Rino Fisichella, tanto che diversi quotidiani parlano di "asse Lega-Chiesa". Fisichella ha precisato poi su Avvenire che «sui temi etici non si tratta di essere cattolici o non cattolici, ma di riscoprire il valore fondamentale che è scritto in quella legge naturale (sic, NDR] che non è un'invenzione né della Chiesa cattolica né dei cristiani». Sempre sul quotidiano della Cei il giurista Alberto Gambino, ordinario di diritto privato all'Università Europea, spiega che «il monitoraggio delle tecniche abortive rientra pienamente nei poteri delle Regioni».
ZAIA: NO PILLOLA COME OGM - Nonostante le polemiche e il "fuoco amico", Zaia non sembra avere ripensamenti. «Nell'ambito della 194 abbiamo delle grosse perplessità rispetto alla sperimentazione perché ci sono stati dei morti - ha detto venerdì ad Affaritaliani.it -. Resto contrario dal punto di vista etico. Stiamo talmente banalizzando la questione che la Ru486 rischia di diventare l'aspirina delle minorenni. Interpreto appieno le parole del Papa, al di là della legge c'è anche una questione etica. L'ho fatto con gli Ogm, lo faccio anche con questa pillola». Di banalizzazione parla anche il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella, che in un'intervista a Repubblica tv sottolinea come la Ru486 «non è un farmaco miracoloso, anzi ha molte ombre, basti pensare alle 29 morti, 5 in Gran Bretagna, di cui non si è scritta una riga. C'è il rischio di una banalizzazione dell'aborto - continua -, non sul piano personale ma sociale, a causa di questo continuum chimico che sarà proposto alle donne, con l'idea di poter tornare a casa subito dopo l'aborto». Ma la pillola, spiega, «ha molti più effetti collaterali e più eventi avversi dell'aborto chirurgico». Roccella si dice «favorevole a un protocollo unitario, possibilmente condiviso con le Regioni, per l'utilizzo della Ru486». Intanto il fronte dei contrari si allarga: dopo Cota e Zaia è Andrea Gibelli, indicato dalla Lega Nord come vicepresidente della Lombardia, a chiedere lo stop della pillola abortiva nella regione. «Il tema dovrà essere necessariamente al centro del confronto nelle primissime sedute del nuovo Consiglio regionale - spiega Gibelli -. La legge sull'aborto è ormai storicamente superata perché nata da un contesto storico-culturale che ormai non c'è più, mentre sono la donna e il nascituro che devono essere messi al centro di programmi e tutele massime».
PARTITE LE PRIME SCATOLE - Intanto le prime confezioni di Ru486 sono partite alla volta della Puglia. «La prima consegna dovrebbe essere effettuata al Policlinico di Bari, ma alcune scatole stanno raggiungendo anche la Toscana» spiega Marco Durini, direttore medico della Nordic Pharma, distributore esclusivo della pillola per l'Italia. Durini si è detto «molto preoccupato per il clima esasperato che si è creato» e annuncia il silenzio stampa: «Non daremo informazioni su ordinativi e consegne». In Puglia sono circa 200 le donne che hanno abortito con la pillola Ru486 nelle due strutture in cui è stata compiuta la sperimentazione, il Policlinico di Bari e l'ospedale Vito Fazzi di Lecce. Alcuni quotidiani locali scrivono che un altro quantitativo di farmaci è stato richiesto con il beneplacito del governatore rieletto Nichi Vendola e dell'assessore regionale alla Sanità uscente Tommaso Fiore. La disciplina dell'uso della Ru486 negli ospedali pugliesi sarà uno dei primi appuntamenti all'esame del nuovo esecutivo.
Redazione online
02 aprile 2010
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
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