Legnano, per i sanitari era una normale colica renale,
in realtà era un cancro. Un calvario lungo quattro anni
Manda un video shock in ospedale
"Così avete fatto morire mia moglie"
"Adesso abbiate il coraggio di guardare queste immagini"
di LAURA ASNAGHI
MILANO - Ha filmato gli ultimi giorni di vita di sua moglie e poi ha mandato il video ai medici che avevano sbagliato la diagnosi. "E adesso abbiate il coraggio di guardare queste immagini". È un video shock quello realizzato da Daniele Truzzi, il marito di Piera Nebuloni, una donna di 47 anni, morta il 3 ottobre per un devastante cancro al rene, dopo un calvario di 4 anni, iniziato nel 2005, con una diagnosi errata.
Quella che i medici dell'ospedale di Legnano avevano liquidato come una normale colica renale, era in realtà, la spia di un male che aveva già messo radici profonde. E così nel video realizzato dal marito si vede prima l'immagine felice della famiglia Truzzi, lui e lei sorridenti, con il figlio appena nato che, oggi, ha 15 anni ed è un campione di nuoto. Poi il quadretto di famiglia felice sfuma verso le immagini drammatiche di lei sempre più debole e segnata dalla malattia, di lei che zoppica e si fa imboccare dal marito perché non ha più neanche la forza di mangiare da sola. "Mia moglie non c'è più ed è morta tra grandi sofferenze - dice Daniele Truzzi - io l'ho persa per sempre ma loro, i medici, sono ancora lì a lavorare tra i malati ed è giusto che riflettano su quello che hanno fatto".
L'odissea della moglie di Daniele Truzzi è iniziata nell'aprile del 2005. Lei sta male, ha una colica renale e viene ricoverata nel reparto di urologia dell'ospedale di Legnano. Le fanno gli esami, la curano e dopo una settimana di degenza la dimettono. Tutto sembra a posto ma venti mesi dopo, il 26 dicembre 2006, Piera Nebuloni ha un tracollo, cade nel garage di casa e il femore destro le va in frantumi. "Una cosa strana per una donna di soli 43 anni, a quell'età l'osteoporosi non c'entra - racconta il marito - così ho portato mia moglie al pronto soccorso dell'ospedale di Legnano e lì, dopo la Tac, hanno capito che la situazione era grave e ci hanno consigliato di rivolgerci al centro ortopedico del Pini di Milano". Ed è proprio in questo ospedale che viene a galla la verità. "Con una ecografia all'addome, fatta il 9 gennaio 2007, si scopre che mia moglie non solo ha un grosso tumore al rene destro ma una metastasi ha intaccato il femore distruggendolo" ricorda Daniele Truzzi che, nonostante lo shock per la tremenda diagnosi, non si perde d'animo e cerca di capire perché i medici di Legnano non s'erano accorti di nulla.
Così richiede la cartella clinica del primo ricovero, che contiene una copia dell'urografia effettuata nei giorni di degenza. "Ho fatto analizzare quell'urografia a due periti - spiega il marito - il primo ha detto che il tumore poteva già essere individuato e il secondo ha evidenziato che il cancro, dal 2005 al 2007, si era sviluppato a tal punto da ridurre la possibilità di sopravvivenza di mia moglie da un 70-80 per cento a un 8-10 per cento. Lei, poi ha subito due grossi interventi: uno, al Pini, per l'impianto della protesi di femore, e un altro all'Istituto dei tumori, per l'asportazione del rene malato". Sulla base delle perizie effettuale dai tecnici, Daniele Truzzi ha avviato, insieme al suo avvocato Monica Vavassori, una prima causa per la messa in mora dell'ospedale e poi, nel giugno di quest'anno, ha fatto anche una causa civile all'ospedale.
"Ho fatto tutto quello che dovevo fare per rendere giustizia a mia moglie - spiega - ma nelle ultime settimane della sua vita, quando lei stava malissimo, ho deciso di filmarla, per documentare una tragedia che forse si poteva evitare".
Una tragedia che ora è finita su un video recapitato ai medici. "Lasciamo che la giustizia faccia il suo corso, sarà il tribunale a dire se hanno sbagliato - spiega Carla Dotti, il direttore generale dell'ospedale - mi sono interessata a questo caso molto doloroso, ho incontrato la signora e suo marito, gli siamo stati vicini. Purtroppo certe malattie sono subdole".
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