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Le violenze a Berlusconi: a chi giovano?

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Re: Le violenze a Berlusconi: a chi giovano?

Messaggioda annalu il 27/12/2009, 14:04

franz ha scritto:A parte i ricordi dell'epoca (al tempo ero già maggiorenne e vaccinato) ho rinfrescato la memoria leggendo un po' di pagine in rete.

Forse, tra l'aver letto i giornali (attuali e dell'epoca) ed essere stata presente sul posto, c'è un minimo di differenza, non credi? Quanto a ciò che si può trovare ora in rete, ormai il ricordo si deve essere quasi completamente perso. Forse anche per rispetto alla limpida figura di Lama, che certo non meritava di essere esposto a tali attacchi.

franz ha scritto:Che poi dalla contestazione ostruzionistica verbale (condotta da un maggioranza di palesi cafoni) si possa passare facilmente a quella fisica (dipende dai numeri del "branco") sei tu a spiegarcelo meglio.
Ma una cosa mi ha colpito, del tuo racconto. Quell'accenno a "casa mia", riferito all'università. Come se non fosse un luogo di tutti in cui Lama avesse cose da dire meritevoli di essere ascoltate.

L'Università non è "luogo di tutti", ma "aperto a tutti", che è cosa ben diversa.
Era "casa mia", come casa di tutti coloro che ci lavoravano e studiavano: tanto è vero che per fare un comizio all'Università ci vuole come minimo l'autorizzazione del Rettore, spesso anche quella del Senato Accademico, a volte una consultazione più ampia, soprattutto per un comizio politico specie in periodi caldi anzi "roventi" come quello.
In quel periodo l'Università era luogo di grande insicurezza: a volte giravano pallottole vaganti, poi per entrare ed uscire bisognava passare dei posti di blocco con polizia e carabinieri armati di mitra (puntati verso terra: ma ti assicuro che passare tra quelle file di ragazzini armati non era per niente rassicurante). Quando l'anno dopo uccisero Bachelet sulle scale della sua Facoltà, il clima era quello (un giovane che torna addirittura indietro per sparate i colpi di grazia, pur in presenza della giovane Bindi e di molti altri: ma ti rendi conto?).
In quella situazione, un partito di sinistra che ha capito tutto, manda un sindacalista serio come Lama allo sbaraglio a fare un discorso paternalistico? Così il pubblico che lo avrebbe ascoltato con interesse si infastidisce, ed i violenti possono approfittarne con facilità?
Forse quello è stato il primo momento chiaro di evidente incapacità di un partito (il maggior partito di opposizione, si direbbe ora) di capire lo spirito dei tempi con la conseguente perdita di molta della sua credibilità.
Sui violenti, non dico nulla: erano ben preparati all'attacco, ed il dissenso dei presenti verso il discorso è semplicemente servito a confondere le acque ed a portare i semplici lettori di giornali come te a confondere chi ha levato qualche fischio coi violenti stessi.

E adesso, mi aspetto la tua risposta "chiarificatrice" di come siano andati effettivamente i fatti, e di come vadano interpretati. Su questo Piero ha proprio ragione: a volte dai l'impressione di non voler capire, o proprio di non leggere, ciò che dice chi non la pensa esattamente come te. Ti preannuncio sin d'ora che ti lascerò l'ultima parola: su questo episodio lontano abbiamo insistito anche troppo.

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Re: Le violenze a Berlusconi: a chi giovano?

Messaggioda franz il 27/12/2009, 15:02

annalu ha scritto:L'Università non è "luogo di tutti", ma "aperto a tutti", che è cosa ben diversa.
Era "casa mia", come casa di tutti coloro che ci lavoravano e studiavano: tanto è vero che per fare un comizio all'Università ci vuole come minimo l'autorizzazione del Rettore, spesso anche quella del Senato Accademico, a volte una consultazione più ampia, soprattutto per un comizio politico specie in periodi caldi anzi "roventi" come quello.

Non è certo luogo privato (mio, tuo). E in tutti i luoghi, pubblici e privati, occorre un'autorizzazione per un comizio, quindi non è questo che distingue un posto privato (di qualcuno) da quello pubblico (della collettività, di tutti).
annalu ha scritto:In quel periodo l'Università era luogo di grande insicurezza: a volte giravano pallottole vaganti, poi per entrare ed uscire bisognava passare dei posti di blocco con polizia e carabinieri armati di mitra (puntati verso terra: ma ti assicuro che passare tra quelle file di ragazzini armati non era per niente rassicurante). Quando l'anno dopo uccisero Bachelet sulle scale della sua Facoltà, il clima era quello (un giovane che torna addirittura indietro per sparate i colpi di grazia, pur in presenza della giovane Bindi e di molti altri: ma ti rendi conto?).
In quella situazione, un partito di sinistra che ha capito tutto, manda un sindacalista serio come Lama allo sbaraglio a fare un discorso paternalistico? Così il pubblico che lo avrebbe ascoltato con interesse si infastidisce, ed i violenti possono approfittarne con facilità?

Ma..., forse qualcuno ha compreso che le partite non si vincono in casa ma sfidando il nemico in casa sua, dove crede di essere il padrone. Poi è andata come è andata ma credo che dal 1977 sia iniziata la parabola discendente del movimento violento, sempre piu' isolato ed isterico. L'attacco a Lama è stato forse un episodio cruciale, dove si è capito da che parte stavano gli imbecilli. Aver scacciato Lama dall'università, impedendgli di parlare, è stata una vittoria di Pirro.
annalu ha scritto:E adesso, mi aspetto la tua risposta "chiarificatrice" di come siano andati effettivamente i fatti, e di come vadano interpretati. Su questo Piero ha proprio ragione: a volte dai l'impressione di non voler capire, o proprio di non leggere, ciò che dice chi non la pensa esattamente come te. Ti preannuncio sin d'ora che ti lascerò l'ultima parola: su questo episodio lontano abbiamo insistito anche troppo.

Senti annalu, io non devo chiarire nulla. Qui chi da l'impressione di non voler capire sei tu e piero, forse perché legati ad un passato idelogioco con cui non avete ancora fatto tutti i conti (e forse nemmeno io). Sull'ultima parola lasciamola a chi la cerca , a me non in interessa averla, perché l'ultima parola è alla storia, molto piu' severa di te e di me, come inascoltata maestra. Qui stiamo parlando di violenze e se tu ritieni legittimo o naturale o giustifcabile che un branco di imbecilli impedisca (facciamo un esempio) a Prodi di parlare in una università o una piazza, ne prendo atto e vi lascio volentieri l'ultima parola.

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Re: Le violenze a Berlusconi: a chi giovano?

Messaggioda annalu il 27/12/2009, 15:32

franz ha scritto: Senti annalu, io non devo chiarire nulla. Qui chi da l'impressione di non voler capire sei tu e piero, forse perché legati ad un passato idelogioco con cui non avete ancora fatto tutti i conti (e forse nemmeno io). Sull'ultima parola lasciamola a chi la cerca , a me non in interessa averla, perché l'ultima parola è alla storia, molto piu' severa di te e di me, come inascoltata maestra. Qui stiamo parlando di violenze e se tu ritieni legittimo o naturale o giustifcabile che un branco di imbecilli impedisca (facciamo un esempio) a Prodi di parlare in una università o una piazza, ne prendo atto e vi lascio volentieri l'ultima parola.

Purtroppo mi sento costretta a rispondere su questo punto, per fatto personale.
Per prima cosa, perché accomuni me e Piero? L'unica cosa che abbiamo in comune è di essere talvolta in disaccordo con te. Sul passato "ideologico" suo o mio, sai proprio pochino, come del resto io so pochino del passato ideologico tuo e di Piero. Ma a volte ci capita di concordare, essendo in disaccordo con te: questo basta ad accumunarci?
Eppure mi capita di essere d'accordo con molti altri forumisti, e mi capita anche - pensa un po' - di essere d'accordo con te e magari in disaccordo con Piero: in questo caso, come la metti?
Infine, la battuta su Prodi potevi proprio risparmiartela.
Io parlo di violenze vere (sino all'omicidio) e tu metti tutto sullo stesso piano di qualche fischio in piazza?
Va beh, tirem innanz....

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Re: Le violenze a Berlusconi: a chi giovano?

Messaggioda pierodm il 27/12/2009, 16:11

Giuro che non capisco quell’allusione alla “Contessa Disallineata”.

"Che roba contessa, all'industria di Aldo/ han fatto uno sciopero quei quattro ignoranti;/ volevano avere i salari aumentati,/ gridavano, pensi, di esser sfruttati./E quando è arrivata la polizia/ quei pazzi straccioni han gridato più forte,/ di sangue han sporcato il cortile e le porte,/ chissa quanto tempo ci vorrà per pulire…"
"Sapesse, mia cara che cosa mi ha detto/ un caro parente, dell'occupazione/ che quella gentaglia rinchiusa lì dentro/ di libero amore facea professione…/ Del resto, mia cara, di che si stupisce?/ anche l'operaio vuole il figlio dottore/ e pensi che ambiente che può venir fuori:/ non c'è più morale, contessa…"


Franz
questo tuo scambio indica che per te quel rispetto è una sorta di bon-ton, roba che è frutto di una educazione e che quindi solo quelche maleducato (rumoroso e facinoroso) non rispetta. Ogni tanto scappa il ruttino, si dice "scusate" e la cosa va via cosi'

Criticare, o peggio, il "perbenismo" non significa giudicare l'oggetto, che è al centro dell'interesse e dello stile di pensiero dei perbenisti, come un problema di bon-ton: semmai significa il contrario.
Il problema del malinteso che ci divide sta nel fatto che io non considero il discorso sullo stato di diritto, la democrazia, la politica, esaurito nella semplice citazione - o sottoscrizione - di alcune regole sillabate formalmente, con una schematicità manichea fin troppo facile, capace di dare patenti di "buon senso democratico" a prezzi di saldo.
Nemmeno i sociologi - che pure di colpe e di limiti ne hanno - possono limitarsi a una simile elementarità di analisi.
La mia tesi l'ho spiegata e rispiegata, e non mi sembra il caso di annoiare con ripetizioni superflue.

Io non credo affatto che la situazione in certi paesi, o in un generico "estero" che ne dovrebbe risultare esemplificato, sia quel salottino merlettato che tu descrivi: per altro, a viaggiatori e turisti anche l'Italia è spesso sembrata solo il paese dei mandolini e della pizza, della dolce vita e delle vacanze romane in Vespa.
Ma quand'anche fosse - e, fatta la tara delle tue esagerazioni, anch'io credo che qualcosa di meglio ci sia rispetto all'Italia - il problema è che tu delimiti la tua ottica ad un caso particolare ben circoscritto, e martelli per avere una risposta rigida, riportando tutto non ad una valutazione storico-politica, ma al raffronto con quello che rappresenterebbe un paradigma di compostezza, con un integralismo che trasforma lo "stato di diritto" in un suo caso particolare che è la sua rappresentazione "perbenista" non "borghese", ma "piccolo-borghese".
In fondo, sarebbe semplice e liberatorio darti soddisfazione, e piantarla lì.
Ma lo impedisce la sincerità, ma ancora di più lo impedisce il fatto che le definizioni non servono solo a far contento qualcuno, ma anche costituire un tassello logico valido per capire meglio tutto il problema, non solo i casi specifici.
Nel nostro caso - fatto salvo ciò che ho già detto in precedenza e che non ripeto adesso - il perbenismo piccolo-borghese (diventato ormai perbenismo largamente diffuso, nella società di massa, senza che questo ne abbia mutato la natura) non è mai servito a migliorare la "democrazia", e nemeno la sua coscienza, ma è invece servito spesso a giustificare la sua soppressione o limitazione: il legalismo stesso, che viene improvvisamente scoperto dalle lagnanze piccolo-borghesi, è sempre un sinonimo di "ordine pubblico" e di stretta autoritaria, in una visione conflittuale tra stato e società.
Conflittualità che non è solo materiale e per così dire "poliziesca", ma prima ancora concettuale, tale che ogni discosro, ogni analisi, ogni valutazione che venga percepita come "sociale" è considerata una forma di giustificazionismo, se non di complicità, con i "malfattori", con gli "esagitati", con le "teste calde".
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Re: Le violenze a Berlusconi: a chi giovano?

Messaggioda franz il 27/12/2009, 16:25

annalu ha scritto:Per prima cosa, perché accomuni me e Piero? L'unica cosa che abbiamo in comune è di essere talvolta in disaccordo con te. Sul passato "ideologico" suo o mio, sai proprio pochino, come del resto io so pochino del passato ideologico tuo e di Piero. Ma a volte ci capita di concordare, essendo in disaccordo con te: questo basta ad accumunarci?
Eppure mi capita di essere d'accordo con molti altri forumisti, e mi capita anche - pensa un po' - di essere d'accordo con te e magari in disaccordo con Piero: in questo caso, come la metti?

Infatti ti accomuno solo ed esclusivamente su questo tema, perché sembrate entrambi blandi e deboli nel condannare le contestazioni verbali tese a disturbare un comizio, come se tutto sommato si trattasse di una ragazzata e non di un caso di violenza verbale che (addirittura da sempre, dice piero) è malcostume nostrano. Io qui non transigo. In democrazia questa usanza incivile è una grave forma di violenza. Non ci sono se e non ci sono ma. Che si contesti Berlusconi o Prodi non fa differenza. Non puo' dipendere dalla nosta simpatia o antipatia. Poi nel caso concreto non si tratta di "qualche fischio" ma di una contestazione molto nutrita e rumorosa, legata anche al fatto che erano pochi i sostenitori di berlusconi (forse un migliaio) ed i contestatori, con coro organizzato, erano numerosi.
Ecco un video che inneggia al fatto http://www.vidoemo.com/yvideo.php?i=dEx ... i-150-anni da notare che all'inizio si rende molto chiaro che la contestazione sfocia in modo del tutto normale nel fatto che poi uno abbia deciso di "autografare quella faccia di cazzo" (citazione testuale). A me pare del tutto legittimo parlare di "violenze" al plurale ma non posso pretendere che tutti abbiano la coscienza di ammetterlo.
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Re: Le violenze a Berlusconi: a chi giovano?

Messaggioda Loredana Poncini il 27/12/2009, 16:46

Possibile che noi continuiamo a PARLARE contro la violenza, e intanto mettiamo tra parentesi, come nulla fosse, CHI la fomenta a ragion veduta, come Lucio Gelli insegnava ?
Ecco scoperto come si traformano in mille interpretazione i fatti sanguinosi, come quello del G8 a Genova, dove si è teso a scaricare tutta la responsabilità sui contestatori, salvando in tutti i modi possibili chi comandava i poliziotti !

Disallineato ha aperto questo 3d per farci delle omelie sul non scalmanarci, etc.
Siamo così invecchiati in questo clima che ci consiglia di pensare alla salute e basta, dal convenire con lui che il non lasciar fare a S.B. tutti i comodi suoi ci rovina solo la digestione ?
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Re: Le violenze a Berlusconi: a chi giovano?

Messaggioda disallineato il 30/12/2009, 19:36

Loredana Poncini ha scritto:Possibile che noi continuiamo a PARLARE contro la violenza, e intanto mettiamo tra parentesi, come nulla fosse, CHI la fomenta a ragion veduta, come Lucio Gelli insegnava ?
Ecco scoperto come si traformano in mille interpretazione i fatti sanguinosi, come quello del G8 a Genova, dove si è teso a scaricare tutta la responsabilità sui contestatori, salvando in tutti i modi possibili chi comandava i poliziotti !

Disallineato ha aperto questo 3d per farci delle omelie sul non scalmanarci, etc.
Siamo così invecchiati in questo clima che ci consiglia di pensare alla salute e basta, dal convenire con lui che il non lasciar fare a S.B. tutti i comodi suoi ci rovina solo la digestione ?


Cara Dottoressa,
più che omelie, invito gli amici forumisti a riflettere su chi ci guadagna e ci ha guadagnato con le aggressioni verbali, le accuse di pedofilia, Noemi, la prostituta, stragi di mafia in mondovisione, le invettive di DiPietro, le contestazioni antidemocratiche durante il comizio per finire poi all'aggressione fisica vera e propria. Secondo me l'unico a guadagnarci è stato il berlusca stesso.
Non faccio omelie perchè non sono un sacerdote cara la mia Dottoressa, ma invitare alla riflessione si. Se poi mi dimostra che invece il berlusca ci ha perso e ci abbiamo guadagnato qualcosa noi ( liberi cittadini, elettori del centrosinistra, o semplici osservatori) sarò ben lieto di riconoscere che stavo sbagliando e avevo omesso qualche aspetto importante.
Attendo Sue riflessioni al riguardo.
Cordialità
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Re: Le violenze a Berlusconi: a chi giovano?

Messaggioda Loredana Poncini il 30/12/2009, 19:55

Ecco la mia modestissima riflessione di cittadina frastornata dai TG sui "fatti":
non capisco proprio come il Sig. Disallineato, così scaltro nell'evidenziarci come tutto ci mostri l'incapacità politica del CS a svelare l'illusionismo del mago di Oz, resti in pectore un elettore di CS...
C'è qualche cosa che non mi torna, per cui mi permetto di ribadire che LE VIOLENZE VERBALI, EMOTIVE E POLITICHE a tutti i livelli ed in tutti i campi son sempre più convinta che sono le cittadine italiane come me a subirle dal berlusca, e non viceversa.
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Re: Le violenze a Berlusconi: a chi giovano?

Messaggioda disallineato il 30/12/2009, 20:06

Loredana Poncini ha scritto:Ecco la mia modestissima riflessione di cittadina frastornata dai TG sui "fatti":
non capisco proprio come il Sig. Disallineato, così scaltro nell'evidenziarci come tutto ci mostri l'incapacità politica del CS a svelare l'illusionismo del mago di Oz, resti in pectore un elettore di CS...
C'è qualche cosa che non mi torna, per cui mi permetto di ribadire che LE VIOLENZE VERBALI, EMOTIVE E POLITICHE a tutti i livelli ed in tutti i campi son sempre più convinta che sono le cittadine italiane come me a subirle dal berlusca, e non viceversa.



Giusto cara Dottoressa,
è per quello che occorre diventare antiberlusconiani nei fatti e smettere di parlare dell'uomo di arcore con fobie e ossessioni, cosa che non può che fargli ulteriormente piacere perchè perdere tempo parlando di lui, ci sottrae energie e risorse.
Non ho avuto il piacere della risposta alla mia domanda, circa il fatto se Lei considera che le valanghe di violenze ( può chiamarLe attenzione se gradisce) cui citavo nel post precedente, hanno portato vantaggio a noi o al berlusca che riteniamo un "nemico da abbattere" o " un demone" o semplicemente un avversario da toglierselo dai maroni con la forza del voto.
Cordialmente Suo
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Re: Le violenze a Berlusconi: a chi giovano?

Messaggioda Loredana Poncini il 30/12/2009, 20:16

Il mago di Oz non lo reputo né un nemico da abbattere, Né un avversario, né un demone : lo reputo il mago di Oz.
Per niente sua, e smettiamola con le beffeggianti "cordialità". Grazie.
Loredana Poncini
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