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A che serve l'opposizione

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Re: A che serve l'opposizione

Messaggioda annalu il 15/07/2008, 19:56

Se fossi stata intervistata da Mannheimer, anch'io avrei fatto parte di quel 48,2% che "stanno" con piazza Navona, pur con molte riserve per alcuni aspetti della manifestazione, ben noti a tutti.
Però forse non faccio parte degli elettori di Veltroni secondo la visione di D'Arcais, dato che alle primarie ho votato Bindi!

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Re: A che serve l'opposizione

Messaggioda lucameni il 30/07/2008, 0:38

comunque sia ho trovato queste affermazioni di Di Pietro quanto meno rassicuranti:
"Il nostro e' un partito-mezzo, non un partito-fine, e ha un obiettivo temporaneo. In prospettiva confluiremo in un'area politica maggiore, tanto che gia' dalle prossime elezioni vorremmo cominciare la spersonalizzazione del partito, a partire dalla eliminazione del nome, troppo legato alla mia storia, e del simbolo". Lo annuncia Antonio Di Pietro intervistato da Caffe' Europa, la rivista on line diretta da Giancarlo Bosetti (http://www.caffeeuropa.it). L'ex-pm, nell'anticipazione diffusa dalla rivista web, chiarisce che non si trattera' di "annessione suicida" al Pd, con il quale e' stata fatta una coalizione "cui l'Idv sara' fedele fino alla fine della legislatura", e aggiunge: "Noi vogliamo costruire un partito riformista insieme a quello che oggi si chiama Partito democratico, ma domani non sappiamo come si chiamera' ne' come sara' composto". Di Pietro risponde anche a chi lo accusa di "giustizialismo" e di eccessiva enfasi sui temi della giustizia: "Se in questi sessanta giorni di governo ci siamo occupati di questi temi e' perche' l'agenda politica di Berlusconi ci ha proposto solo quelli. Voglio comunque ricordare che senza giustizia non c'e' ne' un'economia liberale ne' una democrazia liberale".

Al di là dello stile populista e gridato dell'ex magistrato, è positiva l'idea che certe battaglie possano essere portate avanti con partito non "personale" ma facente parte di qualcosa che trascenda il proprio fondatore e attuale leader.
Pia illusione?
Forse, ma visto l''andazzo un minimo di speranza bisogna darcela.
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Re: A che serve l'opposizione

Messaggioda matthelm il 30/07/2008, 13:55

Luca, le dichiarazioni di Di Pietro non mi rassicurano molto.
Aveva promesso prima delle elezioni che avrebbe fatto parte del gruppo PD, ma non l'ha fatto.
Di scuse se ne trovano sempre.

Secondo me rimane un populista che vende giustizialismo a palate e questa è musica per la nostra sinistra fru-fru di cui so che tu non fai parte.

Che poi voglia costruire un partito riformista(!!??) mi ascia basito.
Quale riformismo? Questa parola incantata ormai la usano tutti.

Io rimango del parere che era meglio non accettare l'apparentamento con questo esibizionista ugale e contrario di Berlusconi. E noi ne abbiamo abbastanza di uno. E' vero?
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Re: A che serve l'opposizione

Messaggioda pinopic1 il 30/07/2008, 17:43

matthelm ha scritto:Luca, le dichiarazioni di Di Pietro non mi rassicurano molto.
Aveva promesso prima delle elezioni che avrebbe fatto parte del gruppo PD, ma non l'ha fatto.
Di scuse se ne trovano sempre.

Secondo me rimane un populista che vende giustizialismo a palate e questa è musica per la nostra sinistra fru-fru di cui so che tu non fai parte.

Che poi voglia costruire un partito riformista(!!??) mi ascia basito.
Quale riformismo? Questa parola incantata ormai la usano tutti.

Io rimango del parere che era meglio non accettare l'apparentamento con questo esibizionista ugale e contrario di Berlusconi. E noi ne abbiamo abbastanza di uno. E' vero?


Giustizialismo e riformismo sono due parole magiche che con intenti diversi tutti usano. Effettivamente così come vengono usate non hanno alcun significato. Però sono utili. La prima per colpire Di Pietro e quanti hanno qualche dubbio sul livello di legalità e moralità della vita pubblica. Insieme ad altri neologismi come Grillismo, Dipietrismo, Travaglismo (informazione), antipolitica.
La seconda invece viene usata dalla destra per nobilitare la tradizionale politica di destra di restrizione della sfera dei diritti, di emarginazione e discriminazione sociale e di consolidamento delle diseguaglianze.
Sempre riformismo, viene usata da noi per autodefinirci senza ricorrere alle definizioni più logiche e comprensibili della tradizione politica. Niente a che vedere con le riforme come qualcuno potrebbe essere indotto a pensare.

L'apparentamento con Di Pietro l'abbiamo fatto per evitare che ci sottraesse troppi voti.
Oggi trovo utile che lui faccia quella opposizione che noi non possiamo fare altrimenti Cicchitto dice che siamo "giustizialisti". Così l'accusa di essere giustizialista se la prende lui e l'opposizione non tradisce milioni di elettori che non hanno alcun timore di essere accusati di giustizialismo.

Ripensandoci una definizione potrebbe averla "giustizialismo" (secondo la concezione cicchittiana): "Utilizzare a fini politici le vicende giudiziare in cui sono coinvolti esponenti della parte a noi avversa".

Rimane il bisogno di coniare un termine per indicare chi "usa il potere politico e l'accesso alle alte cariche dello stato per sfuggire alla giustizia". Come lo chiamiamo? Come chiamare quest'arte?
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Re: A che serve l'opposizione

Messaggioda annalu il 30/07/2008, 18:51

pinopic1 ha scritto:Rimane il bisogno di coniare un termine per indicare chi "usa il potere politico e l'accesso alle alte cariche dello stato per sfuggire alla giustizia". Come lo chiamiamo? Come chiamare quest'arte?

A me sembra una pratica perfettamente connotata e con un nome preciso.
Che dici, continuiamo a chiamarla berlusconismo?
O hai paura di venir accusato di "criminalizzare" Berlusconi?

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Re: A che serve l'opposizione

Messaggioda matthelm il 30/07/2008, 19:07

"berlusconismo" è il termine perfetto.
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Re: A che serve l'opposizione

Messaggioda lucameni il 30/07/2008, 20:16

Anche "giustizialismo" è un termine jolly, tipo riformismo, adatto a tutti gli usi.
Usato anche da chi non vuol sentir parlare di legalità, o da inciucisti o da terzisti fasulli.
Direte, questo è fissato. Forse; ma se penso ai vari Panebianco della situazione, mi rendo conto di come questo termine sia usato spesso per raccontarci cose che non hanno riscontro nella realtà e che diventano un mero escamotage per distogliere l'attenzione dallo stato tristissimo in cui versa la legalità del nostro paese.
Non basta appellarsi ad astratti principi liberali quando poi ci si limita a contestare i "toni" e si fa finta che non siano esistiti o si minimizzino i Previti, la corruzione e quant'altro.
Per questo ho forti remore a liquidare senza appello le battaglie portate avanti dai dipietristi.
Abbiamo bisogno di una politica che faccia della difesa della legalità un punto fermo e non pretesti falsamente buonisti e pseudo liberali (e ripeto: pseudo) da utilizzarsi solo quando fa comodo.
Mi spiace semmai che queste battaglie si accompagnino ad atteggiamenti controproducenti (l'uso poco accorto della piazza è un esempio); ma non è motivo per liquidarle.
Pena il rischio di nuove omissioni, nuovi menefreghismi, il persistere di coincidenti interessi di casta (quelli che hanno permesso 14 anni di conflitto d'interesse mai risolto), nuovi indulti (nella versione "scambio di prigionieri", per dirla con Caruso).
Ritengo però che sia importante l'ammissione che un partito come IDV sia in qualche modo troppo caratterizzato dal suo leader e che la "normalità" sia altro.
Il "berlusconismo" non ammette nulla di tutto questo ma rivendica questa "anomalia", coerentemente con la sua essenza populista.
Io non contesto certo la sostanza di quello che può dire Di Pietro ma semmai la forma e la sua ostinazione nel non voler scendere ad alcun compromesso con il PD; e il volergli sottrarre voti per mero calcolo elettoralistico.
Mi farebbe invece molto piacere di vedere presto un IDV tornato a posizioni meno aggressive ma ugualmente fermo nelle posizioni di difesa della legalità, quelle troppo spesso dimenticate da esponenti smemorati del PD.
Credo sia esatta l'analisi fatta su Repubblica qualche tempo fa: inseguire un Grillo porta ad un vicolo cieco e presto l'IDV dovrà fare una scelta chiara.
Io spero la faccia e non si suicidi: proprio per il bene di chi vuole un'opposizione forte ed efficace al berlusconismo (e non certo un appecoronarsi ricoperti di melassa).
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Re: A che serve l'opposizione

Messaggioda pinopic1 il 30/07/2008, 21:07

Per matthelm ed annalu.

Non vorrei contribuire nel mio piccolo a dargli la soddisfazione di passare alla storia dando anche il nome ad un modo di far politica e caratterizzando con quel nome una intera epoca storica. Come il giolittismo per intenderci. Perché con il tempo si finisce anche con il rivalutarli questi fenomeni socio politici. Mi viene una rabbia se penso che fra 30 anni illustri professori, storici, politologi, disserteranno sul berlusconismo e gli studenti universitari ci faranno le tesi di laurea. E saranno scritti libri, saggi, perfino qualche romanzo.
Qualcuno racconterà a Porta a Porta del 2040 la storia della bella Mara e del Cavaliere come oggi Gervaso racconta la storia della bella Rosina e di Vittorio Emanuele II.
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Re: A che serve l'opposizione

Messaggioda lucameni il 30/07/2008, 21:49

bisogna intenderci sull'antiberlusconismo.
Tanti ne parlano come una iattura e un qualcosa di indecoroso.
In realtà se non ci fosse non esisterebbe questo Cs e non saremmo qui a parlarne.
E' ovvio che il Cs sia e debba essere antiberlusconiano:
1) tanti di noi non avrebbero altrimenti motivo di sostenere la stessa coalizione;
2) se il "berlusconismo" rappresentasse non una anomalia, ovvero quel populismo democratico di cui parlavamo, ma un fenomeno ordinario, non ci sarebbe tanto da discutere e da sbattersi.
Diverso discorso è stare insieme SOLO in virtù dell'antiberlusconismo.
Abbiamo visto, e lo dovremmo aver capito da tempo, che SOLO quello non basta per governare e fare una politica.
Non fosse altro che nella coalizione della passata Unione c'era (e forse c'è ancora nell'attuale Cs) una contraddizione di fondo: chi è antiberlusconiano in quanto considera B. un liberale e perciò da combattere, e chi è antiberlusconiano proprio perchè B. "non" è un liberale ma è un personaggio che non ha nulla di liberale. In altri termini un usurpatore.
Ma pensare di fare una politica, nell'Italia di oggi, prescidendo dal berlusconismo, come se fossimo in un paese normale, magari anglosassone, è risibile.
Questo lo possono dire e (forse) pensare solo dei teorici spocchiosi a destra e a sinistra (vedi certi ulivisti masochisti e lesionisti).
Per il resto va fatta una politica concreta, che sappia prendere atto di come gli italiani siano ipnotizzati da certo modo di proporsi, e che, pur consapevole della necessità di opporsi al berlusconismo conclamato della nostra epoca (e che ha infettato anche la sinistra) sappia andare oltre la semplice denuncia e contrasto del fenomeno.
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Re: A che serve l'opposizione

Messaggioda franz il 31/07/2008, 8:06

lucameni ha scritto:bisogna intenderci sull'antiberlusconismo.
Tanti ne parlano come una iattura e un qualcosa di indecoroso.
In realtà se non ci fosse non esisterebbe questo Cs e non saremmo qui a parlarne.
E' ovvio che il Cs sia e debba essere antiberlusconiano:
1) tanti di noi non avrebbero altrimenti motivo di sostenere la stessa coalizione;
2) se il "berlusconismo" rappresentasse non una anomalia, ovvero quel populismo democratico di cui parlavamo, ma un fenomeno ordinario, non ci sarebbe tanto da discutere e da sbattersi.
Diverso discorso è stare insieme SOLO in virtù dell'antiberlusconismo.
Abbiamo visto, e lo dovremmo aver capito da tempo, che SOLO quello non basta per governare e fare una politica.
Non fosse altro che nella coalizione della passata Unione c'era (e forse c'è ancora nell'attuale Cs) una contraddizione di fondo: chi è antiberlusconiano in quanto considera B. un liberale e perciò da combattere, e chi è antiberlusconiano proprio perchè B. "non" è un liberale ma è un personaggio che non ha nulla di liberale. In altri termini un usurpatore.
Ma pensare di fare una politica, nell'Italia di oggi, prescidendo dal berlusconismo, come se fossimo in un paese normale, magari anglosassone, è risibile.

Il problema è che per fare politica (prescindendo anche dalla normalità del contesto in cui siamo inseriti) occorre avere idee, avere un "pro". Invece appare che prevale il collante del "contro" dell'"anti" (pur contraddittorio come indica lucameni). La contraddittorietà del contro in fondo non è grave: si puo' stare insieme - diversi - con un obiettivo nobile e comune (come esempio indico l'antifascismo e l'antinazismo) ma per governere poi questo non basta.

Ritengo che il PD non sia affatto tenuto insieme dal collante dell'antiberlusconismo e che quindi questo problema non riguardi questo partito. Non riguarda nemmeno altri singoli partiti (IDV e Sinistre Varie) dato che esistono per collante proprio. Riguarda invece le coalizioni di partiti: riguardava parte dell'Unione. Ma questo è ovvio dato che le coalizioni sono fatte, di solito all'ultimo momento e per vincere (piu' praticamente per sconfiggere un avversario).

Ciao,
Franz
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