da pierodm il 26/11/2009, 1:20
i]...dai non puoi dire che il 6 politico non fosse uno scandalo,infatti ha prodotto una generazione di pessima qualità[/i].
"Son confusa pastorella, che nel bosco a notte oscura, senza face e senza stella, infelice si smarrì": cara ingenua, l'ingenuità non è una colpa, nemmeno quando è finta, ma dire sciocchezze sì.
Io appartengo a quelle generazioni, come molti di noi qui: credo che sia piuttosto complicato, per te, dimostrare che siamo di qualità inferiore alla tua e a quella del tuo Prof.
A proposito: anche se tramite tastiera, rimane sempre la buona regola di mettere la lettera maiuscola dopo il punto, se non altro per una più scorrevole leggibilità.
Sulle sciocchezze dette nei tuoi post, comunque, non vale troppo la pena d'insistere, dato che sono niente di più che un "sentito dire".
Tanto vale rivolgersi alla matrice originale della tua "ottima qualità".
Achtung banditen: così recitava il titolo di un film di Lizzani, citando la forma in cui le SS definivano le azioni partigiane. Azioni, dal loro punto di vista, criminali.
Poiché la condanna verso i criminali è praticamente tautologica, definire un'azione come "criminale" è la via più breve, e apparentemente inoppugnabile, per dare giudizi.
Premetto che - dopo aver rivendicato la mia appartenenza a quelle generazioni - non ho mai okkupato niente, e dunque non sto qui a difendere retrospettivamente me stesso.
I movimenti sociali non sono un minuetto, e non rispondono ad alcuna regola, e semmai le regole le riscrivono, quando questi stessi movimenti rappresentano una vera, reale, inarrestabile evoluzione dei costumi, della cultura, dei rapporti sociali.
Non è questa la sede per affrontare l'argomento in profondità, ma è assolutamente evidente che gli avvenimenti del decennio che va dalla fine degli anni '50 agli ultimi anni '60 hanno rispecchiato una vera e propria rivoluzione sociale di portata storica, in tutto il mondo occidentale, e tanto più in Italia, che in questo mondo occidentale era uno dei fanalini di coda sotto numerosi aspetti.
Qualcuno ha detto, giustamente, in un post precedente, che tutti hanno lietamente beneficiato delle lotte e delle manifestazioni di quegli anni - soprattutto sindacali - compresi coloro che da subito o in tempi successivi si sono piccati di fare gli schizzinosi. Ma questo è solo uno degli aspetti - il più umanamente squallido - della vicenda.
L'aspetto intellettualmente riprovevole è il semplicismo - quando non la pura e semplice falsificazione - con il quale si rilegge la storia, o si racconta la cronaca di quegli anni, per non parlare poi di quando si tenta di buttare nel calderone la serie dei fenomeni attuali.
Nel merito specifico delle okkupazioni, io dico subito che quelle che mi scandalizzano sul serio sono le occupazioni di strade, spiagge, paesaggi, marciapiedi, manifestazioni culturali e sportive, parti importanti della cultura e dell'informazione, da parte di gente che se ne appropria e che usa questa appropriazione per limitare, vietare, o trarre profitti facili e quasi sempre esagarati.
Per quelle delle skuole e simili, mi chiedo quale strumenti abbiano i dissidenti per far valere la propria protesta, e lo stesso vale per i lavoratori buttati fuori da fabbriche che chiudono, o in situazioni di emergenza.
Quella che è molto facile chiamare "violenza", in realtà credo che ponga non solo il problema - che certamente qualche volta esiste - dell'esagitazione di alcuni, ma anche e direi soprattutto il problema dell'ascolto, della rappresentanza della dissidenza, in una società democratica - in particolare, della dissidenza, dell'esistenza, della volontà e delle idee di chi è più mite e più debole, più silenzioso.
Per intenderci meglio: definire con tanta faciloneria "violenta" una okkupazione è tecnicamente sbagliato, e non tiene conto che probabilmente questa forma di protesta è la forzatura massima alla quale si arriva, volendo rimanere al di qua della linea di demarcazione con la violenza vera e propria.