pagheca ha scritto:io invece non auguro a nessuno di avere fede, Incrociatore. Penso che non ci sia alcun bisogno della fede, delle superstizioni, del sovrannaturale. Che la bellezza del mondo, della nostra cultura, di tutto cio' che siamo riusciti a costruire negli ultimi secoli per arrivare a questa comprensione straordinaria del mondo, tralasciando di spostare semplicemente i termini del problema creando una "spiegazione inspiegabile" (Dio) sia una cosa unica e bellissima per cui vale la pena di vivere.
Guarda, io mi ritengo un fortunato ad avere avuto la possibilita' di avere fatto lo scienziato e di essere per questo in grado di affrontare certi discorsi tecnici, perche' sono convintissimo che dentro questa nostra costruzione che e' la scienza moderna ci siano cose di gran lunga piu' belle di quelle che insegna o puo' insegnare la Religione.
Quello che mi auguro e' che in futuro sempre piu' gente si avvicini senza timore a tutto questo. Che sempre piu' gente possa godere di questa scienza, fisica e matematica in particolare.
pagheca
Pagheca, posso dire che condivido le tue posizioni, però ... però se incontro un credente, lo rispetto e capisco il suo bisogno di credere.
Vedi, la scienza progredisce a piccolissimi passi, anche se a noi pare di averne fatti di enormi, e non solo siamo ben lontani dalla comprensione del "tutto", ma, almeno per me, ho come l'impressione che essere persone significhi anche sapere che abbiamo dei limiti oggettivi, tra questi delle probabili limitatezze nelle nostre capacità di capire e sapere.
Così, mentre scrutiamo sempre più a fondo nell'universo, continuiamo a studiare come siamo fatti, come funziona l'animale-uomo e come funziona lo strumento che ci consente di ragionare e interagire col mondo: i nostri sensi ed il nostro cervello.
C'è chi questo vuoto lo riempie con un Dio, e chi, come molti di noi, rimane fermo sul ciglio dell'inconoscibile, e accetta di "non sapere", rallegrandosi e gioiendo per ogni piccola cosa che strappiamo all'ignoto.
Lo sforzo che ognuno di noi deve fare, se vogliamo superare l'ambiguità tra credenti e non credenti, è cercare di essere tutti modesti, cioè astenerci tutti dal far pesare la nostra "visione del mondo" come superiore a quella di altre persone.
Un aneddoto.
Un giorno ho partecipato ad un incontro tra esponenti delle tre religioni monoteiste. Alla presidenza, un esponente di una delle tre religioni ha fatto un'allegoria: "fuori dalle finestre di questa stanza c'è il sole. Immaginiamo che il sole rappresenti Dio. Il sole è uno solo, ma noi lo guardiamo attraverso finestre differenti. Così noi guardiamo Dio, le finestre rappresentano le tre religioni". Bene, uno del pubblico si è alzato per ringraziare. Ha fatto un discorso lungo e molto convoluto. Alla fine si è capita solo una cosa: le finestre saranno anche tre, ma quella dalla quale guardava lui, era l'unica a consentire la visione corretta (non ho indicato volutamente le diverse religioni di appartenenza dei due).
Nel nostro caso il discorso è più ampio: che si appartenga o meno ad una religione, tutti abbiamo una nostra visione del mondo, una nostra etica ed una nostra filosofia.
Solo un forte autocontrollo nel non ritenerci aprioristicamente superiori potrà consentire una interazione equilibrata e rispettosa. E ovviamente questo vale per tutti.
annalu