da pierodm il 29/09/2009, 1:56
Va be', che sia difficilmente realizzabile era ovvio, ma ringrazio Pagheca di averci speso un attimo di tempo mentale.
In effetti, uno o due giri molti elettori li perdono, di propria spontanea volontà - autocastranti, come dice Incrociatore - tramite l'astensione: particolarmente virtuosa quella di chi si accorge di aver eletto dei cretini, in una fiammata di autocoscienza critica, o forse con la consapevolezza della propria impotenza.
Questo significa che l'elettorato attivo tende a perdere le persone più sensibili e dotate di una maggiore coscienza critica, mentre gl'idioti, i babbacchioni, i complici dei malfattori, i cinici continuano a formare lo zoccolo duro del popolo sovrano che alimenta le trionfali percentuali degli "afflussi alle urne".
Insomma, lasciamo da parte i paradossi, ma teniamo presente che continua ad esistere - anzi a crescere - un problema, quello della relazione tra il concetto astratto di democrazia e la sua realtà effettiva, specialmente da quando si è compiutamente realizzata la transizione alla democrazia di massa e alla società della comunicazione globale.
Proprio ieri sera ho finito di leggere-rileggere un volume di Robert Fossier sui secoli dell'Alto Medioevo, che - come si sa - sono stati fascinosamente magmatici nel periodo limitrofo alla dissoluzione amministrativa dell'Impero Romano.
I lineamenti si fanno più nitidi, sia pure relativamente, con l'impero carolingio e con gli Ottoni.
Quello che mi risultava evidente in questa rilettura, che non avevo colto allo stesso modo in occasione della prima, vent'anni fa, è la somiglianza tra questo periodo alto-medievale e la situazione attuale.
Una somiglianza che ha aspetti diversi, dei quali ne nomino uno solo, in omaggio all'argomento di cui stiamo parlando qui adesso: quei re/imperatori non erano meno rappresentativi dei propri popoli, né meno responsabili di quanto lo siano i moderni capi di stato, né erano tanto diversi dagli attuali nel saper cogliere o non saper cogliere le necessità del momento, né era poi tanto diverso il tasso di pessimi o di ottimi governanti.
Una constatazione che apre a numerose riflessioni, nessuna delle quali semplice e univoca.
Una di queste riguarda proprio le virtù delle moderne democrazie di massa, perché è lecito il sospetto che queste virtù siano più decantate o date come postulato, piuttosto che coltivate e verificate ed eventualmente aggiornate secondo lo spirito originario.