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Loredana Poncini ha scritto:Un contributo al tema di questo forum:
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mariok ha scritto:Mi sembra che i contenuti delle risposte siano, nel bene e nel male, non molto dissimili.
Bisogna quindi ritenere che il notevole divario, a favore di Marino, nei sondaggi sia dovuto piuttosto alla maggiore o minore credibilità personale dei candidati.
Ovviamente ciò vale per le poche centinaia di voti espressi su un sito particolare quale è quello dell'espresso.
Probabilmente la realtà sarà ben altra. Resta comunque confermata la mia opinione che il problema non sta tanto in quello che i candidati dicono, ma nella loro capacità di imprimere un forte elemento di discontinuità alle pratiche viste fin qui.
Il profondo cambiamento di cui c'è vitale bisogno, il vero e proprio shock a cui dovrebbero esser sottoposti il PD, il cs e l'intero paese richiedono leadership, visione, determinazione, capacità di motivare che non mi sembra appartengano a questi candidati in misura adeguata.
pagheca ha scritto:Un'altra cosa che conta secondo me e' di chi si circonderanno costoro. Penso sia fondamentale, forse piu' importante di tutto il resto, che siano in grado di usare gente competente e specializzata che sia in grado di dare consigli seri. Gente che viene dal mondo reale, che abbia vissuto veramente una vita ricca in Italia e possibilmente all'estero.
Caro Walter, ti scrivo perché ho deciso di dimettermi dalla Direzione nazionale del Partito democratico. Una scelta non facile che nasce dall’esperienza di quest’ultimo anno e dai dubbi crescenti sulla capacità del Pd di proporsi come forza riformista e innovativa, come aveva annunciato di voler fare un anno fa.Il Pd aveva un obiettivo ambizioso al quale avevo aderito con entusiasmo e che ora faccio fatica a riconoscere in questo partito, in numerosi ambiti. Dalle posizioni ambigue su importanti temi etici e valoriali, alla gestione di processi politici locali e nazionali, ma soprattutto alle posizioni in quegli ambiti più cruciali per la crescita del Paese: istruzione, ricerca e innovazione. Era su questi temi che coltivavo le aspettative maggiori verso il Pd. Ero stata molto delusa dalle politiche del Governo Prodi, ma speravo che con il Pd si aprisse una stagione nuova, fatta di elaborazione di idee e proposte significative. Di fronte alle posizioni del Pd su questi fronti non posso che essere sconcertata. Non ho visto nessuna proposta incisiva, se non “andare contro” la Gelmini. Peraltro tra tutti gli argomenti che si potevano scegliere per incalzare il ministro sono stati scelti i più scontati e deboli. Il mantenimento dei maestri, le proteste contro i tagli, la retorica del precariato, tutte cose che perpetuano l’immagine della scuola come strumento occupazionale. È questa la linea nuova e riformista del Pd? Cavalcare l’Onda non basta. Serve una proposta davvero nuova, che ribalti le attuali logiche di funzionamento della scuola anziché difenderle. Ma non ho visto niente di tutto questo.La mia delusione è tanto più forte quando penso alla propaganda fatta un anno fa riguardo all’apertura a idee nuove, quando penso alle molte persone provenienti da ambiti professionali qualificati che si erano avvicinate al progetto del Pd e che avrebbero potuto portare un contributo in termini di idee e innovazione. Che fine hanno fatto queste persone? Quali nuove modalità di coinvolgimento e ricambio ha creato il Partito? Io stessa, che ero stata contattata (così mi era stato detto) per le mie competenze “tecniche”, in un anno di vita del Pd non sono stata consultata mai nemmeno per un parere. Questa emarginazione non ha certo offeso né me né, credo, le altre persone già molto impegnate fuori dalla politica. Mi chiedo però come mai, un anno fa, ci era stata chiesta una collaborazione con tanto apparente entusiasmo quando evidentemente di questa collaborazione non c’era bisogno. Mi chiedo se era necessario fare tanto rumore sul ricambio generazionale quando basta guardare chi sta ancora in cabina di regia per capire che, in fondo, non è cambiato niente.Inneggiare al cambiamento, all’idea di una società e di una politica nuove serve a poco se manca il coraggio di intraprendere fino in fondo le azioni necessarie a realizzare queste idee. Sartre diceva che noi siamo quello che facciamo. Sono le nostre azioni che ci definiscono, stare a discutere su ciò che ci piacerebbe essere serve a poco: la gente ci giudicherà per quello che abbiamo fatto. E di quello porteremo la responsabilità. Per quanto mi riguarda non voglio portare la responsabilità delle scelte che sta facendo questo partito che in larga parte non condivido e sulle quali non ho avuto e non ho possibilità di incidere in alcun modo. Per questo ho deciso di dimettermi.
Irene Tinagli
Irene Tinagli insegna alla Carnegie Mellon University di Pittsburgh. Allieva di Richard Florida, è esperta di politiche pubbliche per l'innovazione, la creatività e lo sviluppo economico. Lavora come consulente per il Dipartimento Affari Economici e Sociali dell'Onu e per la Commissione europea. Il suo ultimo libro è “Talento da svendere” (Einaudi 2008).
pierodm ha scritto:Pagheca, non c'è bisogno del terzo grado - che per altro già è in programma domani mattina in un ambulatorio medico, dal quale uscirò probabilmente menomato per sempre da una di quelle pratiche endoscopiche che nemmeno ad Abu Graib ...
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