Il problema non è usare l'argomento della presunzione di innocenza oppure del passaggio in giudicato di una sentenza, che è strettamente giuridico.
Il problema è politico.
E politica è la scelta di mettere in lista persone inquisite o comunque già condannate con sentenze passate in giudicato.
Sono scelte.
Ovviamente una cosa può essere la condanna di Visco per costruzione abusiva; altro la condanna di Dell'Utri per mafia a 9 anni.
Come si dice: in certi casi è opportuno "saltare un giro" e chiarire le proprie pendenze giudiziarie.
L'idea è che però in Italia proprio le pendenze giudiziarie incentivino la carriera politica, per salvarsi le terga in un girotondo poco virtuoso tra gli appartenenti ad una casta politica che pretende l'impunità (da qui la facilità di inciuciare, quando c'è da mettere al riparo i propri sodali e scherani).
Non è questione di essere "giustizialisti", ma è solo dimostrazione di buon senso chiedere, a volte, un passo indietro.
Non vedrei drammi ma semplice esercizio di correttezza.
Eppure azzardare qualsivoglia regola in merito, almeno presso taluni pseudogarantisti che vivono in un'Italia inesistente (e mi riferisco ai soliti editorialisti che se la cantano tra di loro), pare voglia dire farsi tacciare di illberalismo, giustizialismo, giacobinismo.
Strano che la pretese di legalità e chiarezza sia così svalutata.
Avevo un'altra idea del liberalismo, ma forse mi sbagliavo!