Ho trovato interessante la risposta di Severgnini a questa lettera. La sensazione che i politici italiani ancora non abbiano compreso le potenzialita' di internet, e in particolare del fatto di interagire in prima persona, l'avevo gia' sottolineato tempo addietro. Il caso del Blog di Franceschini e' esemplare.
da Italians, sul Corriere on line:
Politici italiani e cultura digitale
Gentile Beppe,
ti ho scritto quando facevo una tesina sul tuo libro "La testa degli italiani" (ora tradotto in russo). Adesso qui a Mosca sto finendo la mia tesi di laurea su "La comunicazione online nella Repubblica italiana". Troppo tardi me ne sono accorta che non è che ci sia una grande comunicazione. Alla fine ho pensato che c'e' un interesse, alla fine posso analizzare l'inizio di una grande comunicazione che ci sara' nel futuro. Pero' la mia tutor è abbastanza scettica, dice, che gli italiani hanno una mentalita' barocca ecc..., usano piu' la TV, non avranno mai una cultura come quella americana ed i fenomini di Barack Obama online non sono per la Repubblica italiana. Mi potresti dire il tuo parere sull'argomento? Qualche speranza che gli politici adotteranno la cultura digitale?
Vita Aniskova, jourba2@gmail.com
Cara Vita, gli politici italiani (mi piace, se lo meritano!) non hanno ancora capito, salvo eccezioni, la potenza di internet. La usano come una finestra: si affacciano e salutano. Un video su YouTube, un annuncio su Twitter, un blog tenuto spesso da qualcun altro. Solo pochi giovani o semigiovani - a sinistra e a destra - hanno intuito che internet è una strada a doppio senso (si spiega e s'impara, s'informa e ci s'informa). Ma si tratta di minoranze.
Questo sottoutilizzo della rete è particolarmente grave per la sinistra, che parte da dietro e deve inventarsi qualcosa. Berlusconi è padre, figlio e spirito (poco santo) della televisione, che continua usare con soffice, efficace cinismo (silenzi di Mediaset su Noemilandia, attivismo nelle nomine RAI). Inoltre il personaggio è ipnotico, e ne inventa una alla settimana: tutti gli italiani parlano di lui. Perché sbattersi per mobilitare l'elettorato in rete, visto che lo raggiunge in altro modo?
A sinistra devono darsi da fare, e non lo fanno. O meglio: lo fanno in modo lento. Prendiamo Dario Franceschini, di cui non conosco il risultato elettorale (il Magazine chiude prima del voto del 7 giugno). Il sito è ricco, pieno di informazioni, video, citazioni, interviste. Ma il blog è patetico(http://www.dariofranceschini.it/cgi-bin ... idx&sid=34). L'ultimo intervento è del 9 maggio 2008 (!). Se l'è dimenticato, ne ha costruito un altro? Non lo so. Posso dire però che l'incuria per la parte interattiva appare evidente. Sono certo che Dario F. tiene ai suoi elettori. Ma in rete non si capisce.
Basterebbe un sito ben fatto, aggiornato e reciproco per avere un impatto politico? Ovviamente no. Chi ha seguito da vicino la campagna di Obama sa che internet è stato il veicolo: non l'itinerario, non la meta, non il motivo del viaggio. I democratici americani hanno lavorato strada per strada, casa per casa, college per college tentando di coinvolgere, spiegare, motivare. La rete serviva per darsi appuntamenti, raccogliere fondi, reagire rapidamente alle mosse dell'avversario.
Ecco, Vita: ho l'impressione che al Pd manchi vita (minuscolo). E' più presente e sanguigna la Lega, sono più attivi i fan del nostro Capo (amico del tuo Capo). La leggerezza su internet è la spia di un'incertezza più grave: i democratici italiani non sanno come appassionare, convincere e motivare gli elettori lontani dalla politica. Per un partito, è una tragedia.