da diffidente il 30/03/2024, 13:18
Se proprio vogliamo e pensiamo alla separazione dei poteri in senso "illuministico", nel caso della magistratura vi è un problema non facilmente risolvibile: da un lato, se si vuole dare valore alla sovranità popolare, chi amministra la giustizia deve essere o eletto dal Popolo, oppure esserne vero rappresentante, dall' altro deve possedere delle competenze specifiche che non sono universali, né immediate da conseguire, e che richiedono una alta professionalità come nel caso di professioni intellettuali e/o tecniche. Nessuno si sognerebbe di far diventare elettivo il mestiere di pilota d'aereo, o di centravanti, o di macchinista, idraulico, gommista...
Questo problema è piuttosto sentito nei Paesi di Common Law, dove esistono le giurie popolari in cui la elezione a sorte fa le funzioni di suffragio e i giudici sono, in parte, nominati da rappresentanti del Popolo o addirittura eletti direttamente, ma questo perché la Common Law si è sviluppata parallelamente alle istituzioni statali ( = il regno di Inghilterra dopo la Magna Charta)
Nell' ambito del Diritto Romano il concetto di sovranità popolare non è nuovo, ne parlavano già i fratelli Caio e Tiberio Gracco e più tardi i filosofi imperiali del XIV secolo, ma storicamente è rimasto minoritario fino alla rivoluzione francese, di fatto non è neppure oggi del tutto risolto.
Secondo me, l' Associazione Nazionale Magistrati non può, o non dovrebbe, chiudersi in una torre d'avorio di privilegio, ma affrontare con coraggio prpblemi spinosi, è il modo migliore per disinnescare i tentativi di delegittimare dall' esterno.