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Fini-Berlusconi

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Fini-Berlusconi

Messaggioda ranvit il 20/03/2009, 10:29

Da repubblica.it :

Dopo una vita da leader, Fini entra nel Pdl deluso dai colonnelli e senza una carica
Dopo la fusione, probabile un incarico importante a livello europeo nel Ppe
Dai gagliardetti al modello Sarkozy
Gianfranco arriva solo al traguardo
di FILIPPO CECCARELLI



In politica la solitudine è sempre relativa, e per quanto riguarda chi si trova al potere, nel caso specifico alla presidenza di uno dei due rami del Parlamento, la nozione di isolamento lo è ancora di più. E tuttavia a nessun odierno leader, come a Gianfranco Fini, si adatta meglio il motto, o lo status, o il programma, addirittura: meglio solo che berlusconizzato.

A dire il vero, non si capisce tanto bene se si tratta di scelta consapevole o di necessitata virtù. Le due cose, oltretutto, non sono in contraddizione. Con ragionevole approssimazione si può considerare Fini come il decano onorario, il record-man dei leader di partito, avendo egli cominciato a guidarne quasi ininterrottamente dalla fine degli anni ottanta del secolo scorso. E' stato giovane segretario del Msi, poi maturo fondatore e immediato presidente di An; e ancora qualche tempo fa, per noia o per capriccio, per sfida politica o scommessa tattica, comunque per l'ennesima volta si era messo in testa di azzerare la classe dirigente, di degradare i colonnelli e di cambiare anche il nome della creatura da lui stesso generata a Fiuggi. Non che "Alleanza per l'Italia" facesse poi tutta questa differenza, politica e lessicale, ma insomma: a via della Scrofa, così come un tempo nella cupa e polverosa sede missina di Palazzo Del Drago, tra labari e gagliardetti, comandava lui. Punto e basta.

Ma è anche vero che prima di essere eletto alla guida di Montecitorio un po' si era pure scocciato del partito. Anzi, molto. Così come è vero - anche se non sono cose che si riconoscono dalla tribuna di un congresso - che i suoi rapporti con i notabili del medesimo partito, da lui più e più volte promossi e poi bacchettati, messi al bando e quindi perdonati, denunciavano un evidente logorio, uno stress al contempo irrisolto e compresso, con relativo scivolamento in una dimensione abbastanza irreale.

Che fatica la gestione, anche psicologica, di Storace e della Mussolini, per giunta in lite fra loro. Che fastidio l'insistenza di Gasparri, l'esuberanza di La Russa, il cameratesco paternalismo di Buontempo, le chiacchiere della "Caffettiera". Che strazio la Santanché e le polemiche sulle "palle di velluto". Che pena il ciclone intercettatorio del 2006, voci captata fin dentro il cuore dell'entourage, della famiglia. Basta, basta, basta.

Bene. Il nuovo ruolo istituzionale ha consentito a Fini di tenersi alla larga da quel "patto del notaio" (Paolo Becchetti, si chiama il professionista, nonché deputato di Forza Italia nel collegio di Civitavecchia) che con qualche oscura risolutezza stabilisce che ad An tocchi il 30 per cento delle quote di potere dell'imminente Pdl. Mentre sul piano politico, ancora nel gennaio scorso, durante un pranzo con il presidente del Consiglio, lo stesso Fini gli ha fatto presente i suoi dubbi su una possibile acclamazione di Berlusconi, giacché "la scelta di un leader di partito non è uno show".

Il fatto è che quello non è più un "partito", parola desueta, ma un "Popolo", con la maiuscola addirittura; e di conseguenza non uno show si merita, questo Popolo, ma un Super-Mega-Iper e Wonder Show, già assai bene pianificato. A giudicare da un'informatissima anticipazione di Panorama, settimanale della Real Casa di Arcore, tutto sarebbe già deciso: "Il Fini-day sarà proprio sabato e forse dal suo intervento verranno gli spunti più stimolanti rispetto alla futura dialettica interna del Pdl. Qualcuno si attende scintille, ma è difficile che il presidente della Camera (destinato a essere l'ambasciatore del Pdl dentro la famiglia dei Popolari europei) voglia esibirsi in un discorso ad alto voltaggio. Ci sarà qualche scarica, ma non il cortocircuito".

Fino a prova contraria, è dunque questa la parte che da Palazzo Grazioli è stata assegnata a Fini, completa di accessoria funzione diplomatica nel Ppe. E se non prefigura la solitudine, occorre riconoscere che poco ci manca.

Di possibile delfinato non si parla più. In compenso, tra mammiferi e pesci della vita pubblica, l'altro giorno don Gianni Baget Bozzo ha ricordato che l'attuale presidente della Camera è un appassionato di immersioni subacquee e anche di squali (per un certo periodo, in effetti, Fini ha tenuto sul display del telefonino una sua foto con una terrificante femmina grigia di tre metri). Perciò squalo e non delfino: "L'immagine - notava don Gianni - non è molto rassicurante".

E non lo è. Ma vuoi mettere con il Fini che nel novembre del 2007 non solo non voleva sentir parlare di Pdl, ma menava sul Cavaliere "come un fabbro". Diceva: "Tanto con me dovrà fare i conti. Non è eterno, e io ho vent'anni di meno". La già intensa letteratura su "La svolta del predellino" (così s'intitola una ricostruzione di Laura Della Pasqua, appena uscita per Bietti) è necessariamente parca di dettagli su ciò che veramente spinse Fini, all'inizio assai riottoso, ad aderire al progetto berlusconiano.

"Alla fine le pennette tricolore non erano poi così cattive". Si potrebbe pensare: l'eterogenesi di Fini. Ma la politica, dice spesso proprio lui, "è bella perché è imprevedibile". Adesso, per dire, studia Sarkozy, i nuovi conservatori di Cameron e i nuovi moderati svedesi di Reinfeldt. Scopre le virtù del progresso. E' quasi di sinistra. Stai a vedere che Berlusconi prima o poi si pente.


(20 marzo 2009)
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Re: Fini-Berlusconi

Messaggioda ranvit il 20/03/2009, 10:31

Dal corriere.it :


Torna la sintonia in vista del congresso
Silvio, Gianfranco e la fusione dolce
Per Berlusconi l'obiettivo è «quota 40%» alle Europee. Per Fini è un investimento sul «dopo»


ROMA — Forse davvero ieri è nato il Pdl, perché la presa di distanze del premier dalla Lega riflette per la prima volta l'immagine di Berlusconi e di Fini in sintonia, alla vigilia delle assise che uniranno Forza Italia e An. Sarà stato perché Berlusconi è stanco della liaison di Bossi con i Democratici sul federalismo, saranno stati i sondaggi che preannunciano uno sfondamento elettorale del Carroccio al Nord, o le rimostranze del mondo cattolico, tuttavia che il premier e Fini si ritrovino su un tema delicato come quello della sicurezza, rappresenta una novità. Perché finora il Pdl è stato descritto come una proiezione del «discorso del predellino», un partito a immagine e somiglianza di Berlusconi, privo di regole e senza una vera piattaforma programmatica. D'altronde il Cavaliere ancora in questi giorni continua a ripetere che «ogni qualvolta rileggo il mio discorso del '94, lo considero così attuale che mi verrebbe voglia di riproporlo al congresso». Un modo per dire che la nuova formazione è il proseguimento del suo progetto iniziale. Ma il premier non può né vuole forzare la mano. L'assemblaggio di FI e An è passaggio difficile quanto indispensabile, sta a cuore tanto a Berlusconi quanto a Fini. Il primo perché ne ha bisogno subito, visto che a giugno sarà chiamato al test delle Europee dove intende raggiungere «quota 40%».

Il secondo perché sul Pdl ha investito tutto, «è un progetto strategico» spiega il presidente della Camera, che ragiona in prospettiva. Questo «progetto strategico», in fondo, lo coltiva da dieci anni, da quando ci provò con l'Elefantino alle Europee del '99: «Ma in politica i tempi sono fondamentali per la riuscita di un'operazione. E se quell'esperimento fallì, non fu perché l'idea era sbagliata, bensì perché non era ancora il momento. Ora il momento è arrivato». Domenica parlerà al popolo di An, svestirà per un giorno i panni istituzionali e farà un discorso politico, a braccio, senza testo scritto, con pochi appunti per fissare i passaggi chiave. E sarà — così scommettono i fedelissimi — un discorso «conciliante» verso il Cavaliere, consapevole del ruolo di co-fondatore di una forza che al momento è certamente legata a una leadership indiscussa, ma che potrà esistere ancora solo se «sarà aperta, dialettica, plurale, inclusiva, animata da una vera democrazia interna». Sono parole di Alessandro Campi, intellettuale molto vicino a Fini.

E sono parole che Fini condivide «pienamente». «Non dobbiamo avere paura oggi, se vogliamo disegnare il nostro futuro»: così il leader di An chiederà al gruppo dirigente della destra di condividere il progetto. «Nel Pdl porteremo i nostri valori», ma per avere «un futuro», Fini ritiene necessario sciogliersi dal legame delle correnti, «non mi preoccuperò di essere in minoranza, perché nel nuovo partito sarà indispensabile far convivere idee differenti». Una corrente lo consegnerebbe a un ruolo minoritario, perciò fa mostra di non curarsi delle battute di Berlusconi, secondo il quale «sono cambiate le cose con quelli di An da quando hanno scoperto il rapporto diretto con me». Ma il punto non è se il Cavaliere ha strappato dei colonnelli a Fini. La partita per il presidente della Camera si aprirà in seguito, semmai. Almeno così s'intuisce dai ragionamenti che ha svolto tempo addietro durante alcuni colloqui riservati. Fini ritiene che il centrodestra ha davanti a sé «una lunga stagione di governo», ben oltre quindi l'orizzonte dell'attuale legislatura. Se così fosse, per Berlusconi arriverebbe «il momento delle scelte». Traduzione: a quel punto dovrebbe decidere se puntare al Quirinale o restare a palazzo Chigi. In quel momento si aprirebbe una nuova fase, e sarebbe allora che Fini potrebbe giocare o meno le carte in mano. Una partita lunga e complessa, comunque l'unica possibile per chi ha rifiutato il ruolo di delfino, consapevole che quel ruolo non esiste. Per ora il Pdl è una scommessa, e in questa scommessa Fini si muove sfidando il Cavaliere sul terreno dei contenuti da «destra repubblicana».

Certo che era «soddisfatto» ieri per la posizione assunta dal premier sulle ronde e sulla norma che riguarda la denuncia degli immigrati clandestini da parte dei medici. «Non si può fare la battaglia sul caso Englaro — si sfogò Fini ai tempi del famoso decreto — pensando così di intestarsi un ruolo con il Vaticano. Perché poi, quando da Oltre Tevere ti chiedono conto di certe norme che rischiano di alimentare fenomeni razzisti, non si può rispondere con un "ah ma quelle cose le vuole Bossi"». Sarà stata un'esigenza tattica quella di Berlusconi, sarà stato un segnale inviato a Bossi e al Paese, il primo assaggio di una competizione elettorale che lo preoccupa. Ma il risultato è che il Cavaliere e Fini si sono ritrovati per la prima volta dalla stessa parte della barricata. E ieri anche i toni del presidente della Camera erano assai diversi rispetto al passato: «A Silvio la "lettera dei 101" è venuta utile. Ed è un bene che si sia espresso in quel modo. In fondo gli servirà per avere margini di mediazione con la Lega». Berlusconi e Fini d'accordo è una notizia. Poi magari riprenderanno a litigare. Nel Pdl.

Francesco Verderami
20 marzo 2009
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Re: Fini-Berlusconi

Messaggioda ranvit il 20/03/2009, 10:34

Due modi diversi di vedere il rapporto Fini-Berlusconi. Chi ha ragione?

Io sono con l'idea del corriere : il vincitore sarà Fini....si spera!

Vittorio
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Re: Fini-Berlusconi

Messaggioda mauri il 20/03/2009, 12:00

questo tuo ...si spera indica rassegnazione e quindi la scelta del male minore
non sono d'accordo, quello che faranno sono cose che ci interessano marginalmente, ora dobbiamo tirarci sù i ns coglioncini e preparare il futuro governo di csx
ciao, mauri
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Re: Fini-Berlusconi

Messaggioda Paolo65 il 20/03/2009, 12:32

Con la fusione, AN e FI hanno messo a segno un altro punto a loro vantaggio. Almeno che non capiti quello che è successo al PD con la fusione PD-Margherita; cosa che non mi auguro perchè trovo che la semplificazione politica PD e PDL sia un fattore positivo per la politica italiana e per il paese.

Il PD ed il PDL mettono dietro le ideologie e avanti i valori, poi tocca agli uomini politici fare del loro meglio ed a seconda del loro valore si influenzerà il successo dell'operazione politica.

Paolo
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Re: Fini-Berlusconi

Messaggioda ranvit il 20/03/2009, 13:15

mauri ha scritto:questo tuo ...si spera indica rassegnazione e quindi la scelta del male minore
non sono d'accordo, quello che faranno sono cose che ci interessano marginalmente, ora dobbiamo tirarci sù i ns coglioncini e preparare il futuro governo di csx
ciao, mauri



Ma cosa hai capito del mio "si spera"?
Volevo solo dire che come avversario preferisco Fini interprete di un centrodestra democratico e costituzionale aBerlusconi populista e pericoloso.

Vittorio
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Re: Fini-Berlusconi

Messaggioda Stefano'62 il 20/03/2009, 14:03

Sono d'accordo con Vittorio;
per quanto Fini mi sia lontano ideologicamente,una destra seria sarebbe una cosa positiva per l'Italia,e anche per la sinistra devo dire.

Ciao,
Stefano
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Re: Fini-Berlusconi

Messaggioda ranvit il 20/03/2009, 17:01

Da repubblica.it :

IL CASO
Berlusconi su Fini, Repubblica conferma


ROMA - Il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, smentisce di aver pronunciato le frasi su Gianfranco Fini che gli sono state attribuite dal quotidiano "La Repubblica" nell'editoriale di Francesco Merlo.

''E' vergognoso attribuirmi, con frasi addirittura virgolettate, come fa 'la Repubblica' di oggi in prima pagina, dichiarazioni che sono l'opposto del mio sentire nei confronti di Gianfranco Fini, al quale - dice il premier in una nota - confermo la mia stima, la mia amicizia e il mio affetto''.

Ed ecco la replica di Francesco Merlo. "Ho riferito frasi che Silvio Berlusconi ha pronunziato in privato, tra i suoi tanti amici, in situazioni informali, laddove, come nel gioco, c'è il calo dei freni inibitori e ci si lascia andare ai sentimenti più veri. Poi, siccome la politica è maneggio, il presidente del Consiglio fa la smentita. Ma lui ed io sappiamo. E tutti possono vedere di che pasta è fatta la sua rivalità con Fini".

(20 marzo 2009)

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Credo che Merlo abbia sbagliato!
O ha delle prove concrete oppure non puo' riportare le parole di un altro tra virgolette!

Vittorio
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Re: Fini-Berlusconi

Messaggioda pierodm il 20/03/2009, 18:06

Sempre da Repubblica, Francesco Merlo.

Ma non bisogna credere che questa falsa amicizia sia una scoperta recente. Benché l'uno non possa fare a meno dell'altro, i due sodali antagonisti della politica italiana non si sono mai amati. E anzi in Fini c'è un sottile disprezzo perché, per lui, Berlusconi non ha ideali e non ha tensioni, ma è tutto piegato sul proprio narcisismo e sui propri interessi. E Berlusconi prova per Fini una forma di pena, lo degrada a professionista della politica, che per lui è un uomo senza mestiere, senza arte né parte, una sorta di vu cumprà.

E poi per Fini lo Stato è sacrale mentre per Berlusconi è un giocattolo da destrutturare. Il primo ha una vita di strappi, l'altro ha un vita di lifting. Fini cambia idee perché adatta le sue convinzioni profonde alle nuove scoperte: sulla famiglia, per esempio, con i nuovi amori. Berlusconi cambia faccia come un istrione a teatro e, come un bullo del Grande Fratello, millanta amorazzi e prestazioni sessuali in una sguaiata atmosfera brancatiana, da "Silvio il caldo".

Fini non esibisce Viagra, non si fa intontire dai farmacologi, è abbronzato di sole e non di lampada. E mentre Fini indossa camicie bianche e giacche sobrie, Berlusconi fa il gagà in camicia nera e doppiopetto di Caraceni, ed è un significativo scambio di simboli che non rimanda all'ideologia fascista ma al giovanilismo improbabile da bel tenebroso. Fini non racconta barzellette e non si concede doppi sensi piccanti. E anche la retorica di Fini è più asciutta. Infatti offre pochi appigli ai comici, tristi o allegri che siano.

Il Fini di oggi coniuga la vecchia idea dell'ordine con il bisogno di giustizia verso i nuovi italiani di colore, questi nostri concittadini del terzo mondo ai quali per primo propose di dare il diritto di voto. Persino la religione di Fini non è quella nevrotica del papa il quale - non era mai accaduto - è più a destra di lui, il che significa più a destra della destra, il massimo del fuor di luogo. Ma per tutto c'è una prima volta

Berlusconi è molto più cinico. Confessa di dovere fare quel che gli chiede Bossi "anche se non mi piace". Ed è federalista perché, da bravo e coerente uomo d'affari, coltiva l'idea di indebolire lo Stato che non sopporta. Fini invece è un federalista coatto che vorrebbe al contrario rafforzare lo Stato. La destra senza Stato gli pare infatti egoismo sfrenato e feroce.

E ancora Fini non possiede nulla se non appunto l'idea di una società ordinata e forte, un modello di comunità probabilmente fuori moda, di impianto ottocentesco con i suoi pudori discriminanti. Pensa, Fini, che i vecchi valori della destra abbiano bisogno, come del resto i vecchi valori della sinistra, di un po' di vergogna di se stessi. Ci sono la contaminazione e l'evoluzione nella destra e nella sinistra che vogliono stare in questo mondo e non resistere a questo mondo. E dunque: sfide, pericoli, abiure, ricominciamenti.

È ovvio che alla sinistra piaccia Fini come antagonista. Potessero scegliere, Franceschini e D'Alema non avrebbero dubbi. Fini infatti somiglia a loro, hanno pure la stessa età anagrafica. E sembra un paradosso, ma a chi ha avuto un passato fascista nessuno dà del fascista. A Berlusconi invece lo si dice: "clerico fascista". Sicuramente a sproposito, ma lo si dice. E mai Fini ha dato del cattocomunista agli avversari di sinistra come fa Berlusconi. Questo armamentario arcaico demagogico è una vecchiaia ineludibile che nessun farmacista di Catania, di Napoli o di Milano può nascondere.
pierodm
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Re: Fini-Berlusconi

Messaggioda ranvit il 20/03/2009, 18:59

Ringrazio pierodm per aver postato l'articolo di Merlo.
In realtà nell'aprire questa discussione era mia intenzione inserire questo articolo, non quello di Ceccarelli!

Vittorio
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