pianogrande ha scritto:La lotta al virus va fatta isolando gli ammalati e non i sani.
Questa storia di isolare gli anziani perché più a rischio è due volte stupida.
1) NO. Devi identificare (le tre T) e isolare gli infettivi, che potrebbero non essere ammalati.
2) SI. il problema non sono gli anziani (categoria che comunque presuppone una soglia di età da stabilire) ma le persone a rischio. Che possono anche essere il quarantenne obeso, il cinquantenne con il bypass, il trentenne con leucemia.
3) è stupida perché assomiglia a quella stupidata galattica della Great Barrington Declaration, che prevede che tutti si infettino liberalmente, raggiungendo una "naturale" immunità di gregge ma proteggendo (in modo focalizzato) quelli più a rischio.
Ma che nessuno sa, nemmeno a spanne, quanti siano.
Non solo devi sapere quanti sono (e questo in Italia nessuno lo sa) ma devi sapere CHI sono.
Nome, cognome, via, indirizzo, numero di telefono, piano, interno.
Per questo primo step potrebbe bastare una cartella clinica elettronica a disposizione delle autorità.
Ci sono due varianti:
1) il medico curante inserisce un punteggio di rischio sulla base della sua valutazione;
2) un programma di IA scansiona tutte le cartelle e individua i casi a rischio sulla base dell singola epidemia.
Basta a mettere in atto una "Protezione Focalizzata" ?
No, assolutamente no, maledettamente NO.
Il sistema sanitario dovrebbe anche conoscere la stratificazione sociale.
Ma non a livelli macro (italia, regioni, province, città, quartieri) ma micro: la famiglia.
In una famiglia (teorica) potremmo avere più generazioni (classi di età) con genitori e figli (due generazioni) e anche tre, se uno un più nonni convivono o sono a stretto contatto.
Ma questa composizione "micro" la conosciamo? No, ma immaginiamo che in uno stato alla "Orwell" (auspicabile o meno, vedete voi) la si conosca.
In una famiglia "tipo", che disegno per caratterizzarla al meglio potremo avere:
1) marito e moglie. Lui (35~40 anni) lavora al 100% in una azienda di grandi dimensioni, in che implica contatti interni, convegni e viaggi. In più come persona attiva politicamente partecipa a convegni ha ha qualche attività media a livello sportivo. Lei, coetanea, è impegnata al 50% in attività di volontariato, con persone che sono teoricamente a rischio.
2) due figli in età post obbligo. Il primo oltre a studiare ha anche un'intensa attività sportiva (allenamenti quasi tutti i giorni) e poi nel fine settimana va in discoteca, per divertirsi e cercare di cuccare. Il secondo è più sedentario, in sovrappeso, e ha un diabete di tipo I che fa fatica a compensare (e qui presumo che tutti sappiano cosa vuol dire compensare, ma chi non lo sapesse può chiedere)
3) poi abbiamo un nonno (di lui o di lei non importa) che ha diverse patologie pregresse e ben curate, che per il suo grado di autonomia non può stare da solo ma è ancora presto che stia in una RSA. Quindi la famiglia ha deciso che, logistica permettendo, il nonno per ora è in famiglia in una sua stanza.
Premesso che il nostro ipotetico sistema social-sanitario-orwelliano conosca perfettamente questa situazione, come procedere per mettere in atto una "protezione focalizzata"?
È questo il cuore del problema.
Due ipotesi:
a) le truppe di Orwell sottraggono (rapiscono?) alla famiglia il nonno ed il figlio sovrappeso e diabetico. Li mettono in strutture protette e isolate per il tempo necessario (non si sa quanto). Settimane, mesi, semestri? Vedremo.
Intanto servono strutture che non esistono e personale che non esiste.
b) si lasciano i casi critici in famiglia ma si impedisce agli altri componenti di avere comportatemi a rischio. Quindi il figlio atleta non fa più allenamenti (o deve proteggersi al massimo) e non va più in discoteca. Occhio: qui non chiudiamo le discoteche per X settimane ma imponiamo a certi avventori di non andarci. La moglie non farà più volontariato o dovrà applicare misure di massima protezione. Idem il marito, che rinuncerà a convegni e viaggi per proteggere figlio diabetico e nonno problematico.
Nell'ipotesi b) ci scordiamo l'immunità di gregge se il numero di famiglie che ho tipicizzato supera una certa soglia. Chiaro?
Ce la scordiamo ugualmente se una discreta percentuale della popolazione dovesse liberamente decidere di proteggersi al 100% (mascherina, lavarsi le mani, minimo dei contatti sociali, auto isolamento volontario). Come dire che sia il singolo sia l'azienda, potrebbero dire che "col c@¬¬o che ci facciamo infettare e forse ammalare e forse morire". Se una grande fetta della popolazione decidesse di ostacolare il raggiungimento della mitica immunità "naturale", tutta la costosa organizzazione sarebbe stata inutile.
C'è poi tutto l'aspetto legato è al fatto che le comunità occidentali sono "open" e quindi le persone si spostano a milioni, per lavoro e per turismo. Questo scompagina i piani di un approccio GBD.
Come ammettere che uno stato organizzato, che fosse riuscito ad ottenere la SUA immunità interna, la possa mantenere aprendosi al turismo oppure ai viaggi del business?
Riassusto, la lotta al virsa va fatta isolando i contagiati e, vedendo le ultime scoperte sul "fattore K", individuando i cluster, come hanno fatto in Giappone e Corea del Sud.
Provate a tradurre questo:
https://english.elpais.com/society/2020 ... virus.html?
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)