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Lombardia corrotta

Lombardia corrotta

Messaggioda flaviomob il 14/03/2014, 18:02

Sotto i riflettori, nella giornata di ieri, tre delle molte inchieste giudiziarie attorno a politica e malaffare nella regione. Ettore Filippi ‪#‎Filippi‬ (nella foto), ex vicesindaco di ‪#‎Pavia‬ e negli anni ottanta famoso per l'arresto del brigatista Mario Moretti, è finito agli arresti domiciliari per corruzione. Avrebbe intascato 130 mila euro per permettere ad imprenditori amici di sanare costruzioni irregolari nel pavese. ‪#‎Report‬ aveva già incontrato Filippi nell'inchiesta "I professionisti" del maggio 2012 ( link: http://shar.es/RZ1WD ): era stato consigliere della Fondazione di diritto sammarinese con cui la maga ‪#‎Ester‬, recentemente scomparsa, aveva investito parte del suo misterioso patrimonio milionario per comprare una buona fetta delle azioni del credito sammarinese, banca poi commissariata e chiusa per riciclaggio di denaro della 'Ndrangheta.

Si è appreso invece dell'iscrizione a registro di Luciano ‪#‎Bresciani‬, ex assessore alla sanità, indagato per concorso in turbativa d'asta nell'inchiesta che nel marzo 2013 ha portato all'arresto dell'ex consigliere Massimo ‪#‎Guarischi‬, e nella quale risponde di corruzione e turbativa d'asta l'ex governatore Roberto ‪#‎Formigoni‬. Report ne ha parlato un anno fa in "Do ut des" (link: http://shar.es/RZ1sz).

La Procura di Milano ha infine chiesto il rinvio a giudizio per una ventina di indagati, tra manager di aziende pubbliche ed esponenti della Compagnia delle opere, per turbativa d'asta e corruzione: il procedimento riguarda presunti appalti truccati per 12 milioni di euro a beneficio della Kaleidos, società di noleggio di auto aziendali. L'inchiesta prese le mosse dall'interrogatorio dell’imprenditore Pier Luca ‪#‎Locatelli‬, finito in galera per una tangente da 100 mila euro data al vicepresidente del Consiglio regionale, Franco ‪#‎NicoliCristiani‬. Alberto Nerazzini lo incontrò reduce da sei mesi di detenzione cautelare, mentre realizzava la puntata "Il papa re", trasmessa a novembre 2012 (link: http://shar.es/RZ1c1).

(da Report, pagina facebook)


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Re: Lombardia corrotta

Messaggioda flaviomob il 23/03/2014, 17:02

Expo 2015: le volpi e il pollaio

di Marco Travaglio | 23 marzo 2014

Era il 17 settembre 2009 quando si insediò al Pirellone il “Comitato per la legalità e la trasparenza delle procedure regionali”, istituito con apposito decreto dal governatore lombardo Roberto Formigoni.

Tra gl’insigni controllori spiccavano le preclare figure del prefetto ed ex generale Mario Mori, già comandante del Ros dei Carabinieri e direttore del Sisde, e dell’ex colonnello Giuseppe De Donno, già braccio destro di Mori al Ros, poi suo capo di gabinetto al servizio segreto civile, ora amministratore delegato di una società di sicurezza privata, la G-Risk. “Si tratta di personalità di rilievo nazionale – dichiarò tutto tronfio Formigoni in conferenza stampa -, servitori dello Stato che hanno accettato di affiancare la Regione nel grande processo di modernizzazione, anche in vista di Expo2015. Sono due i doveri che sento di avere: procedere a tappe forzate nell’opera di modernizzazione, realizzando tutte le infrastrutture necessarie, e al contempo fare in modo che questa opera avvenga in assoluta trasparenza e che siano premiati gli imprenditori e il lavoro onesti. Non voglio che la criminalità s’insinui”. Non sia mai. Ora, a cinque anni di distanza, si può dire con orgoglio che i risultati sono arrivati: 8 arresti per associazione per delinquere, truffa, turbativa d’asta e falso, fra cui quelli del direttore generale di Infrastrutture Lombarde (la holding regionale che gestisce grandi opere per 11 miliardi) e del responsabile delle gare e appalti; e 29 indagati, fra cui – guarda guarda – De Donno. Cioè: colui che già il primo giorno di lavoro sottolineava “la positiva collaborazione tra magistratura e Pubblica Amministrazione” e veniva esaltato dal Celeste Governatore come perno irrinunciabile del “rafforzamento dei presìdi di legalità all’interno del sistema”, è lui stesso inquisito per alcuni appalti e incarichi vinti con gare truccate, tra cui uno da 140 mila euro per la “rilevazione del rischio ambientale” sull’autostrada Milano-Brescia. Missione compiuta.

Conosciamo l’obiezione: ma chi poteva mai immaginare che un ex colonnello del Ros ed ex dirigente del Sismi, anziché combattere l’illegalità, l’avrebbe praticata (come è sospettato di aver fatto dai pm e dal gip)? La risposta è nel curriculum di De Donno, l’ufficiale dei carabinieri che a fine maggio del ‘92, una settimana dopo la strage di Capaci, mentre i rappresentanti dello Stato lacrimavano ai funerali di Falcone a favore di telecamera e dichiaravano guerra senza quartiere a Cosa Nostra, avvicinava Massimo Ciancimino (conosciuto anni prima per un’indagine) perché mettesse una parola buona con il padre Vito, mafioso corleonese e politico democristiano, già sindaco e assessore ai Lavori Pubblici di Palermo, arrestato e fatto condannare da Falcone e Borsellino, in quel momento agli arresti domiciliari per scontare la pena definitiva. La proposta indecente del Ros a don Vito era quella di avviare, tramite lui, una “trattativa” (parole di De Donno e Mori, costretti ad ammettere l’immondo negoziato dopo che lo rivelò Giovanni Brusca nel 1996) con i vertici di Cosa Nostra che avevano appena assassinato Falcone, la moglie e gli uomini della scorta. Trattativa che iniziò a metà giugno con il primo incontro De Donno-Ciancimino senior, e proseguì con molti altri, anche con Mori, anche dopo la strage di via D’Amelio che eliminò Borsellino, ostile alla trattativa e impegnato a bloccarla con le sue indagini. Ragion per cui sia Mori sia De Donno sono imputati a Palermo per violenza o minaccia a corpo politico dello Stato.

Ora qualcuno domanderà: ma era proprio il caso di nominare prima al vertice del Sisde e poi nel Comitato Legalità e Trasparenza per gli appalti lombardi due ex ufficiali che, pagati per combattere i mafiosi, nel ‘92 non trovarono di meglio che trattare con i mafiosi? Non è come mettere le volpi a guardia del pollaio? Ma sono domande ingenue: chi trattò con la mafia ha accumulato tali e tanti meriti da garantirsi l’elisir di eterna carriera. Non nella mafia, si capisce: nello Stato.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/03 ... io/922960/


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Re: Lombardia corrotta

Messaggioda flaviomob il 12/05/2014, 9:50

Sanità, sprechi e tangenti: l'assalto famelico al tesoro della Lombardia
Dal crack del San Raffaele alla "cupola" di Frigerio. Una torta da 18 miliardi l'anno, l'1% del Pil nazionale. Sotto osservazione il periodo che va dalla giunta Formigoni a quella di Maroni


di SANDRO DE RICCARDIS

http://www.repubblica.it/politica/2014/ ... -85885490/

Sanità, sprechi e tangenti: l'assalto famelico al tesoro della LombardiaMILANO - Se c'è una torta immensa, gli 11 miliardi di appalti Expo, su cui la "cupola" aveva messo le mani, il ricco menù della sanità lombarda - dalla giunta Formigoni fino a quella di Maroni - soddisfa da quasi due decenni l'appetito di politici, assessori, funzionari pubblici, intermediari, lobbisti, consulenti, imprenditori. Una tavola apparecchiata con oltre 18 miliardi l'anno per forniture sanitarie e rimborsi per prestazioni ospedaliere, servizi alberghieri, appalti di mense e ristorazione, pulizie ed edilizia ospedaliera. Una cifra che vale oltre un punto del Pil nazionale, pari al budget di spesa della Difesa per il 2013. Milioni che, a leggere le carte delle inchieste milanesi, sono finiti in mille rivoli.

Il San Raffaele
In principio ci sono stati il crack del San Raffaele di Milano; gli 80 milioni di fondi neri generosamente erogati dal Pirellone alla clinica pavese Maugeri; le gare irregolari per i servizi di telemedicina a Mantova e Vimercate; le tangenti per i macchinari antitumorali che hanno coinvolto le aziende sanitarie di Sondrio, Chiari e del San Paolo a Milano. Ora, l'inchiesta dei magistrati Ilda Boccassini, Antonio D'Alessio e Claudio Gittardi allarga ancora il magma dell'illegalità fino a "una pluralità di aziende ospedaliere lombarde tra cui - scrivono i magistrati - l'Azienda ospedaliera di Melegnano, il San Carlo Borromeo di Milano, l'Azienda ospedaliera della Provincia di Lecco, e l'altra di Pavia". Ma la rete di contatti di Gianstefano Frigerio, il "dominus dell'associazione criminale" smantellata dalla magistratura, non ha confini. In relazione a una gara, "per favorire negli appalti la Servizi Ospedalieri spa, società controllata da Manutencoop, appartenente alle società cooperative di area Pd", gli investigatori ricostruiscono la rete di relazioni del faccendiere. Frigerio "propone tale società, perché si dia una corsia preferenziale nelle gare pubbliche, nel corso dei suoi colloqui con numerosi direttori generali e amministrativi di aziende ospedaliere". E i pm elencano Lecco, Treviglio, Chiari, Pavia (la dirigente "invitata addirittura a trainare tutto il sud Lombardia"), Busto Arsizio, Gallarate, Varese, Valcamonica, Cremona, Vimercate, San Paolo e San Carlo di Milano, Magenta.

La pioggia di denaro
Soltanto per il 2014 il "Quadro generale di finanziamenti del sistema sanitario " lombardo supera i 18 miliardi di euro. Nel bilancio regionale, 17 miliardi e 675 riguardano la voce del Servizio sanitario regionale, che comprende le somme destinate a tutti gli appalti (ristorazione, servizi alberghieri, pulizie, mense) e anche i fondi erogati "per funzioni non tariffate delle strutture erogatrici pubbliche e private". Proprio le "prestazioni non tariffabili" - che nel bilancio 2014 la spending review ha tagliato a 897 milioni sotto - sono state il rubinetto dal quale San Raffaele e fondazione Maugeri hanno incassato dal Pirellone, tra il 2004 e il 2010, rispettivamente 301 e 148 milioni. Indagando sui due istituti, i pm della procura di Milano Antonio Pastore, Laura Pedio e Gaetano Ruta, sono venuti a capo del "sistema Daccò", dal nome di Pierangelo Daccò, il compagno di vacanze di Roberto Formigoni, il faccendiere già condannato in appello a nove anni per il crack del San Raffaele e attualmente a processo per i fondi neri della clinica Maugeri, insieme all'ex governatore, ai vertici della clinica, a numerosi funzionari regionali come l'ex segretario generale, Nicola Sanese, e il dirigente del settore Sanità, Carlo Lucchina. Per la procura, in cambio di finanziamenti per oltre 200 milioni avrebbero intascato tangenti sotto forma di consulenze. Denaro che poi sarebbe ritornato - per circa otto milioni - anche a Formigoni in varie "utilità" come cene, soggiorni in hotel di lusso, vacanze. Ora per la "cupola", il nuovo affare doveva essere la costruzione della Città della Salute, a Sesto San Giovanni. Una commessa da 450 milioni, 323 stanziati dalla Regione. "Ci impegneremo a morte a portare a casa la Città della Salute" dice Frigerio al telefono a uno degli indagati. E infatti, il Nucleo di Polizia tributaria della Finanza ha sequestrato le buste sigillate con le offerte della gara, ancora da aggiudicare.

Prima e dopo Formigoni
La gestione della sanità lombarda nell'era formigoniana è stata travolta dalle inchieste. Formigoni, oggi senatore del Ncd, è a processo per corruzione nel processo Maugeri, e indagato per corruzione e turbativa d'asta in uno stralcio dell'inchiesta in cui è imputato Massimo Guarischi, eletto nel suo listino nel 2005. Trascinato nelle due inchieste con l'ex governatore, anche il suo dirigente Carlo Lucchina, indagato inoltre nel processo sugli appalti della Telemedicina. L'inchiesta che in questi giorni ha decapitato Expo ha svelato però come la "cupola" fosse operativa anche con gli uomini della giunta di Roberto Maroni, come l'assessore alla Sanità, Mario Mantovani, e "soprattutto" il nuovo direttore del settore Sanità, Walter Bergamaschi (per loro la procura esclude rilievi penali). Anche con la giunta a guida leghista, Frigerio era ancora lì. A consigliare e indirizzare. A spostare le pedine sul grande scacchiere del potere lombardo. "Ho appena visto Bergamaschi - dice al telefono - lui non è Lucchina, è un altro stile.. e comunque anche lui concorda che bisognerebbe cambiare anche un po' l'assessorato.. immettere persone nuove.. così abbiamo un po' ragionato.. ".


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