Rifiuti, Milano come Gomorra
di Francesca Sironi
Discariche abusive, appalti fantasma, bonifiche mai eseguite. Ma soprattutto il monopolio delle mafie su tutte le attività di smaltimento. Il rapporto-choc che emerge da tre anni di lavoro della commissione d'inchiesta
(15 novembre 2012)
Discariche abusive, bonifiche mai eseguite, appalti fantasma, ma soprattutto il monopolio della mafia su tutte le attività di trasporto dei rifiuti.
E' il quadro che emerge da tre anni di lavoro della Commissione parlamentare d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti in Lombardia. Audizioni di prefetti, magistrati, imprenditori e politici raccolte in un rapporto che verrà pubblicato a fine mese, di cui 'l'Espresso' può dare un'anticipazione in esclusiva.
Ci saranno le ricostruzioni dei processi più celebri ai clan Barbaro-Papalia, Romeo-Flachi e Paparo, ma anche dati allarmanti sull'emergenza ambientale del bresciano e nuove informazioni sul sito d'interesse nazionale di Mantova.
Un quadro che ricorda Gomorra ma è ambientato a Milano, Como, Lodi, fra le verdi colline della Franciacorta e le pitture rupestri della Valcamonica, che minaccia i laghi del Nord e la salute di milioni di cittadini. Perché l'effetto di questi traffici non è solo lo strapotere dei clan: sono verdure alla diossina, acqua che non si potrà più bere, sorgenti radioattive scoperte sotto le case. Quindi, malattie. E un ambiente compromesso spesso in modo irrimediabile.
La Lombardia ha un primato: tutti i suoi comuni rispettano le direttive Ue e differenziano i rifiuti per più del 50 per cento, con alcuni paesi, soprattutto medio-piccoli, che superano ampiamente la metà. Una medaglia al valore macchiata dal business delle scorie speciali, pericolose e non, che da sole sono l'80 per cento di tutti i rifiuti che transitano in Lombardia.
Macchiata, perché il trasporto e il trattamento di questi scarti viene gestito con una sola regola: non rispettare le leggi. Fanghi velenosi versati sui campi, autostrade riempite con rifiuti non trattati, cave sommerse di amianto e metalli pesanti: secondo la Commissione queste attività, in Lombardia, sono semplice routine. Lo rivelano grandi e piccole inchieste su tutto il territorio: dallo scandalo della Perego strade di Como, che ha riempito con materiali non trattati anche il cantiere del nuovo ospedale Sant'Anna, a "piccoli" drammi ambientali come i 640 fusti da 200 litri di rifiuti tossici pericolosi scoperti dalla polizia in un capannone di Castiglione delle Stiviere.
In questo panorama non poteva che proliferare l'«anarchia organizzata» delle 'ndrine. Cinque indagini della magistratura, da 'Cerberus' a 'Isola', hanno portato alla luce un sistema monopolista di 'padroncini calabresi', utilizzati dagli imprenditori lombardi per il trasporto terra e il trasferimento e trattamento dei rifiuti. Il lavoro gestito dalle famiglie affiliate alla 'ndrangheta abbatte la concorrenza, proponendo prezzi stracciati, anche se in molte zone (Assago, Corsico, Buccinasco, ad esempio) sono talmente forti da far paura a chiunque, e possono determinare a loro piacimento prezzi e condizioni: «I nostri fornitori, ai quali vengono proposti lavori in Assago, si tirano indietro», racconta un testimone nel procedimento che ha portato all'arresto di otto esponenti di spicco delle famiglie Barbaro e Papalia.
Proprio quell'inchiesta portava alla luce anche l'ingresso inesorabile delle mafie nel mondo della politica. Arrivata all'apice col recente arresto dell'assessore regionale Zambetti, la cavalcata delle cosche calabresi era iniziata infatti con la conquista di comuni come Buccinasco, dove ormai le aziende affiliate ai clan erano arrivate ad intascare soldi pubblici anche per lavori mai commissionati.
...
http://espresso.repubblica.it/dettaglio ... ra/2195070