Il San Raffaele e la Cupola...

http://milano.repubblica.it/cronaca/201 ... ref=HREA-1
IL CASO
Il San Raffaele fra sperperi e debiti
900 milioni di buco, 50 per la cupola
L'ospedale di don Verzè è un campione della sanità lombarda, ma anche degli sprechi pagati
con i rimborsi della Regione di Formigoni. I fornitori attendono i pagamenti da un anno e mezzo
di WALTER GALBIATI
Don Luigi Verzè
L'arcangelo Gabriele posato due anni fa sul cupolone del San Raffaele dovrà guarire un malato del tutto particolare: il bilancio dell'ospedale. Sono scritte lì le cifre delle manie di grandezza di don Luigi Verzè e del San Raffaele. Campione della sanità lombarda, ma anche degli sperperi, pagati con i rimborsi per le prestazioni sanitarie che la Regione guidata da Roberto Formigoni versa con puntualità quasi svizzera nelle casse della Fondazione.
La cupola del San Raffaele
Per costruire quell’arcangelo in vetroresina e acciaio inox, alto 8,3 metri, capace di resistere al vento e allo smog della tangenziale Est che passa lì sotto ci sono voluti 2,5 milioni di euro. E altri 50 milioni sono stati spesi per tirar su l’edificio sul quale è appoggiato: il cupolone in vetro che ospita l’università di don Verzè e i laboratori del dipartimento di medicina molecolare. Non è un caso che sul gigantesco atrio penda una struttura di legno e acciaio che raffigura proprio l’elica del dna. Un’opera mastodontica, coronata ai piani alti da un giardino pensile, paradiso in terra dentro il quale don Verzé ha collocato il suo ufficio.
Per risanare quel bilancio ora servirà un miracolo, ma soprattutto la pazienza dei fornitori che aspettano da oltre 500 giorni di essere pagati. Il peso dei debiti nel 2009 era di 763 milioni, lievitati a oltre 900 nel corso dell’ultimo esercizio con il consolidamento del mutuo da 150 milioni aperto per costruire il terzo e il quarto lotto della struttura milanese e l’ospedale di Olbia in Sardegna. È solo alla luce dei numeri di bilancio, tenuti gelosamente in cassaforte e mai comunicati al pubblico, che appare la sproporzione tra le spese per quel cupolone e i soldi pubblici che la Fondazione ogni anno incassa. Perché tutto si può dire, fuorché la Regione non paghi. Don Verzè, tra degenze convenzionate, prestazioni ambulatoriali e rimborsi per farmaci incassa qualcosa come 430 milioni. E li incassa subito perché i crediti verso le Asl iscritti a bilancio nel 2009 superano di poco i 100 milioni, nulla a confronto di quanto la Fondazione deve invece ai fornitori, ben 440 milioni. Dove sono finiti quei 340 milioni di differenza che avrebbero dovuto essere già nelle tasche dei fornitori?
Certo i margini del San Raffaele non sono da capogiro visto che la differenza tra i costi e ricavi è di soli 5 milioni di euro l’anno. Tant’è che anche nel 2010 la perdita dovrebbe essere analoga a quella dell’anno precedente, chiuso in rosso per 17,4 milioni. Ma gli investimenti sono stati quanto meno sproporzionati. Il più appariscente è proprio il cupolone con il suo angelo, anche se non sono da meno le avventure nell’edilizia alberghiera (l’Hotel Rafael costruito a ridosso dell’ospedale e l’Hotel Don Diego in Sardegna) e in quella residenziale.
Qui la Fondazione ha operato con una società, la EdilRaf, su cui gravano 50 milioni di debiti, utilizzati per costruire un complesso di case a Cologno monzese, ora in lista per essere vendute in blocco. Il socio di don Verzè nella EdilRaf è stato dal 2006 al 2008 la Diodoro Costruzioni Srl, una società di ***** ***** oggi liquidata, ma che tra il 2001 e il 2008 è stata uno dei principali interlocutori per l’edilizia di don Verzé. La Diodoro ha costruito la residenza alberghiera del San Raffaele, ha partecipato ai lavori della struttura di Olbia, a quelli dell’ospedale in Brasile e negli otto anni della sua vita ha incassato (non solo dal San Raffaele) fatture per 271 milioni. Fino al 2006 ha avuto tra i suoi soci anche un politico locale, Emilio Santomauro, prima di An e poi dell’Udc, due volte consigliere comunale a Milano nel 19972006, ex presidente della Commissione Urbanistica di Palazzo Marino e già vicepresidente della società del Comune (Sogemi) che gestisce l’Ortomercato.
La Diodoro è stata liquidata nel 2008, quando sono arrivati i guai con la giustizia, poi risolti per i soci con una assoluzione. La Direzione distrettuale antimafia di Milano aveva ipotizzato che il clan di camorra di Vincenzo Guida (condannato all’epoca per associazione mafiosa e indagato per due omicidi), avesse intestato terreni e immobili alla Diodoro per evitare di perderli con i sequestri. Nel registro degli indagati erano finiti Santomauro,****** l’amministratore Massimiliano Guida e Vincenzo Guida, considerato il capoclan. Tutti sono stati assolti. Per la società, invece, i proprietari hanno optato per la liquidazione, lavoro condotto dallo stesso *******, ma che ha suscitato un forte disappunto del collegio sindacale che nella relazione all’ultimo bilancio si lamentava proprio della cessione alla Fondazione San Raffaele del 49% della EdilRaf in pancia alla Diodoro avvenuto per soli 8,4 milioni, quando due anni prima la quota era stata acquista dalla Fondazione per 19 milioni.
L’altra grande diversificazione di don Verzè sarebbe dovuta avvenire con un’altra joint venture, nell’energia. Il socio prescelto era Giuseppe Grossi, re delle bonifiche milanesi, vicino a Cl, ex consigliere della Fondazione San Raffaele e anche lui finito di recente nelle mire della procura milanese: per le accuse di associazione a delinquere, frode fiscale e appropriazione indebita, Grossi ha patteggiato una pena di tre anni e mezzo e ha risarcito il Fisco. Con don Verzè ha costituito la Blu Energy, ora destinata alla vendita: in tre anni di vita la società ha accumulato 116 milioni di debiti, soldi ricevuti per lo più dalle banche (79,8 milioni) e utilizzati per costruire l’impianto di produzione di energia di Vimodrone. La missione della Blu energy era fornire elettricità al San Raffaele. Ma all’ospedale ha fatto solo lievitare i costi di approvvigionamento da 11 a 41 milioni.
(articolo del 10 aprile, Repubblica)
... e ora veniamo ad oggi:
http://milano.repubblica.it/cronaca/201 ... ref=HREA-1
Milano, suicida il vice di don Verzè
un colpo di pistola nel San Raffaele
Il braccio destro del fondatore si è tolto la vita nel suo ufficio all'interno dell'ospedale
L'avvocato: "Era preoccupato perché non c'era più la liquidità per pagare i fornitori"
A Milano si è tolto la vita Mario Cal, 71 anni, numero due di don Luigi Verzè al San Raffaele. Nei giorni scorsi era stato ascoltato come testimone, in Procura, per la vicenda del maxi buco che ha coinvolto la struttura sanitaria milanese. La convocazione di Cal in Procura aveva segnato l’apertura di un nuovo e delicato fronte per il San Raffaele. Cal si è esploso un colpo di pistola alla testa, intorno alle 10.30, nel suo ufficio al San Raffaele, dove è stato immediatamente ricoverato in condizioni disperateè deceduto poco dopo. Cal aveva il porto d'armi e portava sempre con sé la pistola.
Il grande regista delle finanze
Il bollettino. "Mario Cal dopo ripetute manovre rianimatorie è deceduto alle 10.57 al pronto soccorso del San Raffaele, dove era stato portato alle 10.21", ha fatto sapere il primario Michele Carlucci. "Il vicepresidente è stato immediatamente soccorso e rianimato. Le sue condizioni sono apparse subito critiche e dopo un periodo di stabilizzazione dei parametri vitali, purtroppo, l'evoluzione non è stata favorevole".
Il biglietto d'addio. Il pm Luigi Orsi, che l'aveva sentito nell'ambito dell'inchiesta sui conti dell'ospedale, si è recato immediatamente sul posto: con lui è atteso anche il procuratore Edmondo Bruti Liberati. Prima di togliersi la vita, Cal ha lasciato uno scritto nel suo ufficio. "Grazie di tutto, perdonami Stefania", la sua segretaria, era scritto fra l'altro nelle poche righe vergate di suo pugno. Il biglietto sembra sia stato trovato sulla scrivania del manager. "Era preoccupato per la situazione del San Raffaele perché non c'era più la liquidità per pagare i fornitori", ha ricordato il suo avvvocato e amico Rosario Minniti. "Per me è un grande dolore perché Mario Cal era un amico che ho sorretto nei momenti difficili, ma questa volta non ce l'ho fatta".
L'uscita di scena. Originario di Treviso, Cal aveva per anni affiancato il fondatore dell'ospedale milanese. Storico braccio destro di don Verzè e vicepresidente della Fondazione San Raffaele, solo venerdì scorso era stata sancita la sua uscita di scena con l'elezione di un nuovo cda per la fondazione e la nomina a vicepresidente di Giuseppe Profiti, presidente del Bambin Gesù di Roma, cui sono passate le deleghe operative per la gestione del gruppo ospedaliero.
I nuovi vertici. Un netto cambiamento al vertice della fondazione era stato richiesto dalle banche creditrici del San Raffaele, gravato da poco meno di un miliardo di debiti. Al timone sono passati gli uomini indicati dalla Santa Sede (insieme con Profiti ci sono Giovanni Maria Flick, Ettore Gotti Tedeschi e Vittorio Malacalza), Maurizio Pini, docente dell'università Bocconi, e Massimo Clementi, preside dell'ateneo Vita-Salute.
IL CASO
Il San Raffaele fra sperperi e debiti
900 milioni di buco, 50 per la cupola
L'ospedale di don Verzè è un campione della sanità lombarda, ma anche degli sprechi pagati
con i rimborsi della Regione di Formigoni. I fornitori attendono i pagamenti da un anno e mezzo
di WALTER GALBIATI
Don Luigi Verzè
L'arcangelo Gabriele posato due anni fa sul cupolone del San Raffaele dovrà guarire un malato del tutto particolare: il bilancio dell'ospedale. Sono scritte lì le cifre delle manie di grandezza di don Luigi Verzè e del San Raffaele. Campione della sanità lombarda, ma anche degli sperperi, pagati con i rimborsi per le prestazioni sanitarie che la Regione guidata da Roberto Formigoni versa con puntualità quasi svizzera nelle casse della Fondazione.
La cupola del San Raffaele
Per costruire quell’arcangelo in vetroresina e acciaio inox, alto 8,3 metri, capace di resistere al vento e allo smog della tangenziale Est che passa lì sotto ci sono voluti 2,5 milioni di euro. E altri 50 milioni sono stati spesi per tirar su l’edificio sul quale è appoggiato: il cupolone in vetro che ospita l’università di don Verzè e i laboratori del dipartimento di medicina molecolare. Non è un caso che sul gigantesco atrio penda una struttura di legno e acciaio che raffigura proprio l’elica del dna. Un’opera mastodontica, coronata ai piani alti da un giardino pensile, paradiso in terra dentro il quale don Verzé ha collocato il suo ufficio.
Per risanare quel bilancio ora servirà un miracolo, ma soprattutto la pazienza dei fornitori che aspettano da oltre 500 giorni di essere pagati. Il peso dei debiti nel 2009 era di 763 milioni, lievitati a oltre 900 nel corso dell’ultimo esercizio con il consolidamento del mutuo da 150 milioni aperto per costruire il terzo e il quarto lotto della struttura milanese e l’ospedale di Olbia in Sardegna. È solo alla luce dei numeri di bilancio, tenuti gelosamente in cassaforte e mai comunicati al pubblico, che appare la sproporzione tra le spese per quel cupolone e i soldi pubblici che la Fondazione ogni anno incassa. Perché tutto si può dire, fuorché la Regione non paghi. Don Verzè, tra degenze convenzionate, prestazioni ambulatoriali e rimborsi per farmaci incassa qualcosa come 430 milioni. E li incassa subito perché i crediti verso le Asl iscritti a bilancio nel 2009 superano di poco i 100 milioni, nulla a confronto di quanto la Fondazione deve invece ai fornitori, ben 440 milioni. Dove sono finiti quei 340 milioni di differenza che avrebbero dovuto essere già nelle tasche dei fornitori?
Certo i margini del San Raffaele non sono da capogiro visto che la differenza tra i costi e ricavi è di soli 5 milioni di euro l’anno. Tant’è che anche nel 2010 la perdita dovrebbe essere analoga a quella dell’anno precedente, chiuso in rosso per 17,4 milioni. Ma gli investimenti sono stati quanto meno sproporzionati. Il più appariscente è proprio il cupolone con il suo angelo, anche se non sono da meno le avventure nell’edilizia alberghiera (l’Hotel Rafael costruito a ridosso dell’ospedale e l’Hotel Don Diego in Sardegna) e in quella residenziale.
Qui la Fondazione ha operato con una società, la EdilRaf, su cui gravano 50 milioni di debiti, utilizzati per costruire un complesso di case a Cologno monzese, ora in lista per essere vendute in blocco. Il socio di don Verzè nella EdilRaf è stato dal 2006 al 2008 la Diodoro Costruzioni Srl, una società di ***** ***** oggi liquidata, ma che tra il 2001 e il 2008 è stata uno dei principali interlocutori per l’edilizia di don Verzé. La Diodoro ha costruito la residenza alberghiera del San Raffaele, ha partecipato ai lavori della struttura di Olbia, a quelli dell’ospedale in Brasile e negli otto anni della sua vita ha incassato (non solo dal San Raffaele) fatture per 271 milioni. Fino al 2006 ha avuto tra i suoi soci anche un politico locale, Emilio Santomauro, prima di An e poi dell’Udc, due volte consigliere comunale a Milano nel 19972006, ex presidente della Commissione Urbanistica di Palazzo Marino e già vicepresidente della società del Comune (Sogemi) che gestisce l’Ortomercato.
La Diodoro è stata liquidata nel 2008, quando sono arrivati i guai con la giustizia, poi risolti per i soci con una assoluzione. La Direzione distrettuale antimafia di Milano aveva ipotizzato che il clan di camorra di Vincenzo Guida (condannato all’epoca per associazione mafiosa e indagato per due omicidi), avesse intestato terreni e immobili alla Diodoro per evitare di perderli con i sequestri. Nel registro degli indagati erano finiti Santomauro,****** l’amministratore Massimiliano Guida e Vincenzo Guida, considerato il capoclan. Tutti sono stati assolti. Per la società, invece, i proprietari hanno optato per la liquidazione, lavoro condotto dallo stesso *******, ma che ha suscitato un forte disappunto del collegio sindacale che nella relazione all’ultimo bilancio si lamentava proprio della cessione alla Fondazione San Raffaele del 49% della EdilRaf in pancia alla Diodoro avvenuto per soli 8,4 milioni, quando due anni prima la quota era stata acquista dalla Fondazione per 19 milioni.
L’altra grande diversificazione di don Verzè sarebbe dovuta avvenire con un’altra joint venture, nell’energia. Il socio prescelto era Giuseppe Grossi, re delle bonifiche milanesi, vicino a Cl, ex consigliere della Fondazione San Raffaele e anche lui finito di recente nelle mire della procura milanese: per le accuse di associazione a delinquere, frode fiscale e appropriazione indebita, Grossi ha patteggiato una pena di tre anni e mezzo e ha risarcito il Fisco. Con don Verzè ha costituito la Blu Energy, ora destinata alla vendita: in tre anni di vita la società ha accumulato 116 milioni di debiti, soldi ricevuti per lo più dalle banche (79,8 milioni) e utilizzati per costruire l’impianto di produzione di energia di Vimodrone. La missione della Blu energy era fornire elettricità al San Raffaele. Ma all’ospedale ha fatto solo lievitare i costi di approvvigionamento da 11 a 41 milioni.
(articolo del 10 aprile, Repubblica)
... e ora veniamo ad oggi:
http://milano.repubblica.it/cronaca/201 ... ref=HREA-1
Milano, suicida il vice di don Verzè
un colpo di pistola nel San Raffaele
Il braccio destro del fondatore si è tolto la vita nel suo ufficio all'interno dell'ospedale
L'avvocato: "Era preoccupato perché non c'era più la liquidità per pagare i fornitori"
A Milano si è tolto la vita Mario Cal, 71 anni, numero due di don Luigi Verzè al San Raffaele. Nei giorni scorsi era stato ascoltato come testimone, in Procura, per la vicenda del maxi buco che ha coinvolto la struttura sanitaria milanese. La convocazione di Cal in Procura aveva segnato l’apertura di un nuovo e delicato fronte per il San Raffaele. Cal si è esploso un colpo di pistola alla testa, intorno alle 10.30, nel suo ufficio al San Raffaele, dove è stato immediatamente ricoverato in condizioni disperateè deceduto poco dopo. Cal aveva il porto d'armi e portava sempre con sé la pistola.
Il grande regista delle finanze
Il bollettino. "Mario Cal dopo ripetute manovre rianimatorie è deceduto alle 10.57 al pronto soccorso del San Raffaele, dove era stato portato alle 10.21", ha fatto sapere il primario Michele Carlucci. "Il vicepresidente è stato immediatamente soccorso e rianimato. Le sue condizioni sono apparse subito critiche e dopo un periodo di stabilizzazione dei parametri vitali, purtroppo, l'evoluzione non è stata favorevole".
Il biglietto d'addio. Il pm Luigi Orsi, che l'aveva sentito nell'ambito dell'inchiesta sui conti dell'ospedale, si è recato immediatamente sul posto: con lui è atteso anche il procuratore Edmondo Bruti Liberati. Prima di togliersi la vita, Cal ha lasciato uno scritto nel suo ufficio. "Grazie di tutto, perdonami Stefania", la sua segretaria, era scritto fra l'altro nelle poche righe vergate di suo pugno. Il biglietto sembra sia stato trovato sulla scrivania del manager. "Era preoccupato per la situazione del San Raffaele perché non c'era più la liquidità per pagare i fornitori", ha ricordato il suo avvvocato e amico Rosario Minniti. "Per me è un grande dolore perché Mario Cal era un amico che ho sorretto nei momenti difficili, ma questa volta non ce l'ho fatta".
L'uscita di scena. Originario di Treviso, Cal aveva per anni affiancato il fondatore dell'ospedale milanese. Storico braccio destro di don Verzè e vicepresidente della Fondazione San Raffaele, solo venerdì scorso era stata sancita la sua uscita di scena con l'elezione di un nuovo cda per la fondazione e la nomina a vicepresidente di Giuseppe Profiti, presidente del Bambin Gesù di Roma, cui sono passate le deleghe operative per la gestione del gruppo ospedaliero.
I nuovi vertici. Un netto cambiamento al vertice della fondazione era stato richiesto dalle banche creditrici del San Raffaele, gravato da poco meno di un miliardo di debiti. Al timone sono passati gli uomini indicati dalla Santa Sede (insieme con Profiti ci sono Giovanni Maria Flick, Ettore Gotti Tedeschi e Vittorio Malacalza), Maurizio Pini, docente dell'università Bocconi, e Massimo Clementi, preside dell'ateneo Vita-Salute.