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Il San Raffaele e la Cupola...

Il San Raffaele e la Cupola...

Messaggioda flaviomob il 18/07/2011, 13:05

http://milano.repubblica.it/cronaca/201 ... ref=HREA-1

IL CASO
Il San Raffaele fra sperperi e debiti
900 milioni di buco, 50 per la cupola
L'ospedale di don Verzè è un campione della sanità lombarda, ma anche degli sprechi pagati
con i rimborsi della Regione di Formigoni. I fornitori attendono i pagamenti da un anno e mezzo
di WALTER GALBIATI
Don Luigi Verzè
L'arcangelo Gabriele posato due anni fa sul cupolone del San Raffaele dovrà guarire un malato del tutto particolare: il bilancio dell'ospedale. Sono scritte lì le cifre delle manie di grandezza di don Luigi Verzè e del San Raffaele. Campione della sanità lombarda, ma anche degli sperperi, pagati con i rimborsi per le prestazioni sanitarie che la Regione guidata da Roberto Formigoni versa con puntualità quasi svizzera nelle casse della Fondazione.

La cupola del San Raffaele

Per costruire quell’arcangelo in vetroresina e acciaio inox, alto 8,3 metri, capace di resistere al vento e allo smog della tangenziale Est che passa lì sotto ci sono voluti 2,5 milioni di euro. E altri 50 milioni sono stati spesi per tirar su l’edificio sul quale è appoggiato: il cupolone in vetro che ospita l’università di don Verzè e i laboratori del dipartimento di medicina molecolare. Non è un caso che sul gigantesco atrio penda una struttura di legno e acciaio che raffigura proprio l’elica del dna. Un’opera mastodontica, coronata ai piani alti da un giardino pensile, paradiso in terra dentro il quale don Verzé ha collocato il suo ufficio.

Per risanare quel bilancio ora servirà un miracolo, ma soprattutto la pazienza dei fornitori che aspettano da oltre 500 giorni di essere pagati. Il peso dei debiti nel 2009 era di 763 milioni, lievitati a oltre 900 nel corso dell’ultimo esercizio con il consolidamento del mutuo da 150 milioni aperto per costruire il terzo e il quarto lotto della struttura milanese e l’ospedale di Olbia in Sardegna. È solo alla luce dei numeri di bilancio, tenuti gelosamente in cassaforte e mai comunicati al pubblico, che appare la sproporzione tra le spese per quel cupolone e i soldi pubblici che la Fondazione ogni anno incassa. Perché tutto si può dire, fuorché la Regione non paghi. Don Verzè, tra degenze convenzionate, prestazioni ambulatoriali e rimborsi per farmaci incassa qualcosa come 430 milioni. E li incassa subito perché i crediti verso le Asl iscritti a bilancio nel 2009 superano di poco i 100 milioni, nulla a confronto di quanto la Fondazione deve invece ai fornitori, ben 440 milioni. Dove sono finiti quei 340 milioni di differenza che avrebbero dovuto essere già nelle tasche dei fornitori?

Certo i margini del San Raffaele non sono da capogiro visto che la differenza tra i costi e ricavi è di soli 5 milioni di euro l’anno. Tant’è che anche nel 2010 la perdita dovrebbe essere analoga a quella dell’anno precedente, chiuso in rosso per 17,4 milioni. Ma gli investimenti sono stati quanto meno sproporzionati. Il più appariscente è proprio il cupolone con il suo angelo, anche se non sono da meno le avventure nell’edilizia alberghiera (l’Hotel Rafael costruito a ridosso dell’ospedale e l’Hotel Don Diego in Sardegna) e in quella residenziale.

Qui la Fondazione ha operato con una società, la EdilRaf, su cui gravano 50 milioni di debiti, utilizzati per costruire un complesso di case a Cologno monzese, ora in lista per essere vendute in blocco. Il socio di don Verzè nella EdilRaf è stato dal 2006 al 2008 la Diodoro Costruzioni Srl, una società di ***** ***** oggi liquidata, ma che tra il 2001 e il 2008 è stata uno dei principali interlocutori per l’edilizia di don Verzé. La Diodoro ha costruito la residenza alberghiera del San Raffaele, ha partecipato ai lavori della struttura di Olbia, a quelli dell’ospedale in Brasile e negli otto anni della sua vita ha incassato (non solo dal San Raffaele) fatture per 271 milioni. Fino al 2006 ha avuto tra i suoi soci anche un politico locale, Emilio Santomauro, prima di An e poi dell’Udc, due volte consigliere comunale a Milano nel 19972006, ex presidente della Commissione Urbanistica di Palazzo Marino e già vicepresidente della società del Comune (Sogemi) che gestisce l’Ortomercato.

La Diodoro è stata liquidata nel 2008, quando sono arrivati i guai con la giustizia, poi risolti per i soci con una assoluzione. La Direzione distrettuale antimafia di Milano aveva ipotizzato che il clan di camorra di Vincenzo Guida (condannato all’epoca per associazione mafiosa e indagato per due omicidi), avesse intestato terreni e immobili alla Diodoro per evitare di perderli con i sequestri. Nel registro degli indagati erano finiti Santomauro,****** l’amministratore Massimiliano Guida e Vincenzo Guida, considerato il capoclan. Tutti sono stati assolti. Per la società, invece, i proprietari hanno optato per la liquidazione, lavoro condotto dallo stesso *******, ma che ha suscitato un forte disappunto del collegio sindacale che nella relazione all’ultimo bilancio si lamentava proprio della cessione alla Fondazione San Raffaele del 49% della EdilRaf in pancia alla Diodoro avvenuto per soli 8,4 milioni, quando due anni prima la quota era stata acquista dalla Fondazione per 19 milioni.

L’altra grande diversificazione di don Verzè sarebbe dovuta avvenire con un’altra joint venture, nell’energia. Il socio prescelto era Giuseppe Grossi, re delle bonifiche milanesi, vicino a Cl, ex consigliere della Fondazione San Raffaele e anche lui finito di recente nelle mire della procura milanese: per le accuse di associazione a delinquere, frode fiscale e appropriazione indebita, Grossi ha patteggiato una pena di tre anni e mezzo e ha risarcito il Fisco. Con don Verzè ha costituito la Blu Energy, ora destinata alla vendita: in tre anni di vita la società ha accumulato 116 milioni di debiti, soldi ricevuti per lo più dalle banche (79,8 milioni) e utilizzati per costruire l’impianto di produzione di energia di Vimodrone. La missione della Blu energy era fornire elettricità al San Raffaele. Ma all’ospedale ha fatto solo lievitare i costi di approvvigionamento da 11 a 41 milioni.

(articolo del 10 aprile, Repubblica)

... e ora veniamo ad oggi:

http://milano.repubblica.it/cronaca/201 ... ref=HREA-1

Milano, suicida il vice di don Verzè
un colpo di pistola nel San Raffaele
Il braccio destro del fondatore si è tolto la vita nel suo ufficio all'interno dell'ospedale
L'avvocato: "Era preoccupato perché non c'era più la liquidità per pagare i fornitori"


A Milano si è tolto la vita Mario Cal, 71 anni, numero due di don Luigi Verzè al San Raffaele. Nei giorni scorsi era stato ascoltato come testimone, in Procura, per la vicenda del maxi buco che ha coinvolto la struttura sanitaria milanese. La convocazione di Cal in Procura aveva segnato l’apertura di un nuovo e delicato fronte per il San Raffaele. Cal si è esploso un colpo di pistola alla testa, intorno alle 10.30, nel suo ufficio al San Raffaele, dove è stato immediatamente ricoverato in condizioni disperateè deceduto poco dopo. Cal aveva il porto d'armi e portava sempre con sé la pistola.

Il grande regista delle finanze

Il bollettino. "Mario Cal dopo ripetute manovre rianimatorie è deceduto alle 10.57 al pronto soccorso del San Raffaele, dove era stato portato alle 10.21", ha fatto sapere il primario Michele Carlucci. "Il vicepresidente è stato immediatamente soccorso e rianimato. Le sue condizioni sono apparse subito critiche e dopo un periodo di stabilizzazione dei parametri vitali, purtroppo, l'evoluzione non è stata favorevole".

Il biglietto d'addio. Il pm Luigi Orsi, che l'aveva sentito nell'ambito dell'inchiesta sui conti dell'ospedale, si è recato immediatamente sul posto: con lui è atteso anche il procuratore Edmondo Bruti Liberati. Prima di togliersi la vita, Cal ha lasciato uno scritto nel suo ufficio. "Grazie di tutto, perdonami Stefania", la sua segretaria, era scritto fra l'altro nelle poche righe vergate di suo pugno. Il biglietto sembra sia stato trovato sulla scrivania del manager. "Era preoccupato per la situazione del San Raffaele perché non c'era più la liquidità per pagare i fornitori", ha ricordato il suo avvvocato e amico Rosario Minniti. "Per me è un grande dolore perché Mario Cal era un amico che ho sorretto nei momenti difficili, ma questa volta non ce l'ho fatta".

L'uscita di scena. Originario di Treviso, Cal aveva per anni affiancato il fondatore dell'ospedale milanese. Storico braccio destro di don Verzè e vicepresidente della Fondazione San Raffaele, solo venerdì scorso era stata sancita la sua uscita di scena con l'elezione di un nuovo cda per la fondazione e la nomina a vicepresidente di Giuseppe Profiti, presidente del Bambin Gesù di Roma, cui sono passate le deleghe operative per la gestione del gruppo ospedaliero.


I nuovi vertici. Un netto cambiamento al vertice della fondazione era stato richiesto dalle banche creditrici del San Raffaele, gravato da poco meno di un miliardo di debiti. Al timone sono passati gli uomini indicati dalla Santa Sede (insieme con Profiti ci sono Giovanni Maria Flick, Ettore Gotti Tedeschi e Vittorio Malacalza), Maurizio Pini, docente dell'università Bocconi, e Massimo Clementi, preside dell'ateneo Vita-Salute.


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Re: Il San Raffaele e la Cupola...

Messaggioda trilogy il 16/11/2011, 15:43

I pm milanesi interrogano fino a notte i costruttori ****
«San Raffaele, fondi neri»
In cella il faccendiere Daccò
Concorso in bancarotta, il fondatore don Verzé

tra i 5 indagati Don Luigi Verzé, 91 anniDon Luigi Verzé, 91 anni

MILANO - Due interrogatori-fiume a tarda sera in Procura, un uomo d'affari fermato per pericolo di fuga, e don Luigi Verzé fra i 5 indagati per concorso in bancarotta: è la prima svolta nell'inchiesta della Procura di Milano sul quasi crac della Fondazione San Raffaele-Monte Tabor, lo scorso 28 ottobre ammessa dal Tribunale fallimentare (seppure con parecchie condizioni) al concordato preventivo in base al piano dello Ior e dell'imprenditore Vittorio Malacalza per salvare il colosso sanitario che impiega 3.800 dipendenti, fondato dal 91enne vulcanico prete-manager ma svuotato da un buco-record di un miliardo e mezzo di euro e squassato dal suicidio in istituto il 18 luglio del 71enne vicepresidente Mario Cal.

A finire in carcere per la notte, in attesa che oggi il giudice delle indagini preliminari di turno decida sulla richiesta della Procura di convalidare in arresto lo stato di fermo, è il 55ennePiero Daccò, intermediario in rapporti d'affari e di consulenze con il San Raffaele, accreditato di ottime entrature in Regione Lombardia e indicato come molto vicino a Comunione e Liberazione, nato in provincia di Lodi ma residente a Londra, con interessi e case in Svizzera ma propaggini societarie più o meno dirette in Olanda e a Curacao.

Proprio l'intensificarsi della sua permanenza all'estero più che in Italia, sommata ad alcuni suoi movimenti finanziari, hanno indotto i pm a cogliere ieri l'occasione di un breve rientro in Italia di Daccò per sottoporlo a un fermo. Le carte fanno così affiorare le prime acquisizioni delle indagini svolte dalla sezione di polizia giudiziaria (mista GdF e PS) della Procura, e mostrano che i pm stanno cercando di orizzontarsi nel labirinto del volatilizzato miliardo e mezzo seguendo un filo d'Arianna in apparenza relativamente esile: la traccia di 3 milioni e mezzo di euro per i quali Daccò risulta indagato per concorso in bancarotta in relazione a tre episodi.

Il loro denominatore comune è il meccanismo: la Fondazione San Raffaele, strapagando con sovrafatturazioni i fornitori che poi le retrocedevano notevoli quantità di contanti, si sarebbe procurata enormi somme di denaro in «nero», che Cal avrebbe consegnato all'intermediario Daccò per destinazioni che sinora non appaiono indicate nel provvedimento di fermo.

In esso, invece, e relativamente a uno dei tre episodi, don Verzé compare per la prima volta come coindagato di Daccò per l'ipotesi di concorso in bancarotta, così come in un altro episodio si trova nella medesima situazione l'ex direttore finanziario Mario Valsecchi, che sinora era l'unica persona che si sapeva indagata e solo per false fatturazioni.

Nelle stesse ore si precipitavano in Procura due fornitori molto particolari della Fondazione San Raffaele, i costruttori (padre e figlio) **** **** **** ****, le cui società (come Diodoro e Methodo) hanno avuto in portafoglio per decine di milioni di euro moltissimi lavori per il San Raffaele, come la vicina residenza alberghiera o la struttura di Olbia. Indagati anch'essi per concorso nella bancarotta del San Raffaele, sempre per il meccanismo delle restituzioni in «nero» al San Raffaele, i due ****** iniziano nel pomeriggio di ieri due interrogatori separati, ma contemporanei, che a tarda serata in Procura non erano ancora terminati: uno nell'ufficio del pm Laura Pedio, l'altro in quello del collega Gaetano Ruta, con il pm Luigi Orsi a fare la spola tra le due stanze e quella del capo del pool reati finanziari Francesco Greco.

Per i ******** è il momento più delicato, ma non il primo inciampo giudiziario: nell'aprile 2008 il pool Antimafia aveva ipotizzato che il clan di camorra di Vincenzo Guida (poi assolto sia dall'associazione mafiosa sia da un delitto), allo scopo di salvare parte del proprio patrimonio dalle confische seguite a una inchiesta del 1999/2001, nel 2003-2006 avesse fittiziamente intestato terreni e immobili a Milano (posti allora sotto sequestro per 10 milioni) in pancia a una società rispettabile come appunto la Diodoro. Ma il Tribunale nel 2010 aveva assolto gli imputati e restituito i beni alla Diodoro, ritenendo che non li avesse comprati con i soldi affidatile dai camorristi per sfuggire alla confisca, ma con gli utili conseguiti dal gruppo in 15 anni di attività imprenditoriale nell'edilizia.

Luigi Ferrarella
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http://milano.corriere.it/milano/notizi ... 4670.shtml
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Re: Il San Raffaele e la Cupola...

Messaggioda flaviomob il 25/11/2011, 0:02

Intanto un segnale contro la mafia a Milano: cittadinanza onoraria a Pino Masciari.

http://www.pinomasciari.it/?p=19039

“Sono orgoglioso, fiero di questo importante riconoscimento. Desidero ringraziare il Consiglio Comunale, la giunta, il Sindaco e la cittadinanza tutta. E’ un giorno importante”.
Questo il commento a caldo di Pino Masciari dopo aver saputo del conferimento della cittadinanza onoraria da parte del Comune di Milano.
Come Amici di Pino Masciari ci uniamo alla gioia di Pino, di Marisa e di tutta quanta questa famiglia che tanto ha dovuto sopportare in questi anni di dura lotta.
Pino dice sempre che all’inizio di tutta la sua vicenda lui stesso si sentiva come una goccia nel mare, ma che oggi è giunto il momento di avere tante gocce da fare oceano. “Noi dobbiamo essere oceano per sommergere queste ingiustizie”, è solito dire.
In un Paese normale, Pino dovrebbe essere considerato una persona normale, rispettosa delle leggi e fiduciosa nelle Istituzioni; questo riconoscimento è quindi un momento di gioia, ma fa capire che Pino è considerato ancora un’eccezione.
Siamo orgogliosi di essere Amici di questa eccezione.


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Re: Il San Raffaele e la Cupola...

Messaggioda Iafran il 03/01/2012, 16:48

L'ex prete-manager Verzè ha lasciato questa "valle di debiti" ... agli altri.

. . . .

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/01 ... ze/181051/
Tangenti, truffe, abusi edilizi:
l’incredibile storia del prete-manager Luigi Verzé

Era il 1978 quando Emma Bonino e Marco Pannella denunciavano in Parlamento la "gestione mafiosa del San Raffaele" e puntavano il dito contro il sacerdote "sospeso a divinis". La carriera del fondatore dell'ospedale lombardo, deceduto il 31 dicembre, è costellata di condanne e oscuri rapporti. Fino all'epilogo del crac e dell'inchiesta sui fondi neri. I legami con Berlusconi e con il Sismi di Pollari

... il prete manager è definito “un imprenditore abile e spregiudicato, inserito in ambienti finanziari e politici privi di scrupoli sul piano etico e giuridico-penale”. La condanna sarà cancellata dalla prescrizione del reato.
Una divina provvidenza che salverà don Verzé da altre due condanne: per truffa – il caso Bottero citato da Bonino e Pannella nell’interrogazione del 1978 – e per concorso in ricettazione. Quest’ultima vicenda si riferisce a un quadro, una Madonna piangente davanti a Cristo, rubato da una chiesa napoletana e riapparso a Segrate in una cascina annessa al San Raffaele ...
Nel lontano 1978, i guastafeste radicali avevano visto lungo. Poi, per più di trent’anni, molti hanno chiuso gli occhi.


. . . . .

Però, si aggrappano sempre alla "loro fede" e all'espressione (da "campioni di modestia") di aver passato le stesse "traversie" di Cristo (tempo fa è toccato a Padre Fedele Bisceglie, condannato dal Tribunale di Cosenza per violenze sessuali ad una monaca).
Peccato che la fede dei poveri cristi non abbia la stessa ostentazione e non goda degli stessi effetti "carismatici" di quella dei "ministri di culto"!
Iafran
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Vogliamo ricordarlo così

Messaggioda flaviomob il 12/01/2012, 16:57

Immagine

SANTO SUBITO!


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