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Che Fare!

Che Fare!

Messaggioda massimino il 28/07/2008, 20:34

Stante la storia dei due principali Partiti fondatori del Partito Democratico il liberismo è ilpeggiore terreno per la nostra battaglia politica.

Il nostro errore resta l'aver accettato, come conseguenza del liberismo, "l'economia di mercato", acriticamente, per paura d'essere tacciati per comunisti e abbiamo continuato nell'errore per tentare di smentire chi ci tacciava di comunismo.

Se torniamo all'origine dell'abaglio, anni 80 con craxi che vuole vendere i "gioielli di famiglia" e Prodi che che lancia la privitizzazione, ci rendiamo conto che il tutto era dovuto semplicemente al fatto che non sapevamo gestire in altro modo l'impiego pubblico, che si era costituito con le chlientele.
Altre giustificazioni, alla privatizzazione, non c'erano.

Perciò credo che la soluzione ai nostri problemi elettorali sia la battaglia contro il liberismo, che rende la società simile ad una giungla, dove vince il predatore più forte, e principalmente contro "il mercato" dei servizi pubblici.
conosciamo nazioni più liberisti dell'Italia che mantengono i servizi pubblici sotto il controllo dello Stato.

Ora che si può pensare di aver riadattatoil mercato del lavoro alle nuove tecnologie produttive l'idea non è proprio un azzardo!

Massimino
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Re: Che Fare!

Messaggioda FreeRider il 29/07/2008, 14:49

massimino ha scritto:Stante la storia dei due principali Partiti fondatori del Partito Democratico il liberismo è ilpeggiore terreno per la nostra battaglia politica.

Il nostro errore resta l'aver accettato, come conseguenza del liberismo, "l'economia di mercato", acriticamente, per paura d'essere tacciati per comunisti e abbiamo continuato nell'errore per tentare di smentire chi ci tacciava di comunismo.

Se torniamo all'origine dell'abaglio, anni 80 con craxi che vuole vendere i "gioielli di famiglia" e Prodi che che lancia la privitizzazione, ci rendiamo conto che il tutto era dovuto semplicemente al fatto che non sapevamo gestire in altro modo l'impiego pubblico, che si era costituito con le chlientele.
Altre giustificazioni, alla privatizzazione, non c'erano.

Ciao,
questa è una tua - rispettabilissima - opinione ma si puo' discutere - mi auguro - di quanto tu sia in errore.
Per prima cosa oggi alla economia di mercato non ci sono alternative e senza noi non saremmo nemmeno qui a scriverci con un computer. E poi le nazionalizzazioni andavano bene dopo la guerra ma non negli anni 80. Ogni periodo storico ha le sue esigenze. Era giusto nazionalizzare nell'immediato dopoguerra, era giusto privatizzare dopo il boom economico.

Lo stato deve occuparsi di scuola, sanità, sicurezza dei cittadini, welfare, non di fare acciaio, latte, energia, banche.
Ognuno deve dedicarsi (e concentrarsi) a fare quello per cui riesce meglio e l'acciaio non è un compito dello stato.
E questo indipendentemente dal fatto che le industrie di stato funzionassero bene o funzionassero male.

massimino ha scritto:Perciò credo che la soluzione ai nostri problemi elettorali sia la battaglia contro il liberismo, che rende la società simile ad una giungla, dove vince il predatore più forte, e principalmente contro "il mercato" dei servizi pubblici.
conosciamo nazioni più liberisti dell'Italia che mantengono i servizi pubblici sotto il controllo dello Stato.

Ora che si può pensare di aver riadattatoil mercato del lavoro alle nuove tecnologie produttive l'idea non è proprio un azzardo!

Massimino

Non credo che qualcuno possa indicarci oggi in europa realtà come potevano esserci nell'Italia degli anni 80.
In Germania, Inghilterra e Francia nessuna acciaeria è di stato, il privato fa il suo mestiere e lo Stato fa il suo.
Solo cosi' possiamo difendere veramente il "servizio pubblico" inteso come "vero" servizio pubblico.
O qualcuno vuole farci intendere che certe acciaierie, banche e certi carrozzoni erano veramente un servizio pubblico?
Per fare una "battaglia" quindi occorre definire bene cosa è servizio pubblico, quale è lo spazio del privato, altrimenti non basta invocare lo spauracchio del liberismo per allarmarci. Anche perché senza libertà economiche abbiamo visto che fine hanno fatto certi esperimenti di "socialismo reale". Oggi anche la Cina comunista ha capito che senza libertà economiche, imprenditoriali e senza liberismo non c'è sviluppo e che la jungla a cui ti riferisci (che è un aspetto vero ma regolabile e gestibile) è meglio della fame piu' atroce e della disperazione piu' nera.

Ciao,
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Re: Che Fare!

Messaggioda pianogrande il 03/08/2008, 0:00

FreeRider ha scritto:
massimino ha scritto:Stante la storia dei due principali Partiti fondatori del Partito Democratico il liberismo è ilpeggiore terreno per la nostra battaglia politica.

Il nostro errore resta l'aver accettato, come conseguenza del liberismo, "l'economia di mercato", acriticamente, per paura d'essere tacciati per comunisti e abbiamo continuato nell'errore per tentare di smentire chi ci tacciava di comunismo.

Se torniamo all'origine dell'abaglio, anni 80 con craxi che vuole vendere i "gioielli di famiglia" e Prodi che che lancia la privitizzazione, ci rendiamo conto che il tutto era dovuto semplicemente al fatto che non sapevamo gestire in altro modo l'impiego pubblico, che si era costituito con le chlientele.
Altre giustificazioni, alla privatizzazione, non c'erano.

Ciao,
questa è una tua - rispettabilissima - opinione ma si puo' discutere - mi auguro - di quanto tu sia in errore.
Per prima cosa oggi alla economia di mercato non ci sono alternative e senza noi non saremmo nemmeno qui a scriverci con un computer. E poi le nazionalizzazioni andavano bene dopo la guerra ma non negli anni 80. Ogni periodo storico ha le sue esigenze. Era giusto nazionalizzare nell'immediato dopoguerra, era giusto privatizzare dopo il boom economico.

Lo stato deve occuparsi di scuola, sanità, sicurezza dei cittadini, welfare, non di fare acciaio, latte, energia, banche.
Ognuno deve dedicarsi (e concentrarsi) a fare quello per cui riesce meglio e l'acciaio non è un compito dello stato.
E questo indipendentemente dal fatto che le industrie di stato funzionassero bene o funzionassero male.

massimino ha scritto:Perciò credo che la soluzione ai nostri problemi elettorali sia la battaglia contro il liberismo, che rende la società simile ad una giungla, dove vince il predatore più forte, e principalmente contro "il mercato" dei servizi pubblici.
conosciamo nazioni più liberisti dell'Italia che mantengono i servizi pubblici sotto il controllo dello Stato.

Ora che si può pensare di aver riadattatoil mercato del lavoro alle nuove tecnologie produttive l'idea non è proprio un azzardo!

Massimino

Non credo che qualcuno possa indicarci oggi in europa realtà come potevano esserci nell'Italia degli anni 80.
In Germania, Inghilterra e Francia nessuna acciaeria è di stato, il privato fa il suo mestiere e lo Stato fa il suo.
Solo cosi' possiamo difendere veramente il "servizio pubblico" inteso come "vero" servizio pubblico.
O qualcuno vuole farci intendere che certe acciaierie, banche e certi carrozzoni erano veramente un servizio pubblico?
Per fare una "battaglia" quindi occorre definire bene cosa è servizio pubblico, quale è lo spazio del privato, altrimenti non basta invocare lo spauracchio del liberismo per allarmarci. Anche perché senza libertà economiche abbiamo visto che fine hanno fatto certi esperimenti di "socialismo reale". Oggi anche la Cina comunista ha capito che senza libertà economiche, imprenditoriali e senza liberismo non c'è sviluppo e che la jungla a cui ti riferisci (che è un aspetto vero ma regolabile e gestibile) è meglio della fame piu' atroce e della disperazione piu' nera.

Ciao,
FreeRider


In realtà, direi che, ormai, il problema è un'altro.
Il libero mercato non basta volerlo. Bisogna anche gestirlo.
Questo è il compito dello stato.
Evitare il formarsi di monopoli (vedi assicurazioni e banche).
Evitare che una merce che all'origine costa 10, costi 354,5 al consumatore (come sopra).
Disincentivare gli sprechi anche nel privato: trasporto su gomma e quant'altro.
Far rispettare la sicurezza sul lavoro.
Evitare la concorrenza sleale dell'evasione fiscale.
Mi fermo solo per non annoiare.
Chiunque deve essere libero di farsi imprenditore (stato compreso) purché valgano anche per lui le regole dette sopra e quelle che si possono aggiungere a piacere per non creare imprenditori privilegiati.
Pianogrande
Fotti il sistema. Studia.
pianogrande
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