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Nomi, cognomi e infami. Geografia delle mafie a Milano

Nomi, cognomi e infami. Geografia delle mafie a Milano

Messaggioda Gab il 22/10/2010, 9:35

GEOGRAFIA DELLE MAFIE A MILANO
Claudio Messora intervista Giulio Cavalli

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da http://informarexresistere.fr/nomi-cogn ... e-a-milano
oppure http://byoblu.com/post/2010/10/18/Nomi- ... ilano.aspx
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Gab
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Re: Nomi, cognomi e infami. Geografia delle mafie a Milano

Messaggioda Iafran il 22/10/2010, 11:48

CAVALLI: ... E la pavidità degli amministratori, per chi cerca di portare avanti questa battaglia o per chi la paga sulla propria vita, è la ferita più dolorosa. Quindi io non mi preoccupo di perdonare o meno, di giustificare questi quattro guappi stronzi che cercano di impaurirmi, ma sicuramente non perdonerò mai la città che sta intorno ai miei figli e che ha cercato di disegnare me come una persona che ha alzato troppo la voce.

Questo è l’amarezza che (a volte) rimane a chi fa il proprio dovere o che si trova in prima fila a contrastare la delinquenza, in Italia: "ritrovarsi da solo", ma ancora di più sentirsi colpevolizzato per non essersi adeguato "all'andazzo" corrente.
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Re: Nomi, cognomi e infami. Geografia delle mafie a Milano

Messaggioda flaviomob il 19/11/2010, 13:01

Notizia vecchia ma molto significativa

4 Maggio 2010, Apcom Un consigliere provinciale dell’Italia dei Valori di Monza e Brianza, Sebastiano La Verde, è stato minacciato di morte il 22 aprile da un uomo che gli si è rivolto con queste parole mentre percorreva la strada tra Desio e Bovisio: “Se non la smetti di parlare di mafia e ‘ndrangheta – ha riferito La Verde ai carabinieri – giriamo il collo come un coniglio a te e alla tua famiglia”. Si tratta, commenta in una nota il gruppo dell’Idv nel Consiglio regionale della Lombardia, “di intimidazioni ignobili e vigliacche. Un gesto grave che spinge noi dell’Italia dei Valori a proseguire, con ancora maggior convinzione, la nostra politica a difesa della legalità”. La Verde aveva chiesto da tempo l’istituzione di una commissione per la trasparenza degli appalti pubblici.

http://www.omicronweb.it/2010/05/05/maf ... -di-morte/


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La mafia Lombarda e la lobby di Dio...

Messaggioda flaviomob il 25/12/2010, 3:26



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Re: Nomi, cognomi e infami. Geografia delle mafie a Milano

Messaggioda flaviomob il 19/01/2011, 15:58

dal sito facebook di De Magistris

SOSPENSIONE SCORTA A CAVALLI E’ SEGNALE INQUIETANTE
pubblicata da Luigi de Magistris il giorno mercoledì 19 gennaio 2011 alle ore 13.42

La sospensione della misura protettiva della scorta nei confronti dell’amico Giulio Cavalli è un segnale inquietante che desta preoccupazione e amarezza. Cavalli è un attore coraggioso sceso in prima linea, attraverso i suoi spettacoli teatrali, nella battaglia per la legalità e per il contrasto alle mafie. Una battaglia preziosa, che porta avanti anche oggi da consigliere regionale della Lombardia e che va sostenuta da parte delle istituzioni. Privarlo della scorta, assegnatagli dal 2008, significa lanciare un messaggio negativo da parte dello Stato a tutta la società e, soprattutto, significa offrire un riconoscimento al crimine organizzato, le cui infiltrazione nel Nord sono state oggetto di denuncia da parte dello stesso Cavalli. Per questo è necessario, in particolare oggi che ricorre il compleanno di Paolo Borsellino, che la misura di protezione a Cavalli sia confermata, evitando di esporlo a rischi altissimi per la sua stessa vita ed evitando di fornire un assist a chi – e non solo nel mondo del crimine- vorrebbe, ingiustamente, ridurlo al silenzio e all’inazione


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Re: Nomi, cognomi e infami. Geografia delle mafie a Milano

Messaggioda flaviomob il 15/03/2011, 13:02

Ndrangheta da bere... Milano by night!

http://informarexresistere.fr/ndranghet ... ssini.html


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Salta la maggioranza in regione (e l'amico dei boss)

Messaggioda flaviomob il 13/04/2011, 0:37

CRONACA | di Lorenzo Galeazzi 12 aprile 2011
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/04 ... ss/103959/

Milano, sfiduciato Pezzano. Dirigente sanitario e amico dei boss Il consiglio regionale della Lombardia ha votato una mozione per sollevarlo dall'incarico di direttore generale della Asl di Milano 1 che gli aveva assegnato Formigoni. Il suo nome emerge nelle carte delle inchieste sulla mafia nel nord Italia
Dopo la fumata nera dello scorso gennaio, il Consiglio regionale della Lombardia ha finalmente dato il ben servito a Pietrogino Pezzano, direttore generale della Asl Milano 1, ma soprattutto amico dei boss della ‘ndrangheta lombarda. Così come dimostrano numerose fotografie e altrettanti intercettazioni contenute nelle carte delle inchieste sulla mafia al Nord.

La mozione di sfiducia è stata presentata dal Partito democratico e dall’Italia dei valori ed è passata grazie a una spaccatura che si è consumata all’interno della maggioranza che governa in regione. L’ordine di batteria era infatti di abbandonare l’aula facendo così mancare il numero legale, ma i consiglieri del Pdl Doriano Riparbelli e Gianluca Rinaldin non hanno ubbidito e hanno votato assieme all’opposizione. “Finalmente dal Pirellone esce un segnale politico chiaro su una nomina vergognosa”, ha commentato Giulio Cavalli, consigliere dell’Idv, artista impegnato contro le mafie e per questo sotto scorta. “Resta il fatto gravissimo – continua Cavalli – che quando è stato il momento di discutere la mozione di revoca della nomina di Pezzano, i consiglieri di Pdl e Lega sono fuggiti fuori dall’aula”.

Pezzano è nominato direttore della più importante azienda sanitaria pubblica d’Italia da Roberto Formigoni lo scorso 23 dicembre. Una decisione che suscita subito un vespaio di polemiche. Come spesso accade, la società civile si muove con anticipo rispetto alla politica e comitati e associazioni antimafia si attivano contro la decisione del governatore lombardo. L’Associazione sos racket e usura prepara una raccolta di firme che trova l’adesione di decine di sindaci dei paesi dell’hinterland milanese che fanno capo a quella Asl.

Ma chi è Pietrogino Pezzano? Il suo curriculum, oltre che una brillante (e velocissima) carriera, mette in evidenza contatti e relazioni con gli uomini della ‘ndrangheta. Per oltre un anno viene indagato per associazione mafiosa nell’indagine sfociata nel maxi-blitz del 14 luglio. Ai tempi Pezzano è direttore della Asl di Monza-Brianza ed è in contatto con i capibastone della criminalità organizzata della zona: personaggi del calibro di Saverio Moscato e Candeloro Polimeno, finiti dietro le sbarre nell’operazione di luglio con l’accusa di associazione mafiosa.

Secondo la magistratura, Pezzano è stato in rapporti anche con Giuseppe Sgrò, anche lui finito in carcere la scorsa estate. L’allora ras della sanità brianzola, annotano i magistrati, gli fa avere appalti per l’installazione di condizionatori nelle Asl locali di Desio, Cesano Maderno e Cerate Brianza. Tanto che Sgrò al telefono conferma: “Dobbiamo chiamare il direttore generale, che è amico mio, così lo chiamiamo e fissiamo un appuntamento”.

Come dice in un’intercettazione Pino Neri, boss della ‘ndrangheta di Pavia, Pezzano “è uno che fa favori a tutti. Si muove bene, con Abelli sono grandi amici”. Abelli ovviamente è il pavese Giancarlo Abelli, deputato del Pdl, fedelissimo di Silvio Berlusconi ed ex assessore regionale alla Sanità. Seppure non indagato, anche il suo nome finisce nelle carte dell’inchiesta Infinito sulla mafia in Lombardia. La stessa indagine che manda dietro le sbarre, sempre con l’accusa di associazione mafiosa, il direttore della Asl di Pavia (poi commissariata) Carlo Antonio Chiriaco. Il nome di Pezzano emerge anche nell’inchiesta Caposaldo che a marzo manda in prigione 33 affiliati ai clan. Fra cui un personaggio di primissimo piano come Paolo Martino, che secondo i pm è il fiduciario in Lombardia delle cosche di Reggio Calabria. Come dimostrano le indagini dei Ros, emergono telefonate e appuntamenti fra i boss e il ras della sanità lombarda.

Un curriculum di questo livello non poteva restare inosservato e le cose per Pezzano cominciano a incrinarsi poco dopo la sua nomina ai vertici della sanità meneghina. Raccolte di firme, mozioni di sfiducia e un’interrogazione parlamentare. La prima mozione di revoca dell’incarico è presentata da Giulio Cavalli il 10 gennaio, ma viene bocciata con un solo voto di scarto il 18 gennaio. Contemporaneamente alla Camera dei deputati, Vincenzo Piluffo, parlamentare del Pd, deposita una interrogazione al ministro dell’Interno che conferma che il nome di Pezzano compare in più di un’inchiesta contro la mafia. Incurante di tutto ciò, Pezzano continua il suo lavoro e nomina a direttore sanitario della Asl Milano 1 il messinese Giovanni Materia, che verrà ricordato come il direttore con l’incarico più breve della storia. Nel giro di pochi giorni si deve dimettere perché viene rinviato a giudizio per abuso d’ufficio in un concorso all’Istituto di medicina del lavoro del Policlinico di Messina. Un’altra mazzata e un’altra ombra sulla figura di Pezzano.

“Bisogna scegliere uomini in sintonia con la Regione”, diceva Roberto Formigoni quando fece di Pezzano il numero uno della sanità pubblica milanese. Adesso che il consiglio regionale lo ha sfiduciato probabilmente dovrà rimangiarsi quell’affermazione. Ma in problemi politici restano tutti e sono nella metà campo della maggioranza che governa in regione. Il voto di oggi è poi il frutto di un clamoroso sbaglio dell’assessore Alessandro Colucci. Come racconta Cavalli, l’ordine di Pdl e Lega era quello di far saltare il numero legale in modo di impedire la votazione: “C’erano quasi riusciti, ma a un certo punto irrompe in aula Colucci che in maniera inconsulta si lancia sul suo pulsante per votare. Un errore che a noi ha consentito di avere la trentottesima presenza e quindi di procedere alla votazione”.

Ora che il consiglio ha finalmente voltato le spalle a Pezzano, Formigoni non potrà più astenersi dal sollevarlo dal suo incarico. Con buona pace delle sue dichiarazioni di allora: “Abbiamo voluto scegliere i migliori”.


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Salta la maggioranza in regione (e l'amico dei boss)

Messaggioda flaviomob il 13/04/2011, 0:37

CRONACA | di Lorenzo Galeazzi 12 aprile 2011
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/04 ... ss/103959/

Milano, sfiduciato Pezzano. Dirigente sanitario e amico dei boss Il consiglio regionale della Lombardia ha votato una mozione per sollevarlo dall'incarico di direttore generale della Asl di Milano 1 che gli aveva assegnato Formigoni. Il suo nome emerge nelle carte delle inchieste sulla mafia nel nord Italia
Dopo la fumata nera dello scorso gennaio, il Consiglio regionale della Lombardia ha finalmente dato il ben servito a Pietrogino Pezzano, direttore generale della Asl Milano 1, ma soprattutto amico dei boss della ‘ndrangheta lombarda. Così come dimostrano numerose fotografie e altrettanti intercettazioni contenute nelle carte delle inchieste sulla mafia al Nord.

La mozione di sfiducia è stata presentata dal Partito democratico e dall’Italia dei valori ed è passata grazie a una spaccatura che si è consumata all’interno della maggioranza che governa in regione. L’ordine di batteria era infatti di abbandonare l’aula facendo così mancare il numero legale, ma i consiglieri del Pdl Doriano Riparbelli e Gianluca Rinaldin non hanno ubbidito e hanno votato assieme all’opposizione. “Finalmente dal Pirellone esce un segnale politico chiaro su una nomina vergognosa”, ha commentato Giulio Cavalli, consigliere dell’Idv, artista impegnato contro le mafie e per questo sotto scorta. “Resta il fatto gravissimo – continua Cavalli – che quando è stato il momento di discutere la mozione di revoca della nomina di Pezzano, i consiglieri di Pdl e Lega sono fuggiti fuori dall’aula”.

Pezzano è nominato direttore della più importante azienda sanitaria pubblica d’Italia da Roberto Formigoni lo scorso 23 dicembre. Una decisione che suscita subito un vespaio di polemiche. Come spesso accade, la società civile si muove con anticipo rispetto alla politica e comitati e associazioni antimafia si attivano contro la decisione del governatore lombardo. L’Associazione sos racket e usura prepara una raccolta di firme che trova l’adesione di decine di sindaci dei paesi dell’hinterland milanese che fanno capo a quella Asl.

Ma chi è Pietrogino Pezzano? Il suo curriculum, oltre che una brillante (e velocissima) carriera, mette in evidenza contatti e relazioni con gli uomini della ‘ndrangheta. Per oltre un anno viene indagato per associazione mafiosa nell’indagine sfociata nel maxi-blitz del 14 luglio. Ai tempi Pezzano è direttore della Asl di Monza-Brianza ed è in contatto con i capibastone della criminalità organizzata della zona: personaggi del calibro di Saverio Moscato e Candeloro Polimeno, finiti dietro le sbarre nell’operazione di luglio con l’accusa di associazione mafiosa.

Secondo la magistratura, Pezzano è stato in rapporti anche con Giuseppe Sgrò, anche lui finito in carcere la scorsa estate. L’allora ras della sanità brianzola, annotano i magistrati, gli fa avere appalti per l’installazione di condizionatori nelle Asl locali di Desio, Cesano Maderno e Cerate Brianza. Tanto che Sgrò al telefono conferma: “Dobbiamo chiamare il direttore generale, che è amico mio, così lo chiamiamo e fissiamo un appuntamento”.

Come dice in un’intercettazione Pino Neri, boss della ‘ndrangheta di Pavia, Pezzano “è uno che fa favori a tutti. Si muove bene, con Abelli sono grandi amici”. Abelli ovviamente è il pavese Giancarlo Abelli, deputato del Pdl, fedelissimo di Silvio Berlusconi ed ex assessore regionale alla Sanità. Seppure non indagato, anche il suo nome finisce nelle carte dell’inchiesta Infinito sulla mafia in Lombardia. La stessa indagine che manda dietro le sbarre, sempre con l’accusa di associazione mafiosa, il direttore della Asl di Pavia (poi commissariata) Carlo Antonio Chiriaco. Il nome di Pezzano emerge anche nell’inchiesta Caposaldo che a marzo manda in prigione 33 affiliati ai clan. Fra cui un personaggio di primissimo piano come Paolo Martino, che secondo i pm è il fiduciario in Lombardia delle cosche di Reggio Calabria. Come dimostrano le indagini dei Ros, emergono telefonate e appuntamenti fra i boss e il ras della sanità lombarda.

Un curriculum di questo livello non poteva restare inosservato e le cose per Pezzano cominciano a incrinarsi poco dopo la sua nomina ai vertici della sanità meneghina. Raccolte di firme, mozioni di sfiducia e un’interrogazione parlamentare. La prima mozione di revoca dell’incarico è presentata da Giulio Cavalli il 10 gennaio, ma viene bocciata con un solo voto di scarto il 18 gennaio. Contemporaneamente alla Camera dei deputati, Vincenzo Piluffo, parlamentare del Pd, deposita una interrogazione al ministro dell’Interno che conferma che il nome di Pezzano compare in più di un’inchiesta contro la mafia. Incurante di tutto ciò, Pezzano continua il suo lavoro e nomina a direttore sanitario della Asl Milano 1 il messinese Giovanni Materia, che verrà ricordato come il direttore con l’incarico più breve della storia. Nel giro di pochi giorni si deve dimettere perché viene rinviato a giudizio per abuso d’ufficio in un concorso all’Istituto di medicina del lavoro del Policlinico di Messina. Un’altra mazzata e un’altra ombra sulla figura di Pezzano.

“Bisogna scegliere uomini in sintonia con la Regione”, diceva Roberto Formigoni quando fece di Pezzano il numero uno della sanità pubblica milanese. Adesso che il consiglio regionale lo ha sfiduciato probabilmente dovrà rimangiarsi quell’affermazione. Ma in problemi politici restano tutti e sono nella metà campo della maggioranza che governa in regione. Il voto di oggi è poi il frutto di un clamoroso sbaglio dell’assessore Alessandro Colucci. Come racconta Cavalli, l’ordine di Pdl e Lega era quello di far saltare il numero legale in modo di impedire la votazione: “C’erano quasi riusciti, ma a un certo punto irrompe in aula Colucci che in maniera inconsulta si lancia sul suo pulsante per votare. Un errore che a noi ha consentito di avere la trentottesima presenza e quindi di procedere alla votazione”.

Ora che il consiglio ha finalmente voltato le spalle a Pezzano, Formigoni non potrà più astenersi dal sollevarlo dal suo incarico. Con buona pace delle sue dichiarazioni di allora: “Abbiamo voluto scegliere i migliori”.


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Re: Nomi, cognomi e infami. Geografia delle mafie a Milano

Messaggioda flaviomob il 07/05/2011, 0:50

http://www.corriere.it/cronache/11_magg ... 8af7.shtml

«Alveare», periferie ostaggio della mafia
Il romanzo-inchiesta di Giuseppe Catozzella
Una testimonianza sulla periferia assediata dai clan


«Ucciso davanti ai miei occhi. Quel giorno la mia vità cambiò»
di Antonio Castaldo


MILANO - Giuseppe Catozzella è uno scrittore milanese di 34 anni. Ha già scritto due libri, ma il terzo ha per lui un significato particolare. Si intitola Alveare, è stato pubblicato da Rizzoli, ed è la storia della sua vita, della vita di un ragazzo normale e sensibile cresciuto alla periferia di Milano. La foresta di palazzoni dove domina la legge del più forte, ovvero della 'Ndrangheta. Dalle elementari alle medie ha condiviso il banco con un rampollo dei clan, che ha poi reincontrato adulto, ormai affermato manager delle cosche. A quattordici anni ha assistito ad un omicidio, pochi anni dopo ha inutilmente cercato di aiutare un'anziana amica «sfrattata» dal servizio immobiliare abusivo della criminalità organizzata, che per anni (e in parte ancora oggi) si è sostituita allo Stato nella gestione dell'edilizia popolare. Diventato più grande, e seppellito il padre che non aveva mai voluto compromettersi con dinamiche mafiose che comunque era costretto a subire, ha elaborato il suo personale lutto con un'inchiesta metodica e rigorosa, che è appunto il libro che viene presentato in forma romanzata, come un viaggio nella periferia mafiosa di Milano. In un alveare di casermoni, spacciatori e motorini smembrati, porte blindate e inferriate sulle finestre a una manciata di chilometri dal Duomo, dalla sontuosa via Montenapoleone e dalla Borsa, dove le famiglie dell'onorata società fanno affari.


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Re: Nomi, cognomi e infami. Geografia delle mafie a Milano

Messaggioda flaviomob il 11/05/2011, 22:28

La regione Lombardia NON si costituisce parte civile al processo contro la Ndrangheta locale... che vergogna! Che disastro!

http://milano.corriere.it/milano/notizi ... 3657.shtml


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