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Rosy Bindi: questo sistema è fallito

Rosy Bindi: questo sistema è fallito

Messaggioda franz il 13/06/2008, 20:35

Rosy Bindi: questo sistema è fallito

Rosy Bindi: questo sistema è fallito
premia la quantità e non la qualità


In Lombardia ci sono più reparti di cardiochirurgia, attività tra le più remunerative, che in tutta la Francia. Al centro di tutto va messo il cittadino, cui vanno garantite qualità e sicurezza delle prestazioni. Più si fanno prestazioni e più si guadagna, una concorrenza troppo forte crea queste distorsioni. Le colpe dei singoli stanno dentro un apparato senza difese preventive contro le violazioni. L´ex ministro: tra tutti i gravi casi di malasanità finora scoperti è sicuramente il più pesante di tutti
di Rodolfo Sala
Da ministro della Sanità, è stata protagonista di scontri epici con Formigoni. E adesso che lo scandalo della Santa Rita proietta ombre fosche sul modello sanitario lombardo, Rosy Bindi dà un consiglio al rivale: «Riparta dalla mia legge di riforma».

Onorevole Rosy Bindi, lei che è stata ministro della Sanità, che idea si è fatta dello scandalo scoppiato alla clinica Santa Rita?
«Sul fatto che questi medici siano dei grandi mascalzoni non credo ci possa essere alcun dubbio. Si tratta di persone ciniche e crudeli che hanno pesantissime responsabilità personali. Tra tutti i casi di malasanità finora emersi, questo mi sembra davvero il più grave, perché mostra la decadenza anche morale di una parte ancorché minoritaria della classe medica».

Mele marce in un sistema sano, come sostiene Formigoni? Oppure «un ago nel pagliaio», per dirla con l´assessore Bresciani?
«Ecco, ci stavo arrivando. Sarebbe troppo facile e comodo dire che in questa vicenda esistono solo ed esclusivamente le responsabilità personali dei medici coinvolti».

E cioè?

«Queste responsabilità stanno dentro un sistema privo di difese preventive. È nel sistema, nei meccanismi che lo regolano, che può attecchire il decadimento di cui parlo. Ricordo tra l´altro che quello della clinica Santa Rita non è certo il primo caso in Lombardia: c´è stata la vicenda terribile del Galeazzi, i finti esami di Poggi Longostrevi, lo scandalo al San Raffaele».

Quindi?
«Bisogna avere il coraggio di dirlo: certe cose possono succedere anche perché il sistema sanitario lombardo ha un´impronta di mercato molto più forte rispetto agli altri».

Sana competizione tra pubblico e privato: non è così?

«Il punto di partenza è un altro. Ciò che non va nel modello tanto difeso da Formigoni è che si basa su una pericolosa equazione: nelle strutture sanitarie più prestazioni si fanno e più si guadagna. E infatti quando il presidente della Lombardia fa pubblicità a questo modello, si mette a sfornare dati tutti quantitativi: tot milioni di prestazioni all´anno, la quantità è più importante della qualità delle prestazioni stesse, e questo principio sta alla base della famosa competizione tra pubblico e privato. In assenza di controlli, come purtroppo si è visto».


Sta dicendo che questo modello è fallito?
«Purtroppo c´è, e va curato. Non è da oggi che io ne denuncio i limiti, certo che vicende come quella della Santa Rita minano in modo pesante l´efficienza di questo modello, che produce cose paradossali. Vuole un esempio?».

Prego.
«In Lombardia ci sono più reparti di cardiochirurgia che in tutta la Francia. È evidente che in questa situazione si tende a una grande sovrabbondanza di prestazioni, perché le patologie cardiovascolari dei lombardi non sono certo più gravi di quelle dei francesi».
Lei punta il dito contro la mancanza di controlli, però Formigoni dice che il caso della Santa Rita è scoppiato proprio grazie alle segnalazioni della Regione.
«È un po´ in ritardo. Ci sono volute le intercettazioni della magistratura per sollevare il coperchio. A proposito, spero che Berlusconi rifletta molto prima di decidere la stretta già annunciata».

Ma adesso che cosa si può fare, secondo lei?
«Innanzitutto ci deve essere una grande disponibilità a riflettere su questo modello si sanità, per apportare le correzioni che servono».

Consigli a Formigoni?
«Ripartire dalla mia legge di riforma, la 229. Purtroppo lui si vanta di avere fatto altro...».

I principi di questa legge?
«Al centro di tutto il cittadino e la sua domanda di salute. Qualità e sicurezza delle prestazioni. Non c´è competizione di mercato, ma ricerca della appropriatezza delle prestazioni, in un quadro di controlli rigorosi. La libertà di scelta, quelli di cui parla tanto Formigoni, c´è quando si può scegliere dentro un sistema che eroga servizi sicuri e di qualità».

E la competizione tra pubblico e privato?
«Devono programmare sulla base di quello che serve, non competere. E per essere accreditato, il privato deve possedere gli stessi requisiti del pubblico: ora in Lombardia non pare sia così, e infatti crescono a dismisura le prestazioni più remunerative».
(12 giugno 2008)

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