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Aereo gelateria in giardino Ma la burocrazia dice no

Discussioni su aspetti locali di attualità, specifici o comuni a vari luoghi, ove già non affrontati nei forum tematici. Riforme locali: decentramento e federalismo.

Aereo gelateria in giardino Ma la burocrazia dice no

Messaggioda franz il 20/07/2013, 8:49

Aereo gelateria in giardino Ma la burocrazia dice no

L'incredibile caso in provincia di Pordenone, a Fontanafredda. L'acquisto del velivolo, avvenuto molti anni fa, era finalizzato alla realizzazione di un esercizio commerciale. Ora il "mostro" giace inutilizzato vicino alla villetta

FONTANAFREDDA. Una gelateria dentro un aereo. Un aereo vero, seppure un po’ malridotto, “parcheggiato” in giardino, davanti alla villetta di famiglia. Un sogno che per molto tempo ha coltivato e rincorso l’impresario Rino De Marco, 71 anni, di Fontanafredda. Un sogno che sarebbe diventato realtà se non ci fosse stato lo stop imposto dalla burocrazia quando già il velivolo rullava a bordo pista.

A Rino De Marco, nonno del pilota di Formula 3 Nicola, la fantasia non è mai mancata. Una volta appassionato di aerei (una volta perché questa vicenda l’ha sfiancato), aveva in mente di dare vita ad un’operazione senza precedenti: realizzare una gelateria dentro un aereo. «Il Caravelle - raccontava a chi gli chiedeva conto della bizzarra avventura - lo acquistai dall’Alitalia nel 1981». La compagnia di bandiera ne mise in vendita tre: li aveva appena restaurati, ma per una serie di vicende, non li rimise in volo, preferendo la strada della cessione.

De Marco quel “Procione”, questo il suo nome, lo acquistò ad un prezzo di 25 milioni di vecchie lire per realizzare la gelateria. Sul terreno di Ceolini ottenne tutti i permessi: sia quello per il deposito sia quello per la realizzazione dello stabile in cemento che sarebbe stato il laboratorio artigianale del gelato da servire a bordo. «Mi costò di più - raccontò ancora - il trasporto da Tessera a Fontanafredda: dovetti noleggiare due camion speciali riadattati per caricarvi la carlinga, le ali e la coda, trasportati in un viaggio-odissea e poi ricomposti sul terreno di 7 mila metri quadrati» situato accanto al campo sportivo.

De Marco ottenne il via libera dal Comune, ma non dall’allora Usl, ora si chiamerebbe Azienda sanitaria, che sollevò incompatibilità con le norme igienico-sanitarie: in aereo non si distribuiscono gelati. Quell’unico sì che mancava non è mai arrivato, mentre l’Ici, quella sì, ha continuato a pagarla.

E pensare, ricordava sempre con amarezza l’imprenditore, «che avrei potuto dare lavoro a una dozzina di persone... Ma è inutile chiedere l’elemosina». Così ha smontato cabina e sedili (ancora perfetti) e li ha messi in un deposito, pronti per l’uso. Attorno a quel Caravelle, il simbolo dell’era glamour dei jet negli anni Sessanta, «ci sarebbero state fontane luminose, aerei militari in mostra statica all’aperto. C’era solo quel permesso che non arrivava e non è mai arrivato».

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