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Più decentramento non significa più spesa

Discussioni su aspetti locali di attualità, specifici o comuni a vari luoghi, ove già non affrontati nei forum tematici. Riforme locali: decentramento e federalismo.

Più decentramento non significa più spesa

Messaggioda franz il 07/04/2013, 17:43

http://www.lavoce.info/piu-decentrament ... piu-spesa/

rovince sotto accusa, in Italia e in Francia, in nome del rigore. Eppure negli ultimi anni in molti paesi ci sono state riforme verso assetti costituzionali più decentrati. Siamo sicuri che il numero di livelli di governo sia effettivamente associato a maggiore spesa pubblica, debito o deficit?

LA TENDENZA AL DECENTRAMENTO
Dopo la famigerata lettera della Bce che chiedeva la testa delle province italiane, arriva la raccomandazione dell’Ocse per la Francia a ridurre drasticamente il numero di comuni e a eliminare le province. Come riporta il Sole-24Ore, si tratta della “piaga storica del paese, quella della moltiplicazione dei livelli amministrativi territoriali (…) che vale per la Francia ma ha il sapore di un invito più generale (…)”. L’affermazione appare piuttosto apodittica. Ma siamo sicuri che il numero di livelli di governo sia effettivamente associato a maggiore spesa pubblica, debito o deficit? Forse no.
La struttura istituzionale di un paese, soprattutto per quanto riguarda i livelli di governo, si forma nel tempo e di pari passo con la sua evoluzione storico-politica nonché socio-economica. Negli ultimi decenni la maggior parte dei paesi avanzati ed emergenti ha avviato riforme nella direzione di assetti costituzionali maggiormente decentrati, ne sono esempi l’Italia e la Spagna tra i paesi avanzati, la Cina e l’India tra quelli emergenti. Le riforme, volte a decentrare competenze, autonomia e risorse verso i livelli inferiori di governo, sono motivate da una serie di circostanze: la globalizzazione, l’incremento delle differenze etniche tra regioni, l’aumento delle disparità economiche interne ai paesi, e altre ancora.

Al di là delle esigenze riscontrate nei vari paesi, gli studi teorici e alcuni lavori empirici sul federalismo fiscale sottolineano l’effetto positivo che una struttura di governo decentrata può avere sulla dinamica e, più precisamente, sul contenimento della spesa pubblica aggregata. In particolare, si ritiene che un maggior numero di unità governative, o livelli di governo, favorisca forme di competizione (fiscale) orizzontale (tra giurisdizioni) e verticale (tra governo centrale e sub-centrale) che possono dar luogo a una riduzione della spesa pubblica complessiva, anche nel tentativo di limitare l’azione dello Stato-Leviatano. (1)

FRAMMENTAZIONE VERTICALE E PERFORMANCE FISCALI
Di seguito si riportano alcune correlazioni tra il grado di frammentazione verticale del settore pubblico e i principali aggregati di finanza pubblica per venti paesi Ocse dal 1972 al 2007, in medie quinquennali. La variabile che cattura la frammentazione verticale è data dal rapporto tra il numero di governi sub-nazionali per abitante. (2) I paesi con valori più elevati dell’indice risultano gli Stati Uniti, il Canada e l’Australia e ciò non stupisce perché sono i paesi più grandi e di tipo federale. Seguono l’Islanda (evidentemente per basso numero di abitanti che deprime il rapporto) e la Germania, altro paese federale. L’Italia si colloca a metà strada nei paesi europei, con livelli simili a quelli di Grecia e Spagna.
Nella figura 1 si riportano le correlazioni tra il numero di livelli di governo per abitante (sull’asse delle y), e, rispettivamente, il rapporto di spesa pubblica/Pil, il rapporto debito pubblico/Pil e il rapporto deficit /Pil. In tutti e tre i casi, il numero di livelli di governo per abitante è negativamente correlato con le variabili fiscali. Nel calcolare le correlazioni si è tenuto conto di alcuni fattori specifici: la circostanza di essere un paese federale, il tasso di differenza etnica, la dimensione del paese in termini di popolazione. Quella che emerge è una correlazione negativa tra il grado di frammentazione verticale e i tre aggregati di finanza pubblica.

Figura 1. Correlazione tra grado di frammentazione verticale e i) spesa pubblica/Pil, ii) debito/Pil, iii) deficit/Pil

Si potrebbe ritenere che i risultati dipendono dal fatto che ci sono alcuni paesi fuori misura (outlier) che sono quelli che nel grafico riportano i valori in alto (Australia, Canada, Islanda e Stati Uniti). La figura 2 mostra gli stessi grafici senza questi paesi: la situazione non cambia in modo significativo.

Figura 2. Correlazione tra i livelli di governo per abitante e i) rapporto di spesa pubblica su Pil, ii) rapporto debito pubblico su Pil, iii) rapporto deficit su Pil (senza i paesi outlier)

AUSTERITY MA CON “RIGORE”
Il clima da “caccia alle streghe” continua ad accanirsi contro ogni voce di spesa pubblica. Di recente, il fuoco si è concentrato sui livelli intermedi di governo, con poca considerazione delle ripercussioni sull’efficienza del sistema economico. Se bastasse ridurre i livelli di governo per bonificare le finanze pubbliche difficilmente si spiegherebbe il trend opposto osservabile nella maggior parte dei paesi negli ultimi anni. Oppure, in quei paesi, dovrebbero riscontrarsi tassi di crescita della spesa pubblica. Ma i dati non mostrano alcuna correlazione tra decentramento, spesa e debito.
Una serie di considerazioni di efficienza spingono per l’adozione di processi di decentramento: miglior allocazione delle risorse a livello locale (erogazione dei beni pubblici locali); maggiore accountability della classe politica; maggiore partecipazione democratica e civile. Non mancano studi che mettono in evidenza una serie di inefficienze dei sistemi decentrati: maggiore debolezza e preparazione della classe politica e amministrativa locale, corruzione, minore efficacia nell’attrarre investimenti diretti dall’estero in caso di istituzioni deboli.
Non si vuole qui negare l’opportunità o la possibilità di intervenire con riforme sull’articolazione territoriale del sistema di governo. Si vuole solamente sottolineare che la relazione tra il numero di livelli di governo, da un lato, e il contenimento della spesa pubblica e dell’indebitamento, dall’altro, non è così lineare come l’attuale impeto abolizionista sembra sottointendere.

(1) Il riferimento in particolare è alla tradizione della scuola public choice fondata da James Buchanan e Gordon Tullock.
(2) Per comparabilità tra i paesi sono considerati i primi due livelli di governo sub-nazionale, così ad esempio per l’Italia si sommano il numero di regioni e il numero di province.


Le figure (grafici) sono nel testo linkato
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
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