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La drammatica situazione de L'Aquila

Discussioni su aspetti locali di attualità, specifici o comuni a vari luoghi, ove già non affrontati nei forum tematici. Riforme locali: decentramento e federalismo.

La drammatica situazione de L'Aquila

Messaggioda flaviomob il 19/01/2013, 13:27

L'Aquila: una città che perde pezzi
Esodo degli esercenti del centro storico: abbassano la serranda e lasciano la città ormai invivibile. Abbandonati dalle istituzioni.

di Alessia Lombardo

Una città che perde pezzi, ogni giorno di più. Non si tratta di macerie di palazzi crollati, ma di vere e proprie storie di vita di aquilani, nati e cresciuti in un capoluogo che non offre più prospettive, né per i ragazzi né per gli adulti, ormai troppo grandi per ricominciare e troppo giovani per mollare. Nella fotografia scattata oggi, a quasi quattro anni dal devastante terremoto del 6 aprile 2009, L'Aquila del commercio, del lavoro e degli investimenti è quasi morta.

I negozianti fuggono dalla zona rossa: si abbassa la serranda e ci si impone di non tornare più. Numeri e storie alla mano, appare fallimentare la politica adottata dopo il sisma di ricollocare temporaneamente le attività in centro storico «una briciola nella grande abbuffata della ricostruzione post-terremoto», ha tuonato Maurizio Cantalini, un commerciante con la valigia pronta.

Affitti salatissimi, al limite dello 'sciacallaggio', mutui accesi per ricollocarsi nel post sisma e la difficoltà di capire quale zona della nuova 'città' sarebbe stata più attrattiva per i nomadi clienti post sisma.

I negozianti hanno dovuto migrare e seguire la via crucis della nuova 'movida' aquilana che li ha portati dalle casette di legno e i container di viale della Croce Rossa nel 2009, alle strutture con le agibilità temporanee del centro storico nel 2011.

Alla sottoscrizione dei contratti di affitto con i fortunati proprietari della zona rossa nel 2010, le previsioni davano un tempo di chiusura di massimo sei mesi per la ristrutturazione dei palazzi in centro; oggi si parla di almeno tre anni di chiusura.

Dopo due anni di lavoro in centro, in condizioni surreali, nel deserto dei puntellamenti e dei vicoli vuoti, sono costretti a chiudere senza avere l'opportunità di vendere la licenza o di un avviamento, che li aiuti a ripartire.

Restano i debiti contratti che si continueranno a pagare per una licenza che serve a ben poco, in una città che ogni giorno può aggregare altrove. «Ci hanno preso in giro, non dovevano farci aprire per niente. Non hanno mantenuto le promesse fatte», è l'urlo disperato dei negozianti del centro dell'Aquila. In ginocchio dopo l'ordinanza di chiusura del centro storico di novembre scorso, che ha abbassato gli introiti natalizi dell'80%.

Lungo Corso Federico II da qualche mese Baby yogurt si è arresa: 'cedesi attività', si legge in un cartello. «Chi la compra?», si interroga un turista. Andando verso Piazza Duomo c'è qualche attività che galleggia senza prospettive e, tornando a via Sassa, tra i luoghi più affollati della movida dell'altra vita, i gestori dell'Irish Piccolo hanno alzato bandiera bianca già da tempo. Avevano riaperto nel 2009 in un capannone ex panificio, lo hanno gestito per due anni e poi a luglio 2012 la possibilità di rientrare nel locale in centro, con un'agibilità parziale. 80mila euro per ripulire e spostare tutta l'attrezzatura nel locale storico, il primo a riaprire i battenti in via Sassa (la piccola via in fondo a piazza Duomo). «Il locale è in vendita: basta prese in giro», sono le parole arrendevoli di Francesco Del Prete dopo le enormi difficoltà per riportare le persone in centro.

Stessa storia per il corso stretto dove si sono ricollocati i primi esercenti nei primi mesi del 2010. Ralph non ne può più, dopo aver ricollocato il suo pub a giugno del 2009 in un autobus londinese, rosso a due piani, nella primavera del 2012 ha aperto un locale in centro storico con 150mila euro di investimento.
La 'Luna' non arriverà oltre l'estate 2013 (quando i lavori di ricostruzione inizieranno anche nel suo aggragato, ndr), lo storico 'Bar Gran Sasso' chiuderà a fine mese, la 'Bavarese' ha abbassato la serranda da pochi giorni con il proprietario che ha precisato «sono già fuori città: non investirò neanche più un euro a L'Aquila», stessa storia per 'L'ingordo laico', aperto a gennaio 2011 e chiuso il 31 dicembre 2012 per l'inizio lavori.

La fuga arriva prima del via della ricostruzione pesante. Il comune di L'Aquila non ha trovato una soluzione temporanea per gli esercenti della zona rossa, gli stessi su cui aveva puntato l'amministrazione per far ripartire la vita in centro tra i puntellamenti e i vicoli deserti della città. Complice un 'piano B' di ricollocazione proposto, ma bocciato dal Comune perché in una zona, quella del Circolo tennis, off limits per questioni ambientali.

Nessuna struttura provvisoria concessa per ricollocare le attività. Così, oltre al danno la beffa. Intanto, numeri alla mano, aumentano i nuovi poveri in un periodo di crisi generale, aggravato a L'Aquila dal sisma e dall'incapacità del governo cittadino, che non ha saputo programmare la rinascita di questa povera città e della sua gente. Gente d'Abruzzo forte e gentile.

http://www.globalist.it/Secure/Detail_N ... 72&typeb=0


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Re: La drammatica situazione de L'Aquila

Messaggioda Iafran il 21/01/2013, 0:14

Solo gli aquilani e gli abruzzesi hanno sofferto e soffrono per il terremoto, molti (collegati anche alle istituzioni) se ne sono serviti e, forse, continueranno a servirsi di ogni calamità naturale che interessi il territorio nazionale.

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http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/01 ... la/474340/

Il prefetto rideva e fingeva commozione per le vittime del terremoto dell’Aquila
E' quanto emerge da un'intercettazione telefonica predisposta dai pm partenopei nell'ambito dell'inchiesta sugli appalti per la sicurezza a Napoli. Giovanna Iurato parlava con il collega Gratteri e "scoppiava a ridere ricordando come si era falsamente commossa davanti alle macerie e ai bimbi rimasti orfani"
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