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Federalismo, tra slittamenti, cene e mediazioni

Discussioni su aspetti locali di attualità, specifici o comuni a vari luoghi, ove già non affrontati nei forum tematici. Riforme locali: decentramento e federalismo.

Federalismo, tra slittamenti, cene e mediazioni

Messaggioda franz il 10/09/2008, 11:27

Dopo gli ultimi scontri slittata a questa sera la cena tra Berlusconi e Bossi
Il senatùr: "Le genti del Nord vogliono la libertà, sanno di avere forza per conquistarsela"

Federalismo, slitta la riforma
Bossi: l'alternativa è la secessione

Il Pd vara la campagna d'autunno. D'Alema: siamo incazzati
Dovranno alzare le tasse per lasciare inalterati i fondi alle regioni

di MAURO FAVALE
ROMA - Solo una chiacchierata. Un primo "giro di tavolo", come si chiama in gergo. Il federalismo fiscale resta fuori dall'ordine del giorno del Consiglio dei ministri di domani. Ma della riforma si parlerà ugualmente così da permettere a Umberto Bossi di presentarsi davanti al suo popolo, venerdì sul Monviso e domenica a Venezia, con l'ulteriore rassicurazione in tasca che "il federalismo si farà". La cucitura, però, sembra sempre sul punto di saltare. Tanto che solo oggi Berlusconi e il Senatur riusciranno a vedersi per provare a superare gli scogli nei quali la riforma si è incagliata nelle ultime settimane. Il vertice tra i due, convocato per ieri sera, è stato rinviato a oggi. "Impegni del premier" è la spiegazione ufficiale. Solo una telefonata, ieri, tra i due per fissare il nuovo appuntamento e siglare una tregua di ventiquattrore.

Le premesse con le quali era partita la giornata non lasciavano presagire la volontà di sedersi attorno a un tavolo: "Il presidente del Consiglio sa bene che l'unica alternativa al federalismo è la secessione", aveva dichiarato il Senatur in un'intervista, rispolverando un termine che dall'insediamento del governo non aveva più pronunciato. Per Bossi, "le genti del Nord vogliono la libertà perché sanno di avere forza e numeri per conquistarsela. Al di là di me e della Lega. Il federalismo è già una mediazione".

Una mediazione, però, sulla quale non c'è ancora l'accordo di tutta la maggioranza. Alleanza Nazionale rivendica la necessità di "doverosi approfondimenti, vista la portata epocale di questa riforma". I gruppi parlamentari lamentano di non aver visto il testo della riforma. "Mancano le condizioni per un'approvazione in Cdm già domani", spiega Italo Bocchino, vicepresidente dei deputati Pdl. Sulla sponda Forza Italia, il ministro degli Affari Regionali, Raffaele Fitto, porta avanti l'operazione-cucitura e afferma che "sì, il tema è delicato ma alla fine, come per tutte le altre cose, si troverà un punto di convergenza". Assicura che "non ci sarà nessun aumento delle tasse né un ritorno all'Ici", i nodi sui quali si è arenata la discussione all'interno della maggioranza.

Le puntualizzazioni di Fitto, però, devono ancora essere tradotte su carta. Per ora il testo è quello che prevede ancora "la razionalizzazione delle imposte immobiliari" e la Service Tax, i due passaggi principali che hanno provocato la spaccatura nel governo.

Sarà questo il primo punto all'ordine del giorno del vertice di stasera. Non un faccia a faccia Bossi-Berlusconi ma una cena "allargata": con loro ci saranno anche i ministri Tremonti, Calderoli, Fitto e un rappresentante di An. Il tentativo è quello di uscire con una posizione comune e ricompattare la maggioranza per permettere di arrivare alla conferenza unificata Stato-Regioni del 18 settembre con un testo condiviso. Le schermaglie, intanto, vanno avanti. Il capogruppo della Lega Nord a Montecitorio, Roberto Cota, ha ricordato che "il sistema esplode se non si fa il federalismo". Il giudizio di Gaetano Quagliariello è liquidatorio: "La Lega non fa parte del Pdl e ha interessi elettorali legittimi che cerca di far valere".

Di fronte alle contraddizioni del governo Massimo D'Alema chiama l'opposizione alla riscossa: "Non siamo delusi - dice alla Festa dell'Unità di Bologna - siamo incazzati". Sul federalismo, l'ex premier non si professa "un vecchio centralista. Anzi, federalismo è una parola molto bella. Ma bisogna vedere i conti e capire quali sono le garanzie. Se ci saranno più risorse per le regioni ricche dubito che per quelle più povere il gettito rimanga inalterato, a meno che non si aumenti la pressione fiscale. Altrimenti ci vuole il mago Zurlì".

"Insinuarsi nelle prime divisioni della maggioranza": è questa la parola d'ordine della "campagna d'autunno" lanciata da Walter Veltroni. L'obiettivo resta quello della manifestazione del 25 ottobre alla quale il Pd vuole arrivare attraverso una serie di mobilitazioni sul territorio su scuola, carovita e salari. Plaude Di Pietro che non ha perso la speranza di coinvolgere il Pd nella battaglia referendaria contro il Lodo Alfano: "Era ora che si capisse che bisogna fare una forte opposizione di denuncia".

(10 settembre 2008)
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Re: Federalismo, tra slittamenti, cene e mediazioni

Messaggioda franz il 11/09/2008, 9:29

Intesa nella Pdl dopo la cena da Berlusconi nella tarda serata df ieri
Via libera preliminare alla bozza-Calderoli. No a una nuova Ici

Federalismo, accordo nella maggioranza
Oggi via libera al Consiglio dei ministri

Sì anche della Lega allo sbarramento al 5% alle Europee
di MAURO FAVALE

ROMA - "È andata bene", dice Umberto Bossi uscendo da casa Berlusconi alle undici ieri sera. E poi un "sì" con un cenno del capo che lascia pochi dubbi a chi gli chiede se è stato trovato l'accordo sul federalismo fiscale. C'è voluta una cena al termine di una lunga giornata di incontri e tessiture per trovare la quadratura nel governo sul testo della riforma. "Via libera preliminare", dovrebbe essere questa la formula con la quale il Consiglio dei ministri di oggi licenzierà il Federalismo. Una mediazione che, da una parte, permetterà a Bossi, domani sul Monviso e domenica a Venezia alla Festa dei Popoli Padani, di presentarsi davanti alla sua gente con l'accordo in tasca e, dall'altra, consentirà ai tecnici di continuare a lavorare sul testo. I passaggi formali, infatti non sono finiti e la prossima settimana, il 18 alla Conferenza unificata Stato-Regioni, la riforma verrà illustrata ai governatori in attesa del via libera. Poi dovrà tornare in Cdm che, a quel punto, la dovrebbe approvare come disegno di legge collegato alla manovra finanziaria per la fine di settembre.
Ha dato, dunque, i suoi frutti la cena di ieri sera. Tavolo apparecchiato per sette, a Palazzo Grazioli. Presenti oltre a Berlusconi, padrone di casa, anche i ministri Bossi, Calderoli, Fitto, Tremonti, La Russa, Ronchi e il governatore della Sicilia Raffaele Lombardo. Non di solo federalismo si è parlato durante l'incontro. All'uscita, il ministro Ronchi ha sottolineato come l'accordo sia stato raggiunto anche sulla proposta di riforma della legge elettorale per le europee di giugno: "Sbarramento al 5% e no alle preferenze". Appianati i distinguo della Lega anche su questo punto. Ronchi ha anche ribadito quanto affermato da La Russa in mattinata: "Riforma costituzionale, federalismo e giustizia per noi vanno di pari passo".
Calderoli e Fitto hanno lavorato tutto il giorno sul testo, ma fino a tarda sera anche Maroni ha preferito mantenere una linea di cautela: "Domani vedrete", ha risposto il ministro dell'Interno a chi gli chiedeva se il Cdm di oggi approverà la riforma. I punti di mediazione da tradurre in norme prevedono il superamento del nodo principale di questi giorni: la tassa sugli immobili, la cosiddetta "nuova Ici" osteggiata in primo luogo dal premier. "Verranno cedute agli enti locali quote di tasse già esistenti - ha affermato il sottosegretario Aldo Brancher che segue da vicino la partita federalismo - e non ci sarà assolutamente un aumento della tassazione". Le difficoltà sembrano appianate anche sulla parte che riguarda il fondo perequativo che dovrebbe essere garantito in ultima istanza dallo Stato, così come chiedono le regioni del Sud.
L'opposizione, che si è sempre dichiarata disponibile a discutere, aspetta al varco di vedere il testo. Tremonti ha assicurato: "I conti saranno condivisi, non esistono numeri di destra o di sinistra, centralisti o federalisti".

(11 settembre 2008)
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Federalismo, ANCI: "Comuni italiani senza certezze"

Messaggioda franz il 11/09/2008, 18:19

SOCIETA'. Federalismo, ANCI: "Comuni italiani senza certezze"
11/09/2008 - 15:56

"Un federalismo davvero singolare". Questo il commento a caldo dell'ANCI (Associazione nazionale comuni italiani) sulle prime indiscrezioni del testo varato dal CdM in tema di federalismo. La posizione del Comuni è affidata alle parole del presidente Anci Leonardo Domenici: "Le prime indiscrezioni sul contenuto del testo varato dal Consiglio dei Ministri in tema di federalismo fiscale lasciano i Comuni italiani con incertezze ancora maggiori di quelle che potevano avere fino a ieri". Per Domenici, infatti, "se le indiscrezioni trovassero conferma, verrebbero a mancare certezze sia sul fronte delle funzioni che i Comuni saranno chiamati a svolgere, sia sulle entrate che dovrebbero garantire loro di poterle assicurare ai cittadini".

"Da quanto si apprende - continua Domenici - verrebbe meno l'idea di un tributo capace di dare autonomia e responsabilità ai Comuni, così come detto esplicitamente nel testo del Governo consegnatoci lo scorso 4 settembre. Invece di andare a nuovo incontri di approfondimento, come concordato, ecco che oggi appare un nuovo testo, per giunta già varato dal Consiglio dei Ministri. Con questi presupposti di metodo e di merito non si capisce su quali basi l'ANCI dovrebbe partecipare alla Conferenza Unificata del 18 settembre prossimo". Per il presidente dell'ANCI "sembra che nonostante le intenzioni di alcuni ministri, la linea di questo Governo sia quella di tornare ad un sistema di finanza derivata, accompagnato da nuove forme di centralismo statale e regionale. Un federalismo davvero singolare".

2008 - redattore: BS
http://www.helpconsumatori.it/news.php?id=20058
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Re: Federalismo, tra slittamenti, cene e mediazioni

Messaggioda franz il 30/09/2008, 7:19

FEDERALISMO: D'ALEMA, SENZA I CONTI E' RIFORMA FICTION

"Voglio capire cos'e'" perche' "il federalismo fiscale dovrebbe consistere nel fatto che una quota importante della fiscalita' viene decisa e riscossa a livello regionale e locale. Altrimenti non c'e' federalimso". Cosi' Massimo D'Alema intervenendo a "Otto e Mezzo" su La7 ha commentato la riforma sul federalismo fiscale. "Nel provvedimento che si esaminera' - spiega - non vengono indicate quali imposte vengono decentrate alle regioni e agli enti locali. Si indica un principio vago". E poi polemizza: "Per ora il governo Berlusconi eliminando l'Ici ha tolto l'unica tassa federale che c'era. Ad oggi discutiamo di riforme che non sono riforme, di federalismi che non sono federalismi. Questa e' fiction". Adesso "voglio capire quali imposte saranno decentrate e per quali importi. Il governo ha detto che il Nord avra' piu' soldi, che il Sud non perdera' nemmeno un euro e che non si aumentaranno le tasse. L'aritmetica, anche con il maestro unico, ci dice che i conti non tornano. Fino a quando non tornano i conti il federalismo mi spaventa".
30.09.2008
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Rivolta anti-Lega dei sindaci veneti

Messaggioda franz il 02/10/2008, 11:38

In 400 a Roma: "Il governo ci restituisca il 20% dell'Irpef"
Protesta dei primi cittadini di centrodestra e di centrosinistra

Rivolta anti-Lega dei sindaci veneti
"Più servizi? Ma i soldi sono finiti"

"La riforma federalista del Carroccio? E' come l'araba fenice"
di ANTONELLO CAPORALE

ROMA - Ieri il Veneto si è ribellato alla Lega. All'improvviso gli ha dato una manata in faccia, le ha graffiato il volto e sporcato la bandiera. Una ribellione straordinaria, durata meno di dieci ore, sentita e parecchio partecipata. Il nord est ha sfilato da piazza Venezia a Montecitorio: 400 fasce tricolori, 400 sindaci veneti in marcia contro il federalismo di Bossi e Calderoli.

Questione di schei. "Dovevano arrivare a giugno due milioni e mezzo di euro da Roma come compensazione per l'Ici e il catasto non rivalutato. Tremonti me ne ha mandati 500mila di meno. Adesso ho la mensa scolastica da pagare, e gli autobus". Michele Carpinetto, sindaco di Mira, alle porte di Venezia, ha i conti in disordine e una schiettissima incavolatura. Silvano Piazza, da Silea, Treviso: "La riforma della Lega è come l'araba fenice. Tutti dicono che ci sia, ma dove sia nessun lo sa. E noi non abbiamo tempo da perdere, abbiamo le scadenze noi, la gente ci chiede servizi e i soldi sono finiti. A dicembre come chiudo il bilancio?".

Dei 550 sindaci veneti 450 (ma cinquanta sono rimasti a casa) hanno sottoscritto l'appello a fregarsene di Bossi e correre a Roma per chiedere uno storno secco, una modifica breve alla legge, un emendamento semplice e veloce: il governo deve restituire ai comuni il 20 per cento delle tasse che i cittadini residenti pagano a titolo di Irpef. Semplice no? "Sono soldi nostri", ripete il sindaco di Legnago.

Perfetto. Tutto ritorna. Questi sindaci appaiono artigiani travestiti: nessun grillo per la testa. Lavoro e schei. Al sodo, dunque: "Io mi sto indebitando, ho fatto anticipazioni di cassa". Io, prima persona singolare. Per Cesarina Foresti di Arzergrande il municipio si gestisce come un capannone. Idee chiare, la voglia di far da soli, in modo pratico e resoluto: "Bossi vuole il centralismo delle regioni. Poi è una cosa lunga", dice Silvia Salvamir, da Bruggine.

Comuni grandi e piccoli, quelli di centrodestra del veronese e quelli rossi del veneziano. Tutti in fila, ordinati e arrabbiati. Romano Boischio di Sant'Angelo di Piave (Padova): "Ci hanno tenuto dietro le transenne, nemmeno potevamo fare un passo. La polizia è venuta per fermarci. Alla troupe di Striscia la notizia è stato permesso ciò che a noi è stato negato: un passetto nella piazza davanti al Parlamento".

Li hanno tenuti larghi, lontani. I deputati del Carroccio nemmeno si son fatti vedere. Li hanno ricevuti quelli del Partito democratico, che sono opposizione. Li ha accolti nel suo studio il ministro degli Affari regionali Raffaele Fitto. Qualcuno di Forza Italia si è alla fine fatto avanti. "La Giustina Destro è venuta a salutarci".

Il disordine politico traghetta a Roma l'insubordinazione del nord est col tricolore. E' una ribellione orizzontale, silenziosa e lontana dalla politica. "Non vogliamo il federalismo di Palazzo". "Guidiamo liste civiche, guardiamo all'interesse dei cittadini". Se il sindaco di Legnago non sa più come far funzionare la sua mensa, quello di Mira ha deciso: "Porto il ticket da tre a cinque euro. L'unica è questa. Però mi restano scoperti i bus". Quello di Bruggine non vuole ancora credere allo scherzetto di Tremonti: "Da 120 euro pro capite a 86. Mi dica lei come si fa". Il collega di Arzargrande: "Io ne ho persi di più. Me ne mandavano 218 euro a testa e adesso sono a 156. Col culo per terra, praticamente".

Praticamente l'azienda Veneto sta per fallire, i municipi al collasso. I più grandi si fanno aiutare dalle anticipazioni di cassa. I più indebitati hanno fatto corsi accelerati di trading e hanno conosciuto i contratti derivati. I comuni italiani sono infestati di titoli-spazzatura. Milano, Napoli, Roma. Dalle metropoli l'infezione sta scendendo verso le città medie, il monitoraggio presenta zone di rischio crac. Catania è già sottoterra. La piazza ribolle: "Perché i soldi a Catania? Basta con gli sprechi, al sud sappiamo come amministrano. Noi siamo virtuosi e siamo sempre bastonati. Diamo cento e raccogliamo trenta. E' ora di finirla".

Leghismo senza la Lega, Nord est senza San Marco. "La rivolta è nata per merito del vicesindaco di Crespano, sul Piave. In pochi giorni ci siamo organizzati e siamo venuti giù". "E' la rivolta del Piave, questa, ma adesso inizieremo a contattare gli altri colleghi, quelli lombardi e i piemontesi".

Alle cinque del pomeriggio tutti hanno ripreso il treno e fatto ritorno a casa.
(2 ottobre 2008)
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Il federalismo fiscale in 22 articoli

Messaggioda franz il 03/10/2008, 22:43

Tasse di scopo, fondo perequativo, Commissione paritetica che sovrintende
Tuitte le novità del nuovo sistema fiscale. Ma il ddl è ancora solo un involucro

Il federalismo fiscale in 22 articoli
E passa anche Roma Capitale

Numeri, cifre e tabelle entro i prossimi due anni, quando ci saranno i decreti delegati
Non più eleggibile il sindaco o il governatore che porta i conti in rosso

ROMA - Ventidue articoli, due anni di tempo, un obiettivo: legare il più possibile le tasse al territorio in modo che sia alimentato e nutrito dalla tasse versate da chi vive e lavora. Al tempo stesso, poichè ci sono regioni più ricche e altre più povere, creare un sistema di compensazione per garantire comunque una media distribuzione di ricchezza. Evitando, così, anche un mare di sprechi. La riforma del federalismo fiscale (oggi il via al ddl) punta infatti a "responsabilizzare i centri di spesa" (gli enti locali), alla trasparenza dei meccanismi finanziari e al controllo dei cittadini sugli eletti e sui propri amministratori pubblici.

24 mesi di tempo. Il governo s'impegna nei prossimi 24 mesi a definire l'autonomia finanziaria di Comuni, Province, città metropolitane e Regioni come previsto dall'articolo 119 della Costituzione. Per questo il ministro Tremonti parla di riforma "obbligata" relativamente al dettato costituzionale.

Commissione paritetica. Cabina di regia del federalismo fiscale è la Commissione paritetica. L'organismo avrà il compito di riordinare l'ordinamento finanziario di Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni attraverso ricerche e ed elaborazione di dati su finanze e tributi. Un'analisi di come si forma il bilancio dell'ente locale, delle spese, dei costi e delle entrate e di come deve cambiare.

Conferenza permanente. E' il coordinamento della finanza pubblica per "monitorare eventuali scostamenti dagli obiettivi di finanza pubblica, verificarne attuazione ed efficacia" e "proporre criteri per il corretto utilizzo del fondo perequativo".

La compensazione. Si chiama Fondo perequativo ed è lo strumento con cui si dovrà aiutare le regioni più povere che hanno anche meno gettito fiscale. Una parte di Irpef, Irap e Iva versata alle Regioni verrà girata in un fondo destinato "ai territori cone minore capacità fiscale per abitante". Sul Fondo sono già stati elaborati orati proiezioni e simulazioni. La quota della Toscana al Fondo è pari al 6,3% sul totale del Fondo. La quota della Campania, regione più povera, è pari al 23,6 per cento. Il Lazio partecipa con il 4,6%.

Conti a posto e meno tasse. L'attuazione della legge deve essere compatibile con gli impegni finanziari assunti con il Patto europeo di stabilità e crescita. Le risorse che eventulmente dovessero avanzare, serviranno "a ridurre la pressione fiscale dei diversi livelli di governo". Il governo giura: "Non ci sarà nessuna tassa in più".

Roma capitale. 500 milioni l'anno di finanziamento per la città. Alemanno esulta, dubbi dal presidente della Regione Marrazzo, che chiede un incontro urgente al governo. A Roma, in quanto capitale della Repubblica, saranno assegnate "specifiche quote aggiuntive di tributi erariali". Via libera anche "al trasferimento a titolo gratuito del patrimonio dello Stato non più funzionale alle esigenze dell'amministrazione centrale".

Come si finanziano gli enti locali. Oltre ai tributi propri la riforma prevede "compartecipazione e addizionale a Irpef, ai tributi erariali e regionali" e "l'individuazione di un paniere di tributi propri". Resta la possibilità di istituire "tasse di scopo" per realizzare opere pubbliche e oneri derivanti da eventi particolari. Non ci potrà essere nessuna nuova Ici e gli amministratori con i conti in rosso non potranno più essere rieletti. Le Province potranno istituire una tassa sugli autoveicoli e per le Regioni è prevista la compartecipazione a tributi erariali e alle accise.

Città metropolitane. Nove grandi città (Milano, Roma, Torino, Bologna, Firenze, Venezia, Genova, Napoli e Bari) avranno una "più ampia autonomia" grazie a una legge statale che assegnerà loro "tributi ed entrate proprie anche diverse da quelle assegnate ai Comuni".

(3 ottobre 2008)
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Ossimoro

Messaggioda franz il 04/10/2008, 14:13

Ecco, in ordine alfabetico, il contenuto dei 22 articoli che compongono il disegno di legge sul federalismo fiscale, che ha ricevuto il primo sì in via preliminare l'11 settembre, dal Consiglio dei Ministri.

Commissione paritetica per l'attuazione del federalismo fiscale (articolo 3). Istituita presso il ministero dell'Economia, con il compito di affiancare il Governo nella redazione dei decreti attuativi della riforma.

Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica (articolo 4). Nascerà all'interno della Conferenza Unificata, con rappresentanti locali e statali, e avrà il compito di monitorare i flussi perequativi e di definire gli obiettivi di finanza pubblica per comparto, con un occhio attento al rispetto del patto di stabilità interno.

Copertura finanziaria (articolo 21). La riforma federalista non dovrà comportare oneri aggiuntivi per lo Stato e, inoltre, dovrà essere compatibile con il patto europeo di stabilità e crescita. Stabilito, poi, che al trasferimento di funzioni corrisponda anche un trasferimento di personale e che le maggiori risorse finanziarie rese disponibili dalla riduzione delle spese, conducano a una generalizzata riduzione della pressione fiscale.

Costi standard (articoli 6 e 9). Andranno a coprire le spese delle amministrazioni locali per sanità, assistenza e istruzione e saranno erogati in condizioni di efficienza e di appropriatezza su tutto il territorio nazionale. Saranno finanziati dalla compartecipazione a Irpef e Iva, oltre a quote del fondo perequativo e all'Irap, fino alla sua definitiva sostituzione con altri tributi. Sarà una sola la Regione cosiddetta benchmark, cioè dotata di capacità fiscale tale da finanziare le uscite fondamentali.

Fisco di vantaggio (articolo 14). Previsti, in armonia con le norme comunitarie, interventi speciali a favore degli enti locali per il loro sviluppo economico e sociale e per sopperire al deficit infrastrutturale o di una loro non ottimale collocazione geografica per, così, colmare il gap ancora esistente tra Nord e Sud del Paese. Verranno finanziati da contributi statali speciali, dai fondi europei o da forme di co-finanziamento nazionale.

Fondo perequativo statale (articolo 7). Servirà per sostenere le Regioni con minor capacità fiscale per abitanti, garantendo l'integrale copertura delle spese corrispondenti ai fabbisogni standard per i livelli essenziali delle prestazioni. Sarà alimentato, in particolare, dal gettito prodotto nelle singole Regioni e dalla compartecipazione all'Iva e le quote del fondo sono assegnate senza vincolo di destinazione.

Fondi perequativi locali (articolo 11). Saranno due, uno a favore dei Comuni, e l'altro delle Province, e verranno inseriti nel bilancio regionale, sebbene finanziati dallo Stato. Andranno a tamponare le esigenze degli enti locali già svolte alla data di entrata in vigore della presente legge. Da stabilire, poi, le modalità per la ripartizione delle somme. Alla Regione, comunque, il compito di trasferire agli enti locali, entro 20 giorni dall'accredito, i fondi stanziati in bilancio. Nel caso di inerzia, provvederà direttamente lo Stato.

Gestione tributi e lotta all'evasione (articolo 19). Formeranno oggetto di appositi accordi di collaborazione (e di una convenzione) tra enti locali e agenzia delle Entrate.

Oggetto e finalità (articoli 1, 2 e 22). Le nuove norme daranno attuazione al cosiddetto federalismo fiscale, previsto dall'articolo 119 della nostra Costituzione, assicurando a Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni piena autonomia di spesa e di entrata, nel rispetto dei principi di solidarietà e di coesione sociale. Il Governo avrà tempo 12 mesi, dall'entrata in vigore della legge, per realizzare la riforma, con l'emanazione dei relativi decreti legislativi, a cui è demandato, inoltre, il compito di individuare le disposizioni incompatibili con il nuovo assetto fiscale federalista. Tra le direttive da seguire, previsto il graduale superamento del criterio della spesa storica (ovvero dei trasferimenti statali effettuati sulla base di quanto si è speso negli anni precedenti) e spazio ai nuovi costi "standard" per i servizi essenziali, che premiano le amministrazioni più efficienti, oltre a un fondo perequativo di sostegno per quegli enti che dispongono di ridotta capacità fiscale per il numero minore di abitanti residenti. Dovrà, poi, essere esclusa ogni doppia imposizione sulla medesima base imponibile, salvo le addizionali eventualmente previste da leggi statali e si dovrà procedere verso un'estrema semplificazione del sistema tributario. Agli enti locali sarà, inoltre, richiesta una tendenziale corrispondenza tra autonomia impositiva e autonomia di gestione delle proprie risorse umane e strumentali. Previste, infine, sanzioni per le amministrazioni "sprecone" o per quelle che non assicurano ai propri cittadini i livelli essenziali di prestazioni (sanità, istruzione, assistenza).

Patrimonio degli enti locali (articolo 16). A tutte le amministrazioni locali sarà garantito un proprio patrimonio, commisurato alle dimensioni territoriali, capacità finanziarie e alle singole competenze svolte. I beni immobili saranno assegnati secondo il criterio della territorialità.

Premi agli enti virtuosi (articolo 15). Sarà introdotto un sistema che premia le amministrazioni più virtuose, con eventuali modifiche dell'aliquota di un tributo erariale. Per i cattivi amministratori, invece, strette di cinghia sui trasferimenti, divieto di assunzione di nuovo personale, fino ad arrivare alla più grave sanzione "politica" dell'ineleggibilità automatica per quei responsabili che avranno condotto l'ente amministrato in stato di dissesto finanziario.

Regime transitorio (articoli 17 e 1Cool. Per assistenza, istruzione e sanità, andrà individuato strada facendo, mentre per le funzioni non essenziali di competenza regionale, sarà di 5 anni. Saranno, inoltre, definite regole e modalità per garantire il graduale superamento del criterio della spesa storica in un periodo di tempo sostenibile.

Regioni a statuto speciale (articolo 20). Concorreranno, assieme alle Province autonome di Trento e Bolzano, al conseguimento degli obiettivi di perequazione e di solidarietà secondo criteri e modalità da definire secondo le norme di attuazione dei rispettivi statuti. Prevista, poi, la possibilità di trattenere anche parte delle accise sugli oli minerali in proporzione ai volumi raffinati sul loro territorio, contestualmente al trasferimento e all'attribuzione delle competenze amministrative non ancora esercitate.

Roma capitale
(articolo 13). Avrà quote aggiuntive di tributi e, nelle more di circoscriverne compiti e fabbisogni, riceverà, anche, in via transitoria, un contributo ad hoc, previo assenso del Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe). Previsto, poi, un trasferimento, gratuito, al comune di Roma di beni appartenenti al patrimonio dello Stato e non più funzionali alle esigenze dell'amministrazione centrale.

Spese Regioni (articoli 5 e Cool. Le Regioni a statuto ordinario finanzieranno le proprie spese con tre tipi di tributi: quelli propri derivati, istituiti e regolati da legge statale, con le aliquote riservate a valere sulle basi imponibili dei tributi statali e con i tributi propri, istituiti con legge regionale, ma solo su basi imponibili che non sono già assoggettate a imposizione erariale. Al momento, resta in cantiere l'Irpef regionale. Per i primi due tipi di tributi, le Regioni potranno modificare sia le modalità di computo della base imponibile che le aliquote, ma entro i limiti massimi fissati dalla legge statale. L'attribuzione del gettito dei tributi regionali istituiti con legge statale e la compartecipazione ai tributi erariali avverrà secondo il principio di territorialità. Per le materie di competenza regionale esclusiva e concorrente, prevista, poi, una riduzione delle aliquote dei tributi erariali, con conseguente aumento dei tributi propri derivati e dell'aliquota della compartecipazione all'Iva, destinata ad alimentare il fondo perequativo.

Tasse di scopo e tributi locali (articoli 10 e 12). I Comuni potranno introdurre una tassa di scopo per finanziare la realizzazione di opere pubbliche o oneri derivanti dalla mobilità urbana o da particolari eventi turistici. Lo stesso potranno fare Province e Città metropolitane per provvedere a specifiche finalità istituzionali. Prevista, poi, l'attribuzione di compartecipazioni e addizionali di tributi erariali e regionali, oltre alla generica possibilità, per Comune e Province, di individuare un paniere di tributi propri da gestire con adeguata flessibilità. Sparisce, quindi, ogni riferimento alla cosiddetta service tax, cioè all'imposizione sui servizi immobiliari.

http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLi ... 0abc.shtml



Commento personale.
Si tratta - per quello che ora si puo' leggere - di un federalismo molto centralizzato, quindi di fatto di un ossimoro.
Non so pero' se il CS avrebbe fatto (o saprà fare) di meglio.

Ciao,
Franz
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Le proposte del PD

Messaggioda franz il 23/10/2008, 12:53

dal sito del PD http://www.partitodemocratico.it/gw/pro ... _DOC=61981

Un Piano per il federalismo
Le proposte del PD per migliorare il sistema pubblico
Il PD ha un'altra concezione del federalismo fiscale. Per noi il federalismo fiscale non è fine a sé stesso. E' un mezzo per costruire uno Stato e un sistema delle autonomie territoriali più efficiente. Per aumentare la coesione e diminuire le disuguaglianze tra Nord e Sud. Per rinnovare il sistema pubblico affinché diventi un fattore di crescita complessiva del Paese, rendendo più efficiente ed efficace l'erogazione dei servizi di welfare.
Questa è una parte fondamentale del piano del Partito Democratico sul federalismo fiscale a supporto della riforma costituzionale illustrata questa mattina da Anna Finocchiaro, in una conferenza stampa con Sergio Chiamparino, Dario Franceschini, Marina Sereni e Mariangela Bastico.

Il PD propone una commissione bicamerale per dare via libera ai decreti relativi sia al federalismo fiscale, sia alla Carta delle Autonomie e un patto per la convergenza tra le diverse aree del paese per raggiungere uguali standard e costi.

Una proposta dunque per correggere le alcune evidenziate dall'attuale bozza Calderoli. Infatti per il capogruppo al Senato c'è “l'impressione che la Lega abbia ottenuto la bandierina per rassicurare i suoi elettori e militanti, ma in realtà la bozza Calderoli è un prodotto impreciso e imperfetto con margini di rischio molto seri''.

Il compito della commissione Bicamerale sarebbe quello vegliare sull'attuazione del federalismo fiscale, suggerendo gli eventuali opportuni aggiustamenti. “Le riforme vere non sono gratis – ha dichiarato Sergio Chiamparino, ministro ombra Riforme per il federalismo - e qui i soldi non ci sono. Sappiamo bene che è una legge delega che non può andare oltre i principi, ma non si può non accompagnare ad una simulazione di spesa per capire gli effetti finanziari che avrà”. Bisogna evitare che il federalismo fiscale venga confinato “in un binario morto”.

Esiste un modello da seguire: il sistema della “convergenza economica dell'Unione Europea” che garantisce la realizzazione di standard e di costi uguali, che non si limita solo a stabilire le assegnazioni finanziarie ma vincola i territori al raggiungimento di obiettivi di servizio quantificati e verificati.

Davanti agli slogan propagandistici del governo Berlusconi, il PD giudica troppo generico il contenitore in cui viene inserito il disegno di legge di riforma federalista dell'esecutivo. In particolar modo per ciò che riguarda la materia fiscale esistono troppi vuoti legislativi per potrebbero dar luogo a deleghe in bianco all'esecutivo. Il Ddl appare troppo segnato dalla volontà di strappare un consenso preventivo ai diversi interlocutori, per cui incorpora in modo confuso e contraddittorio ogni sorta di richiesta specifica rischiando così di produrre un aumento della pressione fiscale.

A tale proposito, Mariangela Bastico, ministro ombra dei rapporti con le regioni, ha osservato: “Abbiamo un federalismo sbandierato ma un centralismo praticato. Il PD non ci sta a questa impostazione".

Il partito democratico depositerà in Parlamento delle proposte di legge per una Carta delle
autonomie locali, per migliorare l'efficacia del sistema pubblico e per attuare il federalismo fiscale.

A.Dra
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Re: Federalismo, tra slittamenti, cene e mediazioni

Messaggioda franz il 05/11/2008, 18:46

FEDERALISMO:INIZIA ITER SENATO. ECCO COSA PREVEDE RIFORMA

Piu' responsabilita' e piu' autonomia finanziaria per le Regioni e gli enti locali. Ma anche sanzioni e premi per incentivare la cultura della buona amministrazione. Oltre alla creazione di un fondo perequativo per evitare che crescano i divari tra le varie parti del paese. Arriva in Senato il federalismo fiscale. Il disegno di legge delega per l'attuazione dell'articolo 119 della Costituzione, messo a punto dal ministro per la Semplificazione Normativa, Roberto Calderoli, che ha incassato lo scorso 3 ottobre il via libera definitivo del Consiglio dei Ministri. Anche se la prima approvazione del Governo c'era stata lo scorso undici settembre solo il giorno prima, il 2 ottobre, e' arrivato lo 'storico' semaforo verde della Conferenza Unificata, al termine di una lunga e articolata negoziazione tra Governo, regioni, province e comuni. Quella approvata dal Governo e' una legge delega che richiede successivi decreti attuativi che il governo punta di approvare entro 24 mesi. L'obiettivo e' quello di dar vita a vera e propria autonomia e responsabilizzazione finanziaria di tutti i livelli di governo con l'attribuzione di risorse autonome a Regioni e enti locali secondo i principi di territorialita', sussidiarieta', differenziazione e adeguatezza. Concetto chiave della riforma e' il superamento dell'assegnazione di fondi non piu' attraverso la spesa storica, ma attraverso l'individuazione di costi standard che siano un punto di riferimento per tutti. Oggi la riforma ha iniziato il suo cammino parlamentare in Senato e gia' la settimana prossima si avviera' un ciclo di audizioni. L'ufficio di presidenza delle commissioni congiunte Bilancio, Finanze e Affari Costituzionali ha messo a punto il calendario. L'ipotesi e' di far approdare il provvedimento nell'Aula di Palazzo Madama dopo la prima settimana di dicembre.

www.repubblica.it
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Re: Federalismo, tra slittamenti, cene e mediazioni

Messaggioda franz il 09/11/2008, 11:56

2008-11-08 23:08
FEDERALISMO, PATTO FINI-D'ALEMA: BICAMERALE PER LEGGE DELEGA
(dell'inviata Alessandra Chini)

ASOLO (TV) - Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, allarga le braccia e sorride "lo spirito di Asolo? Se son rose fioriranno...". Certo è che la due giorni organizzata dalla sua fondazione 'Farefuturo' e da quella di Massimo D'Alema 'Italianieuropei' su riforme e federalismo nella cittadina trevigiana mette giù una pietra pesante sul terreno della costruzione delle riforme. Un passo significativo per la realizzazione di quella "legislatura costituente" che il primo inquilino di Montecitorio ha chiesto sin dal suo discorso di insediamento. E per la quale oggi ha un alleato d'eccezione, D'Alema, che sottolinea la necessità di sfruttare questi cinque anni per "completare la transizione" perché l'Italia non sia più una "grande macchina con il motore imballato". Basta, gli fa eco Fini, con stagioni riformiste "a corrente alternata". E la sensazione è che entrambi siano decisi a trovare mediazioni per realizzare non tanto la migliore delle riforme, ma la riforma possibile. Il faccia a faccia di oggi tra i due getta dunque le basi per un 'patto riformista' che muove da due assunti fondamentali. Il primo è quello per cui federalismo fiscale e costituzionale marcino insieme. E che va, quindi, ripreso in mano, contestualmente alla discussione sul federalismo fiscale, il testo messo a punto nella scorsa legislatura da Luciano Violante e Italo Bocchino. E che aveva avuto il via libera della commissione Affari Costituzionali nella scorsa legislatura. "Nella passata legislatura - sottolinea Fini - fu approvato in commissione un testo di riforma non globale, ma fatta di una serie di ritocchi dai quali sarebbe sbagliato non ripartire: erano modifiche condivise". D'Alema condivide su tutta la linea. "Fini - evidenzia- dice una cosa interessante che va oltre il dibattito sui modelli, ad esempio io da anni mi batto per il doppio turno alla francese dopo di che mi rendo conto che non è realizzabile, ma le riforme buone sono quelle possibili e la politica è l'arte del possibile. Fini ha detto 'ripartiamo dalla bozza Violante' e questo è un punto fermo, preciso. Noi diciamo la stessa cosa".

Secondo assioma di Asolo: il federalismo fiscale non si fa senza un 'controllo' del Parlamento anche per evitare tentazioni centrifughe da parte della Lega. E dunque i decreti delegati che vanno emanati entro due anni e che realizzano in concreto la riforma dovranno essere vagliati non da sei commissioni per un parere ma da un unico organismo parlamentare, una bicamerale composta da deputati e senatori per l'esame tecnico-politico dei dl. "Penso - fa sapere Fini - a una commissione bicamerale finalizzata all'esame dei decreti delegati e mi auguro che un emendamento in questo senso sia presentato nell'ambito del dibattito parlamentare sul ddl sul federalismo". D'Alema coglie al volo: "certamente noi presenteremo un emendamento per l'istituzione di una commissione bicamerale per i decreti di attuazione del federalismo fiscale e la Carta delle autonomie, due cose che vanno per noi di pari passo". Terzo punto di accordo tra due è poi la cautela sulla riforma dei regolamenti parlamentari. Se ieri Luciano Violante aveva lanciato un monito sull'intenzione della maggioranza di dare vita a un presidenzialismo di fatto, senza passare da una riforma costituzionale, ma sfruttando ritocchi ai regolamenti, oggi Fini tira il freno a mano: "Pensare - attacca - che la riforma dei regolamenti parlamentari è la bacchetta magica che risolve i problemi tra governo è Parlamento è illusorio, è una scorciatoia". Insomma, la due giorni di Asolo segna una buona convergenza per la 'strana' coppia D'Alema-Fini. Ora si verà alla prova dei fatti in Parlamento se, come ha auspicato anche il presidente della Camera, "partendo da ispirazioni culturali diverse si possa trovare un terreno comune di confronto e forse di intesa".
http://www.ansa.it/opencms/export/site/ ... 34376.html

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2008-11-08 23:08
Federalismo: bicamerale, Schifani e Bossi stoppano Fini
(di Silvia Gasparetto)

ROMA - Una nuova commissione bicamerale che si occupi dell'attuazione del federalismo fiscale. E' l'idea che lanciano dal workshop di Asolo Gianfranco Fini e Massimo D'Alema, per semplificare il percorso di adozione dei decreti attuativi della legge delega sul fisco federale, che dovranno essere varati nei prossimi due anni. Una proposta che viene bocciata dal leader della Lega Umberto Bossi, che dice no anche alla 'bozza Violante', perché ormai "superata". Raccoglie le perplessità del 'padre' del federalismo, Roberto Calderoli, perché "una commissione ad hoc costa troppo", e del presidente del Senato Renato Schifani, che giudica più adatta la via di affidare i pareri sui decreti alla commissione per gli Affari Regionali, magari "integrata da parlamentari provenienti dalle commissioni finanziarie".

Questa ipotesi è quella che piace anche al ministro per le Riforme: "Il governo - ricorda il dirigente della Lega - ha già predisposto un emendamento che attribuisce alla commissione bicamerale per gli Affari Regionali, identica in quanto a composizione e per poteri alla bicamerale per l'attuazione della legge Bassanini, gli stessi poteri rispetto ai decreti attuativi del federalismo fiscale". E visto che in tempi di crisi "anche un solo euro deve essere salvato", meglio evitare i costi aggiuntivi di una nuova bicamerale. Uno stop in sostanza, all'idea di una commissione che di fatto, porrebbe un freno alle richieste leghiste. Su cui invece hanno molto insistito Fini e D'Alema, nel loro ritrovato feeling su federalismo e riforme, tanto che all'augurio del presidente della Camera che "ci sia un emendamento in questo senso nell'ambito del dibattito parlamentare sul ddl", l'ex vicepremier ha subito assicurato l'intenzione del Pd di presentare l'emendamento "per una commissione bicamerale per l'attuazione del federalismo fiscale e la Carta delle autonomie". Se il Pd accoglie con favore la proposta, incerto è invece il leader dell'Idv, Antonio di Pietro, che chiede chiarezza sulle "funzioni" della commissione: "Se avrà funzioni legislative e sarà fatta in modo paritario, va bene; se invece, servisse solo a dare un parere di cui poi il governo potrebbe non tenere conto, allora sarebbe l'ennesima presa in giro". Ma il ricorso al termine 'bicamerale', seppur in un ambito ben delimitato, ha creato qualche perplessità anche all'interno della maggioranza: un conto è il federalismo, altro invece il tema generale delle riforme istituzionali. In quel caso, infatti, per Fabrizio Cicchitto "la scelta migliore" è seguire "la via maestra" delle commissioni parlamentari e dell'Aula accompagnandole "alla riforma dei regolamenti parlamentari". E a scanso di equivoci, Gaetano Quagliariello annuncia che nell'arco di "due settimane" il Pdl presenterà la sua proposta "originale che nell'indicare modifiche alla Costituzione sappia tener conto delle novità introdotte dal federalismo fiscale, cosa che, anche per evidenti ragioni cronologiche, la bozza Violante non avrebbe potuto fare".
http://www.ansa.it/opencms/export/site/ ... 63239.html
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