Dopo gli ultimi scontri slittata a questa sera la cena tra Berlusconi e Bossi
Il senatùr: "Le genti del Nord vogliono la libertà, sanno di avere forza per conquistarsela"
Federalismo, slitta la riforma
Bossi: l'alternativa è la secessione
Il Pd vara la campagna d'autunno. D'Alema: siamo incazzati
Dovranno alzare le tasse per lasciare inalterati i fondi alle regioni
di MAURO FAVALE
ROMA - Solo una chiacchierata. Un primo "giro di tavolo", come si chiama in gergo. Il federalismo fiscale resta fuori dall'ordine del giorno del Consiglio dei ministri di domani. Ma della riforma si parlerà ugualmente così da permettere a Umberto Bossi di presentarsi davanti al suo popolo, venerdì sul Monviso e domenica a Venezia, con l'ulteriore rassicurazione in tasca che "il federalismo si farà". La cucitura, però, sembra sempre sul punto di saltare. Tanto che solo oggi Berlusconi e il Senatur riusciranno a vedersi per provare a superare gli scogli nei quali la riforma si è incagliata nelle ultime settimane. Il vertice tra i due, convocato per ieri sera, è stato rinviato a oggi. "Impegni del premier" è la spiegazione ufficiale. Solo una telefonata, ieri, tra i due per fissare il nuovo appuntamento e siglare una tregua di ventiquattrore.
Le premesse con le quali era partita la giornata non lasciavano presagire la volontà di sedersi attorno a un tavolo: "Il presidente del Consiglio sa bene che l'unica alternativa al federalismo è la secessione", aveva dichiarato il Senatur in un'intervista, rispolverando un termine che dall'insediamento del governo non aveva più pronunciato. Per Bossi, "le genti del Nord vogliono la libertà perché sanno di avere forza e numeri per conquistarsela. Al di là di me e della Lega. Il federalismo è già una mediazione".
Una mediazione, però, sulla quale non c'è ancora l'accordo di tutta la maggioranza. Alleanza Nazionale rivendica la necessità di "doverosi approfondimenti, vista la portata epocale di questa riforma". I gruppi parlamentari lamentano di non aver visto il testo della riforma. "Mancano le condizioni per un'approvazione in Cdm già domani", spiega Italo Bocchino, vicepresidente dei deputati Pdl. Sulla sponda Forza Italia, il ministro degli Affari Regionali, Raffaele Fitto, porta avanti l'operazione-cucitura e afferma che "sì, il tema è delicato ma alla fine, come per tutte le altre cose, si troverà un punto di convergenza". Assicura che "non ci sarà nessun aumento delle tasse né un ritorno all'Ici", i nodi sui quali si è arenata la discussione all'interno della maggioranza.
Le puntualizzazioni di Fitto, però, devono ancora essere tradotte su carta. Per ora il testo è quello che prevede ancora "la razionalizzazione delle imposte immobiliari" e la Service Tax, i due passaggi principali che hanno provocato la spaccatura nel governo.
Sarà questo il primo punto all'ordine del giorno del vertice di stasera. Non un faccia a faccia Bossi-Berlusconi ma una cena "allargata": con loro ci saranno anche i ministri Tremonti, Calderoli, Fitto e un rappresentante di An. Il tentativo è quello di uscire con una posizione comune e ricompattare la maggioranza per permettere di arrivare alla conferenza unificata Stato-Regioni del 18 settembre con un testo condiviso. Le schermaglie, intanto, vanno avanti. Il capogruppo della Lega Nord a Montecitorio, Roberto Cota, ha ricordato che "il sistema esplode se non si fa il federalismo". Il giudizio di Gaetano Quagliariello è liquidatorio: "La Lega non fa parte del Pdl e ha interessi elettorali legittimi che cerca di far valere".
Di fronte alle contraddizioni del governo Massimo D'Alema chiama l'opposizione alla riscossa: "Non siamo delusi - dice alla Festa dell'Unità di Bologna - siamo incazzati". Sul federalismo, l'ex premier non si professa "un vecchio centralista. Anzi, federalismo è una parola molto bella. Ma bisogna vedere i conti e capire quali sono le garanzie. Se ci saranno più risorse per le regioni ricche dubito che per quelle più povere il gettito rimanga inalterato, a meno che non si aumenti la pressione fiscale. Altrimenti ci vuole il mago Zurlì".
"Insinuarsi nelle prime divisioni della maggioranza": è questa la parola d'ordine della "campagna d'autunno" lanciata da Walter Veltroni. L'obiettivo resta quello della manifestazione del 25 ottobre alla quale il Pd vuole arrivare attraverso una serie di mobilitazioni sul territorio su scuola, carovita e salari. Plaude Di Pietro che non ha perso la speranza di coinvolgere il Pd nella battaglia referendaria contro il Lodo Alfano: "Era ora che si capisse che bisogna fare una forte opposizione di denuncia".
(10 settembre 2008)
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