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Diritto alla vita, diritto alla morte ...

Discussioni su aspetti locali di attualità, specifici o comuni a vari luoghi, ove già non affrontati nei forum tematici. Riforme locali: decentramento e federalismo.

Diritto alla vita, diritto alla morte ...

Messaggioda annalu il 30/05/2008, 20:10

In questo partiocare periodo della politica italiana, forse è il momento giusto per affrontare "serenamente, pacatamente" alcuni almeno dei problemi etici che rischiano di mettere in crisi i rapporti all'interno del partito democratico e del centrosinistra in generale.
Penso che sia il momento giusto perché, essendo noi all'opposizione, il dibattito non avrebbe ricadute pratiche immediate, e potrebbe portare a soluzioni intermedie condivise, tra persone che partono da puunti di vista molto diversi.

Vorei cominciare, a partere da due casi dolorosi di cronaca recente:
1. TESTAMENTO BIOLOGICO, CASO A MODENA - Giudice applica una norma del 2004, concesso stop alle cure
(ANSA) - MODENA, 29 MAG - Esiste una norma del 2004 che consente di morire come si desidera e di rifiutare le cure.E il primo caso di applicazione e' stato a Modena. Vincenza Santoro Galani, 70 anni,affetta da Sla,e' morta l'altro giorno secondo le sue volonta': il magistrato le ha infatti concesso il permesso il 9 maggio, nominando il marito amministratore di sostegno che ha rispettato la volonta' della coniuge.Lei non voleva interventi che le avrebbero prolungato la sofferenza, compresa la respirazione artificiale. (http://www.ansa.it/site/notizie/awnplus ... 87426.html).
2. NEONATO SOTTRATTO, STAZIONARIO - Forse in giornata Tribunale su potesta' genitori
(ANSA) - BARI, 30 MAG - Sono stazionarie le condizioni del bimbo foggiano affetto dalla sindrome di Potter e ricoverato a Bari in dialisi per farlo restare in vita. Lo ha riferito il legale dei genitori del neonato, ai quali il Tribunale dei minorenni di Bari ha sospeso la potesta' perche' non avevano dato una risposta immediata alla richiesta dei medici di sottoporre il piccolo a terapia. In giornata potrebbe arrivare la decisione del Tribunale sull'istanza per restituire la postesta' ai genitori. (http://www.ansa.it/site/notizie/awnplus ... 76211.html).

Si tratta di due situazioni differenti, entrambe dolorosissime, ma sulle quale vale la pena aprire una riflessione.

Nel primo caso una donna ha dichiarato anticipatamente di non voler essere sottoposta a certe terapie, e la sua volontà è stata accolta. La legge da sempre consente che un paziente sia sottoposto a terapie (anche salvavita) solo in seguito a suo espresso consenso; la peculiarità in questo caso sta solo nel fatto che la paziente ha espresso il suo rifiuto anticipatamente, incaricando il marito di vigilare.
Fin qui, tutto bene. Nessuna interruzione di cure per il mantenimento in vita, nessuna violazione della volontà della paziente: tutto secondo legge.
Però ... aspettiamo un attimo. Magri la paziente qualche giorno di vita in piùlo avrebbe accettato volentieri, se avesse potuto scegliere quando interrompere le terapie.

Nel secondo caso, un bambino nasce con una patologia giudicata incompatibile con la vita. Esistono teraspie che potrebbero rinviarne la morte e prezzo di gravi sofferenze e ... ai genitori viene tolta la patria potestà, perché hanno esitato nel dare il consenso a quelle terapie dolorose e, a giudizio della maggioranza dei clinici, inutili.

A mio parere, un giudizio "etico" di valore assoluto in questi casi è impossibile darlo in modo aprioristico.
Giudizi e decisioni che potevano avere una certa valenza anche solo dieci o poche decine di anni fa, ora assumono una valenza completamente diversa, perché i progrssi scientifici sono rapidissimi, e ciò che era certamente giusto prima, può non esserlo più ora. E nel contempo, immaginare i progressi scientifici come miracolistici, può essere del tutto fuorviante.

Per esempio.
Nel caso della signora, non è detto che, quando ha stilato il suo testamento biologico, volesse assolutamente rinunciare anchge a qualche giorno di vita in più, aiutata da un respitatore artificiale. Quello che assolutamente non voleva, era dover sopravvivere anche quando le sue condizioni fossero diventate insopportabili. Ha preferito morire prima e non essere attaccata al respiratore, piuttosto di rischiare di dover sopravvivere in condizioni inacettabili perché il repisratore non poteva più venir spento.
La differenza tra non iniziare una cura senza l'autorizzazione del paziente ed interromperla su sua richiesta, se l'inerruzione potrebbe causarne la morte., è chiara a tutti. Che però la legge nel primo coso obblighi a chiedere l'autorizzazione del paziente e nel secono invece ponga dei veti, non è un controsenso?

Nel caso del bambino poi, l'interferenza dei medici e dei magistrati appare del tutto sproporzionata.
Le cure cui il bambino verrà sottoposto garantiscono gravi sofferenze, non la sopravvivenza a lungo termine. I genitori esitano, i medici li vicariano. Con che diritto? In questo caso, purtroppo, intravedo un conflitto di interesse.
I genitori esitano: non sanno se valga la pena di sottoporre a cure dolorose il neonato, se queste cure non lo potranno guarire.
I medici, forse, potrebbero essere interessati a curare il bimbo, anche per verificare la validità di terapie sperimentali ...

Non voglio trarrre conclusioni.
Vorrei solo che il dibattito restasse aperto, e che si prospettaserro soluzioni che tengano conto delle richieste e delle volontà del paziente, nell'ambito della validità delle conoscenze scientifiche del momento.

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Re: Diritto alla vita, diritto alla morte ...

Messaggioda matthelm il 30/05/2008, 20:43

Sono d'accordo con te sono problemi complicati e nuovi.
Questi sono casi particolari che emergono alla ribalta non si sa esattamente perché certamente ci sono strumentalizzazioni incrociate.

Da sempre si sono sempre risolti con la piteà ed il buon senso. E questo succede tutti i giorni per chi ha a che fare con queste situazioni.

L'inutile accanimento è accettato da tutti salvo, come dicevo, che non venga portato alla ribalta e poi scattino i vari "estremismi" ideologici.
C'è chi sfrutta questi episodi per ottenere di più... e chi teme anche il minimo accenno perchè pensa si voglia arrivare chissà dove.
Esasperazioni ambedue.
"L'uomo politico pensa alle prossime elezioni. Lo statista alle prossime generazioni".
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