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Terremoti al Nord

Discussioni su aspetti locali di attualità, specifici o comuni a vari luoghi, ove già non affrontati nei forum tematici. Riforme locali: decentramento e federalismo.

Re: Terremoti al Nord

Messaggioda Iafran il 30/05/2012, 9:20

franz ha scritto:
Iafran ha scritto:Se esiste o meno qualche connessione fra l'estrazione degli idrocarburi e le scosse sismiche in quella parte dell'Emilia dovrà essere stabilito da una Commissione qualificata, appositamente nominata, previo comparazione di luoghi, tempi e modalità di perforazione con i sismogrammi registrati dai Centri sismologici

Visto che il fatto è possibile ma non dimostrabile (almeno secondo l'esperta citata) non so come una commissione possa arrivare a determinare una simile relazione. Immagino che ci sarà la classica contrapposizione tra tesi opposte con tifo da stadio sulle curve. Piuttosto penso che una commissione possa trovare cause piu' probabili (si parla di una nuova faglia, cosa che immagino sia dimostrabile).

La ricerca scientifica (per il bisogno dei cittadini di conoscenza e di tutela) non penso che lasci inesplorato questo campo d'indagine. I politici ed i responsabili dovranno fare, poi, la loro parte.

Le nuove faglie sono molto probabili, perché le onde sismiche si originano proprio dalla rottura dei corpi rigidi.

Quel che conta, adesso, è la solidarietà di tutti alle sofferenze delle popolazioni (tenendo presente che gli sciacalli sono sempre in agguato e ben mimetizzati).
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Re: Terremoti al Nord

Messaggioda franz il 30/05/2012, 9:37

http://www.corriere.it/cronache/12_magg ... 7f99.shtml

Le scosse a grappolo, i nuovi rischi
Picchi frequenti e più alti, perché vanno riviste le carte delle zone sismiche

Il terremoto scuote di nuovo e per tre volte in un giorno con un livello superiore al quinto grado della scala Richter il cuore della Pianura padana. Erano trascorsi solo nove giorni dal primo sisma (5,9). È normale o c'è qualcosa di anomalo? «Occorre aggiornare la mappa del rischio sismico», sostiene il ministro dell'ambiente Corrado Clini. «Probabilmente è vero», aggiunge Stefano Gresta, presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv).

Immagine

«Ma in particolare - aggiunge - è necessario aggiornare il modo di leggere le mappe. Non basta considerare un valore di bassa pericolosità per una zona. Ciò che bisogna fare per comprendere meglio il problema è combinare assieme due carte oggi impiegate. Una esprime la probabilità dove si può manifestare un sisma in base ai dati statistici del passato, dalla quale emergono i valori di pericolo considerati dagli ingegneri per costruire; la seconda carta registra i picchi di massima intensità. Dalla loro unione potranno emergere indicazioni utili e più ricche rispetto a oggi».

Ma nella valutazione dei pericoli a cui sono esposte le aree della Penisola in alcuni casi c'è la limitatezza dei dati che rende difficile le indagini. «Nella Pianura padana ripetutamente colpita dal sisma - prosegue il presidente dell'Ingv - mancano informazioni adeguate sulla deformazione del suolo. Per stabilire con certezza se la sequenza dei picchi di una certa intensità, emersa negli ultimi mesi con una certa frequenza, esprima un fenomeno anomalo oppure se rientri in un naturale processo sarebbero necessari dati più precisi. Nella regione soltanto dal Duemila si sta puntualmente rilevando la situazione con continuità e ora abbiamo anche intensificato gli strumenti; ma l'arco di tempo disponibile agli studiosi è ancora troppo ristretto per suggerire indicazioni utili. Occorrono molti più anni per costruire delle statistiche appropriate».

Oggi la valutazione espressa dai geofisici dell'Ingv tende a vedere l'evento di ieri come espressione della norma. «Nessuna sorpresa - nota Warner Marzocchi -. Che si potesse verificare un altro terremoto intorno a sei gradi di magnitudo era stato detto sin dal primo giorno. Rientrava nelle probabilità possibili». «E non si può escludere che altri se ne possano manifestare nei prossimi giorni o settimane - aggiunge Antonio Piersanti -. Sono terremoti a grappolo, come li chiamiamo. Il primo evento genera delle perturbazioni nel sottosuolo da cui nascono altri movimenti tellurici la cui periodicità non è né prevedibile né sempre uguale». Quello che accade nelle profondità non è, purtroppo, facilmente comprensibile e non è detto che le nuove scosse siano sempre inferiori alla prima. «Ci possono essere delle repliche anche più forti - precisa Alessandro Amato - e potrei farle un lungo elenco. Ad esempio nel terremoto del Friuli nel 1976 dopo la prima scossa di maggio ne è seguita un'altra in settembre; nel 1984 in Val Comino nel Parco Nazionale d'Abruzzo i due sismi del 7 e dell'11 maggio erano connessi, di nuovo nel 1997 in Umbria e Marche abbiamo il terremoto di Colfiorito, come è rimasto noto, con la basilica di Assisi gravemente colpita.

La causa che li scatena è sempre la stessa, cioè la compressione esercitata verso nord dalla placca africana sulla placca euroasiatica. Questa genera un'area ad alto rischio nel Sud, Sicilia in particolare, e il pericolo sale poi lungo tutta la Penisola come i movimenti degli Appennini ci ricordano spesso per il loro scontro con le Alpi. La placca africana, frammentata, si insinua anche nella zona dell'Adriatico aumentando il pericolo nel Settentrione orientale. Il terremoto del Friuli ad essa era infatti legato.

La Pianura padana, dunque, è il lembo più settentrionale della placca africana e di conseguenza non può essere immune da questi fenomeni anche se statisticamente meno intensi. La zona interessata dal terremoto del 20 maggio è arrivata a sollevarsi di ben 15 centimetri come hanno scoperto i satelliti CosmoSkymed dell'Agenzia spaziale italiana Asi. La pianura inoltre, essendo stata formata da sedimenti marini, amplifica gli effetti di un sisma. Resta aperta, a questo punto, la domanda posta del presidente dell'Ingv Stefano Gresta: c'è qualcosa di anomalo nei fatti dell'ultimo anno?

Giovanni Caprara 30 maggio 2012 | 8:37 http://www.corriere.it
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Re: Terremoti al Nord

Messaggioda flaviomob il 30/05/2012, 11:33

http://www.unita.it/italia/il-sismologo ... o-1.415916

Il sismologo: «Tutti sapevano
sono dieci anni che lo diciamo»


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
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Re: Terremoti al Nord

Messaggioda Iafran il 30/05/2012, 16:20

Iafran ha scritto:Quel che conta, adesso, è la solidarietà di tutti alle sofferenze delle popolazioni (tenendo presente che gli sciacalli sono sempre in agguato e ben mimetizzati).

<<E' attivo un servizio di sms solidale: al numero 45500 si possono donare 2 euro per dare un aiuto alle popolazioni delle zone colpite dal terremoto. Il ricavato verrà versato sul fondo della Protezione civile. L'iniziativa è frutto di un accordo tra Regione Emilia-Romagna e Protezione civile nazionale>> ... è l'annuncio che si sente per radio e che si legge sul sito della PC (http://www.ilgiornaledellaprotezioneciv ... 67&idcat=1 ). E la memoria va alle risatine di "piscigelli" e della cricca "bertoldaso-anemonedimare-balandinucci", che hanno lucrato sul senso di solidarietà che nasce spontaneo in queste situazioni. Ora, si partecipa, si vive e si soffre con le popolazioni della bassa modenese, ma si rimane dubbiosi sulla destinazione delle somme raccolte e, quindi, impotenti a distanza, preferendo (quando si può) l'aiuto diretto (è il caso della tendopoli allestita a Cavezzo dagli abruzzesi).

Gli sciacalli (e la corruttela) sono dietro qualsiasi parola, intenzione, proposta ed inficiano gli interventi: lo hanno fatto nella vita ordinaria, ma soprattutto nelle tante situazioni emergenziali (Abruzzo, San Giuliano, Grandi Eventi, Irpinia, Belice ...). La Banda Bassotti, i loro genitori, gli accoliti e le loro propaggini sotterranee hanno provocato un danno incommensurabile, azzerando la fiducia dei cittadini verso gli intermediari istituzionali e frenando quella doverosa verso le istituzioni.

Una classe politica si farebbe carico di dare certezze durature e buon governo ai cittadini.
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I capannoni: pilastri e cerniere, non reggono

Messaggioda franz il 30/05/2012, 17:03

terremoto in Emilia - i crolli delle fabbriche
I capannoni: pilastri e cerniere, non reggono
Costruiti per resistere a sollecitazioni verticali, non a quelle orizzontali di un sisma

Il grafico: clicca per ingrandire
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cron ... cati.shtml

ROMA - Shoe box , li chiamano gli americani, scatole di scarpe. Oltre alla morte, alle macerie e alle famiglie scaraventate nelle tende, stavolta il terremoto ha portato la paura dei capannoni, venuti giù come nemmeno le casette medievali. Cemento grigio, 1.000 metri quadri di media, in Italia ne abbiamo più di 700 mila. E di questi, secondo l'ultimo rapporto dell'Agenzia del Territorio, oltre 80 mila sono proprio in Emilia Romagna. Da lì vengono fuori merci che conquistano i mercati stranieri, il 30% diventa export. Solo da Modena e Ferrara arriva l'1% del nostro Pil, il prodotto interno lordo. Sono il cuore dell'economia di quella terra e dell'Italia intera, i capannoni. Rappresentano uno dei simboli di un Paese che lavora.

Ma adesso ci accorgiamo che sono anche l'anello debolissimo di un patrimonio edilizio che già di suo non è il massimo della sicurezza. «Sono edifici molto semplici - spiega Bernardino Chiaia, professore di Scienza delle costruzioni al Politecnico di Torino - formati da pochi pilastri e travi. Riescono a resistere solo a sollecitazioni verticali mentre in caso di sollecitazioni orizzontali, come quelle provocate da un terremoto, possono venire giù come un castello di carte». Castello di carte, proprio così. Sembrano le parole di chi ha appena sentito la terra tremare e sta tremando pure lui, di chi è scappato tra la polvere di uno di quei colossi venuti giù. E invece è il pacato ragionamento di un esperto del settore, che siede anche nel consiglio d'amministrazione dell'Ingv, l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. Il punto è che le travi sono poggiate sui pilastri, a tenerli insieme è solo una cerniera, nulla di più. Se la terra trema, la trave può perdere l'appoggio del pilastro. E allora viene giù, insieme al tetto. Possibile? Possibile che strutture dove lavorano ogni giorno migliaia di persone siano fatte «seguendo il modello dei Lego», come dice un altro ingegnere, il bolognese Guido Cacciari con 20 anni di esperienza nelle zone sismiche?

Prima del 2003 quel pezzo di Emilia Romagna non era considerato zona a rischio. Solo dopo il terremoto di San Giuliano di Puglia la cartina, in realtà pronta dal 1999, è stata modificata. Fino ad allora i capannoni sono stati costruiti come se la terra non avrebbe mai tremato. «Non c'è un problema di violazione delle regole - dice Gaetano Maccaferri, presidente di Confindustria Emilia Romagna - semmai una questione di aggiornamento delle regole. Ma non dimentichiamo che in questa zona l'ultimo terremoto forte risale al 1500. Chi poteva dirlo?».

Dobbiamo dire grazie proprio a quella cartina aggiornata con quattro anni di ritardo se buona parte dei capannoni emiliani sono venuti giù uccidendo Gianni, Kumar, Mohammad e tutti gli altri operai che si stavano guadagnando lo stipendio. Perché è stato proprio in quegli anni che anche l'economia del capannone ha vissuto la sua bolla. La legge Tremonti bis, approvata nel 2001 e proposta dall'allora ministro dell'Economia, assegnava incentivi fiscali alle imprese che reinvestivano i loro utili in «beni strumentali». Capannoni, sostanzialmente. In soli cinque anni, e solo in Veneto, sono stati costruiti edifici industriali pari a un capannone alto 10 metri, largo 28 metri e lungo più di 200 chilometri. Un boom che ha portato sicuramente tanto lavoro ma anche una montagna di problemi. Alla sicurezza, come abbiamo visto. Al paesaggio, tanto che ogni giorno il cemento si mangia 45 ettari di verde. Ma anche all'economia. Magari l'ingegner Perego portato a teatro da Antonio Albanese esagerava un po': «Nella mia famiglia - diceva nel suo spettacolo Giù al nord - lavoriamo tutti da generazioni. Mio nonno ha fatto il capannone piccolo, mio padre quello grande, io quello grandissimo. Mio figlio si droga. Ha scoperto che non riuscirà mai a fare un capannone più grande del mio».

Ma adesso che la bolla è scoppiata e l'economia soffre i problemi si vedono sul serio. I capannoni sono troppi, nel 2009 le compravendite sono crollate del 15,9%, il prezzo è sceso a 546 euro al metro quadro. Non li vuole più nessuno, molti sono vuoti, sfitti, abbandonati. Solo nella provincia di Treviso sono uno su cinque. In Emilia Romagna li stanno contando proprio adesso: «Le nostre associazioni di Modena e di Ferrara - spiega ancora il presidente degli industriali, Maccaferri - si stanno attivando per vedere se è possibile trasferire lì chi ha avuto le proprie strutture danneggiate. Naturalmente a patto che non ci siano problemi di sicurezza». E che gli operai siano d'accordo.

Anche nel resto d'Italia molti capannoni sono in cerca di una nuova destinazione. Non sempre è possibile fare come a Porta Genova, dove le strutture industriali della Milano di un tempo sono diventate loft e appartamenti di prestigio. L'80% delle shoe box d'Italia si trova nei piccoli comuni, una volta abbandonate rischiano di diventare terra di nessuno. Solo pochi anni fa la leghista Manuela Dal Lago aveva lanciato la sua proposta di riconversione industriale: «Vista la crisi in corso potrebbero essere riadattati per la vendita del sesso. Permetterebbero controlli contro i magnaccia, controlli sanitari, e pure il pagamento delle tasse».

Lorenzo Salvia 30 maggio 2012 | 12:38 www.corriere.it
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Terremoto, l'esperto: "Sarà una sequenza sismica lunga"

Messaggioda franz il 31/05/2012, 7:44

Per gli esperti potrebbero esserci altre scosse, e dureranno mesi. Perfino anni

MODENA - Potrebbe essere una sequenza lunga, che potrebbe durare mesi e perfino anni, quella attivata dai terremoti in Emilia del 20 e 29 maggio. Non si esclude nemmeno che possano avvenire altre forti scosse. Non è una previsione, ma la probabilità calcolata alla luce di quanto è avvenuto nel terremoto del 1587, l'ultimo grande evento sismico avvenuto in Emilia. Naturalmente non esistono dati registrati dai sismografi, ma cronaca storica della descrizione di quanto è avvenuto.

"Sarà una sequenza sismica lunga, che potrebbe durare mesi o anni, con sequenze di magnitudo confrontabile alla scossa principale", ha detto il presidente dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Stefano Gresta. "Dal punto di vista scientifico - ha proseguito - la sequenza rimanda a conoscenze passate" perchè "il terremoto è avvenuto in un'area che per centinaia di anni non ha visto terremoti. Per questo dobbiamo fare un atto di umiltà e recuperare documenti storici".

In questo caso il punto di riferimento è la descrizione del terremoto del 1570 ricostruita nel 1905 dal sismologo Mario Baratta. Da quei documenti emerge che le scosse durarono per nove mesi, nei quali non vi fu una giornata senza un terremoto percepibile dalla popolazione, dopo di che il ritmo delle scosse cominciò a rallentare, stabilizzandosi per i quattro anni successivi.

"Dopo il 1570 i terremoti sono stati regolarmente avvertiti dalla popolazione, al punto che spesso tentò di abbandonare quelle zone", ha spiegato il sismologo Warner Marzocchi, dell'Ingv. Solo a partire dal 1574 il ritmo cominciò a ridursi e i terremoti cessarono nel 1576. Le testimonianze storiche però da sole non bastano e parallelamente i sismologi elaborano modelli di probabilità basati su un grandissimo numero di dati e che permettono di descrivere il comportamento dei fenomeni sismici.

"Anche alla luce dei modelli probabilistici - ha detto Marzocchi - le sequenze tornano alla normalità dopo qualche anno. Un lungo periodo durante il quale si riducono progressivamente sia l'energia sia il numero di eventi. Tuttavia - ha concluso - anche quando è trascorso un lungo intervallo dal primo terremoto è ancora possibile che avvengano forti scosse".Per gli esperti potrebbero esserci altre scosse, e dureranno mesi. Perfino anni

Notizia del 30/05/2012 - 22:05
http://www.tio.ch/Estero/News/684015/Te ... mica-lunga


Il terremoto di Ferrara 18 novembre 1570
http://meteoterremoti.altervista.org/bl ... mbre-1570/
Il lungo periodo sismico che produsse notevoli danni alla città di Ferrara e in molti altri paesi della zona, ebbe inizio il 17 novembre 1570; le scosse maggiori si verificarono nei giorni 17 e 18 novembre, poi lo sciame sismico che ne seguì ebbe una durata di oltre 4 anni. Durante questo periodo in certi casi si contarono anche 30 – 40 scosse al giorno e talvolta le repliche furono anche di forte intensità provocando ulteriori danni agli edifici già danneggiati in precedenza.

Tutto iniziò ai primi di novembre del 1570 dove furono avvertiti dei forti rombi; inizialmente furono attribuiti a movimenti di acque di superficie, a rotte di fiumi in piena, a tempeste di mare, visto che il clima stava facendo i capricci in quel periodo. (Effetti sonori simili a scoppi sono ricordati in numerose cronache
con accentuazioni e metafore diverse, questi rumori durarono per tutto il periodo sismico).

Poi arrivò pure la neve, un po in anticipo rispetto alla stagione e nei giorni in cui Ferrara venne colpita dal terremoto il suolo era ricoperto dalla neve. Il terremoto del 18 novembre apri delle crepe nel terreno da dove furono visti uscire dei fumi neri e queste esalazioni di calore sciolsero la neve circostante.

Durante le scosse maggiori sono ricordati l’oscuramento del cielo e il passaggio di una cometa, sono menzionati pure dei disturbi nell’atmosfera, cielo rosso infuocato e bagliori nel cielo. Vi furono effetti di liquefazione del terreno nell’area urbana di Ferrara e nelle immediate vicinanze (in alcuni casi con emissione di fumi o con fuoriuscita di sabbie bollenti) e apertura di fessure con fuoriuscita di ”una schiuma nera”. Presso Stellata il Po subì un temporaneo arresto del flusso delle acque; il loro innalzamento e il successivo rapido abbassamento causarono danni ai mulini.


Il terremoto interminabile e distruttivo di Ferrara e del ferrarese del 1570-1574
http://www.centroeedis.it/articoli/Terr ... _1574.html

Nota: non riporto il testo perché troppo lungo ma leggetelo. Troverete che anche nel 1570 c'erano problemi con la pressione fiscale .... quella papale, e c'erano teorie astruse sull'origine dei fenomeni sismici, utilizzate a che a scopo politico.


Ipotesi di come potrebbe essere il suolo roccioso sotto i depositi alluvionali (modena)
http://urbanistica.comune.modena.it/prg ... ura_03.pdf
http://urbanistica.comune.modena.it/prg ... ura_07.pdf
http://urbanistica.comune.modena.it/prg ... ura_09.pdf
Questo spiega alcuni terremoti molto vicini alla superfice.
Fonte: http://urbanistica.comune.modena.it/prg ... itorio.htm


Una descrizione del sistema di faglie in Italia http://www.conoscoimparoprevengo.net/ar ... 7&month=11 fatta da un gelogogo. Come si vede l'emilia fa parte di un sistema di faglie inverse (e in effetti i satelliti hanno registrato un innalzamento del suolo di 15 cm).
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LE DIECI DOMANDE SUL TERREMOTO

Messaggioda franz il 31/05/2012, 14:57

LE DIECI DOMANDE SUL TERREMOTO
Le scosse più violente e la terra
che cambia, cosa svela questo sisma

Le scosse e la frammentazione della struttura geologica
La Pianura Padana e quell'energia dal sottosuolo


1 Il cuore della Val Padana da dieci giorni continua a tremare con un’intensità inaspettata. Che cosa sta succedendo?
Dal 20 maggio si sono registrate sei scosse con una magnitudo superiore ai cinque gradi della scala Richter, due delle quali hanno sfiorato i sei gradi. Il «fronte attivo » con gli ultimi terremoti di martedì si è allungato verso ovest di una decina di chilometri e ora si sviluppa su un territorio esteso oltre cinquanta chilometri in parallelo con il fiume Po. Le faglie che si sono create corrono dunque da Est a Ovest. Tutta l’energia finora sprigionata, hanno calcolato gli scienziati, resta comunque inferiore a quella emersa dal terremoto de L’Aquila.

2 Tante scosse violente, significa che la situazione è grave?
Al contrario; la loro manifestazione unita a tanti altri piccoli sismi, dimostra che nel sottosuolo si è creata una frammentazione della struttura geologica. E questa ha evitato una rottura simultanea dell’intera struttura la quale avrebbe potuto causare un terremoto ben più forte. È una caratteristica osservata in precedenti casi avvenuti lungo la Penisola sia in anni recenti che nei secoli passati, come quello del 1570 che colpì Ferrara.

3 Numerosi sismi ravvicinati che ci sorprendono: vuol dire che non ne conosciamo le cause?
No, la causa generale è nota ed è sempre la stessa; cioè la spinta della placca africana contro quella euroasiatica per cui abbiamo gli Appennini che viaggiano in direzione delle Alpi. Lo scontro accumula energia che viene liberata dal terremoto. La Pianura si accorcia da Nord a Sud di qualche millimetro all’anno e in prospettiva, fra qualche milione di anni, sprofonderà sotto la catena alpina. Questo fenomeno scuote da millenni la regione, sia pure, con un’intensità non rilevante, almeno da quando ne abbiamo traccia.

4 C’era l’idea diffusa che la Val Padana fosse una terra geologicamente tranquilla, immune dai terremoti. Ora non è più così?
Che nei secoli recenti non si fossero registrate scosse violentissime è vero e questo ha indotto a pensare che non esistessero problemi gravi. Ma è sbagliato ed è necessario tenerne conto costruendo in maniera adeguata in modo da difendersi e vivere in sicurezza anche quando la terra continuerà inesorabilmente a tremare.

La rappresentazione grafica dello sciame sismico registrato in Emilia dal 19 al 30 maggio

Immagine

5 Ma come mai fino al 2003 queste zone adesso colpite e classificate secondo un pericolo medio-basso non erano nemmeno prese in considerazione?
Per i terremoti in genere nel nostro Paese, e anche in altri dell’Europa, si è cominciato ad agire seriamente dopo i gravissimi sismi del Friuli nel 1976 e dell’Irpinia nel 1980 che provocarono migliaia di morti. Una prima classificazione dei pericoli veniva attuata dal CNR nel 1984 con un «Progetto finalizzato» che ha consentito di valutare i vari territori della Penisola secondo tre criteri. In questa prima fase la Val Padana era giudicata tranquilla. Le zone sismiche classificate in quell’operazione corrispondevano a circa il 45 per cento del territorio nazionale e solo il 14 per cento delle abitazioni erano costruite secondo norme antisismiche. Molte ampie zone non rientravano però nella classificazione.

6 Ci si fermò perché il lavoro era giudicato sufficiente?
No. Infatti negli anni Novanta si proseguì lavorando a una carta del pericolo sismico generale che purtroppo rimaneva a lungo un magnifico studio scientifico nel cassetto. Diventava, infatti, un regolamento da applicare nelle costruzioni solo nel 2003 grazie ad un’ordinanza della Protezione civile che stabiliva dei criteri e aggiungeva una quarta categoria che includeva i territori prima non considerati. Ed è da allora che anche per le aree della pianura il pericolo è riconosciuto.

7 Possiamo procedere con gli strumenti che abbiamo e non è necessario aggiornare le carte?
È opportuno aggiornare. Ed è quello che gli studiosi vanno facendo in continuazione con i dati che raccolgono. Ciò che sarebbe oggi opportuno — si sostiene — è una classificazione del rischio mentre adesso ci si limita a valutare il pericolo. Il rischio, invece, deve tener conto non solo della vulnerabilità del territorio in base agli eventi statistici del passato ma considerare anche il valore economico della zona, i suoi insediamenti produttivi. Quindi in certi luoghi rimasti disabitati o scarsamente popolati il pericolo può essere alto ma il rischio basso. Invece se ci sono attività produttive il rischio diventa alto e quindi bisogna agire di conseguenza. Ecco, questo passo non è stato ancora compiuto ed è un processo che deve coinvolgere oltre i geofisici anche ingegneri ed economisti e altri esperti.

8 Dall’anno scorso nella Val Padana si registra un intensificarsi dei picchi massimi dei terremoti. È chiaro perché ciò stia accadendo e in questo modo?
Per niente. E i ricercatori ammettono che si tratta di un fenomeno per il momento difficile da capire. È necessario intensificare i rilevamenti sul territorio aggiungendo altri strumenti come sta facendo l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. Ma è solo il primo passo necessario per decifrare una situazione. Occorre però un arco di tempo lungo per valutare ciò che succede e trarne qualche cognizione utile, delle conclusioni su cui basare eventuali interventi.

9 Dopo queste scosse si può ritenere esaurito il fenomeno iniziato il 20 maggio che ha provocato disastri e vittime?
Purtroppo no. Gli scienziati non sono in grado di dire se vi sia ancora dell’energia che deve liberarsi dal sottosuolo padano. Quindi ritengono ancora possibili delle scosse anche di intensità elevata paragonabile alle ultime verificatesi. Potrebbero essere necessarie altre settimane se non addirittura dei mesi perché il fenomeno possa essere considerato esaurito.

10 Potrebbe ripetersi addirittura il terremoto che colpì il Ferrarese nel 1570 e che rimase attivo, sia pure a livelli degradanti nel tempo per circa quattro anni?
Tutti sperano di no. Nessuno, naturalmente se lo augura. È impossibile dire una parola scientificamente credibile sul futuro. La ricerca ha bisogno di approfondire questa frontiera davanti alla quale siamo ancora disarmati. L’unica misura è la prevenzione nel costruire.

Giovanni Caprara
Twitter@giovannicaprara (Le risposte sono state redatte con la collaborazione di Claudio Carabba dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Ingv) 31 maggio 2012 | 13:27 http://www.corriere.it
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Re: Terremoti al Nord

Messaggioda Iafran il 01/06/2012, 0:12

franz ha scritto:Vi furono effetti di liquefazione del terreno nell’area urbana di Ferrara e nelle immediate vicinanze (in alcuni casi con emissione di fumi o con fuoriuscita di sabbie bollenti) e apertura di fessure con fuoriuscita di ”una schiuma nera”.

Si sarebbero verificate delle "salse" (vulcani di fango), un fenomeno diffuso in Emilia (Modena). Classica la Riserva naturale regionale delle Salse di Nirano (http://it.wikipedia.org/wiki/Riserva_na ... _di_Nirano)
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A proposito di bufale: Maya, fraking e cose varie

Messaggioda franz il 03/06/2012, 12:52

Se il cane abbaia prima della scossa
Le leggende (da sfatare) sul sisma

Le «verità» rivelate sul sisma
e amplificate soprattutto dal web
Tutte, o quasi, false: eccole
MARIO TOZZI

Animali
Si sente spesso dire che c'è aria di terremoto, come una cappa afosa, anche in inverno, che preluderebbe al sisma. Come l'agitazione di cani, gatti, galline e maiali. A parte il fatto che i poveri maiali restano sotto le macerie come gli uomini, il boato del terremoto si risente anche nel campo degli ultrasuoni non percepiti dagli umani, ma dagli animali. Solo però qualche decimo di secondo prima della scossa. E i fenomeni meteorologici avvengono migliaia di metri sopra le nostre teste, quelli sismici decine di migliaia sotto i nostri piedi: nessuna relazione è possibile.

Cratere

Si continua a utilizzare la similitudine nata in Irpinia con il terremoto del 1980 che interessò una vallata simile a un cratere. Il paragone deriva anche dal fatto che i paesi distrutti si presentavano con quella forma. Ma i crateri sulla Terra li fanno solo i vulcani e le bombe.

Perforazioni & estrazioni

I terremoti emiliani dipendono dall'estrazione di gas dal sottosuolo padano? Trivellazioni e pozzi, indagini di prospezione, o la tecnica dell'allargamento delle fratture nel terreno per sfruttare i giacimenti (fraking) provocherebbero crolli sotterranei e dunque voragini e sismi. In questo caso dovremmo registrare molti terremoti in Arabia Saudita, Texas e Mare del Nord. E, al contrario, basterebbe fermare quei progetti per ottenere una nuova calma tettonica. Non ci sono cavità sotterranee che contengono idrocarburi o acqua, ma la roccia funziona come una spugna imbibita. L'estrazione provoca un locale costipamento dei serbatoi rocciosi che possono portare a un lento sprofondamento del suolo che si chiama subsidenza e che è ben noto in Pianura Padana. Ma che è proprio il contrario di un terremoto, che avviene molto rapidamente e più in profondità. Nessun pozzo scavato dagli uomini supera i 14 km di profondità, mentre i terremoti arrivano fino a 700 km.

Previsione
Sarebbe la scoperta scientifica del secolo, se fosse vera. Andrebbe però verificata in un contesto internazionale permettendo di riprodurla in altri laboratori, cosa che, curiosamente, non mai stata fatta. Sostenere che «tra marzo e novembre ci sarà un terremoto di magnitudo superiore a 5 fra Modena e Ferrara» non è nemmeno una previsione, visto che la distanza è di 59 km e 270 giorni sono tanti. E poi, cosa si dovrebbe fare, evacuare le due province per nove mesi? Anche a L'Aquila si fece una «previsione», che, in realtà, riguardava Sulmona e un lasso di tempo di mesi. Purtroppo i terremoti non si possono prevedere e solo una volta, in Cina nel 1975, è stato possibile farlo, ma in quell'occasione succedeva qualsiasi cosa: il terreno si alzava e si abbassava, c'erano continue scosse sensibili, si seccavano sorgenti, si liberava gas. Il regime cinese evacuò la regione di Haicheng e il terremoto fece «solo» mille vittime. Ma l'anno successivo il Tangshan fu scosso dal più disastroso terremoto di sempre, con oltre mezzo milione di morti. Liberazioni di gas radon dal sottosuolo possono essere utilizzate a questo scopo, ma è ancora presto per trarne schemi scientifici oggettivi.


Terremoti indotti dagli uomini e programma Haarp (High Frequency Active Auroral Research Program)
. In Alaska si sta sperimentando un sistema (Haarp) per provocare onde radio di debole intensità nella ionosfera per motivi civili e militari. E', invece, un tentativo di creare un'arma micidiale, una specie di cannone elettromagnetico che possa indurre terremoti? Nessuna forza controllata dall'uomo è in grado di generare terremoti di magnitudo elevata a distanza: la crosta terrestre ne modifica talmente il tracciato da non poter assolutamente indirizzare le onde sismiche eventualmente generate. Negli Anni 60 e 70 gli esperimenti atomici sotterranei di russi, cinesi e statunitensi hanno creato terremoti, ma deboli e ben riconoscibili su un sismogramma. L'aspetto assurdo è che i test cinesi avrebbero scatenato terremoti in Alaska e quelli statunitensi in Iran, scatenandosi due o tre giorni dopo l'esplosione. Un terremoto come quello emiliano sprigiona l'energia di decine di ordigni atomici che esplodono tutti insieme lungo una faglia in profondità.
http://www3.lastampa.it/cronache/sezion ... tp/456527/


La sindrome del complotto, di Umberto Eco
http://espresso.repubblica.it/dettaglio ... to/1501127 (due pagine)


Sisma in Italia: stavolta i falsi profeti hanno tirato troppo la corda, di Paolo Attivissimo
http://attivissimo.blogspot.ch/
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Re: Terremoti al Nord

Messaggioda franz il 09/06/2012, 7:20

Due notizie:
1) http://www.corriere.it/scienze_e_tecnol ... ddf8.shtml
Due ricercatori italiani hanno pubblicato uno studio in cui prevedevano l'attuale situazione. Senza dare date ma indicando i luoghi.

2) Terremoto 4.5 tra veneto e friulihttp://www.corriere.it/cronache/1 ... d31d.shtml
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