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C'è chi pensa alle strade, chi alle case ...

Discussioni su aspetti locali di attualità, specifici o comuni a vari luoghi, ove già non affrontati nei forum tematici. Riforme locali: decentramento e federalismo.

Re: C'è chi pensa alle strade, chi alle case ...

Messaggioda franz il 11/09/2008, 13:32

Dopo 50 anni cambia la Merlin: mise fuorilegge i bordelli
ma, in pratica, diede il via libera alla "professione" per strada

Prostituzione: ok al ddl Carfagna
Via le lucciole dalla strada

Stessa pena per clienti e per chi si vende, stretta anche sulle minorenni

ROMA - Sì del consiglio dei Ministri al disegno di legge su "misure contro la prostituzione" messo a punto dal ministro Mara Carfagna. L'esecutivo ha dato il via libera nella riunione di questa mattina a palazzo Chigi. Per il ministro la prostituzione è "un fenomeno vergognoso che spesso è connesso alla riduzione in schiavitù, all'uso e all'abuso dei minori, che a volte sfocia anche in fenomeni di violenza come lo stupro, tutti fenomeni che sono strettamente collegati alla prostituzione in strada". Carfagna ha definito il disegno di legge "uno schiaffo durissimo per togliere linfa al mercato della prostituzione".

L'obiettivo. Le nuove norme - grazie anche all'introduzione del reato di prostituzione in strada e luogo aperto al pubblico - mirano a contrastare il fenomeno e a rendere più efficace la lotta allo sfruttamento della prostituzione, in particolare di quella minorile.

Puniti sia i clienti che le lucciole. Così dopo 50 anni cambia la legge Merlin, la norma che abolì la regolamentazione della prostituzione in Italia e rese illegali i bordelli. Il disegno di legge del ministro per le Pari Opportunità introduce il reato di esercizio della prostituzione in strada e in generale in "luogo pubblico". Ad essere colpiti, con identiche sanzioni, saranno sia le lucciole che i clienti. Previsto l'arresto da 5 a 15 giorni e l'ammenda da 200 fino a 3000 euro. Con l'attuale normativa, infatti, è punibile solo il reato di adescamento che, però, risulta di difficile definizione. Di fatto, il vendersi per le strade delle città, è un comportamento del tutto libero e sostanzialmente lecito.

Niente case chiuse. Comunque il ddl non prevede il ritorno delle case del piacere. "Le case chiuse legittimerebbero la prostituzione, il nostro ddl è invece punitivo. Non la regolamenta ma la contrasta duramente" ha precisato la ministra. Che continua: "Come donna, le case chiuse mi fanno rabbrividire... Come donna nelle istituzioni so che esiste e cerco di contrastarla". Poca chiarezza però da parte del ministro su chi continuerà (dopo l'approvazione del disegno di legge) a prostituirsi in casa o in luoghi chiusi. "La prostituzione in luoghi chiusi non è legale e non è reato..."

Prostituzione minorile. Nei quattro articoli di cui è composto il disegno di legge, che il ministro Carfagna insieme a quello dell'Interno, Roberto Maroni, e della Giustizia, Angelino Alfano, hanno presentato, anche un giro di vite per lo sfruttamento della prostituzione minorile. L'articolo 2 prevede il carcere da 6 a 12 anni e multa da 15 mila a 150 mila euro per chi "recluta o induce alla prostituzione una persona di età inferiore agli anni diciotto" o "favorisce, sfrutta, gestisce, organizza o controlla la prostituzione di una persona di età inferiore agli anni diciotto, ovvero altrimenti ne trae profitto". Se il minorenne ha meno di 16 anni, la pena è aumentata da un terzo alla metà e le attenuanti non possono essere equivalenti o prevalenti rispetto al prescritto aumento di pena. I minori stranieri non accompagnati che esercitano la prostituzione nel nostro Paese saranno riaffidati alla famiglia o alle autorità responsabili del loro Paese d'origine.

Carcere tra i 4 e gli 8 anni anche per i promotori e gli organizzatori di associazioni a delinquere finalizzate allo sfruttamento della prostituzione, mentre la reclusione andrà dai 2 ai 6 anni per i partecipanti.

(11 settembre 2008)
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Ddl prostituzione, il no delle associazioni

Messaggioda franz il 11/09/2008, 18:17

SOCIETA'. Ddl prostituzione, il no delle associazioni: "Chi è sfruttato lo sarà ancora di più"
11/09/2008 - 16:37

Davanti alla prostituzione "non ci sono scorciatoie": bisogna tenere insieme la tutela delle vittime di sfruttamento sessuale con il contrasto ai criminali. "Vietare la prostituzione in strada, come propone il Governo nel disegno di legge, significa invece spingere chi si prostituisce nel sommerso degli appartamenti, dove chi è sfruttato lo sarà ancora di più, invisibile per forze dell'ordine e operatori sociali". È il messaggio lanciato oggi da alcune delle più importanti associazioni che operano nel settore della prostituzione e della tratta (Asgi, Associazione Gruppo Abele, Associazione On the Road, Caritas Italiana, Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (Cnca), Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute, Comune di Venezia, Consorzio Nova, Dedalus, Save the Children) che hanno inviato al Governo un proprio documento di analisi e proposte.

"Dinanzi all'allarme e al disagio che diversi cittadini e alcune collettività manifestano nei confronti del fenomeno prostituzione - scrivono le associazioni in una nota congiunta - non ci sono scorciatoie: occorre tenere insieme la tutela dei diritti delle vittime di sfruttamento sessuale, il sostegno all'inclusione sociale per chi si prostituisce e vorrebbe una alternativa, il contrasto delle organizzazioni criminali, le esigenze di sicurezza che - per essere tale - non può che venire declinata come "sicurezza sociale" e riguardare tutti".

Per le organizzazioni la conciliazione di queste esigenze è attuata attraverso un "modello italiano" con un approccio che "ha permesso di proteggere la persona sfruttata e vittima di tratta che decide di uscire dal racket; proporle occasioni di formazione e inserimento sociale e lavorativo; favorire la denuncia degli sfruttatori; rafforzare la collaborazione tra enti locali, associazioni, magistratura, forze dell'ordine; intervenire per gestire gli eventuali conflitti che si creano con i residenti". Per questo le associazioni chiedono al governo di "rafforzare questo modello che, tra le altre cose, ha portato il nostro Paese al primato negli arresti e processi per reati di tratta e correlati".

I passaggi-chiave che nel ddl del Governo non funzionano sono diversi. Scrivono le associazioni: "Vietare la prostituzione in strada non è solo una norma inefficace, ma è innanzitutto controproducente. Nella Relazione dell'Osservatorio sulla Prostituzione dell'ottobre 2007, redatta dal Ministero dell'Interno, di concerto con gli altri Ministeri, con la Direzione Nazionale Antimafia, con Enti Locali e con il Terzo Settore, si afferma che la prostituzione non è una questione di ordine pubblico, ma una questione sociale". Si manifesta spesso come "forma di tratta e riduzione in schiavitù, soprattutto a danno di donne e minori", e in strada viene svolta spesso da persone con serie difficoltà economiche e sociali, italiane comprese, o discriminate, come le transessuali. "Occorre offrire alternative e possibilità di inclusione sociale", scrivono le associazioni, per le quali il divieto di prostituirsi in strada sposterebbe il fenomeno in luoghi meno accessibili anche alle stesse Forze dell'Ordine.

"Il Disegno di legge - proseguono le associazioni - non considera che chi si prostituisce non commette nessun reato contro terzi, ma anzi, spesso, li subisce. Senza l'aiuto delle vittime è quasi impossibile attuare efficaci azioni di contrasto. Senza contare che i nuovi provvedimenti rischierebbero di sottrarre risorse alle forze di polizia nelle attività di indagine e contrasto alla criminalità e congestionerebbe ulteriormente gli uffici giudiziari. Il "giro di vite" che il Governo sembra intenzionato a varare avvantaggia, di fatto, gli sfruttatori e danneggia le vittime. E danneggia anche i minori, perché l'articolo che prevede il rimpatrio dei minori dediti alla prostituzione sembra ignorare le norme internazionali: un minore dovrebbe essere rimpatriato nel proprio paese d'origine soltanto se tale misura corrisponde alla realizzazione del suo superiore interesse".

Fra le proposte delle associazioni c'è invece
l'applicazione "reale" della Legge Merlin, dell'articolo 18 del Testo Unico Immigrazione (Soggiorno per motivi di protezione sociale) e la legge sulla tratta; la ratifica della Convenzione del Consiglio d'Europa contro la tratta; la promozione di interventi di inserimento sociale e lavorativo; la mediazione dei conflitti nelle aree problematiche; la promozione del numero verde in aiuto alle vittime di tratta (800 290290).

2008 - redattore: BS
http://www.helpconsumatori.it/news.php?id=20060
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Re: C'è chi pensa alle strade, chi alle case ...

Messaggioda ranvit il 11/09/2008, 20:41

In attesa di soluzioni migliori, mi sembra che la legge sia accettabile.
L'esercizio della prostituzione per strada è diventato davvero uno schifo. Intere strade o rioni delle ns città sono infrequentabili e "avventurose" per chi ci abita.

Vittorio
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Le associazioni contro la legge

Messaggioda annalu il 12/09/2008, 19:30

Molte associazioni si sono schierate contro la legge Carfagna. Qui il documento:

Caritas/Cnca: prostituzione, legge inefficace e controproducente
venerdì, 12 settembre, 2008

"Seria preoccupazione" e "fermo dissenso" delle principali associazioni che operano contro lo sfruttamento della prostituzione al disegno di legge sulle "Misure contro la prostituzione" approvato ieri dal Consiglio dei Ministri che ne configura come reato "l'esercizio in luogo pubblico o aperto al pubblico".

Il comunicato del coordinamento delle associazioni - in cui figurano tra le altre Asgi, Gruppo Abele, Caritas Italiana, Cnca eSave the Children - afferma che "vietare la prostituzione in strada significa spingere chi si prostituisce nel sommerso degli appartamenti dove chi è sfruttato lo sarà ancora di più, invisibile per forze dell'ordine e operatori sociali". Si tratta di una norma "non solo inefficace, ma innanzitutto controproducente", visto che "la prostituzione non è una questione di ordine pubblico, ma una questione sociale".

Inoltre - sottolineano le associazioni - "il Disegno di legge non considera che chi si prostituisce non commette nessun reato contro terzi, ma anzi, spesso, li subisce. Senza l'aiuto delle vittime è quasi impossibile attuare efficaci azioni di contrasto". Il 'giro di vite' che il Governo ha varato avvantaggia, di fatto, gli sfruttatori e danneggia le vittime". "E danneggia anche i minori - evidenziano le associazioni - perché l'articolo che prevede il rimpatrio dei minori dediti alla prostituzione sembra ignorare le norme internazionali: un minore dovrebbe essere rimpatriato nel proprio paese d'origine soltanto se tale misura corrisponde alla realizzazione del suo superiore interesse. E verificare ciò, significa identificare, caso per caso, una soluzione duratura che permetta la più completa realizzazione possibile dei diritti del minore in questione, la cui opinione in merito deve essere ascoltata e tenuta in dovuta considerazione".

"Dinanzi all'allarme e al disagio che diversi cittadini e alcune collettività manifestano nei confronti del fenomeno prostituzione non ci sono scorciatoie" - ribadiscono le associazioni. "Occorre tenere insieme la tutela dei diritti delle vittime di sfruttamento sessuale, il sostegno all'inclusione sociale per chi si prostituisce e vorrebbe una alternativa, il contrasto delle organizzazioni criminali, le esigenze di sicurezza che - per essere tale - non può che venire declinata come "sicurezza sociale" e riguardare tutti, comprese le persone che si prostituiscono. La conciliazione di queste diverse esigenze - ricordano le associazioni nella nota inviata già da tempo al Governo - è già praticata ogni giorno in tante città della Penisola: si tratta di quel 'modello italiano' che ha fatto del nostro Paese il punto riferimento nello scenario internazionale in materia di tutela delle persone vittime di grave sfruttamento e di tratta. Un approccio che ha permesso di proteggere la persona sfruttata e vittima di tratta che decide di uscire dal racket; proporle occasioni di formazione e inserimento sociale e lavorativo; favorire la denuncia degli sfruttatori; rafforzare la collaborazione tra enti locali, associazioni, magistratura, forze dell'ordine; intervenire per gestire gli eventuali conflitti che si creano con i residenti".

I promotori del documento avevano chiesto al Governo di rafforzare questo modello e in un documento avevano avanzato una serie di proposte che consentirebbero di affrontare le problematiche inerenti la prostituzione e quelle riguardanti la tratta di esseri umani nelle sue diverse forme di sfruttamento. Tra le proposte, "l'applicazione reale, e non a macchia di leopardo, della legge Merlin in quanto tutela la dignità delle persone che si prostituiscono, colpisce lo sfruttamento e favorisce percorsi di fuoriuscita e di assistenza", la formazione di chi opera sul campo (associazioni, enti, forze dell'ordine, operatori della giustizia) sulle opportunità offerte dalla legislazione vigente, in modo che siano sempre più in grado di aiutare chi è sfruttato, la mediazione dei conflitti nei territori dove l'esercizio della prostituzione solleva problemi, la promozione del numero verde in aiuto alle vittime di tratta e speciali tutele per i minori.

A tal riguardo - come detto - le associazioni avevano inviato nelle scorse settimane un documento ( in .pdf dal sito della Caritas) al Governo che non solo ne ha ignorato i contenuti, ma anche la richiesta di incontro avanzata dalle associazioni.

Il documento è stato redatto da Asgi, Associazione Gruppo Abele, Associazione On the Road, Caritas Italiana, Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (Cnca), Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute, Comune di Venezia, Consorzio Nova, Coop. Sociale Dedalus, Save the Children. Le associazioni, pur di diversa natura e dimensione, del servizio pubblico e del privato sociale, dell’ambito laico e cattolico, con storie e approcci diversi, sono unite da una pluriennale esperienza di impegno nelle politiche e nella realizzazione di interventi sulla prostituzione, sull’emarginazione e lo sfruttamento, sulla tratta degli esseri umani: molte delle sigle espresse rimandano a decine, a volte a centinaia, di realtà collegate in rete. Le associazioni hanno lanciato una campagna di promozione del documento alla quale, in pochi giorni, hanno già aderito oltre 50 enti (non profit, Regioni, Province, Comuni) mentre molte altre adesioni stanno arrivando. [GB]
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