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Le province, quanto ci costano?

Discussioni su aspetti locali di attualità, specifici o comuni a vari luoghi, ove già non affrontati nei forum tematici. Riforme locali: decentramento e federalismo.

Le province, quanto ci costano?

Messaggioda franz il 05/03/2010, 9:19

L'inchiesta italiana. La fabbrica delle poltrone: dovevano sparire, ne stanno arrivando altre 21
Si contano 19 enti con meno di 200 mila abitanti. Il record in Sardegna: ne ha 8, le più piccole
Province inutili e sprecone
ci costano 14 miliardi all'anno

Per mantenerle 160 euro a carico di ciascun italiano
di CARMELO LOPAPA

ROMA - L'ultima occasione per nuove infornate milionarie l'ha fornita il decreto sulla Protezione civile appena approvato dal Parlamento. Alle Province colpite da calamità naturali e dichiarate in stato di calamità (ed è noto con quale frequenza accada in Italia) è assegnata in via straordinaria "una somma pari a euro 1,5 per ogni residente". Col decreto enti locali votato ieri con la fiducia alla Camera, arriva il taglio progettato dal ministro della Semplificazione Calderoli, ma il 20 per cento dei consiglieri in meno scatterà solo a cominciare da quelli che verranno eletti in futuro.

Dovevano essere soppresse, stando ai proclami del premier Berlusconi in campagna elettorale. Di quei proclami, due anni dopo, non si ha più traccia. E qualsiasi progetto di riforma fa ormai fatica a scalfire quei 110 centri di potere che sono le Province italiane. In compenso, com'è noto, di province ne sono nate di nuove anche negli ultimi anni: sette. Costano allo Stato 14 miliardi di euro l'anno. Danno lavoro a 61 mila persona.
Ma a chi fa gioco la loro sopravvivenza, dipendenti a parte? Quali interessi girano dietro questo giro vorticoso di finanziamenti e poltrone? Perché i politici di destra e sinistra sono tornati sui loro passi e ora difendono a spada tratta enti fino a poco tempo fa giudicati "inutili"?

GLI SPERPERI
Enti e poltrone da moltiplicare, nuove funzioni e fiumi di risorse in arrivo. La grande attesa adesso è tutta per i decreti attuativi del federalismo fiscale. Che delegherà agli enti intermedi tra Regioni e Comuni una buona fetta di competenze. Alle quali - mettono avanti le mani gli amministratori provinciali - dovranno corrispondere risorse adeguate. Gli enti gestiscono strade e immobili scolastici, promuovo i prodotti del territorio, certo. Garantiscono servizi che i cittadini nemmeno immaginano vengano forniti dalle Province. Queste sconosciute e comunque benemerite, per certi versi. Per altri, tuttavia, un po' meno. Su come vengano utilizzati i fondi a loro disposizione la pubblicistica è vastissima e si aggiorna ormai di settimana in settimana. Un mese fa, l'opposizione alla giunta provinciale di Venezia ha denunciato i 9.240 euro spesi per il lampadario in vetro di Murano del Palazzo (sede dell'ente) di Cà Corner, che ora fa bella mostra tra il quarto e il quinto piano vicino la sala di rappresentanza. Ma anche i 28mila euro spesi per le trasferte della sola giunta guidata dalla leghista Francesca Zaccariotto in novembre. Con la presidentessa, fresca di elezione nel giugno scorso, che sull'elegante pezzo d'arredamento si è giustificata: "Non ci trovo nulla di scandaloso. C'era bisogno di un lampadario, mica potevamo mettere un neon a Cà Corner" (Corriere veneto, 27 gennaio).


Proprio sotto la voce Province, si scopre che in tema di spese il virtuoso Nordest non ha nulla da invidiare alle bistrattate giunte meridionali, se è vero che a Trento ancora si chiacchiera del finanziamento da 300 mila euro erogato dalla Provincia autonoma a beneficio della fondazione universitaria dei Focolarini di Firenze, "Sophia". Oppure dei 439 mila euro stanziati dalla medesima giunta, guidata dal rutelliano Lorenzo Dellai, per la ristrutturazione della sala stampa dell'ente (48.592 solo per l'incarico all'architetto). Neanche fosse destinato alle conferenze stampa del prossimo G20. Il 22 febbraio, il capogruppo Pd alla Provincia di Napoli, Pino Capasso, attacca: "L'amministrazione Cesaro (centrodestra, ndr) ha promesso agli elettori sobrietà nelle spese, ma ha portato l'importo per contributi ad associazioni amiche fino 3 milioni e 144.414 euro. Tra le iniziative ritenute fondamentali, "Cogli l'attimo", euro 9.800, "C'è di più per te" o "Sognando di diventare campioni tirando la fune" euro 5.000. E Sant'Antimo, città di origine del presidente Cesaro, batte tutti con aiuti per euro 125.832".

LE MISSIONI D'ORO
Ma è storia di questi giorni anche la "generosa" spedizione di presidenti di province e assessori siciliani alla Bit di Milano. Roba che ha fatto gridare allo scandalo consiglieri regionali del Pdl. Alla prestigiosa Borsa del turismo si sono presentati, al seguito del governatore Raffaele Lombardo, e tre suoi assessori, tra gli altri i presidenti delle Province di Palermo (Giovanni Avanti), di Trapani (Girolamo Turano) e Ragusa (Francesco Antoci), tutti di centrodestra. "Di quante persone era composta la comitiva della Regione, a quale titolo erano presenti i partecipanti e poi, risponde al vero che la spesa sostenuta dalle casse regionali si è aggirata intorno al milione di euro" incalza un'interrogazione di queste ore del Pdl. Va detto che gli enti intermedi esistono in tutta Europa, anche il Pd si guarda bene dal proporne la soppressione delle Province.
Ma c'era davvero bisogno di nuovi enti? Di nuove amministrazioni locali, coi loro uffici, i loro consigli-mangiatoia dei partiti, con le nuove inevitabili poltrone? E che senso hanno le mini province, alcune delle quali nate di recente?

Se ne contano 19 con meno di 200 mila abitanti, sono il 17 per cento del totale. Isernia di abitanti ne conta addirittura 89 mila. Ma il record è della Sardegna. Non solo per averne 8 per un territorio da 1 milione 600 mila abitanti (andranno tutte a rinnovo a maggio). Ma anche perché in ultimo ne ha viste proliferare altre quattro. Tutte in versione short. Sono le province più piccole d'Italia: Medio Campidano (105.400 abitanti), Carbonia Iglesias (131.890 abitanti), Olbia Tempio (138.334 abitanti) e quella di Ogliastra (solo 58.389 abitanti). Le prime tre nate nel territorio della provincia di Cagliari, l'ultima in quello della provincia di Nuoro. Ognuna coi suoi consiglieri, i suoi assessori, i suoi presidenti. E i suoi dipendenti, almeno quelli, distaccati.

I TAGLI, DIMENTICATI
La verità è che sulle Province non c'è giro di vite che tenga. Il decreto taglia-poltrone del ministro Roberto Calderoli ha dovuto fare i conti col muro di gomma della lobby degli amministratori (di destra e sinistra, senza distinzioni). Difficile incidere sul costo pro capite dell'ente Provincia su ciascun cittadino, stimato di recente in 160 euro l'anno (con picchi nell'Italia centrale: 178 euro, al Nord è 164, al Sud 143 euro). In Basilicata, si legge nella relazione al ddl di soppressione delle Province presentato dal dipietrista Massimo Donadi, la spesa pro capite - non si sa perché - sarebbe di oltre 240 euro. "Il nostro candidato sa bene che lavorerà per un ente che presto aboliremo" annunciava il 3 aprile 2008 Silvio Berlusconi al fianco del candidato Pdl alla presidenza della Provincia di Roma. E rincarava: "Dal momento della fondazione delle Regioni, tutti si aspettavano l'abolizione delle Province. Abbiamo calcolato che se ne ricaverebbe un risparmio di dodici miliardi di euro". Considerazioni che erano state prese sul serio da tutta la stampa di destra. "Appello a Berlusconi: elimina le Province", titola il 29 novembre 2008 Libero nel giorno in cui lancia la campagna conclusa con l'inutile raccolta di migliaia di firme ("Silvio batti un colpo, ricorda le tue promesse"). Di quella campagna, di quelle promesse, a inizio 2010 non vi è più traccia, anche se la spesa è cresciuta a 14 miliardi e le province sono diventate 110. Da dicembre, l'Unione delle province italiane è guidata dal presidente di quella di Catania, l'ex eurodeputato Giuseppe Castiglione, pidiellino. Detentore di uno dei pacchetti di voti più consistenti che Silvio Berlusconi possa contare nel granaio elettorale siciliano. "Non intendiamo fare una battaglia corporativa. Siamo anche disponibili al taglio delle poltrone, io stesso ho ridotto da 15 a 9 gli assessorati in Provincia di Catania, quasi azzerato le consulenze rispetto al mio predecessore Lombardo" racconta nello studio della sede Upi di Palazzo Cardelli nell'omonima piazza del centro storico di Roma. Edificio di prestigio che fino all'81 fungeva da ufficio della potente corrente dorotea Bisaglia-Rumor e che dall'87 l'Upi affitta, con i suoi 500 metri quadri, per un canone di 7 mila euro al mese. "Siamo disponibili anche a discutere di accorpamenti di Province - riprende Castiglione - quel che chiediamo è che col federalismo fiscale ci vengano garantite risorse adeguate alle nuove competenze, che si apra la strada per una nostra autonomia finanziaria. Forniamo servizi ai cittadini, è giusto poterlo fare al meglio". Rivendicazioni che il presidente Upi ha già avanzato negli incontri del 10 febbraio con i presidenti di Camera e Senato, Fini e Schifani. "Il problema non è la soppressione delle Province, soluzione semplicistica e improponibile - spiega Walter Vitali, senatore Pd, ex sindaco di Bologna, una vita spesa sulle politiche degli enti locali del suo partito - Sono enti intermedi che esistono in tutta Europa. Quel che noi proporremo con un ddl, in una chiave di riforma costituzionale, sarà l'introduzione del modello spagnolo. Mantenerle come istituzioni, ma eliminando il ceto politico provinciale: con consigli composti solo dai rappresentanti dei comuni e non da politici da eleggere". Il presidente Upi Castiglione alza già barricate: "Siamo pronti a discutere anche della revisione dei confini delle Province. Ma non a trattare sul tema della legge elettorale".

Come sopravvivono oggi le Province? Da dove provengono i 14 miliardi necessari a mantenerne strutture e dipendenti? Come si provvede alle indennità di giunte e consiglieri?
Oggi, le entrate tributarie incassate direttamente dalle Province ammontano a poco meno di 4 miliardi di euro (3 miliardi 748 milioni, a fine 2009), derivanti per lo più da Rc auto (1,5 miliardi), imposta di trascrizione (881 milioni) e addizionale energetica (682 milioni di euro). Per coprire il fabbisogno però ne occorro-no altri otto, di miliardi, stando al più recente report sullo stato della burocrazia e delle finanze delle Province, predisposto dall'Upi. Servono per le funzioni topiche di questi enti, ovvero la viabilità (3 miliardi), la tutela ambientale (900 milioni), l'edilizia scolastica (1,6 miliardi), lo sviluppo economico (1,2 miliardi). Ma anche tanto altro.

I CORSI DI FORMAZIONE
Ad esempio, pochi sanno che le Province ancora organizzano e gestiscono i corsi di formazione professionale per una spesa di 800 milioni di euro, sovrintendono ai Centri per l'impiego, per 500 milioni, gestiscono il trasporto pubblico extra urbano per 1,3 miliardi, si occupano di promozione turistica e sportiva dei loro territori per 550 milioni. E poi c'è il capitolo personale. I 61.000 dipendenti (il 23% laureato) assorbono 2 miliardi 450 milioni di euro del budget, pari al 25 per cento. E poi ci sarebbe l'altro capitolo, quello più dibattuto, i compensi dei 4.207 amministratori: ovvero i 107 presidenti, i 107 vice, gli 863 assessori, i 107 presidenti dei Consigli, i 3.023 consiglieri. Sono i "politici" provinciali, ai quali sono desinati 119 milioni di euro l'anno. Di questi, poco più della metà (53 milioni) assorbita dalle indennità di presidenti, vice, assessori e presidenti dei consigli. Il resto (65 milioni) a beneficio dei consiglieri e dei loro gettoni. Oggi, il presidente di una piccola provincia (sotto i 250 mila abitanti) gode di un'indennità di 4.130 euro lordi mensili, quello di una grande provincia (oltre il milione di abitanti) un'indennità da quasi 7 mila euro.

Oltre alle quattro miniprovince sarde, le ultime nate, com'è noto, sono quelle di Fermo (nelle Marche), di Barletta-Andria-Trani (in Puglia) e di Monza e Brianza. Solo per mettere in piedi quest'ultima sono stati necessari 47 milioni di euro. "Sprechi? Guardino altrove, le Province sono fondamentali" sbotta nel giugno scorso il sindaco leghista di Monza, Marco Mariani, entusiasta per la nascita del nuovo ente brianzolo. Le richieste ancora in piedi per istituire nuove province sono 21. Come dire: ventuno nuovi consigli provinciali (con relativi gettoni di presenza), ventuno nuovi presidenti di provincia, giunte provinciali, altrettanti nuovi prefetti e i loro dipendenti. Si spazia dalla provincia di Sibartide-Pollino a quella del Canadese e delle Valli di Lanzo. Da Lanciano-Vasto-Ortona a Frentania (una provincia con quattro capoluoghi). Qualche tempo addietro l'attuale ministro Gianfranco Rotondi ne ha presentate otto: Sulmona, Bassano del Grappa, Marsi, Sibartide-Pollino, Melfi, Aversa, Venezia Orientale e Avezzano.
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Re: Le province, quanto ci costano?

Messaggioda franz il 05/03/2010, 9:23

Come mai, se la logica elimitatoria di un ente fosse basata sul suo costo, nessuno si chiede quanto costino le regioni e dove stiano i suoi sprechi? Sono noti quelli sulla sanità, per esempio.
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Re: Le province, quanto ci costano?

Messaggioda cardif il 05/03/2010, 11:06

Franz:
se ho capito bene, la tua domanda sottintende: per ridurre la spesa perché non si riduce qualche regione?
Credo che i politici non ne parlano nemmeno per il grande peso elettorale che hanno.
Non parlano più neanche della riduzione delle province, sebbene propagandata in campagna elettorale:
http://spacepress.wordpress.com/2009/10 ... to-contro/

Già che ci sono, correggo: è Sibaritide (da Sibari) non Sibartide, come è scritto due volte nell'articolo de La Repubblica.
cardif
Ma mo' mi so' capito bene?
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Re: Le province, quanto ci costano?

Messaggioda franz il 05/03/2010, 11:21

cardif ha scritto:Franz:
se ho capito bene, la tua domanda sottintende: per ridurre la spesa perché non si riduce qualche regione?
Credo che i politici non ne parlano nemmeno per il grande peso elettorale che hanno.
Non parlano più neanche della riduzione delle province, sebbene propagandata in campagna elettorale:
http://spacepress.wordpress.com/2009/10 ... to-contro/

Già che ci sono, correggo: è Sibaritide (da Sibari) non Sibartide, come è scritto due volte nell'articolo de La Repubblica.
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Si sottointende quello ma per "riduzione all'assurdo". Per mostrare il paradosso di una logica che valuta gli enti pubblici sulla scorta del costo e non del lavoro svolto o potenzialmente svolgibile.
In un territorio vasto e pianeggiante possono essere prevalenti le giurisdizioni ampie, di grande superfice, come i lander tedeschi. Nei territori montuosi invece prevalgono le piccole giurisdizioni e fanno stato, come esempio, i piccoli comuni, i minuscoli cantoni e lander di Austria e Svizzera. Che sono meglio amministrati, hanno piu' poteri delle provincie e regioni italinane messe insieme e costano molto meno. L'Italia presenta una situazione mista tra pianura e montagna (la vasta pianura padana e parte della Puglia) ma la prevalenza assoluta è data dal rilievo alpino e appenninico, che come dicevo consigliano piccole giurisdizioni con molti poteri e ampia autonomia. In questo senso io affermo da tempo che bisognerebbe dare piu' poteri e fondi (autonomi) alle provincie ed eliminare caso mai molte regioni, seguendo l'esempio del trentino alto adige.
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Re: Le province, quanto ci costano?

Messaggioda ranvit il 05/03/2010, 11:56

Regioni o Province.....ma qua non c'è nessuno che vuole, concretamente, eliminare né le une né le altre...!!!
Vittorio
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Re: Le province, quanto ci costano?

Messaggioda Iafran il 05/03/2010, 12:10

cardif ha scritto:Già che ci sono, correggo: è Sibaritide (da Sibari) non Sibartide, come è scritto due volte nell'articolo de La Repubblica.

Confermo cardif: è Sibaritide-Pollino, per le tradizionali aspirazioni "provinciali" di Castrovillari (22.653 abitanti, ai piedi del Pollino, a Nord di Sibari) e quelle nuove della coppia Corigliano Calabro (40.090 abitanti) e Rossano Calabro (39.035 abitanti) posta a Sud di Sibari. L'area dovrebbe interessare la parte Nordorientale della provincia di Cosenza.
Ma le aspirazioni "provinciali" non dovrebbero esaurirsi qui.
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Re: Le province, quanto ci costano?

Messaggioda franz il 05/03/2010, 12:48

Iafran ha scritto:Confermo cardif: è Sibaritide-Pollino, per le tradizionali aspirazioni "provinciali" di Castrovillari (22.653 abitanti, ai piedi del Pollino, a Nord di Sibari) e quelle nuove della coppia Corigliano Calabro (40.090 abitanti) e Rossano Calabro (39.035 abitanti) posta a Sud di Sibari. L'area dovrebbe interessare la parte Nordorientale della provincia di Cosenza.
Ma le aspirazioni "provinciali" non dovrebbero esaurirsi qui.

Bisognerebbe indagare sulle "aspirazioni provinciali". Al temine provinciale è stato dato nel tempo un alone negativo ma sono molti i cantoni svizzeri ed i lander austriaci che hanno una popolazione paragonabile a quelle qui sopra citate.
Interessante il fatto che i piccoli cantoni svizzeri e lander austriaci sono a loro volta suddivisi in minuscoli distretti, prima di arrivare al comune vero e proprio. Quale aspirazione potremmo appoggiare e quale condannare? A me pare che l'aspirazione dell'autonomia sia la piu' positiva, soprattutto in uno stato centrale burocratico ed inefficente. Se l'aspirazione è dettata dai prioncipi di responsabilità e autonomia, ben venga, perché singifica che quelle popolazioni vogliono poter fare quello che il lontano stato centrale (o la regione, degno sostituto di questa lontananza burocratica) non è capace di fare.
Se l'aspirazione autonomistica è per potersene lavare le mani degli altri (come forse - anche senza forse - appare in certe località pedemontane del nord) allora è gretta a "provinciale" ma sono sicuro che non porta da nessuna parte.

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Re: Le province, quanto ci costano?

Messaggioda ranvit il 05/03/2010, 14:09

L'aspirazione autonomistica...nel senso di chiedere nuove province....è solo ed esclusivamente dettata dalla volontà di avere a disposizioni altri posti di lavoro.....si fa per dire!!!
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Re: Le province, quanto ci costano?

Messaggioda franz il 05/03/2010, 14:27

ranvit ha scritto:L'aspirazione autonomistica...nel senso di chiedere nuove province....è solo ed esclusivamente dettata dalla volontà di avere a disposizioni altri posti di lavoro.....si fa per dire!!!

Mi pare sia una tua opinione (legittima come tutte le opinioni ma non per questo sempre vera).
A me sembra che sia anche dettata da quello che dici ma non solo ed esclusivamente.
Tuttavia una volta che hai una nuova provincia, indipendentemente dalle motivazioni, tutto dipende solo ed esclusivamente dai poteri che essa ha. Se non ha poteri allora è solo un costo e realizzi solo tanti nuovi posti di lavoro.
Se i poteri li ha (vedi per esempio le due province di trento e bolzano) allora le cosa cambiano.
Oltre ai posti di lavoro riesci a dare meglio i servizi ai cittadini. E questo se ben fatto puo' superare, in benefici, i costi.
È l'esperianza di molti piccoli territori amministrati sulle alpi a pochi km dall'Italia ed è l'esperienza di posti italiani come aosta, trento, bolzano.
Ciao,
Franz
Ultima modifica di franz il 05/03/2010, 14:37, modificato 1 volta in totale.
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Re: Le province, quanto ci costano?

Messaggioda Iafran il 05/03/2010, 14:37

franz ha scritto:A me pare che l'aspirazione dell'autonomia sia la piu' positiva, soprattutto in uno stato centrale burocratico ed inefficente. Se l'aspirazione è dettata dai prioncipi di responsabilità e autonomia, ben venga, perché singifica che quelle popolazioni vogliono poter fare quello che il lontano stato centrale (o la regione, degno sostituto di questa lontananza burocratica) non è capace di fare.

Se le peculiarità dello Stato centrale ("burocratico ed inefficente") non fossero collegate ai consensi della periferia non si avrebbe alcuna remora. Purtroppo se la testa puzza, figuriamoci il resto ...

Non c'è bisogno di "scomodare" la Svizzera e l'Austria, quasi tutte le altre nazioni europee possono insegnare qualcosa all'Italia (e non solo a livello di decentramento).
Sicuramente le ragioni delle "aspirazioni provinciali" dell'area Sibaritide-Pollino trovano il consenso della popolazione, esasperata dagli inconvenienti di una burocrazia cosentina poco efficiente e tanto sensibile alle elargizioni sottobanco per i favori che riesce a dare, non al dovere da svolgere. Poi, le aspirazioni dei nuovi burocrati e dei politici a far parte della "casta", fa il resto.
Per gli abitanti di questa nuova provincia qualcosa dovrebbe migliorare, se non altro a dimezzare le loro distanze dalle sedi degli Uffici provinciali.
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