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Se a Barbareschi non basta lo stipendio

Discussioni su aspetti locali di attualità, specifici o comuni a vari luoghi, ove già non affrontati nei forum tematici. Riforme locali: decentramento e federalismo.

Se a Barbareschi non basta lo stipendio

Messaggioda franz il 04/11/2009, 9:59

tutti frutti
Se a Barbareschi non basta lo stipendio
Il deputato-attore ha bucato il 52,3% di sedute in Parlamento. Troppi impegni extra-politici

«Si immagini il nostro stupore, mettendoci se­duti, nel vedere che decine di posti erano vuoti, che le tribune a sbalzo erano presso­ché deserte e che nessuno di quei pochi si­gnori presenti stava ascoltando il Presiden­te. (...) I senatori parlavano fra di loro e al cellulare con estrema naturalezza, generando un fastidiosissimo brusio. (...) Molti altri entrano ed escono, leggono e scrivono, ci guardano e sorridono. (...) Come si può governare bene un Paese se non ci si siede quasi mai in quelle tribune?».

Occupatissimo a fare l’attore, il regista e un mucchio di altre cose (il ministro Bondi gli ha affidato un incarico in più: «Consigliere per lo studio e l’approfondimento delle possibili iniziative volte alla promozione ed alla valorizza­zione del patrimonio culturale ed artistico italiano nel terri­torio del Consiglio di Cooperazione per gli Stati Arabi del Golfo») è possibile che il deputato Luca Barbareschi non abbia molto tempo per leggere i giornali. Quindi non ha probabilmente letto la lettera su citata di sconcerto inviata il 3 gennaio scorso al capo dello Stato da un gruppo di studenti del liceo Scientifico «XXV Aprile» di Pontedera pubblicata da La Stampa. Ma come: i professori li avevano portati in uno dei templi della democrazia, l’aula del Senato, e cosa avevano vi­sto? Una specie di circolo delu­xe in linea con un’antica battuta attribuita ora a Guido Gonella, ora ad Attilio Piccioni: «Ozio senza riposo, fatica senza lavo­ro» .

Non bastasse, l’attore non ha probabilmente letto quanto tuo­nò l’uomo cui riconosce lui stes­so di dovere la carriera politica, Gianfranco Fini: «È impensabile che un deputato e un senatore pensino di lavorare da lunedì mattina a giovedì sera. Biso­gna lavorare di più». Né ha avuto il tempo di soffermarsi sulle parole dette alla vigilia delle Europee da un altro lea­der di cui afferma (a modo suo: «È uno statista di livello mondiale. L’ultimo ad avere altrettanta visibilità e rispetto era stato Mussolini») di avere stima, Berlusconi. Il quale at­taccò i candidati avversari («maleodoranti e malvestiti») di­cendo che a destra volevano «rinnovare la classe politica con persone che siano colte, preparate e che garantiscano la loro presenza a tutte le votazioni...».

Bene: ignaro di tutto, Luca Barbareschi non solo non con­testa (non può: i numeri sono numeri) i dati del suo assen­teismo in aula (52,3% di sedute bucate) ma al cronista de Il Fatto che gli ricorda come uno stipendio lordo di 23 mila euro al mese più benefit dovrebbe spingerlo a essere più presente, risponde che non ha alternative: impegni pregres­si. E poi, confessa: «Non ce la farei ad andare avanti con il solo stipendio da politico». Tema: qual è il messaggio ai dipendenti pubblici che da mesi sono sotto scopa per tassi di assenteismo che sono quasi sempre molto, ma molto, ma molto più bassi?

di Gian Antonio Stella
04 novembre 2009
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