La Comunità per L'Ulivo, per tutto L'Ulivo dal 1995
FAIL (the browser should render some flash content, not this).

Il Paese delle leghe e la nazione impossibile

Discussioni su aspetti locali di attualità, specifici o comuni a vari luoghi, ove già non affrontati nei forum tematici. Riforme locali: decentramento e federalismo.

Il Paese delle leghe e la nazione impossibile

Messaggioda franz il 26/07/2009, 10:06

MAPPE
Il Paese delle leghe
e la nazione impossibile

di ILVO DIAMANTI

Esiste l'Italia? E, soprattutto, è una nazione? È una questione vecchia quanto l'Italia. Tornata attuale all'avvicinarsi del 2011, anniversario dei 150 anni dell'Unità d'Italia. Carlo Azeglio Ciampi, non a caso, ha minacciato di lasciare il Comitato per le celebrazioni, "se non cambia nulla". Se, cioè, non viene colmato - o almeno nascosto - il "vuoto di idee" in merito, denunciato da Ernesto Galli della Loggia.

Ciampi, d'altronde, aveva restituito dignità al 2 giugno, festa della Repubblica. Ha valorizzato un'idea dell'Italia come "nazione di città e di regioni". Dove la molteplicità e le differenze sono un elemento di unità. Un distintivo. Il che significava dare cittadinanza anche alla Lega e alle sue rivendicazioni "riformiste".

Anzitutto il federalismo. Nel corso della prima metà degli anni Novanta, d'altronde, la minaccia della secessione del Nord, lanciata dalla Lega, aveva reso esplicita la questione: che succede "se cessiamo di essere una nazione?" (titolo di un noto saggio Gian Enrico Rusconi del 1993). Favorendo, per reazione, un ritorno prepotente dell'identità nazionale (certificata da numerosi sondaggi).

Oltre 15 anni dopo, la questione riappare. Molto meno lacerante, però. E per questo più preoccupante. La nazione. Fondata su un comune nucleo civico. Un'identità condivisa. Non suscita grande passione. Semmai, vi sono segnali che vanno in senso diverso e divergente.

Anzitutto, gli orientamenti dei cittadini in questo senso, si sono raffreddati sensibilmente. All'inizio del 2000 (indagine LaPolis-liMes), l'Italia costituiva uno dei due principali riferimenti dell'appartenenza territoriale per il 42% delle persone. Alla fine del 2008 per il 35%. Oltre 8 punti in meno. Nello stesso periodo, però, si è ridimensionato anche l'attaccamento per le città (dal 41 al 26 %) e le regioni (dal 34 al 23%).

Mentre è cresciuta, soprattutto, l'identificazione nelle macroregioni. In particolare, nel Nord. Era espressa dal 9% dei cittadini nel 2000, oggi dal 14%. Che però sale al 26% fra i cittadini del Nord "padano" (senza l'Emilia Romagna). In altri termini, l'Italia non riesce più a tenere insieme i diversi pezzi di questo paese. Dove, anzi, si riaprono le fratture antiche. Prima fra tutte: fra Nord e Sud.

Negli ultimi 3 anni, infatti, la quota degli italiani che esprime "distacco" nei confronti del Nord o del Sud sale, infatti, dal 20 al 31% (indagini LaPolis-liMes). Segno di un reciproco risentimento, che cresce vistosamente. Oggi il 26% di coloro che risiedono nel Nord "padano" e il 20% di chi abita nelle regione "rosse" (oggi "rosa") dichiara la propria "distanza" dal Mezzogiorno. Viceversa, il 29% dei cittadini del Mezzogiorno si dice lontano dal Nord.

Ancora: oltre un terzo dei cittadini del Nord (più del 40% nel Nord-Est) ma anche delle regioni "rosse" del Centro ritiene che il Mezzogiorno sia "un peso per lo sviluppo del paese".

La divisione fra Nord e Sud, mai risolta, oggi appare una frattura. Resa più drammatica dalla crisi economica e finanziaria, che alimenta il conflitto fra interessi territoriali. Divenuti, a loro volta, argomento di consenso e antagonismo politico. I partiti della prima Repubblica erano anch'essi federazioni di interessi e di comitati territoriali. La DC ma anche il PCI. Tuttavia le differenze e le domande locali erano integrate e mediate all'interno del partito su base nazionale.

Oggi, invece, le forze politiche usano sempre più spesso il riferimento territoriale come un'arma di lotta politica. Nel Nord, ovviamente, la Lega. Ma anche i governatori del PdL. Nel Sud, l'MpA guidato da Raffaele Lombardo, in nome degli interessi della Sicilia ha rotto l'alleanza con il PdL. Mentre Bassolino propone apertamente un nuovo "movimento del Sud". E altri governatori di Centrosinistra, come il presidente della Puglia, Nichi Vendola, polemizzano apertamente con il governo "nordista", guidato dall'asse padano Bossi-Tremonti.

D'altra parte, il risultato del PdL e Berlusconi, a livello nazionale, come si è visto alle recenti elezioni europee, dipende sempre più dalle alleanze "territoriali". Al Nord con la Lega, al Sud con MpA e con altre liste. Mentre il Pd continua ad essere confinato nelle regioni rosse. Quasi una "Lega del Centro", come ebbe a dire anni fa Marc Lazar. E per questo fatica a imporsi.

Da ciò la differenza profonda, rispetto agli anni Novanta. Allora le tensioni territoriali erano agitate dalla Lega nel Nord. Un soggetto politicamente periferico. Oggi, invece, la Lega governa ed è in grande ascesa. Mentre al Sud crescono altre leghe. Così l'Italia rischia di venire lacerata dalle crescenti tensioni fra nordisti e sudisti. Mentre la pluralità delle "patrie locali", su cui puntava Ciampi, non riesce più ad alimentare senso di appartenenza. Le città, le province e le regioni stentano a offrire identità ai cittadini. Oppure lo fanno alimentando le spinte localiste e anticentraliste. Tutti contro tutti. Ciascuno per proprio conto. Le province, dal 1980, quando se ne propose l'abolizione, sono aumentate da circa 90 a 110. Mentre sono centinaia i comuni che vorrebbero a scavalcare i confini regionali. Aggregandosi alle regioni più ricche e favorite dallo stato (perlopiù, le Regioni a statuto speciale).

Per questo, celebrare l'Unità della Nazione oggi è un'impresa difficile, se non impossibile. Perché non ci sentiamo uniti. E neppure una nazione. D'altronde, il carattere specifico degli italiani, secondo gli italiani stessi, è definito anzitutto dall'arte di arrangiarsi e dall'attaccamento alla famiglia. Un popolo di persone ingegnose e familiste. Capaci di inventare e di adattarsi alle difficoltà. Ciascuno per conto proprio. Si ricordano di avere un Casa Comune solo quando si tratta di chiudere le porte. Agli stranieri. Alzando - ovunque - muri per difenderci da loro. Dovremmo, semmai, difenderci da noi stessi. In questo mondo sempre più grande e aperto. L'Europa, sempre più debole. Senza un senso di appartenenza comune. Siamo destinati a perderci. A divenire marginali. Più ancora di oggi.

La Nazione. Forse non c'è. Comunque, l'abbiamo rimossa. Ma la dovremmo (ri)costruire. Per legittima difesa.

(26 luglio 2009)
http://www.repubblica.it
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Il Paese delle leghe e la nazione impossibile

Messaggioda franz il 26/07/2009, 10:32

Manca, almeno in questo riassunto, una valutazione sull'appartenza europea e sul suo andamento nel tempo.

In generale l'analisi è interessanate ma forse un po' superficiale nel finale.
Quando dice "Ciascuno per conto proprio. Si ricordano di avere un Casa Comune solo quando si tratta di chiudere le porte. Agli stranieri." in realtà non è vero. Vi è una sostanziale doppiezza di comportamenti che si mostra ogni qual volta si ha bisogno dello Stato. Vero il sostanziale "ciascuno per conto proprio" che pero' è dovuto anche ad una sostanziale latitanza dello stato (e non solo al sud) ma anche vero che in caso di disastro (vedi terremoto) tutti si affannano a pretendere che lo Stato ricostruisca, a spese di tutti, le abitazioni (prime e seconde case). Se lo Stato imponesse una assicurazione, come sarebbe logico e come si fa in molti paesi d'Europa, ci sarebbe tuttavia una sollevazione popolare. In pratica fa spesso comodo che lo Stato non imponga soluzioni logiche ed europee, che sia latitante e non crei oneri, salvo poi fare tutti la corsa a pretendere i soldini dallo Stato. Perché cosi' conviene di piu'. Sempre perché "conviene", con l'ottica sbagliata della convenienza immediata, si costruisce a risparmio, indipendentemente dalla normativa che lo Stato ha stabilito, anche se in ritardo.
Vero quindi che dobbiamo difenderci da noi stessi e che occorre ricostruire una casa comune ma per farlo bisogna a mio avviso sgretolare molti muri eretti a sostengo dei "diritti" (invocati e reclamati) e affermare la centralità dei "doveri", che sono i veri orfani dell'Italia.

Da noi i diritti sono di tutti e se ne parla sempre.
I doveri non sono di nessuno e non se ne parla mai.

Franz
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58


Torna a Dai Comuni alle Regioni, Locale e Globale

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 8 ospiti

cron