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Dossier crolli

Discussioni su aspetti locali di attualità, specifici o comuni a vari luoghi, ove già non affrontati nei forum tematici. Riforme locali: decentramento e federalismo.

Dossier crolli

Messaggioda franz il 12/04/2009, 9:25

Dossier, l'inchiesta sul terremoto
Perché sono crollati certi palazzi?

Repubblica.it
http://www.repubblica.it/2009/04/sezion ... iesta.html

Contiene:

"La verità è un dovere verso le vittime
e ora controlli sulla ricostruzione"

di GIUSEPPE CAPORALE
11 APRILE 2009

Il Catasto col timbro antisisma
"E invece si è schiantato subito"

di ATTILIO BOLZONI
11 aprile 2009

"Inchiesta sul cemento con sabbia marina"
La procura indaga sugli edifici crollati

di GIUSEPPE CAPORALE
10 APRILE 2009

Il fragile cemento delle case d'Abruzzo
"Lo hanno riempito di sabbia del mare"

di CARLO BONINI
10 APRILE 2009

Pilastri marci e acciaio liscio
Viaggio nel palazzo della morte

di ATTILIO BOLZONI
10 APRILE 2009


Corriere.it
http://www.corriere.it/cronache/09_apri ... aabc.shtml

La Stampa:
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSez ... girata.asp

l'Unità
http://www.unita.it/news/83864/il_comun ... o_la_verit

IlSole24Ore
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLi ... iew=Libero
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L'ospedale a L'Aquila? Sconosciuto al catasto

Messaggioda franz il 14/04/2009, 8:31

Il San Salvatore, evacuato poche ore dopo il sisma, non ha mai avuto il certificato di agibilità
La procura ha aperto un fascicolo contro ignoti per disastro e omicidio colposo plurimo

"L'ospedale a L'Aquila?
Sconosciuto al catasto"

di GIUSEPPE CAPORALE e MEO PONTE

L'AQUILA - Per il procuratore Alfredo Rossini l'indagine sul terremoto abruzzese sarà "la madre di tutte le inchieste". "Sono oltre ventimila gli edifici da controllare ma procederemo spediti", assicura. E nel giorno in cui periti e carabinieri analizzano i primi mille immobili - stimando solo il 30 per cento ancora agibile - si scopre che l'ospedale San Salvatore (quello dove si erano rivolti oltre mille feriti il giorno del terremoto e poche ore dopo evacuato a causa di cedimenti strutturali) è abusivo. Non poteva essere aperto. Non dispone del certificato di agibilità (l'atto che attesta la sicurezza, l'igiene e la salubrità dell'edificio).

Non l'ha mai avuto. Non solo, l'ospedale - inaugurato nove anni fa - non risulta nemmeno nelle mappe catastali. L'immobile per lo Stato, dunque, non esiste. E' tutto scritto in una relazione che il direttore generale della Asl aquilana, Roberto Marzetti, ha inviato alla Regione e al ministero della Salute. Una relazione nella quale Marzetti ricostruisce la storia del nosocomio, dal 1972 (quando partì il cantiere) ad oggi. Una costruzione travagliata al centro di dibattiti parlamentari, esposti e polemiche.

Fino al giorno di una delle ultime inaugurazioni (ce ne furono cinque, una per ogni lotto) quando, nel 2000, l'allora direttore generale Paolo Menduni decise di aprire lo stesso. Il progetto dell'ospedale porta la data 1967. Spesa inizialmente prevista 11.395 milioni di lire. Alla fine è costata duecento miliardi. I finanziamenti? Cassa del Mezzogiorno, Regione Abruzzo, Ministero della Salute, ministero dell'Università e della Ricerca.

La parte che, con il terremoto, è crollata (reparti di degenza, laboratori e sale operatorie) fu la prima ad essere inaugurata. E proprio Menduni - il manager pubblico che aprì l'ospedale senza richiedere l'agibilità - venti giorni fa è stato nominato dal presidente della Regione Gianni Chiodi (eletto a dicembre con la vittoria del centrodestra) come consulente per l'Agenzia Regionale Sanitaria.

Ma non è tutto. La Procura dell'Aquila, da diversi mesi, ha avviato indagini sull'ospedale, riguardo alcuni affidamenti diretti per lavori di manutenzione (con una spesa di sedici milioni di euro di fondi pubblici). Lavori affidati senza gara per "l'urgenza di dover procedere alla messa in sicurezza della struttura". Urgenza che non termina mai, specie se non arriva il certificato di agibilità.

L'ospedale è proprio uno dei primi edifici su cui la Procura intende indagare. E per oggi è previsto un vertice tra il procuratore Rossini e i magistrati del suo ufficio. E' probabile che venga costituito un pool per l'attività inquirente. Intanto, quaranta consulenti tra geologi, sismologi, geometri, chimici ed esperti di costruzioni sono già al lavoro da giorni con carabinieri e squadra mobile per verificare le strutture e sequestrare atti utili all'inchiesta. "Le responsabilità - assicura il procuratore Rossini - saranno verificate in modo rigoroso dal materiale a tutta la filiera, dall'appalto all'acquisto di materiale, alla progettazione, al collaudo".

(14 aprile 2009)
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Re: Dossier crolli

Messaggioda franz il 15/04/2009, 10:28

http://www.repubblica.it/2009/04/sezion ... edale.html

La relazione di collaudo presentata nel 1980: ingegneri, impresa e direzione dei lavori
Pilastri di cemento armato scoppiati, come polistirolo, mura che vengono via grattando

"Ospedale stabile, parola di tecnico"
San Salvatore, il documento che accusa

dal nostro inviato CARLO BONINI

L'AQUILA - Nel lugubre nulla dell'ospedale "san Salvatore" - 200 miliardi di lire, 28 anni di lavori, evacuato la mattina di lunedì 6 aprile - l'indice di un caposquadra genovese dei vigili del Fuoco indica il Problema. Un'infilata di pilastri in cemento armato che annuncia il Pronto Soccorso. Scoppiati come polistirolo. I tecnici dell'Enea e della Protezione Civile levano il naso all'insù. L'ingegnere che li guida, Alessandro Martelli, la dice tutta di un fiato: "Altro che norme antisismiche. Questa robaccia qui si sarebbero vergognati a costruirla anche nel 1700...".

Questa robaccia qui, del calcestruzzo sembra avere solo il nome. Viene via a grattarla con il polpastrello. Il terremoto ne ha solo messo a nudo l'anima indecente. Le lesioni dei pilastri mostrano ciuffi di tondini rugginosi aperti come petali e, soprattutto, l'assenza di staffe di contenimento, senza le quali ad un'armatura di cemento resta solo il nome. Percorsi da crepe profonde, i corpi di fabbrica principali dell'ospedale sono separati raramente da "giunti divisori", vale a dire da quelle intercapedini che avrebbero dovuto dare respiro alle strutture quando è arrivata la frustata. E che, al contrario, nella notte di domenica, si sono messi a battere l'uno sull'altro come martelli impazziti, amplificando l'onda d'urto, anziché dargli sbocco, spegnendola.

L'"edificio 10", quella che è stata la Farmacia, il magazzino di medicinali cui attingevano sale operatorie e corsie, ha l'aspetto di una scatola di compensato su cui si è accanita la fantasia manuale di un bimbo. I pilastri, anche qui, si sono aperti come noci di cocco.

Del "san Salvatore" non ha funzionato nulla. Perché?
Una prima risposta è in un documento di un centinaio di pagine dell'aprile 1980. E' la relazione di collaudo con cui l'ingegnere Giorgio Innamorati, l'architetto Luciano Rocco e il dottor Giuseppe Isernia (a quanto pare, un geologo), certificano che il primo e secondo lotto del "san Salvatore" stanno in piedi e, soprattutto, stanno in piedi a dovere. E' una lettura utile. Per quello che dice e per quello che non dice. Per la apparente facilità con cui fondazioni, qualità del cemento e dell'acciaio vengono certificate come di "buona fattura". Per qualche nome e cognome che nel documento viene annotato e che consente di cominciare a dare delle prime paternità a un falansterio che dal giorno del terremoto sembra improvvisamente non averne alcuna.

Scrivono i collaudatori:
"L'intero complesso edilizio ricade in zona sismica di seconda categoria (con il tempo l'Aquila diventerà zona di prima categoria ndr.) (...) I calcoli delle strutture in cemento armato sono stati eseguiti dall'ingegner Gaspare Squadrilli, iscritto all'albo della provincia di Roma, le indagini geognostiche dalla ditta "R. Rosoni palificazioni e sondaggi" de l'Aquila (...) Ingegnere capo per i lavori è stato nominato l'ingegnere Vincenzo Rossetti con delibera del cda della Cassa per il Mezzogiorno il 15 aprile 1977; la direzione dei lavori è stata affidata al professor Marcello Vittorini con identica delibera della Cassa per il Mezzogiorno (...) L'esecuzione dei lavori è stata affidata a trattativa privata all'impresa "Antonio Pascali" da Galatina (Lecce)".

Il terreno su cui viene piantato il "san Salvatore" è, fino a 11 metri di profondità, una lingua di argilla, ghiaia e sabbia. Oltre quella soglia, uno zoccolo di calcare. La scelta è di costruire con "fondazione dirette". Dunque, che poggiano direttamente sul terreno. Prive di pali che le ancorino in profondità. E' una scelta corretta?

I collaudatori non affrontano la questione. Ma fanno qualcosa di più. Scrivono di "non aver ritenuto di esperire saggi in profondità", perché è stato sufficiente "ispezionare" i locali interrati dell'ospedale. Certo, ammettono che "esistono parti delle fondazioni, non più accessibili" e, dunque "non controllate" durante il collaudo. Ma su queste - annotano - "la Direzione dei Lavori ha fornito assicurazioni in merito alla regolare esecuzione".

Sulla parola della Direzione dei Lavori, i collaudatori fanno pieno affidamento anche quando si tratta di affrontare la qualità dei materiali. Forse dovrebbe dare da pensare il fatto che l'impresa appaltatrice (la "Antonio Pascali") era andata a carte quarantotto nel giugno del '79. Che per quel botto ne era nata una controversia con i committenti della Cassa del Mezzogiorno. E' un fatto, però, che quanto fatto sin lì in cantiere appare agli occhi della commissione di collaudo, "accettabile".

E' "accettabile", ad esempio, che i test di tenuta del cemento armato presentino, a quanto pare, un buco di certificazione. Si legge infatti nella relazione: "Per quanto riguarda le prove di rottura dei cubetti di calcestruzzo, la Direzione dei Lavori esibisce certificati rilasciati dal Laboratorio Prove dell'Università dell'Aquila del 3 giugno 1977, riferiti a campioni prelevati dal Delta Chirurgia (il reparto sale operatorie ndr.). La Direzione dei Lavori dichiara per altro che durante i lavori sono state prelevate terne di cubetti per ogni solaio e inviate dall'impresa per le prove al laboratorio sopra citato. Ma che, nonostante ripetuti solleciti, l'impresa non ha ancora provveduto a inviare alla Direzione dei Lavori i relativi certificati di rottura".

Non è dato sapere se quei certificati siano mai stati recuperati. E' un fatto che quel che avviene per le "prove di rottura dei cubetti di calcestruzzo" si ripete con "l'acciaio semiduro impiegato nelle strutture in cemento armato". Anche in questo caso, l'unico pezzo di carta mostrato ai collaudatori è il certificato di garanzia con cui la fabbrica ha licenziato, con un esame a campione, l'intera partita di acciaio da cui provengono i tondini utilizzati al "san Salvatore". "La Direzione dei Lavori - annotano laconicamente i collaudatori - provvederà ad esibire i certificati di calcestruzzo e del ferro".

(15 aprile 2009)
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La rabbia dei Comuni esclusi dai benefici

Messaggioda franz il 19/04/2009, 11:30

"Venga Bertolaso a fare il sindaco qui"
"Come al solito si sono dimenticati di noi paesi di montagna, siamo sempre gli ultimi"
dal nostro inviato PAOLO G. BRERA

Lo sciame sismico nell'area di Capitignano
Immagine

CAPITIGNANO (L'Aquila) - "Avevamo tre chiese, non c'è n'è rimasta in piedi e sicura nemmeno una in cui pregare Dio che ci scampi, e Bertolaso che ci ripensi". Capitignano non c'è, nella lista dei 49; e non ci sono nemmeno Cagnano Amiterno e Montereale, gli altri due paesi del distretto al confine con Lazio e Marche esclusi dai benefici previsti dal governo. Niente sovvenzioni, nessun fondo speciale, nemmeno un euro per assistere i 600 paesani stremati da due settimane di balletti sulla faglia.

Maurizio Pelosi, il sindaco, indica le torri faro che illuminano il campo sportivo in cui ospita mezzo paese, tutti quelli che non sono fuggiti e non sono già al sicuro negli alberghi sul mare: "Ballavano così, di un metro in qua e in là. La gente fuggiva dalle tende urlando, ma si vede che ci siamo sbagliati tutti. Abbiamo decine di case con crepe lunghe così, ma loro dicono che non le hanno viste. A dire il vero siamo noi che non abbiamo visto loro, gli esperti che dicono di essere venuti a fare i rilievi ma non hanno nemmeno una carta da mostrarci".

"La verità è che come al solito si sono dimenticati di noi paesi di montagna. Siamo sempre gli ultimi, gli esclusi", dice serrando le spalle nel giaccone. Fa freddo. Agita in mano due fogli di stampata evidenziati in giallo: "Guardi qui - dice il sindaco - sono le scosse che hanno avuto per epicentro il mio paese. Sono trenta, mica una. Trenta scosse partite sotto i nostri piedi, sotto le nostre case. Lo sanno anche quelli della protezione civile che il nuovo sciame sismico si è spostato su questa faglia, che l'epicentro siamo diventati noi. Lo sanno che rischiamo una scossa devastante come quelle dell'Aquila, che nessuno può lavorare, che nessuno più può dormire in casa senza rischiare la pelle".

Capitignano trema ogni giorno, anche oggi. I ragazzi e gli adulti del paese ciondolano nel campo senza poter fare nulla: molti sono muratori, ma nessuno costruisce o ripara più nulla; i negozi sono chiusi, l'ufficio postale per ritirare la pensione non c'è. Ci sono solo le montagne e il silenzio, le vette innevate del Terminillo, quelle del Gran Sasso e le alte sorgenti dell'Aterno che cullano il paese. Anche il sindaco non lavora: "Sono guardia giurata, ma sono in permesso per il terremoto. Ora però mi dovrò mettere in ferie, perché noi ufficialmente non siamo più terremotati".

Come tutti i compaesani, è d'umore nero e niente affatto disposto a incassare la sconfitta. "Hanno detto che verranno a rivedere i danni, li aspettiamo con tutte le foto che vogliono. Se non cambiano idea, se non ammettono di essersi sbagliati e confermano che non siamo terremotati, se insistono che qui stiamo solo giocando, allora cancello le ordinanze di sgombero e li rimando tutti a casa, i miei concittadini. I soldi per ospitarli nelle tende a spese del comune non ce l'ho. Poi naturalmente mi dimetto: ci venisse Bertolaso a fare il sindaco al posto mio... Se la prendesse lui la responsabilità di quello che può succedere con queste scosse continue".

Stesso tenore, stesso furore nelle parole del sindaco di Montereale, Lucia Pandolfi. "Siamo da giorni l'epicentro di un sisma continuo, avremmo voluto che ci spiegassero cosa vuol dire ma non importa, la gente ha preso coscienza da sola della situazione e del pericolo. Se domani Bertolaso non ammette che la nostra esclusione è un disguido tecnico, io gli porto tutto il paese davanti all'ufficio. Così vediamo come glielo spiegano, lui e il prefetto, perché non hanno diritto a niente".

Non sono gli unici comuni a protestare per l'esclusione, e a premere per rientrare in un prossimo decreto che estenda i benefici allargando il cratere. Tra gli esclusi eccellenti c'è anche Sulmona, e il sindaco Fabio Federico ha detto a Sky di essere assolutamente convinto che nuovi accertamenti riapriranno la partita per i suoi concittadini. Ieri il capo della protezione civile, Guido Bertolaso, aveva annunciato una visita proprio a Sulmona, poi saltata per impegni con il premier Silvio Berlusconi, tornato all'Aquila per la settima volta. E lo ha detto anche Berlusconi che l'ipotesi di un'estensione della lista basata sui danni (rientrano solo i comuni che li hanno subiti pari o superiori al sesto grado sulla scala Mercalli) è concreta: "Potremmo introdurre anche altri comuni - ha detto il presidente del Consiglio - ma solo dopo aver inventariato i danni".

Il varco c'è, insomma, ma è stretto: "E' inevitabile - dice il presidente della Regione, Gianni Chiodi - che ci siano lamentele. Non è un decreto definitivo, gli accertamenti continueranno dal punto di vista tecnico-scientifico. Ma bisogna tener conto che ci sono territori più danneggiati di altri: non si può allargare solo per esigenze di tipo politico".

(19 aprile 2009)
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