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Terremoto in Abruzzo: decine di morti, paesi distrutti

Discussioni su aspetti locali di attualità, specifici o comuni a vari luoghi, ove già non affrontati nei forum tematici. Riforme locali: decentramento e federalismo.

Re: Terremoto in Abruzzo: decine di morti, paesi distrutti

Messaggioda franz il 09/04/2009, 10:48

incrociatore ha scritto:leggi cosa scriveva 100 anni fa un ingegnere del politecnico di Torino in una conferenza sul disastro di Messina dell'anno prima:
«Quindi il concetto di molti, che convenga irrigidire quanto più si può le case per fortificarle contro i terremoti non regge alla critica scientifica.»

è esattamente quello che ho inteso dire sulla questione "cemento armato" troppo inteso, dai più, come sinonimo di "robusto", "resistente"...

Dai piu' ma non da me. In realtà il cemento armato ha la sua flessibilità. Una diga per esempio tra quando è piena e quando è vuota ha una notevole deformazione dinamica ed è per questo che non si crepa. Se fosse rigida si frantumerebbe.
Non si deve parlare in termini generici di "cemento armato" ma di una intera famiglia con centinaia di varianti tra cui quelle apposite per terremoti sussultori e ondulatori, ideati non solo per semplici calcoli statici ma per la dinamica delle sollecitazioni in campo. Ovviamente costa molto di piu' del cemento ormato usato nelle case che oggi vediamo a terra in Abruzzo.

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Re: Terremoto in Abruzzo: decine di morti, paesi distrutti

Messaggioda incrociatore il 09/04/2009, 11:26

solo una curiosità, Francesco... ma tu fai queste affermazioni perché hai una qualche esperienza professionale o "spari a minchia"? :D :D

Sinceramente a me risultano diversi tipi di legante, ma il cemento armato è solo uno... la progettazione può cambiare... qualche calcolo di cemento armato l'ho fatto seppur banale... sono passati quasi trent'anni, ma modulo di resistenza, momento flettente, momento d'inerzia... sempre lì stanno...

comunque la sostanza del mio discorso è quella che ho detto... è inutile, anche qui, andare a "spaccare il capello in quattro" come direbbe Pagheca, su un tema che finisce per risultare fuorviante rispetto al concetto iniziale.

In Italia si consuma un volume di calcestruzzo abnorme, convinti con ciò di garantire solidità agli edifici che si costruiscono e si abitano, il risultato è disastroso. Continuare a parlare di cemento armato senza spiegare che cos'è perpetua questa incultura del costruire e dell'abitare.
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Re: Terremoto in Abruzzo: decine di morti, paesi distrutti

Messaggioda franz il 09/04/2009, 11:36

incrociatore ha scritto:solo una curiosità, Francesco... ma tu fai queste affermazioni perché hai una qualche esperienza professionale o "spari a minchia"? :D :D

Diciamo che ho "qualche" ingegnere civile - non italiano - sotto mano da consultare ... e lo faccio spesso prima di sparare minchiate. Se poi qualche italiano pensa che gli ing. esteri sparino minchiate, ogni opinione è lecita ma la prova dei fatti la vediamo purtroppo nelle immagini dei TG di questi tristi giorni.
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Re: Terremoto in Abruzzo: decine di morti, paesi distrutti

Messaggioda franz il 10/04/2009, 8:38

I sopralluoghi dei tecnici: "Fondamenta sono state corrose dal sale"
L'Ance: "Cacceremo i colpevoli". A rischio gran parte della edilizia del sud
Il fragile cemento delle case d'Abruzzo
"Lo hanno riempito di sabbia del mare"

di CARLO BONINI

CI hanno raccontato della furia del terremoto e non ci hanno spiegato che l'Abruzzo, come una parte consistente del Paese, soprattutto nel centro-sud, è seduto su un letto di cemento impastato con sabbia di mare. Imbracato da un'anima di ferro che il sale di quella sabbia si è mangiato con il tempo, rendendolo sottile e fragile come uno stuzzicadenti.

Un portavoce di "Impregilo" (già gruppo Fiat e oggi gruppo Benetton-Gavio-Ligresti) ha spiegato ieri che quella che è oggi tra le principali imprese di costruzione del Paese (è capofila per la costruzione per il ponte sullo stretto di Messina) si aggiudicò è vero nel 1991 la gara per la messa in funzione dell'ospedale San Salvatore dell'Aquila, ma è "estranea alla realizzazione delle opere di cemento armato". Che non fu lei, ma "altri, nei primi anni '80", ad impastare il calcestruzzo di quello che, dall'alba di lunedì, è il simbolo accartocciato della vergogna. Ma, evidentemente, c'è di più del San Salvatore nella catastrofe abruzzese. Racconta oggi Paolo Clemente, ingegnere della task force Enea-Protezione civile al lavoro tra le macerie dell'Aquila, che gli edifici di nuova costruzione - e per "nuova" è da intendersi fino a trent'anni - sono implosi tutti allo stesso modo. Si sono prima "seduti" sulle proprie fondamenta per poi accartocciarsi al suolo sotto il proprio peso. Di più. "Per quello che è stato sin qui possibile vedere attraverso la ricognizione tra le macerie - spiega - il collasso dei piani bassi è stato prodotto dallo schianto dei pilastri in cemento".

Perché? Paolo Buzzetti, presidente dell'Associazione nazionale costruttori edili (Ance), è persona seria. E la mette così. "Se parliamo di sollecitazioni di grado e accelerazione pari a quelle registrate all'Aquila, il cemento armato, se fatto a regola d'arte, deve reggere. Non si discute". Dunque, non è neppure un problema di rispetto di norme antisismiche. È un problema di cemento. Paolo Clemente è d'accordo. "Purtroppo è così - dice - Quel cemento non era di qualità". Incapace di assorbire e disperdere energia, si è sfarinato come pasta frolla non appena investito da una forza di accelerazione che - spiegano gli addetti - è stata, domenica notte, tutt'altro che irresistibile. "Un buon cemento - dice l'ingegnere Alessandro Martelli, responsabile della sezione Prevenzione Rischi Naturali dell'Enea, professore di Scienza delle costruzioni in zona sismica all'università di Ferrara - deve essere in grado di sostenere un carico che oscilli almeno tra i 250 e i 300 chilogrammi per centimetro quadrato. Questa è la regola che dovrebbe valere anche per edifici non proprio recenti. Diciamo dal '70 in poi".

Non è sempre così. Anzi, molto spesso non è così. Qualche nome. Qualche luogo. Nel 2003, dopo il terremoto che nell'anno precedente ha devastato Molise, diverse regioni e comuni italiani sottopongono a verifiche statiche gli edifici scolastici. In Molise, il cemento del liceo "Romita" di Campobasso non regge più di 46 chilogrammi per centimetro quadrato (è sei volte sotto la norma). In Sicilia, a Collesano, nell'entroterra di Cefalù, i pilastri della scuola superiore non vanno oltre i 68 chilogrammi per centimetro quadrato. L'asilo, i 12 chilogrammi per centimetro quadro. Il cemento - ricorda oggi chi condusse l'ispezione - si bucava con la semplice pressione dell'indice. Ciò che restava della sua anima di ferro era uno sfilaccio rugginoso e corroso.Cosa aveva messo in quel cemento chi aveva giocato con le impastatrici e le vite degli altri? E cosa hanno messo in questi anni nel cemento delle nostre case, delle nostre scuole, dei nostri uffici? E quanto ci hanno guadagnato?

Paolo Clemente risponde da ingegnere, con la rassegnazione di chi, purtroppo, sembra sveli un segreto di Pulcinella. "Normalmente, i cattivi costruttori utilizzano sabbia di mare. Costa niente, rispetto alla sabbia da cava. Il problema è che, oltre alle molte impurità, è piena di cloruro di sodio. E quei cloruri, con il tempo, si mangiano il ferro. I margini di guadagno sono alti. Diciamo che fatto 100 il costo della costruzione, chi gioca con la qualità del cemento arriva a guadagnare fino a 50, 60. Chi costruisce a regola d'arte è al 30".

Paolo Buzzetti, mercoledì sarà all'Aquila con una propria commissione tecnica dell'Ance. L'associazione, oltre ad essersi offerta per la ricostruzione della Casa dello Studente, promette un'accelerazione: "Io non amo i processi sommari. Ma deve essere chiaro che non vogliamo difendere tutti. Che chi ha sbagliato, pagherà. Perché per questi signori non c'è spazio nell'Associazione. Chiederemo che venga reintrodotta una figura di controllo che accompagni la costruzione di un edificio dall'inizio alla fine. Evitando che i subappalti, da strumento necessario di duttilità, diventino il ricettacolo di furbizie e illegalità. Ma ci batteremo anche perché il Paese esca dalla logica del ribasso. Quella che spinge molti, pur di stare nel mercato, a costruire a prezzi impossibili. Ad abdicare alla qualità e alla sicurezza".

(10 aprile 2009)
http://www.repubblica.it


Quanto letto mi pare costituisca una conferma di quando vado dicendo.
Il problema del cemento è la sua qualità, non la quantità. La qualità dei componenti e soprattutto la qualità al momento della miscelazione del beton e della sua posa. Poi ovviamente la struttura deve essere stata progettata a regola d'arte. I tondini costano, la sabbia di cava costa; quella di mare meno.
Se la struttura ed il beton sono "a risparmio" la casa crolla.
Una casa costruita bene poi non è detto che non possa fessurarsi o danneggiarsi. Il solo fatto che per resistere non debba essere rigida ma avere una certa elasticità, fa si' che ci possano essere dei danni. L'acciao si piega, il cemento puo' creparsi ma la casa non deve crollare.
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Re: Terremoto in Abruzzo: decine di morti, paesi distrutti

Messaggioda franz il 10/04/2009, 8:43

L'INCHIESTA. In via Campo di Fassa due palazzi gemelli. Uno è
andato giù, e ha fatto 27 morti. L'altro è ancora in piedi. Perché?

Pilastri marci e acciaio liscio
Viaggio nel palazzo della morte

dal nostro inviato ATTILIO BOLZONI

L'AQUILA - Uno è ancora in piedi, l'altro è polvere. In uno si sono salvati tutti, nell'altro ne hanno tirati fuori ventinove: ventisei morti e tre vivi. Erano apparentemente attaccati, due palazzi gemelli. Il primo ha qualche crepa, il secondo è avvolto da un fumo di calcinacci che segna i confini del luogo più fatale dell'Abruzzo terremotato. Via Campo di Fossa numero 6 b, eccolo il piccolo grande cimitero della città dell'Aquila.

Il terreno è in pendenza, pericolosamente in pendenza. Qui hanno costruito sulle montagne russe. Dal giardino pubblico sono sessantacinque scalini a scendere, poi soltanto le pietre che hanno restituito quei corpi. Un salto e un palazzo, un altro salto e un altro palazzo. Da fuori sembrava un edificio solido quello che non c'è più, ben piantato nel suolo. Ma nel suo ventre c'era forse terra marcia, era appoggiato su una roccia troppo dura o troppo fragile. È quello che i tecnici definiscono "terreno incoerente", significa che un crollo non è malasorte ma probabilità. Il palazzo di via Campo di Fossa numero 6 b non si è sfarinato sotto i colpi del terremoto: si è abbattuto su se stesso. Aveva sei piani, ventiquattro appartamenti, due scale, un terrazzo. Aveva la stessa forma a elle dell'altro accanto, lo stesso colore marroncino, le ringhiere dei balconi colorate di azzurro pastello anche quelle. Dicono che anche questo era fatto di cemento armato.

Ma quale cemento? E armato come? Dalle macerie affiorano "staffe" metalliche in fila sui pilastri, mezzo metro lontane una dall'altra. Ci sono ferri lisci che non sembrano ferri. Ci sono piloni portanti che erano posati quasi per caso sopra o sotto altri piloni portanti "Guarda qua", indica l'assessore comunale ai Lavori pubblici Ermanno Lisi che ci accompagna nelle viscere della sciagura. Qua, dove ci sono i resti, c'è la soluzione del mistero di un palazzo che aveva una tara dentro. Ci abitavano in settantacinque, più di un terzo di loro sono dentro le bare allineate in un hangar che è diventata la morgue dell'Abruzzo.

Cemento? Armato? "O hanno sbagliato i calcoli nella progettazione o hanno costruito male la struttura in un'area insicura, una terza ipotesi non c'è e non ci può essere: l'altro palazzo non è venuto giù e questo invece sì", spiega l'architetto Antonio Perrotti, dirigente generale dell'assessorato Territorio e Ambiente della Regione. Parla di travi che probabilmente non stavano alla distanza giusta, di pilastri "da 30 centimetri per 60 e non da 80 centimetri per 80", di fondamenta molli. E sempre in discesa. "Questa è una zona morfologicamente disgraziata", ripete il funzionario regionale ricordando come hanno scelto di far crescere la città dell'Aquila alla fine degli Anni Sessanta.

Fuori dalle mura antiche c'erano solo orti, sotto c'era il fiume. E proprio lì hanno costruito e costruito e ancora costruito. Proprio dove passa la faglia. Una delle cause di questa tragedia può ricercarsi nell'errata valutazione di quella che gli esperti chiamano la "giacimentologia", ovvero la natura del terreno dove la città nuova doveva sorgere. L'hanno progettata nel posto sbagliato. Nel posto più infame è capitato il palazzo dove in ventisei sono rimasti schiacciati o soffocati...

Il piano regolatore dell'Aquila è stato elaborato nel 1972 e approvato sette anni dopo, alla fine del 1979. E hanno cominciato subito a tirare su questi palazzi. In via Campo di Fossa e più in alto, in via XX Settembre. Gli appaltatori erano sempre gli stessi, poco meno di una mezza dozzina. I Barattelli, gli Irti, i Martella, i Tiberi, appena qualche anno dopo anche gli Ianni. Come hanno edificato quella nuova città? "Alcuni bene e altri no", risponde l'architetto della Regione che per la sua "fissazione" sulle regole urbanistiche è stato spostato qualche mese fa in un ufficio regionale che fa contabilità di routine.

Un piano regolatore vecchio trentasette anni e spazzato via in meno di venti secondi. Una scossa di terremoto che ha scoperto gli abbagli di pianificazione urbanistica degli amministratori. Di sicuro lì, fra via Campo di Fossa e via Pasquale Paoli e via Vincenzo De Bartolomeis, non dovevano innalzare palazzi ma continuare a coltivare pomodori e patate. "Valutare le scelte di allora con il senno del poi è difficile, ma adesso il piano regolatore non l'abbiamo più e siamo costretti a ridisegnare tutta la città", racconta l'assessore ai Lavori Pubblici mentre si aggira in questa grande tomba a cielo aperto.

Cemento armato. È una parola magica che spiega tutto e spiega niente. Bisogna scoprirlo che cos'è quel cemento armato che è servito a innalzare il palazzo di cartapesta di via Campo di Fossa numero 6 b. C'era più malta nei suoi pilastri o c'era più ghiaia o c'era più sabbia? E come li hanno rinforzati quei pilastri? "Dopo un esame di tutti i materiali si capirà come e perché il terremoto ha travolto certi palazzi in certi quartieri e ha lasciato altri intatti", prevede l'architetto Perrotti. Le macerie dell'Aquila saranno i corpi di reato di questa tragedia.

(10 aprile 2009)
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Re: Terremoto in Abruzzo: decine di morti, paesi distrutti

Messaggioda incrociatore il 10/04/2009, 10:36

franz ha scritto:Quanto letto mi pare costituisca una conferma di quando vado dicendo.
Il problema del cemento è la sua qualità, non la quantità. La qualità dei componenti e soprattutto la qualità al momento della miscelazione del beton e della sua posa. Poi ovviamente la struttura deve essere stata progettata a regola d'arte. I tondini costano, la sabbia di cava costa; quella di mare meno.


che dirti Francesco... solo che è giusto avere proprie convinzioni, ma che se solo si provasse ad ascoltare anche quanto dicono gli altri, forse si potrebbe anche capire cosa dicono.

Che il problema del cemento armato sia una questione di qualità e non solo di quantità è quanto vado affermando io... non capisco che conferma trovi alle tue tesi dicendo questo... o, almeno, non capisco come la cosa smentisca cosa dico io.

Io ho affermato che "DI PER SE" il cemento armato non è la soluzione di tutti i mali, infatti se ne fa un abuso notevole in questo Paese e i risultati sono disastrosi.

E non solo perché ci sono delinquenti in giro che per "risparmiare" non vanno troppo per il sottile in termini di qualità, ma perché non si sa minimamente cosa è il cemento armato e quindi si pensa che mettere assieme un po' di calcestruzzo con dentro dei tondini di acciaio sia costruire in cemento armato... Questo permea la cultura italiana del costruire, ma anche quella dell'abitare.

Si è trasmessa l'idea errata che cemento armato è sinonimo di "robusto", mentre è solo una tecnologia che può dare tanti benefici, ma anche tanti problemi se non se ne ha coscienza... come purtroppo registriamo.

Adesso si continua a parlare di "qualità" come se questa fosse solo una questione di rapporto tra legante e inerte o del tipo di inerte o del ferro liscio o ad aderenza migliorata... in questo modo si perpetua l'incultura, non si produce la consapevolezza verso la conoscenza di una tecnologia.

Leggi cosa scriveva nel rapporto che 100 anni fa scriveva l'Ing Danusso relativamente al terremoto di Messina e che ho allegato in altro argomento:
Venendo al lato pratico della questione osserviamo che fortunatamente i materiali migliori per costrurre case ben collegate e stabili soddisfano egregiamente colle loro proprietà alle esigenze della teoria, cioè permettono di costruire bene senza eccessiva spesa.
Lasciando da parte i mattoni ed il legno; i primi perchè non si può garantire l'azione di collegamento delle malte, nè la resistenza di queste a tensione oltre certi limiti; il secondo perchè soggetto a deteriorarsi col tempo e quindi infido per costruzioni stabili; rimangono a disputarsi il campo delle case antisismiche il ferro ed il cemento armato.
Il ferro ha doti eccellenti di resistenza, elasticità e leggerezza, ma costa caro, non si conserva troppo bene e presenta nelle giunzioni altrettanti punti deboli di fronte alle scosse. Il cemento armato invece non ha giunzioni pericolose, ha nervi d'acciaio che gli danno una mirabile elasticità nonostante la natura lapidea del getto, ed al suo maggior peso, cui corrispondono sforzi dinamici maggiori durante la scossa, contrappone una resistenza intima, sufficiente per garantire la stabilità, purchè sia foggiato in forme svelte verso la sommità, tozze verso la base, cioè flessibili e resistenti ad un tempo.
Perciò io non esito a credere che il cemento armato abbia ad essere il materiale principe delle costruzioni antisismiche. Come dal recente suo apparire fino ad oggi, ha già dimostrato di affrontare con perfetta sicurezza le più impressionanti difficoltà statiche, così è naturale che anche nel presente problema esso rappresenti il migliore elemento materiale. Non escludo con questo il ferro, ma credo che convenga limitarne l'applicazione alle coperture di vasti ambienti o di grandi tettoie industriali.


Come vedi siamo rimasti anche qui a 100 anni fa, non solo alle raccomandazioni dell'Ing. Danusso di "far buon uso della tragica esperienza", solo che l'Ing. Danusso aveva a suo discarico le poche conoscenze del tempo e quindi si può scontargli le inesattezze... oggi, non dovrebbe essere consentito.

Il cemento armato ai tempi di Danusso era una tecnologia "imberbe", allora era sembrata la soluzione alla sfida del tempo... lui arriva ad affermare che il legno è "infido" perché non resiste al tempo mentre, evidentemente, considerava il cemento armato all'opposto... anche a quei tempi ci si poteva accorgere che esistevano abitazioni databili (in Italia) al 1500 interamente in legno (si pensi alla tecnologia costruttiva dei Walser), ma solo 50 anni dopo di quelle affermazioni ci si accorse che se c'è una tecnologia a vita breve, quella è proprio il cemento armato.

Oggi è dimostrata la possibilità di costruire case in legno antisismiche di 7 piani come dal test effettuato dal CNR in Giappone...

Quindi, affrontare oggi il problema sismico dell'Italia con questa visione distorta di una tecnologia costruttiva è perpetuare i nostri problemi ambientali e culturali prima ancora che sociali nel senso di educazione alla responsabilità.
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Re: Terremoto in Abruzzo: decine di morti, paesi distrutti

Messaggioda incrociatore il 10/04/2009, 12:41

aggiungo per essere più chiaro...

dire che il problema è la qualità e non la quantità è una mezza verità se con ciò si intende che prima di tutto è da considerarsi la qualità del cemento armato e che quindi non bisognerebbe preoccuparsi della quantità...

Come sappiamo in ogni sistema la qualità non ha dinamiche indipendenti dalla quantità... nel caso del cemento armato la quantità, dovuta all'abuso che se ne fa, ha stretta relazione con la qualità... non sarà un caso che la gestione del sistema "calcestruzzo" è per gran parte in mano a società che fanno riferimento alla galassia mafiosa o comunque del malaffare legato alla politica... no?
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Re: Terremoto in Abruzzo: decine di morti, paesi distrutti

Messaggioda franz il 10/04/2009, 13:29

incrociatore ha scritto:Si è trasmessa l'idea errata che cemento armato è sinonimo di "robusto", mentre è solo una tecnologia che può dare tanti benefici, ma anche tanti problemi se non se ne ha coscienza... come purtroppo registriamo.

Direi che per cercare di capirci e di chiarirci occorre fare chiarezza su questa storia della "cultura del cemento" delle "idee errate" attorno ad esso (cemento).
Una cosa è cio' che pensa (a torto o ragione) la popolazione; ben altro invece riguarda la preparazione e l'onesta dei tecnici preposti al settore edilizio (architetti, ingegneri, geometri, capi cantiere, maestranze).
Come cultura nazionale ritengo che la cosa conti poco. 1/3 della popolazione crede nettamente negli oroscopi, un altro terzo li ritiene verosimili ("ci credo e non ci credo") ma quando si va a fare un trapianto cardiaco nessuno chiede al chirurgo il suo ascendente. Il chiururgo stesso mentre opera non agirà in funzione del segno zodiacale del paziente.
Significa che indipendentemete dalla cultura della poplazione, il settore medico è molto piu' rigoroso, onesto, scientificamente preparato (anche se non mancano gli arruffoni, come ogni tanto si scopre).

Se in Italia uno chiede di fare una casa o compra una casa già fatta non è che si rivolge al costruttore /venditore chiedendo tanto cemento di bassa qualità, un lavoro possibilemente fatto coi piedi, al massimo risparmio, soprattutto in zona sismica. La qualità della costruzione dipende quindi solo dall'impresario, dalla sua onestà, dalla sua preparazione tecnica. Ovvio che puo' essere - se va bene - competente ed onesto oppure se va malissimo, incompentente e disonesto. Se poi la mole di denaro che mediamente un compratore puo' mettere sul piatto è bassa, è piu' facile che sul mercato prevalgano gli incompetenti / disonesti, perché possono offire una qualità scadente (senza dirlo) ad un prezzo interessante.

Cosa c'entra qui la cultura del cemento non lo so. Anche con il legno uno potrebbe (a fronte della richiesta di bassi prezzi) fare case con legno marcio, non opportunamente stagionato, in zona franosa, e con legno pieno di sostanze chimiche pericolose come vernici e colle. Dovremmo per questo parlare male di una "cultura del legno"? Non credo.

In sintesi, le idee errate nella popolazione non influenzano piu' di tanto il mercato, ovvero forse un millesimo rispetto a quanto il mercato sia influenzato dalla qualità ed onestà dei tecnici e dalle somme di denaro che mediamente un compratore è disposto a sborsare. La vera idea errata forse è stata quella della casa economica, da compreare al prezzo piu' basso possibile. Mi sembra assai verosimile che questo abbia compresso la qualità oltre ogni limite, indipendentemente dal materiale usato.

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Re: Terremoto in Abruzzo: decine di morti, paesi distrutti

Messaggioda incrociatore il 10/04/2009, 17:25

non capisco, sinceramente, perché ti incaponisci a spiegare delle cose che, almeno io, non ho messo e non metto in discussione. Forse solo perché non hai risposte alle considerazioni che ho fatto, ma è mica obbligatorio avere delle opinioni.

Che c'entrano i chiromanti? Al massimo, se proprio dobbiamo fare di queste metafore potrei dire che a me dei chiromanti frega una cippa, ma se a tutti gli altri che mi circondano frega, comincia ad essere un problema anche per me... magari anche solo perché vorrei guardare una TV diversa e mi ritrovo solo gente che "vende" numeri per il lotto. Quindi se esiste una "incultura" del cemento è un problema anche per me che ritengo pericoloso come vengono affrontate nel mio Paese le questioni del costruire e dell'abitare.

A te non è chiaro cos'è l'incultura del cemento... eppure a me sembra di averlo spiegato che cos'è.

io ho fatto queste considerazioni che cerco di mettere secondo un ordine temporale e di causa-effetto:

A) l'intero settore della produzione di calcestruzzo è sostanzialmente in mano alla mafia o al malaffare legato alla politica... che poi è più o meno la stessa cosa.

B) in Italia c'è un consumo pro-capite DOPPIO di cemento rispetto a qualsiasi Paese che può essere considerato simile a noi.

C) al di là della scarsa qualità che sempre più spesso si registra nel cemento armato, il problema quantità del cemento è oggettivo essendo legato al consumo pro-capite. Se il consumo è così elevato risulta quanto meno contraddittorio imputare alla scarsa presenza di legante i crolli per "banali" scosse sismiche. Anche dimostrando che ogni cittadino italiano, rispetto a un francese, dispone del doppio di strade, ponti, servizi pubblici e case... si potrebbe solo arrivare alla conclusione che nelle case di Parigi finisce tanto cemento quanto ne finisce in una casa di Roma... e questo, secondo me, vuol dire che qualcosa non funziona, visto che qui le case crollano e a Parigi (ma anche Tokyo... perché non si dica che a Parigi non ci sono terremoti e anche se qui le case vengono giù anche senza scosse) molto meno...

D) non funziona perché a causa del punto A e come sua conseguenza B, il sistema ha promosso l'uso del cemento facendolo coincidere con un idea di "solidità" che è falsa, che non aiuta a capire dove serve il cemento armato e dove no, quando è utile e quando no e, soprattutto, quindi, se è proprio così indispensabile.

F) e il cemento armato e il calcestruzzo non sono indispensabili, almeno non per ogni cosa che abbia a che fare con la parola edilizia (e se i francesi ne usano la metà significa che a volte ne fanno anche a meno).

G) il cemento armato non è eterno come qualsiasi altra tecnologia, ma è anche meno durevole di tante altre tecnologie costruttive che passano (sempre per colpa di A, B e C) per "precarie".

H) ulteriore conseguenza: lo sviluppo di tecnologie alternative è bloccato e c'entra nulla il problema dell'economicità... in Francia i costi di costruzione non sembrano essere maggiori che in Italia, anzi, eppure il mercato immobiliare non risulta "pompato" come quello italiano... qui le case non costano poco, ma più che altrove. E non parliamo poi dei costi delle infrastrutture... li siamo inarrivabili.

In sintesi, le idee errate nella popolazione acquisite come buone perché a qualcuno conviene che così sia, sono un danno eccome a far diventare questo Paese consapevole e responsabile... poi tu spacca pure il tuo capello in quattro su una cosa sulla quale, io almeno, sono d'accordo... io continuo a indicarti la Luna e se tu vuoi per forza vedere il dito pazienza.
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Re: Terremoto in Abruzzo: decine di morti, paesi distrutti

Messaggioda franz il 11/04/2009, 12:41

non so se tutta l'Italia sia in mano alla Mafia ma per quanto riguarda l'Aquila va dimostrato e non dato per assodato in base a quanche pregiudizio.

Da questo filmato appare che il problema è il costo/risparmio che si riflette sulla qualità.
Ovviamente si puo' risparmiare anche sul legno e sull'acciao per cui il problema non è il cemento in quanto tale ma l'esecuzione, in tutta la filiera, dal disegno all'esecuzione in cantiere, compresi poi i controlli pubblici.

http://tv.repubblica.it/dossier/terremo ... 1598?video

Il problema quindi, ribadisco, non è tanto il cemento o la mafia ma la necessità di risparmiare (pubblico e privato) da un lato, che si incontra con il malaffare e la disonestà dall'altro, indipendenetemente dal materiale usato. Questo si aggiunge probabilmente alla scarsa professionalità degli addetti (anche in cantiere) e di chi dovrebbe controllare.

Una cosa sui consumi procapite doppi. Lo hai detto piu' volte, senza pero' dare alcun riferimento.
Esistono studi seri su questo? Come seri intendo studi universitari o di centri di ricerca internazionali di fama?
Il problema non è dovuto alla esplosione di ville e villette a schiera, quindi alla cultura della casetta fuori città?
La "cementificazione" è legata al concetto errato di uso estensivo del territorio, invece di quello intensivo.
Se vogliamo salvare il territorio, occorre costruire bene ed in altezza.
Case di 4 piani fanno risparmiare la metà del terreno rispetto ad una villetta di 2 ed usano meno materiale (cemento, sabbia, ghiaia, ferro).
Come vedi sulla quantità di cemento, la mafia c'entra poco.

Coao,
Franz

PS: evitiamo gli attegiamenti per cui "sono gli altri ad intestardirsi". Stiamo discutendo e se gradisci il dialogo (altriementi non saresti qui) devi anche accettare che gli altri sostengano le loro posizioni introducendo il tema come lo vedono e come lo pensano. Grazie
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